Dalla valle alle metropoli, per un autunno di conflitto

Movimenti di lotta per la casa e per il diritto all’abitare, centri sociali e spazi occupati, collettivi studenteschi e precari, militanti del movimento no tav  e di altre lotte a difesa del territorio, ci siamo incontrati al campeggio di lotta di Venaus – tra cariche nei boschi e momenti di lotta e condivisione – per costruire un percorso comune che guardi avanti, verso un autunno di conflitto di cui tutt* condividiamo l’urgenza.

Abbiamo individuato nella data del 19 ottobre (già indicata dalla 2 giorni sull’abitare a Porto Fluviale) un’occasione utile per mettere a verifica un percorso e intrecciarne molti altri. Una giornata in cui assediare i Ministeri che traducono le direttive della troika in leggi e decreti che distruggono le nostre vite. Un punto di partenza dunque e non di arrivo. Non una scadenza ma un processo in costruzione, da articolare  nei differenti territori da cui proveniamo.

 

Raccogliamo la proposta uscita dagli incontri avvenuti al campeggio del Monte Amiata di una mobilitazione diffusa sul territorio in occasione del 12 ottobre sul tema del colonialismo sui territori, attendiamo la conferma di una giornata di mobilitazione transnazionale dall’Hub Meeting di Barcellona per il prossimo 15 ottobre e c’impegnamo nella costruzione di iniziative territoriali di avvicinamento, sostenendo lo sciopero del sindacalismo conflittuale e di base del 18 ottobre. Non una data ma una settimana di mobilitazione.

 

Una riflessione comune ha registrato una necessità che è anche un auspicio: c’è bisogno di un salto di qualità nell’agire dei movimenti; non si può continuare a condurre battaglie divise che si consumano nel proprio ciclo fisiologico o nella separatezza della propria specificità, quando il comando che ci governa dall’alto impone ogni giorno nuove misure di austerità che decidono le finanziarie di interi paesi. Lottare contro il Tav non è diverso dall’occupare una palazzina per dare un tetto a chi non ce l’ha, difendere uno sfratto, lottare per l’erogazione di un reddito dignitoso per tutt*, difendere servizi essenziali alla persona o sostenere attivamente le lotte che si producono nel mondo del lavoro.

 

Il tema della riappropriazione è emerso con forza come necessario corollario alla difesa dei territori dalla valorizzazione capitalistica. La parole d’ordine del “Non pago!” e dell’“Occupiamo tutto!” le poniamo come metodo e programma, da agire nella quotidianità dei nostri percorsi. Battaglie concrete da iniziare a proporre e attivare dentro quella composizione sociale fluida di nuovi poveri che vede sempre più simili nelle condizioni di vita e nei bisogni precari, migranti, studenti fuori sede, operai e ceti medi. Riprendendoci le case di cui abbiamo bisogno per vivere, auto-riducendoci le bollette del gas, dell’acqua e della luce, per iniziare a ridurre il ricatto di un lavoro salariato sempre più esiguo e costretto in una competizione al ribasso.

 

Su tutti questi temi, nella costruzione di questa settimana di mobilitazioni, verso e oltre il 19 ottobre, invitiamo tutti quei soggetti, quei collettivi e quelle singolarità che non abbiamo ancora avuto modo o occasione di incontrare a raggiungerci e confrontarsi con noi, aperti nella discussione e nel confonto, con la discriminante precisa di mantenere il profilo di indipendenza e autonomia di un percorso che si vuole sganciato da interessi partitici e di rappresentanza istituzionale. C’impegnamo quindi fin da ora a costruire momenti assembleari e di organizzazione nei singoli territori di provenienza e una giornata di assemblea generale da costruire a Roma nella seconda metà di settembre.

 

 

Assemblea “Dalla valle alle metropoli”

Venaus, campeggio di lotta notav, 20-21 luglio 2013

Costruiamo l’assedio all’austerity e alla precarietà

_Verso la sollevazione generale del 19 ottobre_

Assemblea di movimento – sabato 28 settembre h 10 @ Università La Sapienza, Roma

Ogni giorno, migliaia di persone lottano in questo paese: per arrivare a fine mese, difendere il diritto ad un tetto, affermare la propria dignità, difendere territori e beni comuni da devastazioni e saccheggi. Si tratta, il più delle volte, di percorsi separati che non riescono a tradursi in un discorso generale. Intendiamo rovesciare l’isolamento delle singole lotte e la precarietà delle nostre esistenze, per dare vita a una giornata di lotta che rilanci un autunno di conflitto nel nostro paese, contro l’austerity e la precarietà impostaci dall’alto da una governance europea e mondiale sempre più asservita agli interessi feroci della finanza, delle banche, dei potenti.

Il 19 ottobre vogliamo dare vita ad una sollevazione generale.

Una giornata di lotta aperta, che si generalizzi incrociando i percorsi, mettendo fianco a fianco giovani precari ed esodati, sfrattati, occupanti, senza casa, migranti, studenti e rifugiati, no tav e cassintegrati, chiunque si batte per affermare i propri diritti e per la difesa dei territori. Uniti contro le prospettive di impoverimento e sfruttamento imbastite dalla troika e dall’obbedienza di un governo che, tra decreti del “Fare” e “Service Tax”, favorisce i ricchi per togliere ancora di più ai poveri: barattando l’Imu con nuovi tagli alla spesa ed una nuova aggressione al diritto alla casa e all’abitare; favorendo la speculazione edilizia, il consumo di suolo e i processi di valorizzazione utili alla rendita, mentre vi sono centinaia di migliaia di case sfitte; delegando i servizi e il welfare ad una governance locale che, per far quadrare i conti aumenterà le tasse e produrrà ancora tagli e privatizzazioni. Tutto questo mentre preparano una nuova guerra “umanitaria” dalle conseguenze incalcolabili.

Contro questo orizzonte di miseria, intendiamo costruire una grande manifestazione che ponga con forza la questione del reddito e del diritto all’abitare, per questo vogliamo l’immediato blocco degli sfratti, il recupero del patrimonio pubblico e la tutela della ricchezza collettiva e comune, anche per combattere la precarietà e la precarizzazione generale delle condizioni di vita e del lavoro che ci stanno sempre più imponendo.

La manifestazione del 19 ottobre giungerà al culmine di una settimana di mobilitazioni, dentro e fuori il paese: il 12 ottobre, con  una giornata di lotta a difesa dei territori, contro le privatizzazione dei servizi pubblici e la distruzione dei beni comuni e mobilitazioni diffuse per il diritto all’abitare; il 15, con azione dislocate nelle città per uno sciopero sociale indetto dall’agenda dei movimenti trans-nazionali; il 18 con una manifestazione congiunta dei sindacati di base  e conflittuali.

Vogliamo rovesciare il ricatto della precarietà e dell’austerity in processo di riappropriazione collettiva. Per rilanciare un movimento che affermi l’unica grande opera che ci interessa: casa, reddito e dignità per tutt*!

 

Assemblea “Dalla valle alle metropoli”

Venaus, campeggio di lotta no tav, 1 settembre  2013

Appello internazionale contro la criminalizzazione del movimento NoTav

Appello internazionale di docenti e intellettuali contro la criminalizzazione del movimento No Tav

Ringraziamo con calore tutte le firmatarie e tutti i firmatari, e in particolare Silvia Federici (della Hofstra University, New York) per aver promosso questo appello.

Pubblichiamo la traduzione italiana dell’appello e di seguito la versione originale.

Movimento NO TAV di nuovo sotto attacco

Da vent’anni nelle montagne del nord-ovest Italia, non lontano da Torino, un potente movimento è cresciuto, resistendo al piano del governo italiano di costruire una linea ferroviaria ad alta velocità che, oltre ad essere molto costosa ed economicamente inutile, distruggerebbe certamente l’ambiente montano. Più e più volte il movimento NO TAV, ormai ben conosciuto in tutta Europa, è stato oggetto di attacchi da parte delle forze dell’ordine e dell’esercito, oltre ad essere oggetto di una campagna denigratoria da parte dei politici di praticamente ogni colore. Tuttavia, così forte è stata la determinazione del popolo della Val di Susa e dei suoi numerosi sostenitori nel resistere a questo attacco alla loro terra e alle loro vite, che finora nessuna vera costruzione ha avuto luogo e tutto ciò che le aziende responsabili del progetto hanno raggiunto è stato quello di recintare migliaia di ettari di terra, appartenenti alla popolazione locale, con filo spinato e poliziotti.

