La Valle non si vende, la Valle si difende, per la libertà e l’indipendenza!

Sabato 3/3/2012 h 15 Piazzale Tiburtino – Roma – Tutti in piazza

La Valle non si vende la Valle si difende!

Uno scheletro della politica di palazzo come Fassino dice che il movimento NoTav è cambiato e non sa quanto è vero… non immaginano neanche questi signori quanto la lotta possa far crescere la consapevolezza delle proprie ragioni e la determinazione nel continuare ad affermarle anche man mano che il prezzo della resistenza cresce: notav in carcere, notav in ospedale, notav portati via di peso, calpestati e inseguiti fin nelle proprie case. Non immaginano neanche lor signori chiusi nei palazzi quanto la determinazione di quel popolo resistente abbia risvegliato le coscenze e le emozioni di tanti e tante che non possono assistere in silenzio alla miseria del presente, allo scippo di democrazia, all’ingordigia dei potenti nel divorare risorse, territori e umanità per i loro meschini profitti.

Come la battaglia per l’acqua bene comune ha centrato bene nello slogan “si scrive acqua si legge democrazia” così la ventennale lotta no tav ha affermato le sue ragioni e ora naturalmente si spinge oltre per evidenziare e contrastare quel gap di democrazia che ha ormai reso le istituzioni di ogni ordine e grado la mera interfaccia degli interessi privatistici di speculazione sulle risorse pubbliche e i beni comuni come appunto l’acqua o i territori.

 

El pueblo unido funziona sin partido!

Questo è il vero elemento che turba il sonno dei governanti non già la violenza il cui livello e la cui intensità rimane ben al di sotto di quella violenza che si dà nel sociale e nella quotidianità fatta di povertà galoppante, precarietà esistenziale e disgregazione sociale. Abbiamo letto sui giornali frasi del tipo “la drammatica sequenza” con riferimento al video del giovane con la barba rossa che “aggredisce un poliziotto inerme dietro la sua armatura” ma sappiamo bene che chi legge non è stupido anche perchè viviamo sulla nostra pelle la vera violenza: quella degli sfratti per morosità incolpevole, dei licenziamenti immotivati, del lavoro squalificato, svilito e sottopagato, quella dell’arroganza dei potenti che anche e soprattutto nella crisi trovano sempre nuove occasioni di speculazione e sfruttamento.

 

Quella che viene sbattuta in prima pagina come inaccettabile violenza mette il potere tutto di fronte all’irrimediabilità di una crisi della rappresentanza non più reparabile. Lo ammettono ormai gli stessi partiti che addirittura parlano di slittamento delle elezioni amministrative e perchè no anche di quelle politiche, il cui svolgimento sarebbe inutile e vanificato dall’egemonia dei tecnici su ogni velleità della politica rappresentativa.

Da Napolitano in giù tutti si sperticano in appelli alla coesione sociale sapendo bene che nel momento in cui la si invoca è già irrimediabilmente perduta.

Incrinata in maniera profondissima a partire proprio dal primo articolo della Costituzione laddove la coesione sociale fu affidata al lavoro: pensate per un attimo a cos’è il lavoro oggi e forse inizierete a capire perchè di coesione sociale davvero non si può più parlare.

Bisognerà che si comincino ad abituare lor signori: l’era del fair play e del consenso incondizionato al capitalismo e ai suoi dogmi non c’è più, l’era dell’Unione EUropea come panacea di tutti i mali dell’italietta tanto meno.

 

Nel nostro paese il trucchetto di sedare ogni dissenso rispetto alla gestione dell’austerity con l’inconfutabilità della ragione e dei tecnici rischia di infrangersi sulle Alpi della Valle di Susa.

 

Da Chiomonte ad Atene, da Bussoleno a Barcellona, da Giaglione al Cairo…

Resisteremo un giorno più di loro!
———————————————————————————————————————————

 

Qualche settimana fa si è svolta un’operazione repressiva con decine di arresti e denunce nei confronti di attivisti/e NO TAV in tutta Italia. Da quel momento la solidarietà continua a esprimersi in molteplici forme, dal Nord al Sud del Paese: nessuna/o è sola/o, non ci sono buone/i e cattive/i. Un corteo di 80 mila persone si è riversato nella valle, da Bussoleno a Susa, per dire che il movimento NO TAV non si arresta e non ha paura. Il giorno dopo parte l’allargamento dei cantieri, attraverso l’esproprio militare delle terre valsusine. La resistenza dei NO TAV è immediata. Un compagno, Luca, per impedire l’avanzamento delle ruspe, si arrampica su un traliccio. Inseguito da un carabiniere rocciatore, cade, rischiando la vita: è tuttora ricoverato in ospedale in gravi condizioni. I giornali e i media screditano e minimizzano l’accaduto, insultando il coraggio e la determinazione di Luca. La risposta della Val di Susa è determinata, con blocchi e barricate che vengono immediatamente ricostruite non appena vengono sgomberate. Ancora una volta in tutta Italia la solidarietà si fa sentire con manifestazioni spontanee, presidi, blocchi stradali e ferroviari.
Queste sono solo le ultime pagine di una lotta che va avanti da 23 anni.
Di fronte all’attacco dello Stato nei confronti del movimento No Tav, di fronte alla repressione di ogni forma di conflitto, al di fuori del “consentito”, tanto il 3 luglio in Val di Susa quanto il 15 Ottobre a Roma, è necessario reagire. La lotta contro il Tav fa paura ai poteri politici, economici e giuridici, perché ne mette in discussione la loro stessa essenza. Si vuole reprimere l’autorganizzazione, il rifiuto della delega, la molteplicità e la radicalità di azioni e pratiche. Si vuole colpire tanto il dissenso e il contrattacco nei confronti dei poteri costituiti, quanto la condivisione di esperienze di vita che generano forme di cospirazione e di complicità sociale.
Anche attraverso Il TAV e la politica delle grandi opere il capitalismo vuole imporre ancora una volta l’idea di un mondo sottomesso alle leggi del profitto e dello sfruttamento affaristico dei beni comuni. La Val di Susa fa paura perché la lotta contro il Tav esprime la possibilità concreta di un cambiamento reale allo stato di cose presenti: determinarne il seguito spetta a tutti e tutte noi!

