Negli ultimi mesi le mobilitazioni di esponenti del mondo dello spettacolo e della cultura hanno riempito le pagine dei giornali. A mobilitarsi sono stati attrici e attori, registe e registi, sceneggiatrici e sceneggiatori, scrittrici e scrittori con una faccia e un nome da mettere in gioco. Il
motivo? I tagli – ingiusti e sconsiderati – alla produzione culturale nel nostro paese. Ma dietro tutte le quinte, fra i titoli di coda di un film, fra le pagine dei libri, ci sono persone che di questi tagli risentono quotidianamente.
Lavoratori animati (almeno all’inizio) dalla passione per il proprio lavoro,che vivono una condizione di disagio e precarietà così forte da invadere tutti i campi dell’esistenza. Persone spesso ai margini della realtà lavorativa per quel che riguarda il tipo di trattamento (cocopro, p.iva, interinali, stage, collaboratori a vari livelli) ma che sono in realtà la vera base su cui si fonda la produzione culturale, i reali produttori di profitto delle aziende del settore.
Con questo workshop vogliamo chiamare a raccolta i precari dell’editoria, dello spettacolo, della televisione, della radio, dell’informazione, dell’arte e dello sport, per mettere a confronto le realtà locali, e individuare, in maniera concreta e operativa, i nodi fondamentali della produzione culturale nelle nostre città. L’obiettivo sarà quello di far emergere i modi e i tempi di uno “sciopero precario”, attuabile anche per quella miriade di soggetti che hanno a volte scelto, altre volte sono stati costretti ad accettare, una flessibilità lavorativa – comunque sempre a
netto vantaggio delle aziende.
Dall’individuazione di questi nodi vorremmo partire per capire quali forme di cooperazione si possono trovare tra soggetti che vivono e sono abituati a ragionare in un’ottica competitiva, dell’uno contro tutti. Per uscire dalla frammentazione a cui ci obbliga la precarietà imposta, per acquisire consapevolezza e tornare protagonisti, incanalando in maniera costruttiva rabbia e frustrazione.
Quali strumenti comunicativi possiamo mettere in campo per superare la fidelizzazione che molte e molti di noi hanno rispetto al proprio lavoro, che spesso coincide con la nostra passione e la nostra creatività? Quali strategie per arginare l’abbassamento del costo del lavoro, per uscire da un orizzonte di totale ricattabilità? E quali pratiche di sciopero possiamo mettere in atto per respingere al mittente tutte le vessazioni, i ricatti e le umiliazioni a cui siamo sottoposti ogni giorno da datori di lavoro che spesso hanno la pretesa di dirigere non solo la nostra professionalità sotto tutti gli aspetti, ma anche il nostro tempo libero, la nostra vita?
La libertà sta nell’avere possibilità si scegliere. Cospiriamo insieme verso lo sciopero precario!