È ormai generalmente riconosciuto, anche a livello dell’UE, che la costruzione della linea ad alta velocità sia inutile, al punto che alcuni  dei paesi partecipanti si sono già ritirati dal progetto. Tuttavia, il governo italiano ha ulteriormente intensificato il suo attacco contro la resistenza al TAV, con la piena militarizzazione della Val di Susa. Come hanno più volte denunciato gli abitanti di questa bellissima valle storica, situata vicino al confine con la Francia e centro della resistenza partigiana al Fascismo e al Nazismo negli anni ’40, nessuno sforzo è stato risparmiato per reprimere ideologicamente e fisicamente la legittima protesta dei residenti della valle, la quale dovrebbe sopportare ogni giorno le conseguenze del TAV. Il territorio della Val di Susa è già stato interamente ricoperto di gas lacrimogeni, e molti sono stati arrestati, feriti, e alcuni sono addirittura morti a causa della scandalosa determinazione del governo nel completare questo lavoro indipendentemente dalle sue conseguenze devastanti per la popolazione della valle.

Ora un nuovo violento attacco contro il movimento No Tav è in corso, il che richiede una risposta chiara da parte di tutti coloro che, dentro e fuori l’Italia, credono che la distruzione sistematica del nostro ambiente e la violazione dei bisogni e delle esigenze più elementari della gente siano crimini che riguardano tutti e tutte noi e che non dobbiamo tollerare.

Lunedì mattina, 29 luglio, la DIGOS – il ramo politico della polizia – ha fatto irruzione in decine di abitazioni a Torino e in Val di Susa. Dodici compagni e compagne sono stati costretti ad aprire le loro case agli agenti, che hanno poi proceduto nella ricerca di materiali compromettenti, presumibilmente legati alla loro protesta contro la recinzione dei terreni della valle con reti di filo spinato. Incaricata di cercare esplosivi e altre armi, la polizia ha fallito in questo obiettivo, ma ha sequestrato tutti i materiali audiovisivi e atti alla telecomunicazione che potevano trovare, chiaramente il vero obiettivo della ricerca. Come ha detto uno degli attivisti perquisiti: “Sono venuti per le armi, se ne sono andati con i computer e telefoni”.

L’operazione ha incluso il ristorante La Credenza – un nome che in italiano significativamente indica sia ‘fede’ che ‘dispensa’ – un luogo pubblico di incontro e di aggregazione per i No Tav in Val di Susa, dove si trovano anche i sindacati dei lavoratori e le associazioni politiche . Questo è un luogo dove ogni giorno le persone si incontrano per discutere di attualità, soprattutto in riferimento alla lotta, così come per condividere del cibo e un bicchiere di vino. Chiunque vada a Bussoleno, il cuore della lotta NO TAV, vi ci passa, per avere la possibilità di parlare con la gente locale, informarsi sugli eventi in corso e gustare un’ottima cena. Ma i magistrati lo dipingono come un luogo di cospirazione, per sostenere l’accusa che motiva l’operazione: coinvolgimento in “attacchi con finalità terrorista e sovversiva”.

Chiunque sia stato in Val di Susa o abbia seguito la lunga storia della protesta che la sua gente ha lanciato contro il TAV, sa che questa accusa è falsa, oltraggiosa, ed è un classico esempio di come incolpare le vittime. Non sorprende che le “prove” siano fabbricate.

In una delle case perquisite, è stata trovata una mappa della valle con dei marcatori di segno su di essa. La giovane donna che vi abita è un membro del Legal Team per il movimento, e la mappa è parte del materiale che doveva sottoporre alla difesa nei processi che sono già in atto nei confronti di alcuni dei suoi membri. Su di essa sono contrassegnati i luoghi dove nel 2011 diverse persone sono state brutalizzate dalla polizia. Ma, secondo gli inquirenti, la mappa dimostra l’esistenza di un movimento di guerriglia organizzato militarmente.

Allo stesso modo, bottiglie di birra presumibilmente trovate nell’area del cantiere vengono presentate come evidenza della presenza di bombe molotov, senza che vi sia alcuna prova che abbiano mai contenuto altro che birra. Anche le magliette nere sono state sequestrate, anche se è difficile immaginare che cosa potrebbero provare. Ma il significato dell’operazione di polizia viene fuori più sfacciatamente laddove i magistrati affermano che i perquisiti sono indagati come sospettati di “attacchi con finalità terroristica.”

In sintesi, l’obiettivo di questa nuova operazione è quello di aumentare l’attacco al movimento rappresentandolo, legalmente e attraverso i media, come un movimento “terrorista” – una mossa che ha evidentemente l’intento di spaventare i suoi sostenitori, scagliare l’opinione pubblica contro il popolo della Val di Susa e legittimare ogni violenza che lo stato ritiene opportuna per scatenarsi contro di loro.

Non pensiamo che questa operazione avrà successo. Gli abitanti della Val di Susa hanno combattuto i fascisti, hanno combattuto i nazisti e per 20 anni sono stati in grado di respingere il tentativo del governo italiano di distruggere le loro montagne, già attraversato da numerose linee ferroviarie e da una strada di recente costruzione. Tuttavia non dobbiamo sottovalutare la volontà del governo di schiacciare questo movimento. Questo fatto sembra essere l’obiettivo primario di questa operazione, dato che i rapporti indicano che, anche da un punto di vista capitalistico, il progetto TAV è destinato a rivelarsi economicamente irrealizzabile. Perché perseguirlo poi con così tanta ostinazione, fino al punto di calpestare la vita di migliaia di persone? Forse perché il governo italiano non può ammettere che quando la gente lotta in modo unito può vincere? O è che i profitti che le aziende private farebbero avrebbero più importanza del fallimento del progetto di portare alcun beneficio al paese nel suo insieme e inoltre superare così l’immensa agonia e la perdita inflitta al popolo della Val di Susa?

La politica in questi giorni ha un carattere surreale. Menzogne, distorsioni, discussioni motivate ​​esclusivamente dai più stretti motivi economici privati ​​sono all’ordine del giorno. Ma il carattere fittizio delle accuse mosse contro le vittime delle perquisizioni non deve ingannarci circa i danni che possono infliggere. Come minimo questi attacchi stanno costringendo un movimento a ri-incanalare le proprie energie dalla lotta contro il TAV  alla difesa di coloro sotto attacco.

Questo è il motivo per cui dobbiamo sostenere gli attivisti NO TAV sotto inchiesta, dobbiamo allargare il nostro sostegno per la lotta NO TAV e inviare un chiaro messaggio di protesta al governo italiano, chiedendo che cessi la persecuzione degli attivisti No TAV e che ponga fine al progetto del TAV stesso.

Si prega di firmare la dichiarazione-affiliazione seguente solo a scopo di identificazione:

Chiediamo con forza al governo e alla magistratura di:

* Terminare il suo uso arbitrario della legge per perseguitare gli attivisti No TAV;

* Cessare le indagini contro le dodici persone le cui case sono state perquisite;

* Fermare la militarizzazione della Val di Susa;

* Ascoltare la legittima protesta del popolo della Val di Susa e abbandonare il progetto TAV, che ha già causato tante sofferenze a tante persone.