IL TAV E’ OVUNQUE, LOTTIAMO OVUNQUE CONTRO IL TAV

TUTTI/E LIBERI/E!

Sabato 3 marzo, ore 15:00, corteo NO TAV, partenza da Piazzale Tiburtino

Daje Luca, Sempre no Tav, a sarà düra!

Assemblea No Tav di RomaVisualizza altro

La Valle non si vende la Valle si difende, per l’Indipendenza e la libertà!

Sabato 3/3/2012 h 15 Piazzale Tiburtino – Roma – Tutti in piazza

La Valle non si vende la Valle si difende!

Uno scheletro della politica di palazzo come Fassino dice che il movimento NoTav è cambiato e non sa quanto è vero… non immaginano neanche questi signori quanto la lotta possa far crescere la consapevolezza delle proprie ragioni e la determinazione nel continuare ad affermarle anche man mano che il prezzo della resistenza cresce: notav in carcere, notav in ospedale, notav portati via di peso, calpestati e inseguiti fin nelle proprie case. Non immaginano neanche lor signori chiusi nei palazzi quanto la determinazione di quel popolo resistente abbia risvegliato le coscenze e le emozioni di tanti e tante che non possono assistere in silenzio alla miseria del presente, allo scippo di democrazia, all’ingordigia dei potenti nel divorare risorse, territori e umanità per i loro meschini profitti.

Come la battaglia per l’acqua bene comune ha centrato bene nello slogan “si scrive acqua si legge democrazia” così la ventennale lotta no tav ha affermato le sue ragioni e ora naturalmente si spinge oltre per evidenziare e contrastare quel gap di democrazia che ha ormai reso le istituzioni di ogni ordine e grado la mera interfaccia degli interessi privatistici di speculazione sulle risorse pubbliche e i beni comuni come appunto l’acqua o i territori.

 

El pueblo unido funziona sin partido!

Questo è il vero elemento che turba il sonno dei governanti non già la violenza il cui livello e la cui intensità rimane ben al di sotto di quella violenza che si dà nel sociale e nella quotidianità fatta di povertà galoppante, precarietà esistenziale e disgregazione sociale. Abbiamo letto sui giornali frasi del tipo “la drammatica sequenza” con riferimento al video del giovane con la barba rossa che “aggredisce un poliziotto inerme dietro la sua armatura” ma sappiamo bene che chi legge non è stupido anche perchè viviamo sulla nostra pelle la vera violenza: quella degli sfratti per morosità incolpevole, dei licenziamenti immotivati, del lavoro squalificato, svilito e sottopagato, quella dell’arroganza dei potenti che anche e soprattutto nella crisi trovano sempre nuove occasioni di speculazione e sfruttamento.

 

Quella che viene sbattuta in prima pagina come inaccettabile violenza mette il potere tutto di fronte all’irrimediabilità di una crisi della rappresentanza non più reparabile. Lo ammettono ormai gli stessi partiti che addirittura parlano di slittamento delle elezioni amministrative e perchè no anche di quelle politiche, il cui svolgimento sarebbe inutile e vanificato dall’egemonia dei tecnici su ogni velleità della politica rappresentativa.

Da Napolitano in giù tutti si sperticano in appelli alla coesione sociale sapendo bene che nel momento in cui la si invoca è già irrimediabilmente perduta.

Incrinata in maniera profondissima a partire proprio dal primo articolo della Costituzione laddove la coesione sociale fu affidata al lavoro: pensate per un attimo a cos’è il lavoro oggi e forse inizierete a capire perchè di coesione sociale davvero non si può più parlare.

Bisognerà che si comincino ad abituare lor signori: l’era del fair play e del consenso incondizionato al capitalismo e ai suoi dogmi non c’è più, l’era dell’Unione EUropea come panacea di tutti i mali dell’italietta tanto meno.

 

Nel nostro paese il trucchetto di sedare ogni dissenso rispetto alla gestione dell’austerity con l’inconfutabilità della ragione e dei tecnici rischia di infrangersi sulle Alpi della Valle di Susa.

 

Da Chiomonte ad Atene, da Bussoleno a Barcellona, da Giaglione al Cairo…

Resisteremo un giorno più di loro!
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Qualche settimana fa si è svolta un’operazione repressiva con decine di arresti e denunce nei confronti di attivisti/e NO TAV in tutta Italia. Da quel momento la solidarietà continua a esprimersi in molteplici forme, dal Nord al Sud del Paese: nessuna/o è sola/o, non ci sono buone/i e cattive/i. Un corteo di 80 mila persone si è riversato nella valle, da Bussoleno a Susa, per dire che il movimento NO TAV non si arresta e non ha paura. Il giorno dopo parte l’allargamento dei cantieri, attraverso l’esproprio militare delle terre valsusine. La resistenza dei NO TAV è immediata. Un compagno, Luca, per impedire l’avanzamento delle ruspe, si arrampica su un traliccio. Inseguito da un carabiniere rocciatore, cade, rischiando la vita: è tuttora ricoverato in ospedale in gravi condizioni. I giornali e i media screditano e minimizzano l’accaduto, insultando il coraggio e la determinazione di Luca. La risposta della Val di Susa è determinata, con blocchi e barricate che vengono immediatamente ricostruite non appena vengono sgomberate. Ancora una volta in tutta Italia la solidarietà si fa sentire con manifestazioni spontanee, presidi, blocchi stradali e ferroviari.
Queste sono solo le ultime pagine di una lotta che va avanti da 23 anni.
Di fronte all’attacco dello Stato nei confronti del movimento No Tav, di fronte alla repressione di ogni forma di conflitto, al di fuori del “consentito”, tanto il 3 luglio in Val di Susa quanto il 15 Ottobre a Roma, è necessario reagire. La lotta contro il Tav fa paura ai poteri politici, economici e giuridici, perché ne mette in discussione la loro stessa essenza. Si vuole reprimere l’autorganizzazione, il rifiuto della delega, la molteplicità e la radicalità di azioni e pratiche. Si vuole colpire tanto il dissenso e il contrattacco nei confronti dei poteri costituiti, quanto la condivisione di esperienze di vita che generano forme di cospirazione e di complicità sociale.
Anche attraverso Il TAV e la politica delle grandi opere il capitalismo vuole imporre ancora una volta l’idea di un mondo sottomesso alle leggi del profitto e dello sfruttamento affaristico dei beni comuni. La Val di Susa fa paura perché la lotta contro il Tav esprime la possibilità concreta di un cambiamento reale allo stato di cose presenti: determinarne il seguito spetta a tutti e tutte noi!