Alexander Anievas, Research Fellow, Cambridge University, Uk

Dr. Dario Azzelini, Johannes Kepler Universität, Linz  (Austria)

Erika Biddle-Stavrakos, York University, Toronto. Canada

Prof. Dusan Bjelic, University of Southern Maine

Werner Bonefeld, University of York, UK

Michaela Brennan, Ann Harbor, USA

George Caffentzis, Professor Emeritus, University of Southern Maine, USA

Chris Carlsson, Shaping San Francisco, San Francisco, CA, USA

Irina Ceric, Osgoode Hall Law School, York University, Toronto

Harry Cleaver, Emeritus, University of Texas, Austin, USA

William T. Cleaver, Austin, Texas, USA

Mitchel Cohen, Brooklyn Greens, Green Party, Former Chair WBAI Radio. N.Y., USA

Laura Corradi, Universita’ della Calabria

Dan Coughlin, New York, USA

Laurence Cox, National University of Ireland Maynooth, Ireland.

Patrick Cuninghame, Sociology Lecturer, Universidad Autonoma Metropolitana, Mexico City

Massimo De Angelis, The commoner.uk, London, UK

Federico Demaria, Universitat Autònoma de Barcelona, Spain

Dagmar Diesner, The commoner.uk, London, UK

Salvatore di Mauro, editor, Capitalism, Nature and Socialism. USA

Anna Dohm, Interventionist Left Germany

Sara R. Farris, Goldsmiths, University of London

Silvia Federici, Emerita, Hofstra University, Hempstead, N.Y.

Jim Fleming, Autonomedia, New York

Michael Hardt, Duke Univerity, Durham, North Carolina

Dr David Harvie, University of Leicester, UK

Conrad M. Herold, Dept of Economics, Hofstra University, Hempstead, N.Y.

Yaiza Hernández Velázquez, CRMEP, Kingston University, London

John Holloway, Professor, Benemérita Universidad Autónoma de Puebla, Mexico

Brian Holmes, art and cultural critic, Chicago

Andrej Hunko, MP for the German Bundestag

Fiona Jeffries, Simon Fraser University, Vancouver, Canada

Lewanne Jones, Autonomedia, New York. USA

Nancy Kelley, HIRC of Harvard Law School, Cambridge, Massachussetts

Sabu Khoso, New York. USA

Peter Linebaugh, Toledo, USA

Federico Luisetti, University of North Carolina at Chapel Hill, North Carolina

Mari Lukkari, journalist, Finland

Caitlin Manning, California State University, Monterey Bay.

Barry Hamilton Maxwell, Cornell University, Ithaca, N.Y., USA

Massimo Modonesi, Coordinador del Centro de Estudios Sociológicos, Facultad de Ciencias Políticas y Sociales

Universidad Nacional Autónoma de México

Donald Monty Neill, Boston, USA

John Malamatinas, Cologne-Germany

Pablo Mendez, University of British Colombia, Vancouver

Cristina Rousseau, Doctoral Candidate, York University, Toronto.

Stevphen Shukaitis, University of Essex, UK

Marina Sitrin, CUNY Graduate Center, N.Y. USA

Konstantine Stavrakos, environmental lawyer, Toronto.

Alberto Toscano, London, UK

Kevin Van Meter, Team Colors Collective & University of  Minnesota (Graduate Student), Minneapolis, MN

Chris Vance, Vancouver, Canada

Dr Peter Waterman Institute of Social Studies, The Hague (retired)

John Willshire-Carrera, HIRC of Harvard Law SchoolCambridge, Massachussetts.

NO TAV movement again under attack

For twenty years in mountains of North West Italy, not far from Torino, a powerful movement has grown that has resisted the Italian government’s plan to build a high velocity railroad, which in addition to being very costly and economically useless would certainly destroy the mountain environment. Over and over, the NO TAV movement, now well-known throughout Europe, has come under attack by the police and the army, besides being the object of a smear campaign by politicians of almost every political stripe. However, so strong has been the determination of the people of Val di Susa and their many supporters to resist this assault on their land and their lives that so far no real construction has taken place and all that the companies in charge of the project have achieved has been to surround thousands of acres of land, belonging to the local population, with barbed wires and cops.

It is now generally recognized, even at the EU level, that the construction of the high velocity railroad is unnecessary, so that some participant countries have already withdrawn from the project. Nevertheless, the Italian government has even further intensified its attack on the resistance to the TAV trains, with the full militarization of Val di Susa. As the villagers of this beautiful historic valley, near the border with France, the center of the partisan resistance to Fascism and Nazism in the ‘40s, have repeatedly denounced, no effort has been spared to repress ideologically and physically the legitimate protest of the residents of the valley who would bear every day the consequences of the TAVS. Already the land of Val di Susa has been drenched with tear gas, and many have been arrested, wounded, and some have even died because of the government’s outrageous determination to complete this work regardless of its devastating consequences for the people of the valley.

Now a new violent assault on the No Tav movement is unfolding that demands a clear response by all those in and out of Italy who believe that the systematic destruction of our environment and the violation of people’s most basic needs and demands are crimes that affect us all and we should not tolerate.

On Monday morning, July 29, the DIGOS – the political branch of the police – has raided dozens of homes in Torino and in Val di Susa. Twelve comrades have been forced to open their houses to its agents, who have then proceeded to search for incriminating materials, presumably related to their protest against the enclosure of the land of the valley with hedges of barbed wire. Instructed to look for explosives and cutters, the police have failed in this goal, but they have confiscated all the audio-visual and telecommunication materials they could find, clearly the real objective of the search. As one of the activists raided put it: “They came for weapons, they left with computers and phones”.

The raid has included the restaurant La Credenza – a name that in Italian significantly means both ‘faith’ and ‘pantry’ – a public place of meeting and aggregation for No TAVS in Val di Susa, where workers’ unions and political associations are also located. This is a place where every day people meet to discuss current events, mostly relating to the struggle, as well as share some food and a glass of wine. Whoever goes to Bussoleno, the heartland of the NO TAV struggle, passes through it, to have a chance to talk to local people, check on current events, and have a great dinner. But the magistrates paint it as a place of conspiracy, to support the charge that motivates the raid: involvement in “attacks with terrorist and subversive intent.”

Anyone who has been in Val di Susa, or has followed the long history of the protest its people have mounted against the TAV knows this charge is false, outrageous, and is a classic example of blaming the victims. Not surprisingly the “proofs” are manufactured.

At one of the houses raided, a map of the valley was found with marker-signs on it. The young woman living there is a member of the Legal Team for the movement, and the map is part of the material that she was to submit to the defense in trials that are already taking place against some of its members. On it, the sites are marked where in 2011 several people were brutalized by the police. But according to the investigators, the map proves the existence of a militarily organized guerrilla movement.

Similarly, beer bottles presumably found on the construction site are presented as evidence for the presence of Molotov cocktails, no proof given that they ever contained anything but beer. Black T Shirts too were confiscated, though it is hard to imagine what they could prove. But the meaning of the police operation comes forth most blatantly where the magistrates state that those raided are investigated as suspects of “attacks with terrorist intent.”

In sum, the goal of this new operation is to escalate the assault on the movement by representing it, legally and through the media, as a ‘terrorist’ movement – a move obviously intended to scare its supporters, turn public opinion against the people of Val di Susa, and legitimize any violence the state will deem fit to unleash against them.

We do not think this operation will succeed. The people of Val di Susa have fought the fascists, have fought the Nazis, and for twenty years they have been able to push back the attempt of the Italian government to destroy their mountains, already traversed by many railroad lines and a recently constructed highway. However, we should not underestimate the will of the government to crush this movement. This in fact appears to be the primary objective of the present operation, as reports indicate that, even from a capitalist viewpoint, the TAV project is turning out to be economically unfeasible. Why to pursue it then with so much obstinacy, to the point of stomping over the lives of thousands of people? Is it because the Italian government cannot admit that when people struggle in a unified way they can win?  Or is it that the profits that private companies would make would outweigh the failure of the project to bring any benefit to the country as a whole and outweigh as well the immense agony and loss inflicted on the people of Val di Susa?

Politics these days has a surreal character. Lies, distortions, arguments motivated solely by the narrowest of private economic motives are the order of the day. But the fictitious character of the charges brought against the victims of the raid should not deceive us about the damage they can inflict. At the very least these attacks are forcing a movement to re-channel its energies from the struggle against the TAV to the defense of those under attack.