IL TAV E’ OVUNQUE, LOTTIAMO OVUNQUE CONTRO IL TAV

TUTTI/E LIBERI/E!

Sabato 3 marzo, ore 15:00, corteo NO TAV, partenza da Piazzale Tiburtino

Daje Luca, Sempre no Tav, a sarà düra!

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Pizzo del Prete: un fortino nella campagna romana.

Sabato 25 Febbraio. Via di Castel Campanile, campagna incontaminata vicino al litorale a metà strada tra Ladispoli e il lago di Bracciano: sulla collina di Pizzo del Prete, che domina la grande e stupenda vallata che dovrebbe accogliere la nuova Malagrotta romana, è stato piantato in terra il primo palo di un “fortino” che verrà costruito pezzo dopo pezzo da chi intende resistere al progetto del Prefetto Pecoraro che ha individuato proprio in questa valle la destinazione della nuova discarica della capitale.

È difficile immaginare un luogo più bello di Pizzo del Prete. Lo spettacolo è suggestivo. Giungendo sul posto, l’immagine è da cartolina in movimento. Una verdissima e morbida collina, segnata da un enorme “NO” di tela che accoglie chi arriva. Tante sagome nere brulicano sul profilo mentre si dirigono verso un trattore pieno di bandiere che se ne sta, immobile, sulla sommità ed ha tutta l’aria di non volersi proprio muovere da lassù. Centinaia e centinaia di persone, poco prima di andarsene, si sono prese per mano e hanno formato un cerchio fino a circondare il “no”. Un aereo sorvola l’area, bassissimo in atterraggio verso Fiumicino. Dall’alto, i passeggeri hanno avuto il privilegio di osservare un grandissimo no-logo umano su sfondo verde. In basso, il trattore viene circondato da un cerchio di gesso, come ulteriore linea di resistenza. Nel cerchio, l’atmosfera è elettrica: c’è la forte sensazione di essere in tanti e di far parte di un momento significativo, quasi un atto fondativo di un percorso che molto probabilmente sarà lungo.

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Nelle vicinanze un borgo medievale, sito archeologico segnalato da cartelli turistici già dall’Aurelia. E sulla collina di fronte, un’azienda agricola, biologica, con gli animali più svariati, compresi i cervi e tutt’intorno a pascolare le pecore che vorrebbero sostituire con la monnezza. Un posto da fiaba, insomma. Lo sarebbe anche oggi se non fosse per le numerose camionette di forze dell’ordine che ne hanno invaso il piazzale. Eppure anche loro non osano avvicinarsi alla collina del no e del trattore, ma lo osservano da qui in lontananza.

Intorno ci sono poche case sparse, alcune isolate sulle colline nei dintorni, altre ammassate in piccole frazioni sulla strada da cui si arriva. Siamo in una delle zone più incontaminate intorno a Roma, forse proprio questo il motivo della scelta del prefetto. Pochi abitanti, poche rogne. Niente di più sbagliato. Non c’è una casa che non abbia uno striscione contro la discarica ed oggi è presente un sacco di gente, segno che anche dai comuni e dalle frazioni più distanti della zona circostante il problema è davvero sentito.

Un presidio partecipato, così come le manifestazioni che si sono svolte nei mesi scorsi contro il piano rifiuti della Regione Lazio, anche detto il piano discariche e inceneritori. Nel tempo la Regione ha annunciato i siti più svariati per sostituire Malagrotta, che sembrava dover chiudere, stavolta sul serio e definitivamente, il 31 dicembre scorso. Da questi paesi minacciati e dai loro dintorni sono scesi in piazza decine di comitati – ovviamente Malagrotta ma anche Corcolle, Riano, Allumiere, Palidoro, Cerveteri, Fiumicino, Ladispoli, Valcanneto – con un messaggio chiarissimo: un’altra discarica non si deve fare, da nessuna parte.

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Le condizioni di Malagrotta del resto non lascerebbero spazio a subbi. Un comitato da anni si batte per la chiusura della discarica, accusata di essere causa di gravi danni alla salute e di inquinamento del territorio circostante: in particolare nelle falde acquifere sarebbero presenti quantità di piombo arsenico e alluminio superiori ai limiti di legge, come evidenziato in un recente studio dell’ISPRA. La Procura inoltre ha aperto un’inchiesta per “omicidio colposo” per quattro morti di tumore tra gli abitanti della zona.

Il sistema dei rifiuti della capitale è Malagrotta-centrico. Questa discarica, dal nome paradossale – il visitatore infatti viene accolto dal cartello “città dell’industria ambientale” – e di proprietà dell’ormai celebre avvocato Manlio Cerroni, il monopolista della mondezza, è l’unica a ricevere i rifiuti di Roma da 30 anni. Ce ne sono altre due molto grandi nei paraggi, a Guidonia e ad Albano, ma ricevono i rifiuti dei comuni circostanti. A Malagrotta invece arrivano ogni giorno 4500 tonnellate di rifiuti dai cassonetti di tutta la città.

In teoria i rifiuti dovrebbero essere conferiti in impianti di trattamento meccanico biologico (TMB), per separare l’organico (quello che può finire direttamente in discarica) da ciò che può essere bruciato negli inceneritori (carta e plastica sostanzialmente). Due impianti di TMB sono di proprietà di Manlio Cerroni e si trovano all’interno dell’area di Malagrotta, altri due sono di proprietà dell’AMA (a Rocca Cencia e sulla Salaria). Questi impianti forniscono la materia prima agli inceneritori, che bruciano rifiuti per produrre energia elettrica. Nel Lazio gli inceneritori sono tre attualmente: uno a San Vittore, uno a Colleferro e quello di Malagrotta di proprietà dell’avvocato.

Il problema è comunque che queste linee riescono a trattare solo una minima parte dei rifiuti, quindi la maggior parte finisce in discarica come “tal quale”, cioè rifiuto indifferenziato, arricchendo Cerroni che viene pagato “tanto al chilo” e guadagna in questo modo tre volte dai rifiuti. La prima per il loro smaltimento in discarica, in monopolio e da 30 anni, la seconda per la vendita dell’energia prodotta dall’inceneritore di Malagrotta e la terza per la produzione di energia da biogas (estratto dai rifiuti interrati in discarica).

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Con il piano rifiuti la Regione Lazio vorrebbe risolvere il problema con la realizzazione di un quarto inceneritore ad Albano, dove esiste già una discarica molto grande che raccoglie i rifiuti dei Castelli, al cui interno alcuni invasi sono stati chiusi per irregolarità dalla magistratura e riaperti d’imperio dalla Polverini. Anche il comitato NoInc di Albano si è mobilitato quindi in solidarietà con gli altri comitati. Una solidarietà che è la prova che non ci troviamo di fronte ad un atteggiamento Nimby (not in my back yard, non nel mio giardino), ma ad una messa in discussione dell’intero ciclo di gestione dei rifiuti, ponendo l’accento sulla raccolta differenziata come elemento fondamentale di un diverso trattamento dei rifiuti compatibile con la salute e l’ambiente.

Discariche-inceneritori e raccolta differenziata si escludono a vicenda. O si cambia completamente il ciclo dei rifiuti e la filosofia che c’è alla base della gestione attuale, oppure si continua ad investire nel modello discariche e inceneritori.

La politica ha già dato la sua risposta: in nome dell’ennesima emergenza, ha una volta di più delegato un prefetto, Pecoraro, nominato in fretta e furia dal governo i primi di settembre, appena 3 mesi prima della chiusura annunciata di Malagrotta, a trovare un sito definitivo (individuato in Pizzo del Prete). Qui i lavori non dureranno però meno di 36 mesi, e perciò si è resa necessaria l’individuazione di altri due siti di smaltimento provvisorio a Riano Flaminio e Corcolle (Tivoli).

Malagrotta alla fine non ha chiuso neanche stavolta, una nuova proroga ha sfidato ancora le sanzioni dell’Unione Europea verso la Regione Lazio. Ora una calma apparente concede altri 6 brevissimi mesi di tempo per trovare nuove soluzioni che a giudicare dal comportamento delle istituzioni non si ha nessuna voglia di risolvere: Regione, Comune e Prefettura già mettono le mani avanti e accollano ai comitati la responsabilità di non voler risolvere la questione, visto che rifiutano le nuove discariche solo per non farsi avvelenare la terra, l’acqua e l’aria. Il classico rimescolio delle carte, diventato ormai la specialità della politica.

Eppure la chiusura di Malagrotta è stata annunciata da anni. Un periodo in cui nulla è cambiato, nonostante ci sarebbe stato tutto il tempo di trovare l’alternativa. Anzi, di applicarla. Perché l’alternativa esiste, e si chiama raccolta differenziata, oggi ferma al 20% e ad uno sparuto tentativo di porta a porta nel primo municipio. Eppure Roma ha conosciuto la differenziata fino al 1980, sempre per mano di quel Manlio Cerroni oggi Re di Malagrotta, fin quando non si è deciso di aprire una mega discarica, fin quando qualcuno ha deciso di sviluppare ben altri profitti.

Comunque evolva la situazione, ciò che stupisce e sorprende di queste manifestazioni non è tanto il numero di comitati e di paesi coinvolti, ma è proprio la loro unità. Si capisce subito infatti che non siamo di fronte ad un No alla discarica sotto casa propria, ma ad un No a tutte le discariche, a tutti gli inceneritori, No al Piano della Regione e No ad un sistema che da 30 anni gestisce la monnezza a Roma come in molte altre parti d’Italia.

E si va ben oltre il no. É evidente già da quelle poche case intorno a Pizzo del Prete: accanto agli striscioni “no alla discarica”, “no all’inceneritore”, sventola l’immancabile bandiera della campagna Rifiuti Zero (Zero Waste). Qui emerge la proposta alternativa, la forza di un movimento che parla la stessa lingua, porta avanti le stesse parole d’ordine a prescindere da quello che sarà il sito definitivo della discarica. Un movimento che cresce costantemente. La sua forza sembra essere stata proprio questa: mettere da parte le differenze, non accettare nessuna concessione, nessuna compensazione; scegliere fin dall’inizio un nome e un’identità comune, non di partito ma di prospettiva, che toglie i singoli comitati dall’isolamento, offre un senso di appartenenza e permette a chi si avvicina a questo movimento di capirne al volo obiettivi e finalità.

“E’ appena cominciata”, gridavano dal cerchio sulla collina. Sarà dura, verrebbe da aggiungere, ma in ogni caso ne sarà valsa la pena.

25 Febbraio: nuova marcia No Tav in Valle di Susa

APPELLO PER UNA NUOVA MARCIA NO TAV IN VALLE DI SUSA

DA BUSSOLENO A SUSASABATO 25 FEBBRAIO 2012

RITROVO DALLE ORE 13 IN PIAZZA DELLA STAZIONE A BUSSOLENO

Il popolo NO TAV scenderà ancora una volta in strada per ribadire il proprio rifiuto al progetto inutile e devastante della nuova linea ferroviaria Torino-Lione.