This is why we need to support the NO TAV activists under  investigation, we need expand our support for the NO TAV struggle, and send a clear message of protest to the Italian government, demanding it ends the persecution of the No TAV activists and put an end to the TAV project itself.

Please sign the following statement –affiliation for identification purpose only:

We urge the Italian government and judiciary to:

*End its arbitrary use of the law to persecute No TAV activists;

*Cease the investigation against the twelve people whose homes have been raided;

*Stop the militarization of Val de Susa;

*Listen to the legitimate protest of the people of Val de Susa and abandon the TAV project, which has already caused so much suffering to so many people.

www.infoaut.org

 

Hub Meeting Round 2 – 13/15 Settembre, Barcellona

Quest’anno, in Turchia, Egitto e Brasile lo sciopero metropolitano è stato utilizzato come uno strumento dalle molte persone che stanno reclamando nuovi diritti ed una democrazia reale, riaffermando la propria presenza globalmente. Il 15 Ottobre 2013vorremmo essere un territorio abitato e condiviso da molti, costruito collettivamente una volta che le proposte per attaccare la corruzione ed il capitalismo finanziario – non solo simbolicamente ma anche materialmente attraverso pratiche specifiche – siano state definite. Crediamo che ciò possa avvenire solo se le molteplici reti, movimenti sociali e processi che in questo comune ciclo di lotte stanno sfidando l’arroganza del potere finanziario si radunino e discutano queste tematiche. Perciò la nostra proposta è di costruire, assieme, un meeting con giornate di lavoro per indirizzare l’implementazione di nuove forme di protesta sociale nella settimana dedicata alla lotta contro il debito e l’austerità del 15 Ottobre. Ci piacerebbe invitarvi a preparare queste giornate con noi, che saranno la 4a edizione dell’Hub Meeting.

Obiettivo: 

Lavorare alla costruzione dello sciopero sociale per la settimana del 15 Ottobre, 2013, dove “sciopero sociale” significhi uno sciopero generalizzato al di fuori della struttura laburista tradizionale dei sindacati ufficiali, ecc. Il nuovo paradigma dell’espropriazione della ricchezza comune, basato sul processo di finanziarizzazione dell’economia e la limitazione dell’accesso alla conoscenza/informazione richiede nuove forme ed azioni antagoniste. L’azione deve incidere sui flussi ed i processi delle cose che creano valore per colpire il nemico. Bloccare attività, scuole, università, mezzi di trasporto, ecc. potrebbe essere un punto di partenza per la costruzione di nuove istituzioni oltre il mercato del lavoro, per la cittadinanza universale. Inoltre, la gente che vive da precaria, i migranti senza documenti, i pensionati, gli studenti, i disoccupati, gli stagisti…sono gruppi in sé, e sono precisamente coloro che sono più colpiti dalle condizioni materiali dell’esistenza, che non possono partecipare agli scioperi ordinari. Dobbiamo essere capaci di ideare forme di azione mobilitazione inclusive ed aperte, che promuovano l’emancipazione e la partecipazione ad esse. Questo meeting servirà ad organizzare azioni che possano venire replicate in luoghi differenti, e condividere meccanismi e metodi per creare azioni, partecipare ad esse e diffonderle, prendendo in considerazione le specifiche caratteristiche di ogni territorio. L’intento è di costruire un nuovo tipo di immaginario per definire nuove relazioni umane, economiche e sociali che aiutino a trasformare i rapporti di potere tra governi, poteri finanziari e società.
Con amore,

http://hubmeeting20a.wordpress.com/

No MUOS: quando cade una rete, vince una lotta. “Macari ‘cca ava essiri dura”

Il MUOS è un sistema di comunicazione militare statunitense ad altissima frequenza composto da tre trasmettitori parabolici basculanti che hanno un diametro di 20 metri. Per l’istallazione di questo apparato si prevede un totale di 2059 mq di cementificazione all’interno di una delle aree verdi più belle della Sicilia, la riserva naturale Orientata “Sughereta” vicino Niscemi. Lungo il fascio delle antenne MUOS il campo elettromagnetico rimane sopra i limiti di legge (L.36/2001) per oltre 135 km ed è conclamato che le esposizioni a lungo termine a campi elettromagnetici ad altissima frequenza possono produrre insorgenze tumorali agli organi riproduttivi e leucemie. La pericolosità dell’installazione è dovuta all’estrema vicinanza con la popolazione residente, un comprensorio di oltre 300’000 abitanti che comprende Gela, Licata, Vittoria, Caltagirone, Niscemi, Butera, Riesi, Mazzarino, Acate, Mazzarrone, Piazza Armerina, San Cono, Mirabella Imbaccari, Chiaramonte Gulfi, San Michele di Ganzaria e Vizzini e che tale comprensorio è già stato definito Area ad Elevato Rischio di  Crisi Ambientale (AERCA) dallo Stato Italiano per le 46 antenne NTRF che gli USA hanno già innalzato da oltre venti anni.

Nonostante ciò, le istituzioni nazionali e regionali si sono piegate alla politica difensiva degli USA e della NATO, lasciando che le loro strutture militari proseguissero nella costruzione di una delle opere più pericolose tra le tante con cui già hanno colonizzato la Sicilia e tutta Italia. 

Lo Stato italiano e la Regione Siciliana, svendendo la salute di centinaia di migliaia di persone, ancora una volta cedono al ricatto politico ed economico di chi, fin dagli anni di Comiso e Sigonella, vuole apporre sulla Sicilia la propria bandierina in un processo di militarizzazione internazionale che non sembra avere fine ma anzi trova sempre nuovi pericolosi nemici.

I Comitati No Muos di tutta la Sicilia non accettano lo scacco dato ai siciliani da parte del Governatore, personaggio da Opera dei Pupi, il democratico-megafonista Rosario Crocetta, che su Niscemi e Gela aveva costruito il proprio feudo elettorale anche con la promessa di fermare la costruzione delle antenne, ma che di fatto ha permesso la prosecuzione dei lavori di devastazione e saccheggio.

È in questo spirito che nei mesi passati diverse anime del movimento No Muos, insieme ad esponenti degli altri movimenti di lotta territoriale, come i No Tav, i No Ponte, i No Dal Molin, e le vecchie anime del movimento siciliano che anni fa iniziarono le lotte anti militarizzazione contro le basi americane di Sigonella e Comiso, hanno costruito un percorso di avvicinamento e formazione verso la grande manifestazione nazionale del 9 agosto 2013.

I siciliani, abbandonati dalla politica dei partiti e delle istituzioni hanno così deciso di alzare la testa e di riprendersi, anche con la forza, ciò che gli è stato tolto: la riserva naturale orientata della Sugherete, un’area bellissima e vastissima, caratterizzata dai caldi colori della terra siciliana, da arbusti e profumi della macchia mediterranea e da enormi sughere che sembrano voler resistere a tutto anche loro.

La costruzione di una manifestazione nazionale non è mai semplice. Soprattutto quando vanno superate le differenze e le diffidenze interne, quando il movimento si caratterizza per diverse scelte di intervento. Ma la necessità di una risposta forte ha spinto tutti a fare un fronte comune. Così, mentre in tutta la Sicilia Orientale, ogni giorno venivano occupati, a partire proprio da Niscemi, Comuni e Palazzi di Città, come Modica, Ragusa, Caltagirone, Gela e altri piccoli centri urbani limitrofi, a Niscemi, presso il presidio No Muos di contrada Ulmo, è stato organizzato un campeggio resistente attraversato da centinaia di persone provenienti da tutte Italia ed esponenti delle diverse anime del movimento.
E proprio dal campeggio, 8 compagni nel pomeriggio del 7 agosto, sono partiti e hanno scavalcato le odiose reti della base per arrampicarsi su 5 delle 46 antenne che già esistono in quel obbrobrio desertificato che gli yankee hanno creato in uno dei più bei posti della nostra terra.