La manifestazione è stata organizzata in collaborazione con la Comunità Montana e l’assemblea dei sindaci della val Susa e val Sangone per ribadire l’unità del territorio nel respingere quest’opera.

Sarà un’ occasione per rilanciare la mobilitazione e sancire la legittimità della resistenza in corso da mesi contro il cantiere di Chiomonte, area militarizzata.

Esprimeremo anche in questa giornata la nostra vicinanza e solidarietà nei confronti delle persone arrestate e inquisite per aver lottato al nostro fianco e invitiamo tutte le loro famiglie a partecipare con noi a quella che sarà una grande giornata di testimonianza e gratitudine.

Saranno bene accetti anche questa volta tutti coloro che giungeranno in valle per supportare le istanze del movimento NO TAV che sempre più sta diventando simbolo di riscossa per chi lotta contro i poteri forti e riferimento per le idee di un altro mondo possibile.

Vi aspettiamo numerosi e determinati.

IL MOVIMENTO NOTAV

www.notav.info

Obbedienza civile. Consegnati i primi reclami ad Acea

Consegnati i primi 200 reclami della campagna “obbedienza civile” ad Acea (Ato2) pari a circa 2000 famiglie/appartamenti.

Video
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Rassegna stampa:

Affari Italiani – Bollette pazze, Acea da ridere. Zorro e Batman rivogliono i soldi
http://affaritaliani.libero.it/roma/bollette-pazze-acea-da-ridere-zorro-e-batman-rivogliono-i-soldi-14022012.htmlRadio Onda Rossa – L’acqua salvata dai supereroi
http://www.ondarossa.info/newsredazione/lacqua-salvata-dai-supereroiMeridiana Notizie – Roma, dopo referendum acqua 200 reclami presentati ad Acea per cancellare i profitti 
http://www.youtube.com/watch?v=sCUp6sFgIJg

Affari Italiani – Bollette pazze, Acea da ridere. Zorro e Batman rivogliono i soldi
http://affaritaliani.libero.it/roma/bollette-pazze-acea-da-ridere-zorro-e-batman-rivogliono-i-soldi-14022012.html
Nuovo Paese Sera – Acqua, supereroi consegnano ad Acea 200 reclami: “Fuori l’acqua dal mercato”
http://www.paesesera.it/Cronaca/Acqua-supereroi-consegnano-ad-Acea-200-reclami-Fuori-l-acqua-dal-mercato
GreenMe – Acqua pubblica: giù le mani dalle privatizzazioni e dal referendum. Ecco come ridursi la bolletta
http://www.greenme.it/consumare/acqua/6957-acqua-pubblica-privatizzazioni-bolletta
Contropiano – Roma, blitz all’Acea: “fuori l’acqua dal mercato”
http://www.contropiano.org/it/sindacato/item/6786-roma-blitz-all%E2%80%99acea-%E2%80%9Cfuori-l%E2%80%99acqua-dal-mercato%E2%80%9D
Roma Regione . net – ROMA-Acea, ti vogliamo bene… comune! Il San Valentino degli attivisti dell’acqua ad Acea
http://www.romaregione.net/2012/02/15/roma-acea-ti-vogliamo-bene-comune-il-san-valentino-degli-attivisti-dellacqua-ad-acea/
Roma Notizie
http://www.romanotizie.it/acea-ti-vogliamo-bene-comune.html
Il Tempo – Davanti alla sede Acea, vestiti da Zorro, Batman, Uomo Ragno e Robin Hood, hanno distribuito volantini in cui invitano i cittadini, «dopo averlo cancellato con il referendum», a «cancellare il profitto dalla bolletta dell’acqua».Una trentina i rappresentanti dei comitati per l’acqua pubblica che hanno manifestato sotto la sede dell’azienda con bandiere e magliette che recitano «il mio voto va rispettato».
http://www.iltempo.it/roma/
Roma che verrà – “Ad Acea la vogliamo bene comune”
http://www.romacheverra.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=1328:ad-acea-la-vogliamo-bene-comune&Itemid=60&tmpl=component&print=1
TuttoGreen – Acqua: a 7 mesi dal referendum cosa è cambiato?

Acqua: a 7 mesi dal referendum cosa è cambiato?

Fuori i profitti dall’acqua | Roma 3 febbraio

Anche a Roma parte la campagna di Obbedienza Civile

3 Febbraio ore 10.00 Piazzale Ostiense

Togliere il profitto per rispettare la democrazia!

Con i referendum del giugno scorso abbiamo cancellato il profitto dalla gestione dell’acqua, ma le istituzioni e i gestori non stanno rispettando la volonta’ popolare.
Il referendum ha sancito un principio chiaro: nella gestione dell’acqua non ci devono essere profitti! E la risposta dei cittadini (95,8% a favore della cancellazione del profitto) non lascia alcun dubbio sull’opinione, praticamente unanime, del popolo italiano.
Oggi, a distanza di 6 mesi, in tutto il territorio nazionale, nessun gestore ha applicato la normativa, in vigore dal 21 luglio 2011, diminuendo le tariffe del servizio idrico. In altre parole tutti i gestori del servizio idrico italiano hanno finora ignorato con pretestuose argomentazioni l’esito referendario.

Questo non può essere accettato!

Visto quindi che le istituzioni non stanno rispettando la volontà popolare, lo facciamo noi eliminando la “remunerazione del capitale investito” che, ricordiamo, è pari al 7% del capitale investito ma incide sulle nostre bollette per una percentuale che oscilla, a seconda del gestore, fra il 10% e il 20%.

Per questo sta partendo in tutta Italia la campagna di obbedienza civile: ovvero il rispetto della volontà popolare attraverso l’eliminazione del profitto dalle bollette.

La campagna di “obbedienza civile” consiste nel reclamare al gestore il rimborso delle quote di profitto già pagate dal 21 luglio 2011 in poi ed eliminare la medesima quota (la “remunerazione del capitale investito”) nei pagamenti delle prossime bollette.