Le forze del dis-ordine nulla hanno potuto contro questa forma di lotta ferma e risoluta, e mentre i compagni e le compagne sulle antenne si apprestavano a passare la notte appesi ai tralicci, da fuori le reti gli abbiamo tenuto compagnia, disturbando quelle esigue forze militari che lo Stato Italiano, come al solito suddito e complice, ha messo alla mercé degli USA. Nella notte, al presidio sono stati organizzati blocchi stradali e picchetti per impedire che alla base potessero arrivare mezzi pesanti, rinforzi alle forze dell’ordine, o reparti dei Vigili del Fuoco attrezzati con gru per tirare giù i compagni e le compagne dalle antenne, come se il tentato omicidio di Luca Abba’ non avesse insegnato nulla a questo Stato di polizia.

Il 9 pomeriggio, il corteo è partito sotto il sole cocente d’agosto determinato ad andarsi a riprendere e liberare chi resisteva da 24 ore sulle antenne. Il serpentone di gente era multicolore e, come sempre nel movimento No Muos, “multi-anime”, dal Comitato Mamme No Muos, agli esponenti degli spazi sociali autorganizzati siciliani, fino ad arrivare ai movimenti pacifisti storici dell’isola.

Nonostante ciò, la determinazione collettiva era quella di portare la protesta fin sotto le reti, senza paura di dover resistere. L’obbiettivo era quello di creare un corridoio per consentire ai nostri compagni e compagne di  scendere dalle antenne e tornare insieme in sicurezza.

Arrivata la manifestazione sotto le reti le sparute ed esigue forze dell’ordine presenti nella base, evidentemente incapaci di gestire una situazione del genere, erano atterrite dalla gente che risaliva il sentiero e si schierava davanti il cancello di accesso alla base pronta ad entrare. Incapaci di mediare o comprendere che un corteo di oltre duemila persone non possa essere fermato da trenta soggetti disorganizzati, seppur muniti di caschi e manganelli non regolamentari, il primissimo gruppo davanti al cancello ha fatto partire una breve, quanto immotivata carica, rientrata senza esiti per noi.
I compagni siciliani hanno deciso di rispondere all’arroganza della polizia andando avanti a volto scoperto, in maniera forte e determinata ma non violenta e così gli uomini della celere hanno potuto ripiegare nella base senza subire attacchi nonostante la loro violenza gratuita ed immotivata.

Dopo la “farsa della carica”, nascosti dietro i loro scudi, hanno provato ad inseguirci mentre circondavamo un lato della base. Da distanza di sicurezza, e tenuti a distanza di sicurezza, ci hanno osservanti mentre facevamo saltare il primi 3 metri di rete ed entravamo nella base. Nella loro totale impotenza ed incompetenza, non hanno saputo meglio che farsi male da soli, cadendo miserabilmente a terra. Ovviamente, i terror-giornalai hanno pensato bene di parlare di un militare ferito a seguito degli scontri, fortunatamente ci sono i referti medici che testimoniano la sua “caduta accidentale in servizio”.

Dopo i primi metri di rete altre decine e decine di metri sono caduti e sono stati scavalcati da tutti i manifestanti, dalle Mamme No Muos, da anziani signori che, muniti di sedia, si sono accomodati sulla quella che è sempre stata la loro terra dicendoci “Viremmu stu bellu spettaculu!”.

Siamo arrivati sotto le antenne, determinati ed uniti, sotto gli occhi impotenti e spauriti di circa trenta ominidi di varia estrazione tra carabinieri, poliziotti e guardia di finanza che non potevano fare altro che constatare la morte della loro azione repressiva dinnanzi alla determinazione di oltre duemila persone. Così abbiamo vinto. Ci siamo ripresi le nostre compagne e i nostri compagni, ci siamo ripresi la nostra terra, ci siamo ripresi la nostra dignità.  Oggi tutti noi dobbiamo ripartire da questa vittoria, consapevoli del fatto che la lotta No Muos cammina a fianco di tutte le altre lotte di resistenza, dalla lotta No Tav, alle lotte No Inc, No Grandi Navi, fino alla rinata No Dal Molin perché solo unendo le lotte dei territori, portandoci reciproca solidarietà, questa nostra resistenza ci porterà fino alla vittoria.
I Siciliani sono riusciti a riprendersi ciò che è loro da secoli ridendo in faccia ad uno Stato impotente e miserabile, che svende la salute di 300.000 persone ai propri Padroni a Stelle e strisce.

Insieme, uniti nelle lotte, vinceremo.

“Macari ‘cca ava essiri dura”

da Niscemi nodo redazionale indipedente

Recensione di A sara dura!

Centro sociale Askatasuna (a cura di), A sarà düra. Storie di vita e militanza no tav, DeriveApprodi, Roma 2012

E’ una storia molto più profonda di quanto avremmo immaginato. E’ una questione di vita e di morte, di vivere meglio e morire serenamente, sapendo di averci provato”

Ai compagni di Askatasuna va il merito con questo libro di proporre al movimento una riflessione sugli strumenti metodologici e teorici che abbiamo a disposizione per definire, raccontare e promuovere i percorsi di lotta.

Riprendendo in mano gli attrezzi della ricerca sociale hanno definito un possibile campo sul quale muoversi guardando ai futuri possibili per nuovi orizzonti di conflitto.

Partendo dall’“inchiesta”, proposta di lavoro immancabile in ogni ambito militante dell’ultimo decennio come bussola nella navigazione “a vista” in cui siamo costretti dalle profonde ridefinizioni nel plurisecolare divenire “classe” da parte dei subalterni, gli autori dalle prime pagine la riprendono come strumento che “produce conoscenza” (p.11), inoltrandosi nel complicato terreno della “conricerca”.

Questa pratica che “è costruzione di conoscenza e al contempo governo della conoscenza, inteso come indirizzo, scelta, decisioni, sottese da fini di parte” (p.17), abbandonata dagli ambienti antagonisti da almeno tre decenni, rappresenta uno scarto ulteriore nel lavoro epistemologico dell’inchiesta: è il farsi pratica rivoluzionaria da parte di un sapere altrimenti a rischio sussunzione anche negli ambiti accademici e scientifici ufficiali. La conricerca mette questo sapere al servizio delle lotte, produce soggettività, o in parole più semplici “fa prendere coscienza”. Delle condizioni proprie e della controparte, “di classe”. Con la nettezza che li contraddistingue i compagni torinesi definiscono anche il campo dei saperi utili alle lotte rispetto ai saperi che favoriscono il sistema capitalistico nella “sua stabilizzazione e il suo sistema di dominio” (p.33). Così propongono di distinguere tra una funzionalità delle scienze sociali e pedagogiche alle lotte rispetto a quelle economiche o giuridiche, dalle quali il capitalismo riproduce se stesso. Su questo potremmo anche non essere d’accordo perché una critica al sistema economico e alle sue forme politiche, allo Stato e alle forme del diritto passa necessariamente attraverso un impegno teorico dentro queste discipline. Ma è giusto che nella definizione dell’orizzonte di conflitto proposto dai compagni ci si nutra anche di scarti netti.

La conricerca si realizza nel momento in cui permette di indicare il “soggetto” come colui che “definisce e sostiene un punto di vista, assume una posizione di parte, si differenzia e costruisce una sua autonomia praticando una contrapposizione” (p.21) e coerentemente gli autori del libro riconoscono nella figura del militante il centro della narrazione della lotta no tav. La centralità che viene data al militante è rappresentativa delle posizioni più salde e articolate, dell’incontro di aspettative individuali e collettive intorno ad un processo di conflitto. Non a caso quindi le interviste, non solo quelle pubblicate (le altre sono consultabili sul sito www.saradura.org), sono state raccolte tra gli attivisti più noti del movimento, tra quelle figure che nella loro biografia politica hanno attraversato i momenti fondativi della lotta no tav o i passaggi più importanti della sua storia recente. Questo anche a scapito di una rappresentatività degli intervistati, che a parte poche eccezioni fanno parte di una generazione anagraficamente compresa tra i 40 e i 70 anni.