Il prossimo 3 febbraio a Roma ci ritroveremo davanti ad ACEA a partire dalle ore 10 per lanciare ufficialmente la campagna anche nella nostra città e per consegnare i primi reclami firmati dai cittadini.

Già numerosi sportelli sono stati aperti nei municipi e altri apriranno nelle prossime settimane, perchè lo scopo principale della campagna di “obbedienza civile” è quello di ottenere l’applicazione del risultato referendario attraverso la mobilitazione attiva di centinaia di migliaia di cittadini: ci proponiamo di attivare una forma diretta di democrazia dal basso, auto-organizzata, consapevole e indisponibile a piegare la testa ai diktat dei poteri forti di turno.
La campagna è gia partita in tutta Italia!

Perciò chiediamo a tutti i cittadini utenti del servizio idrico, alle associazioni, ai movimenti, ai comitati presenti sul territorio di Roma e del Lazio di aderire alla campagna di “obbedienza civile” e di attivarsi ancora una volta in difesa dell’acqua e della democrazia.

Unisciti anche tu!


Fuori l’acqua dal mercato fuori i profitti dall’acqua

Roma 3 febbraio ore 10 Piazzale Ostiense (Metro B Piramide)

La crisi è la nostra università. Manifesto delle lotte transnazionali contro l’università finanziarizzata.

Noi, il Knowledge Liberation Front, siamo la rete transazionale delle lotte universitarie. Il punto di partenza della nostra esperienza è il meeting tenutosi a Parigi dall’11 al 13 febbraio 2011, “Per una nuova Europa: le lotte universitarie contro la crisi”. Siamo studentesse e studenti, lavoratrici e lavoratori precari di tutta Europa, del Nord Africa, del Nord America e dell’America Latina, dell’Asia.
Lo spazio della nostra azione politica è transnazionale, perché siamo uniti nelle nostre lotte comuni, e contro i nostri nemici comuni: le politiche di austerity e i tagli, l’aziendalizzazione e la finanziarizzazione dell’università, il sistema del debito, la precarietà. Stiamo lottando per una formazione gratuita e autonoma, per la libera circolazione dei saperi e delle persone, per la riappropriazione della ricchezza sociale e il welfare del comune.
Dopo il meeting di Parigi, abbiamo organizzato e partecipato alle giornate di azione contro le banche, i tagli e per il cambiamento globale, abbiamo preso parte alla costruzione dell’Hub Meeting di Barcellona e all’incontro transnazionale “Réseau de Luttes” in Tunisia. Abbiamo una lista per la discussione collettiva, il sito e il giornale Kafca.
Ma soprattutto, siamo tutti impegnati nel nostro principale obiettivo: la costruzione di un nuovo mondo e di una nuova università. Perché noi non vogliamo difendere lo status quo. Non abbiamo niente da perdere. Noi siamo il movimento globale del sapere vivo, e ci stiamo riappropriando del nostro presente e del nostro futuro!

Uniamoci nella lotta! Uniamoci nel Knolwdge Liberation Front!

La crisi è la nostra università!

Manifesto delle lotte transnazionali contro l’università (pubblica-privata) finanziarizzata.
Tesi #1: Il contrario di austerity non è essere contro la crisi, ma fare come in Tunisia.
Tesi #2: Il contrario di globalizzazione capitalistica non è Stato-nazione, ma globalizzazione delle lotte.
Tesi #3: Il contrario di debito non sono i sacrifici, ma diritto all’insolvenza per studenti e precari.
Tesi #4: Il contrario di selezione non è inclusione, ma critica dei saperi e riappropriazione della ricchezza comune.
Tesi #5: Il contrario di tagli non sono i soldi ai poteri accademici, ma fondi per l’autoformazione e l’autorganizzazione della produzione dei saperi.
Tesi #6: Il contrario di precarizzazione non è il lavoro salariato, ma reddito e nuovo welfare del comune.
Tesi #7: Il contrario della corruzione non è arrestare i corrotti, ma indignazione e insorgenza costituente.
Tesi #8: L’opposto della Banca centrale europea non è il sistema della rappresentanza, ma l’organizzazione a rete e l’autonomia del sapere vivo.
Tesi #9: Il contrario di università-azienda non è università pubblica/statale, ma università del comune.
Tesi #10: Il contrario della dequalificazione del sapere non è il mito della sua neutralità, ma il Knowledge Liberation Front.
Tesi #11: Non abbiamo nulla da difendere, un intero mondo comune da costruire

link: http://www.knowledgeliberationfront.org/about-klf.html

Dalle ceneri di Alessandria. Su Anonymous e Megaupload

La rete negli ultimi 3 giorni ha vissuto un momento cruciale, come sempre succede quando deve difendere le sue liberta’ fondamentali , prima la serrata ad opera di numerosi siti, da Craiglist a Wikipedia, poi l’operazione da guerra fredda che porta in carcere il creatore e molti lavoratori della piattaforma Megaupload in tutto il mondo e infine la rabbiosa reazione di una rete gia’ in movimento con in testa Anonymous a dettare i bersagli, che gradualmente uno a uno cadono inesorabilmente.

Ma andiamo con ordine:

Il congresso sotto il ricatto delle grandi major editoriali elabora una legge (SOPA Stop Online Piracy Act) che di fatto e’ la summa di tutti i metodi possibili per censurare la rete, dal blocco degli ISP, al blocco dei DNS alla blocco dei motori di ricerca, misure che vengono applicate normalmente nei paesi arabi in rivolta nel tentativo di spegnere la comunicazione online o che vengono utilizzate in Cina e in Russia per censurare l’informazione.

A questa proposta la rete ha risposto massicciamente sia in termini di semplici cittadini sia con la presa di posizione di grandi gruppi commerciali e di informazione come Wikipedia (che ha serrato il sito per un giorno intero), Facebook (che ha preso parola per bocca del suo creatore) e Google (che ha esposto un banner di protesta antiSOPA su google.com); si calcola che oltre 200 milioni di visitatori unici in tutto il mondo nella sola giornata del 18/01 abbiano visto e si siano informati riguardo alla protesta e congiuntamente a un’opera di pressione sul congresso USA ha portato al ritiro di numerosi membri del congresso dal supportare la legge e alla conseguente procrastinazione in data da definirsi.