Gli spunti per una riflessione politica sono molti, ma va sicuramente sottolineato lo sforzo di proporre all’attenzione del lettore, specie se coinvolto in prima persona in processi di attivismo collettivo, la questione della cooperazione come momento costitutivo del comune: il commoning ovvero il processo di definizione dello stato della proprietà di quei beni “che sono stati socialmente riappropriati”(p.226) è una delle suggestioni più potenti che ci viene dalle pagine del libro, sgombera il campo dalle banalizzazioni sull’abusato tema dei “beni comuni” e orienta in avanti il dibattito nello schieramento antagonista.

Muovendosi lungo alcuni assi contenutistici (Contesto, Soggetto, Processi, Mezzi e capacità, Fini) il libro diventa una bussola importante per orientarsi nell’esperienza no tav dentro un quadro storico e sociale coerente. La Val di Susa è un territorio alpino utilizzato da oltre 30 anni come corridoio per le merci da e verso la Francia. E’ già saturata da arterie stradali ad alto scorrimento e trasformata nel suo tessuto economico da che era una propaggine periferica dell’industria torinese agli investimenti turistici dell’Alta Valle (pp.213-226). Per distinguere i contorni della composizione politica che anima il movimento bisogna partire da qui e dal lavoro di lungo periodo svolto da singoli e comitati nel corso degli anni. Per capire la sua forza e l’attrazione che ne deriva dobbiamo cogliere il valore della costruzione di forme organizzative, non date naturalmente ma elaborate con la cura e l’attenzione di chi ha realizzato intorno ad un progetto di lotta “qualcosa di più della somma delle sue differenze” (p.257).

Saper costruire relazioni forti che vanno oltre la comunità locale, trascendere il confine tra legalità e legittimità portando alla condivisione di pratiche al di la della sola e non scontata spontaneità, guardare ad un orizzonte anticapitalista dentro un rinnovato quadro sociale praticando forme di cooperazione che guardano ad alternative di futuro. Sono queste le indicazioni che ci arrivano dalla lettura di questo volume, oltre che naturalmente, dall’esempio quotidiano della lotta no tav.

a cura del nodo redazionale indipendente

26 Luglio: Dalla Valle alle Metropoli, Corteo notturno a Trastevere.

Mentre le compagne contestavano Epifani alla festa del PD a S.Paolo, siamo partiti in corteo da Piazza Trilussa in un migliaio di persone, bloccando il centro di Roma.

In piazza spiccava la presenza di chi lotta quotidianamente per la casa, come Matthias e Piero, agli arresti domiciliare dopo l’ultima marcia notturna in Val Susa; studenti e studentesse delle università e dei licei, che vedono la distruzione del mondo della formazione, mentre vengono sprecati milioni di euro nel progetto del Tav.

L’ennesimo corteo in cui si possono riconoscere tutti quelli che subiscono in maniera sempre più grave questa crisi, e hanno voglia di rispedirla con forza al mittente.

Il corteo ha attraversato il lungotevere andando a sanzionare simbolicamente il Ministero della Giustizia, tra i mandanti delle politiche repressive con le quali vorrebbero indebolire il Movimento No Tav e le lotte sociali.

Abbiamo portato il nostro saluto anche ai detenuti e alle detenute del carcere di Regina Coeli, in sciopero della fame per protestare contro le condizioni invivibili a cui sono costretti dentro le celle del carcere trasteverino.

Il corteo si è concluso attraversando le vie interne di Trastevere, ormai quartiere vetrina, gremito per la movida notturna. Da Trastevere alla Val Susa la messa a profitto e la militarizzazione dei territori devastano un valle, un quartiere fino alle nostre vite.

Per l’ennesima volta la forza del movimento No Tav supera i confini di una valle per diventare patrimonio comune di lotta.

FERMARLO E’ POSSIBILE! FERMARCI E’ IMPOSSIBILE!

LIBERTA’ PER I NOTAV! TUTTI/E LIBERI/E!

NOTAV DI ROMA

No Tav la forza della solidarietà non si arresta: con Marta e tutti gli arrestati. Roma, 26 luglio 2013

50 donne no tav di Roma hanno portato la campagna di solidarietà #senonpermartaquando #setoccanounatoccanotutte alla festa del partito democratico a Parco Schuster, in quel quartiere di San Paolo-Ostiense che già aveva contestato l’invadenza della festa e l’arroganza del partito che la organizza.
L’attesa del segretario Epifani aveva riempito l’area dibattiti dei fedelissimi militanti del principale partito di governo (nonché vecchio leader di quel sindacato che ha firmato tutto in tema di smantellamento del welfare e dei diritti sul lavoro).
Bianca Berlinguer apre il dibattito democratico (bastasse questo a fare una democrazia!)  elencando al segretario le mille beghe interne di cui non ci interessa nulla e le dichiarazioni di disappunto rilasciate dai suoi parlamentari. Tra questi spicca ancora il nome di quell’omuncolo di Esposito che evidentemente in cerca di visibilità a 360 gradi, di fatto raccoglie solo insulti e sdegno.
Al suo nome, ormai coperto di infamia, si alzano in piedi le compagne No tav di Marta che non la lasceranno mai sola di fronte alla fatica di denunciare la violenza subita sul proprio corpo di donna dopo una notte di violenza poliziesca tra i boschi come 12 anni prima era avvenuto nella strade di Genova e tra le pareti di una scuola di nome Diaz e di una caserma di nome Bolzaneto. Non erano bugie allora e non lo sono oggi.
La verità, premessa indispensabile di ogni giustizia possibile, è sempre stata un problema in questa italietta. La verità dei danni e delle devastazioni che la politica asservita ai capitalisti di ogni risma provoca in tutto il fu Bel paese. La verità dei profitti per pochi fatti ai danni della salute e dei territori di tutti. La rabbia per queste ingiustizie profonde anima le tante lotte dei comitati in difesa del terra e della dignità di vita: dalle alpi No tav alla Sicilia No muos. Nessuno spazio democratico viene lasciato alle rivendicazioni delle lotte che partono da solide ragioni che rimangono puntualmente inascoltate. A queste anzi si oppongono solo prese in giro neanche benfatte: dalla relazione dell’Istituto Superiore di Sanità sulla non provabile nocività del Muos a quella che fu la Commissione Virano per il progetto del tav. Dove stanno i bugiardi?
Tanto va il servo all’urna che si sente cittadino.
Tanto va il no tav alla montagna che diventa partigiano.
Questo il link del video del fatto:
questo il volantino distribuito
PARTIGIANE DEL FUTURO
Forse non tutti sanno che in Italia c’è una grande lotta: la lotta contro il Tav linea ad alta velocità TorinoLione , una lotta popolare che coinvolge migliaia di persone della Val di Susa e di tutto il territorio nazionale,
una lotta che si pone come obbiettivo quello di fermare la costruzione di un’opera inutile e enormemente
costosa. Una lotta contro la devastazione di un territorio ma non solo, è una lotta contro la devastazione delle
nostre vite.
Infatti forse non tutti sanno che un km di Tav costa 164 milioni di euro, in pratica un km di Tav costa come
1000 case popolari; 3 metri di TAV costano quanto 4 sezioni di scuola materna; 500 metri di TAV costano
quanto un ospedale da 1200 posti letto, 226 ambulatori e 38 sale operatorie; un km di TAV costa quanto un
anno di tasse universitarie per 250 mila studenti.
Forse non tutti sanno che nella notte fra il 19 e il 20 luglio c’è stata una nuova manifestazione in Val di Susa:
una passeggiata notturna verso le reti del cantiere nel corso della quale c’è stato un agguato da parte della
polizia. Quest’operazione ha portato al ferimento di decine di manifestanti e all’arresto di nove attivisti, sette
dei quali si trovano tuttora agli arresti domiciliari.
Forse non tutti sanno che fra questi attivisti arrestati c’è Marta, ragazza pisana, che ha subito molestie sessuali
durante l’arresto mentre veniva trascinata all’interno del cantiere e che dopo la sua denuncia pubblica ha
dovuto subire anche un linciaggio mediatico scaturito dalle dichiarazioni di Stefano Esposito, senatore del Pd,
che ha invocato una denuncia per calunnia.
Forse non tutti sanno che in un’intervista questo stesso senatore ha dichiarato di essere stupito dal “silenzio
delle donne” quasi ad auspicare il levarsi di qualche donna democratica che si unisse con lui ad additare
Marta come “pazza”, “strega”, “isterica”. Ebbene abbiamo deciso di venire qui oggi proprio per far sentire agli
“onorevoli esponenti” del Partito Democratico che le donne in questo paese in silenzio proprio non ci stanno.
Forse non tutti sanno che migliaia di donne in Italia hanno deciso di lottare, Tav come in mille altre battaglie
che le vogliono protagoniste nelle scuola, nelle università, nei luoghi di lavoro, nelle città e nei quartieri, negli
spazi sociali e nelle lotte ambientali. Migliaia di donne hanno deciso di uscire dal caldo focolare domestico e
di scendere in piazza, di gridare per le strade, di occupare le case, di riprendersi ora tutto quello che gli spetta
per costruirsi un futuro dignitoso.
Ebbene ora sapete che noi in silenzio non ci stiamo, che siamo pronte a batterci e che ci rivedrete in tutte le
mille battaglie che ci sono e che nasceranno in questo paese, sempre dalla parte di chi lotta. Sempre senza
paura.
Se Non Con Marta Quando? Se toccano una, toccano tutte!
A sarà dura!