La reazione a questa ennesima (ma in ogni caso momentanea) sconfitta e’ stata evidentemente scomposta, l’FBI infatti per il giorno 19/01 lancia una fitta campagna di arresti indirizzati al proprietario della piattaforma di Megaupload e a diversi suoi dipendenti sparsi per il mondo con accuse che superano i 50 anni di carcere e che vanno dal riciclaggio all’estorsione. Megaupload e Megavideo vengono oscurati.

Oltre la solidarietà per persone che stanno rischiando decenni di galera e che vengono arrestate con mandati internazionali dalla Nuova Zelanda alla Lettonia semplicemente perché avevano un sito di hosting, non c’è particolare simpatia per Kim “dotcom” Schmidzt, ultramilionario e fanatico delle macchine, il punto è un altro ed è quello che farà scattare la rappresaglia della rete.

Il punto è che le piattaforme di hosting per quanto private, per quanto speculative, per quanto eticamente meno giustificabili per lo sharing (non sono p2p sono in direct download) sono dei magazzini, dei magazzini dove gli utenti mettono quello che vogliono, dalle foto del compleanno della nonna all’ultima puntata del dottor House sottotitolata in ceceno.

Chi carica materiale protetto sa, forse a cuor leggero ma lo sa, che sta commettendo un’infrazione, che può essere perseguito e che il suo materiale se scoperto verrà cancellato; in ogni caso è intenzionato a poter condividere una sua distribuzione di un gioco, di un film appena uscito, di un crack per un programma costoso, i motivi di queste intenzioni sono molteplici vanno dall’autogratificazione alla coscienza che le opere di intelletto debbano essere libere e accessibili, quale che sia la motivazione, la loro utilita’ per chi non ha i soldi per andare al cinema 3 volte al mese, comprarsi sky per vedere un telefilm, comprare 10 giochi l’anno etc. e’ immensa .

Tornando a megaupload la sua piattaforma conteneva il 5% dei contenuti online dell’intera internet, era visitata da milioni di persone quotidianamente sia per motivi legali che per quelli considerati “illegali” e la sua messa offline per colpa di un governo asservito alle major discografiche, editoriali e cinematografiche priva il mondo di una biblioteca di contenuti globali frutto di 6 anni di accumulazione.

Tutto quel materiale oggi, dalle foto della tua vacanza all’ultimo football manager e’ nelle mani dell’FBI, tutto quel materiale è stato sequestrato dai magazzini personali e requisito aldilà di prove di illegalità. Non si tratta quindi di difendere l’investitore, il proprietario, o il pubblicitario che c’è dietro megaupload, si tratta come al solito di difendere i propri spazi di libertà nella rete, è quindi la solita vecchia guerra contro chi vorrebbe fare di internet strumenti di controllo e di commercio contro chi invece vuole che la rete diventi definitivamente quello per cui è nata cioè uno strumento di condivisione e di comunicazione libera.

Per questo 15 minuti dopo il comunicato di megaupload la rete ha risposto con il più grande attacco della sua storia, per questo il collettivo anonymous è riuscito con il solito successo a colpire più bersagli in poche ore.

Decine di migliaia di persone nel mondo hanno dato il loro supporto,in migliaia hanno azionato LOIC, in milioni hanno condiviso i bersagli twittandoli e hanno incitato alla rappresaglia esultando quando un sito dopo l’altro cadeva; i bersagli erano le industrie musicali (universalmusic.com) i consorzi editoriali (mpaa.org e riaa.com) e i siti governativi (copyright.gov, justice.gov) e infine l’odiata FBI (fbi.gov) che nel 2011 ha arrestato un numero di attivisti impressionante con accuse per centinaia di anni di carcere e con una condotta che non differisce troppo dalle polizie presidenziali dei paesi arabi in rivolta.

Oggi 20/01 l’operazione #OpMegaupload continua mentre scriviamo :

#Anonymous reports that justice.govt.nz and shop.mgm.com are Tango Down in continuing #OpMegaUpload

Ma un attacco ddos non basta e come giustamente dice Anonymous:

Questo non è solamente un richiamo collettivo di Anonymous a darci da fare. Cosa può mai risolvere un attacco DDoS? Che cosa può essere attaccare un sito rispetto i poteri corrotti del governo? No. Questo è un richiamo per una protesta di grandezza mondiale sia su internet che nella vita reale contro il potere. Diffondete questo messaggio ovunque. Non possiamo tollerare quello che sta succedendo. Ditelo ai vostri genitori, ai vostri vicini, ai vostri colleghi di lavoro, ai vostri insegnati e a tutti coloro con i quali venite in contatto.Tutto quello che stanno facendo riguarda chiunque desideri la libertà di navigare in forma anonima, parlare liberamente senza paura di ritorsioni, o protestare senza la paura di essere arrestati. Andate su ogni rete IRC, su tutti i social network, in ogni community on-line e dite a tutti l’atrocità che sta per essere commessa. Se protestare non sarà abbastanza, gli Stati Uniti dovranno vedere che siamo davvero una legione e noi dovremo unirci come una sola forza opponendoci a questo tentativo di censurare Internet ancora una volta, e nel frattempo scoraggiare tutti gli altri governi dal tentare ancora. Noi siamo Anonymous. Noi siamo una legione. Non perdoniamo la censura. Non dimentichiamo la negazione dei nostri diritti come esseri umani liberi. Questo è per il governo degli Stati Uniti. Dovevate aspettarvi la nostra reazione.”

http://www.youtube.com/watch?v=Smb-cFSDXrw

 

 