DALLA VALLE ALLE METROPOLI, LE LOTTE NON SI ARRESTANO NO TAV FINO ALLA VITTORIA

MANIFESTAZIONE PIAZZA TRILUSSA – VENERDÌ 26 LUGLIO – ORE 21
L’Italia è una repubblica fondata sulla speculazione. Un territorio in cui i poteri forti fanno il bello e il cattivo tempo, sfruttando ciò che è di tutti per fare l’interesse di pochi. Succede in Val di Susa, dove i lavori per l’esecrata alta velocità stanno calpestando la sovranità popolare seminando infiltrazioni mafiose e distruzione ambientale. E succede in una metropoli come Roma, dove da tempo immemorabile i palazzinari impongono i loro diktat a qualunque amministrazione, imponendo una realtà dove a tante case senza gente corrisponde tanta gente senza casa. La sveglia del cambiamento, però, è suonata da tempo. A dimostrarlo, tra le tante cose, la grande mobilitazione in Val di Susa del 19 luglio scorso, quando centinaia di manifestanti NO TAV hanno, per l’ennesima volta, assediato il cantiere di Chiomonte per ribadire il proprio NO a un’opera scellerata. La repressione, come al solito, non si è fatta attendere: picchiando selvaggiamente e imponendo severe restrizioni a nove compagni provenienti da tutta Italia. Tra di loro, Marta, costretta, come donna, a subire schifose sevizie e anche a sopportare gli attacchi di indegni uomini politici, immediatamente pronti a etichettarla come «ragazza facile» e «bugiarda». E poi i romani Piero e Matthias, due compagni tra i tanti che si muovono affinché l’unione delle lotte contro la nocività, il consumo di suolo, la devastazione dei territori e per il reddito e la casa si faccia sentire con tutta la sua forza, per riconquistare diritti sempre più negati. Per questi diritti e in solidarietà con tutti i compagni e le compagne arrestati in Clarea, la Roma che lotta si farà sentire a Trastevere, venerdì 26 luglio, radunandosi a piazza Trilussa alle 21, anche per sostenere lo sciopero della fame dei detenuti di Regina Coeli, che in questi giorni protestano contro le infami condizioni a cui sono condannati.
Il nostro coraggio e la nostra rabbia saranno più forti della vostra austerità e dei vostri profitti
Tutti e tutte liber@
No Tav di Roma

Report Incontro nazionale di Comitati e Movimenti sul monte Amiata

Premessa di metodo

Quella che segue è una prima nota che tenterà di sintetizzare alcuni punti chiave che sono stati affrontati durante il campeggio in Amiata.

La ricostruzione delle discussioni non è un processo facile perchè si rischia di scordare qualcosa anche perchè, come saprà chi ci è stato, i confronti svolti sono stati decisamente approfonditi.

Quindi proponiamo che a questo, segua, anche con l’aiuto di chi ha facilitato le discussioni, una seconda nota che riporti i contenuti dei singoli tavoli in modo da avere un quadro complessivo e utile anche come strumento collettivo.

Da dove partivamo

La premessa alle discussioni è stata la richiesta di astrarsi sufficientemente dalle proprie battaglie cercando, in questo modo, di costruire una dicussione collettiva reale ed efficace.

Per questo avevamo utilizzato come titolo “La leva di Archimede”, perchè cercavamo una riflessione e un vocabolario comune per costruire una prospettiva collettiva.

La nostra leva per poter aprire un fronte largo, che possa divenire spazio inclusivo in cui moltiplicare le nostre forze.

La prima valutazione a riguardo è sicuramente positiva.

E’ chiaro che il giudizio reale lo potremo compiere solo nei prossimi mesi, cercando di mettere in pratica le proposte che sono emerse e vedendo se ne saremo capaci.

Al campeggio erano presenti: SOS geotermia, Comitato Acqua Pubblica Capena, Re:Common, Attac Italia, Forum Finanza Pubblica e sociale – Grosseto, NO TAV, Cobas Telecom, Coordinamento Calabrese “B Arcuri”, Comitato Opzione Zero-Riviera del Brenta, Abitanti Amiata, CSOA Macchia Rossa, Acqua Bene comune/No Inc Velletri, Newroz Pisa, No Tunnel Tav/Per un’altra città Firenze, Class Action inceneritore Scanzano – Follonica, Forum Toscano Acqua, No Grandi Navi, No Inceneritori Pitigliano/Firenze, Movimenti per il diritto all’abitare (Roma), Garage Anarchico – Pisa, M5S – Poggibonsi, M5S – Comitato Acqua Siena, No Tunnel Tav/Medicina Democratica – Firenze, Comitato Tutela Valdelsa No CO2, Comitato Acquabenecomune Pisa, Carc AbbadiaSan Salvatore, CaRC/ Beni comuni Val di cecina, Cobas Whirpool Siena, Sovicille (Siena), Yaku, Abruzzo Social Forum/Forum acqua Abruzzo, FP CGIL/ Forum Acqua, Coord. Acqua Pubblica Basilicata, Coord. NO TRIV, Rete “Commons”/Mezzocannone occupato, Labas Occupato – Bologna, Confederazione Cobas – Uniwad, Coordinamento Romano Acqua Pubblica, Forum Italiano Movimenti per l’Acqua, LOA Acrobax, Progetto Mistrana, abitantiTrento, abitanti Monte Labbro, Pizzeria pirata, OPS castelli romani, Associazione strade bianche, Forum Ambiente salute/Nuova Messapia, Coordinamento cittadino lotta per la casa (Roma), Labas Occupato, Prendo Casa-Torino, Renoize/Radio Torre, Genuino Clandestino, Terra/Terra, Terre in Moto – Milano, Campo – Oriolo Romano, A Sud,  Genuino Clandestino -Firenze, Spiazzi Verdi – Venezia, CSOA La Strada, Rete per la Tutela della Valle del Sacco (RETUVASA)

E sicuramente qualcuno ci è sfuggito!

 

Letture Comuni

I gruppi di lavoro hanno identificato tre aree che appaiono essere trasversali e quindi prioritarie per delle azioni congiunte:

Finanza e finanziarizzazione dei beni comuni, delle risorse e della vita

Consumo di suolo e di territorio

Salute

Per ogni punto sono stati declinate alcune analisi e delle proposte.

– Finanza

Il tema ha avuto un duplice approccio, da un lato fermare la crescente finanziarizzazione di tutti i beni e servizi che riguardano la vita, dall’altra riappropriarsi  della finanza pubblica, visto che non è vero che non ci sono le risorse, per finanziare l’interesse collettivo e non i profitti privati. Da un lato quindi contrastare i finanziamenti pubblici per profitti privati, dall’altro piegare gli strumenti di finanza pubblica verso i bisogni delle comunità.

Sul primo asse si è affermato il totale rifiuto della valorizzazione del suolo, del territorio, delle risorse naturali, e della stessa salute. Ciò comporta la necessità di fermare il meccanismo delle compensazioni che deve andare di pari passo a quello del patto di stabilità in quanto rappresentano due facce dello stesso problema ovvero la colonizzazione dei territori da parte delle multinazionali e delle multiutility.

Proposte

  • Fermare la svendita delle terre demaniali tramite CDP
  • Azioni sugli enti locali per non rinnovare i contratti con le multiutility per la gestione dei servizi.
  • Azioni per rafforzare il rifiuto dei limiti imposti dal patto di stabilità.
  • Mappare i mutui dei comuni per verificare l’eventuale possibilità di rinegoziazione, richiedere commissione auditoria negli consigli degli enti locali, richiedere la cancellazione del debito proveniente da derivati.
  • Organizzare momenti formativi per rafforzare la conoscenza sul tema e identificare formatori regionali  – (proposta di organizzare un seminario a Parma in ottobre)
  • 28 o 29 settembre – Assemblea contro la finanziarizzazione e la privatizzazione dei beni comuni a Parma
  • I delegati della Telecom hanno presentato la loro campagna sulla pubblicizzazione dell’azienda, settore strategico del paese.

 

– Consumo di suolo e di territorio

E’ necessario fermare il consumo di suolo e di territorio utilizzando tutti i mezzi necessari: legali, di pressione, di iniziativa legislativa dal basso e di lavoro nelle istituzioni (dove opportuno) e riappropriandosi fisicamente di quegli spazi soggetti a speculazione. La pratica delle  compensazioni è sentita da un lato come “inquinamento democratico” delle istituzioni e dall’altro come azione repressiva a monte (E’ importante precisare che si tratta  delle compensazioni agli enti locali e non dei risarcimenti per danni già subiti). Gli Enti locali non potendo più spendere a causa del patto di stabilità non hanno altra scelta che vendere il territorio agli speculatori.

Il rifiuto del meccanismo delle compensazioni e il concetto di riappropriazione sono centrali per tutte le vertenze. La riappropriazione viene individuata come una pratica comune da perseguire in maniera ampia e popolare. A questo scopo è necessario operare una ricomposizione sociale per rendere le lotte realmente popolari, lo strumento utile ad unire riappropriazione e ricomposizione viene identificato nel presidio.

Occorre ristabilire la sovranità dei cittadini sul territorio tenendo ben presente che gli Enti locali da una parte sono stati svuotati del loro potere decisionale ed esautorati dalle loro tradizionali funzioni di controllo, dall’altro sono al servizio delle varie holding di speculatori, inclusa tra queste la mafia. Molto importante in questo senso decostruire il concetto di illegalità legato soprattutto ad azioni di riappropriazione affermando che ciò che è legittimo non necessariamente è legale visto che le istituzioni sono spesso complici dell’espropriazione dei territori a scapito dei cittadini.

Occorre mettere in moto processi collettivi volti a definire le priorità delle comunità e strutturare processi economici locali volti a produrre ciò che serve sul territorio stesso.

Proposte

  • Campagna contro le compensazioni
  • Moltiplicare i presidi sui territori
  • 12 ottobre: Mobilitazioni territoriali in tutta Italia contro ogni forma di colonialismo dei territori e per la riappropriazione dei beni comuni
  • 19 Ottobre – Manifestazione nazionale promossa dai movimenti per il diritto all’abitare a Roma

 

– Salute

La salute è percepita come tema unificante e prioritario per l’entità dei danni che produce. E’ necessario rifiutare il concetto che esistono delle comunità sacrificabili (vedi Taranto, Civitavecchia, ecc.). E’ necessario respingere la gestione commissariale delle emergenze ambientali e sanitarie e la crescente neoliberalizzazione sanitaria che tende a ricondurre i problemi di salute di intere comunità alla dimensione degli stili di vita individuali.

Proposte

  • Campagna contro il biocidio
  • Autunno: Mobilitazione regionale in Campania
  • Costruzione di una rete di avvocati e medici
  • Costruire appuntamenti formativi sul territorio per rafforzare le competenze dei comitati
  • Sorvegliare l’iter del “decreto del fare” relativamente alla questione delle bonifiche
  • Realizzare una mappatura / allargamento ad altri comitati e vertenze su base territoriale (da individuare per rilevanza dell’impatto sanitario)

 

Sono inoltre stati discussi e si è trovato consenso sui seguenti temi e proposte:

  • Pubblicazione dal basso sui beni comuni: tutte le pubblicazioni sui bene comuni afferiscono principalmente al mondo accademico è necessario far sentire la voce di chi la lotta per i beni comuni la pratica quotidianamente.
  • Sostegno e appoggio alle esperienze delle fabbriche recuperate: occorre mappare tutte le esperienze in corso e trovare forme di sostegno attivo per consolidare lo spazio politico aperto da queste esperienze.
  • Campagna per le amnistie delle lotte sociali: si guarda con interesse a questa campagna, non essendo presenti nessuno dei promotori ci si propone di capire di più e trovare eventuali forme di collaborazione e sostegno.

Inoltre, trasversale alle varie discussioni, si individua la capacità di nuove esperienze di partecipazione diretta come risposta alla rottura democratica. Infatti in questa fasi di crisi, in più di un intervento, si è sottolineato come le dinamiche che producono interventi invasivi nei territori o sui beni comuni, siano innanzitutto l’imposzione di una voltontà, che per semplicità definiamo dei profitti, su quella di una comunità territoriale o dell’interesse collettivo.

Questo causa un’espropriazione non solo di beni materiali, ma della possibilità di esercitare la propria volontà e rompe direttamente il patto di mediazione che le istituzioni rappresentative stanno cessando, progressivamente, di svolgere.

Durante lo svolgimento del campeggio,  inoltre, si sono svolte delle assemblee specifiche su: “campagna sul fracking” e su “terra bene comune”, oltre che sul percorso “per una vertenza unica toscana”.

 

Proposte di prossime iniziative comuni

L’assemblea indica una settimana di mobilitazione comune che si aprirà il 12 ottobre, in connessione diretta con le lotte di oltreoceano, a partire da quella contro la diga di Quimbo in Colombia, con azioni diffuse in tutti i territori, che avverranno in maniera coordinata ed in una cornice comunicativa comune e si concluderà il 19 ottobre con una manifestazione nazionale promossa dai movimenti per il diritto all’abitare.

La settimana di mobilitazione comprende anche lo sciopero dei lavoratori indetta dai sindacati di base per il 18 ottobre.

Il prossimo appuntamento per continuare ad approfondire i ragionamenti iniziati durante il campeggio e completare l’organizzazione della mobilitazione di ottobre sarà a Parma  28 o 29 Settembre in occasione della 4 giorni organizzata dai comitati NO INC.

Ulteriori occasioni per muovere dei passi avanti sulle riflessioni e campagne comuni saranno la mobilitazione regionale in Campania prevista per l’autunno che viene messa a disposizione come momento comune per iniziare a ragionare su una campagna contro il biocidio e gli stati generali del lavoro convocati da Etinomia/NO TAV dal 27 al 30 settembre che rappresentano un’occasione per muovere passi in avanti per costruire azioni alternative concrete volte a scardinare il ricatto salute/devastazione – lavoro. Inoltre è stato segnalato come un ulteriore opportunità di riflessione comune il convegno “Ripubblicizzare si può, ripubblicizzare si deve” promosso dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua che si svolgerà a Torino il prossimo 21 Settembre.

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