Conferenza stampa della cooperativa Inventare l’Abitare

Roma, Gruppi Consiliari, via delle Vergini 18, 3° piano

18 gennaio 2012 ore 12
Il Comune di Roma blocca gli autorecuperi

Approvata nel 1998 la legge regionale del Lazio che regolamenta l’autorecupero, nel 2001 il comune di roma, di intesa con la regione stessa e il ministero dei lavori pubblici, delibera sei progetti di autorecupero che si aggiungono alle prime due sperimentazioni (addirittura del 1996). Fiore all’occhiello dell’amministrazione capitolina in tema di recupero edilizio con tecniche di bioedilizia e di accesso al diritto all’abitare per tutti,  l’autorecupero è da anni la “buona pratica” per eccellenza di cui il Comune di Roma si vanta sul suo sito (http://www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?jp_pagecode=dip_pol_riq_per_aut.wp&ahew=jp_pagecode) e nei convegni di tutta Europa.
Ma dopo più di 10 anni siamo costretti a denunciare con forza le gravi inadempienze dell’amministrazione comunale che si traducono per noi in una forzosa ed ingiustificatamente prolungata emergenza abitativa.
Appalti vinti e lavori mai realizzati, aumenti dei costi per via di ritardi nei lavori, mancato utilizzo delle tecniche e dei materiali previsti dalla bioedilizia, ritardi non di mesi ma anni nell’allaccio delle utenze… e ora si aggiunge anche il problema con i mutui che le banche non rilasciano più per mancanza di adeguati impegni del Comune. Tutto ciò produce la drammatica situazione di emergenza abitativa che coinvolge tutti quegli aventi diritto che hanno rinunciato alla strada certa della casa popolare per investire le proprie energie anche economiche in una nuova opportunità: alcuni dei nostri soci pagano da 5 anni le rate di un mutuo per una casa in cui non vivono.
La cooperativa ha tentato con le varie amministrazioni che si sono succedute di risolvere i tanti problemi, anche quelli che non erano di sua competenza, ma adesso siamo veramente stufi: l’ultimo piano di consegna degli alloggi consegnatoci dall’assessore competente è stato, per l’ennesima volta disatteso, e su due cantieri i lavori non vanno avanti per l’impossibilità di accendere i mutui.
Come soci della cooperativa “inventare l’abitare” abbiamo deciso di dare immediatamente vita a varie forme di protesta e mobilitazione sino alla conclusione positiva dei nostri progetti, convinti come siamo che il diritto all’abitare, anche di qualità, sia diritto inalienabile per tutte e tutti.

Cooperativa “Inventare l’abitare”
Per contatti:
Bruno Papale 347/5161238,
Manfredo  Proietti mobile: 3337106393
Fax: 0623328553
E-mail: inventarelabitare@vodafone.it

Fronte del Porto. Manifestazione venerdi 23 dicembre

dalle caserme, all’acqua, ai trasporti… GOOD BUY ROMA!

In via del Porto Fluviale 12 c’è un enorme palazzo che fu un deposito merci del ministero della difesa. Dopo anni di abbandono è stato occupato, quasi nove anni fa, da centinaia di persone in grave emergenza abitativa che con tanto lavoro lo hanno trasformato in altrettante case e ne hanno fatto un luogo accogliente per sé, per le proprie famiglie e per tutti coloro che hanno avuto la fantasia e la curiosità di affacciarsi alla sala da thè, ad una mostra d’arte, una serata di musica dal vivo, ai corsi di cucina dal mondo, alle feste per grandi e bambini o al cineforum.
Con la delibera n°8/2010 del Comune di Roma, questa e altre 14 strutture tra caserme e forti (Boccea, Pietralata, Bravetta, Papareschi…) vengono fatte oggetto di un accordo tra Comune e Ministero della Difesa per la messa in vendita e il contestuale cambio di destinazione d’uso di questo patrimonio per risanare le casse di un ministero come quello della Guerra che non conosce crisi e vergogna.
Si tratta di un patrimonio inestimabile fatto di ettari ed ettari di terreno libero nel cuore della città nonché strutture appena dismesse che potrebbero essere immediatamente utilizzabili per i tanti bisogni di servizi e spazi pubblici in una metropoli sempre più cara, congestionata ed inaccessibile come questa in cui viviamo. La vendita delle caserme si va a sommare alle conseguenze del Piano “regalatore” di cemento, alle speculazioni che sono via via calate sulla città dai mondiali di nuoto, alle torri dell’ex ministero delle finanze all’eur o l’ex Fiera di Roma… fino al prossimo pacchetto da 35 delibere di deroghe urbanistiche che il Comune di Roma si appresta ad approvare.
Con il Governo Monti, paladino dell’austerity per tutti tranne che per palazzinari e banchieri, tornano alla ribalta i processi di dismissione del patrimonio pubblico: evidentemente il fallimento delle cartolarizzazioni volute da Tremonti che a tutti noi è costato 1,7 miliardi di euro per qualcun altro ha rappresentato un’occasione di lucro che è pronto a replicare.
Accettare la S –VENDITA (perché per il Comune si tratta proprio di due spicci) significa per l’ennesima volta permettere che la crisi economica e di sistema venga usata come grimaldello per l’attacco ai diritti e ai beni comuni a vantaggio dei profitti di pochi e di una crescente e permanente diseguaglianza sociale: dall’acqua controllata dall’Acea di parentopoli e che si oppone al nettissimo risultato referendario per l’acqua pubblica, dall’Atac che da un lato precarizza i lavoratori e dall’altro aumenta ad 1,50 euro il prezzo del biglietto, dalla sanità con ospedali, consultori e ASL che chiudono, al diritto all’abitare in una città con periferie sempre più estese e affitti improponibili, dalla formazione di ogni ordine e grado fino alla gestione dei rifiuti ostaggio dei soliti noti che ostacolano la scelta della raccolta differenziata e del riuso.

Ma ROMA NON E’ IN VENDITA!

 Per questo invitiamo chi nel territorio dell’11° Municipio e nella città tutta si batte contro questo nuovo sacco di Roma e per difendere diritti, spazi pubblici e beni comuni, a ritrovarsi in questa piazza del “Natale Precario”. Dai comitati per l’acqua pubblica, ai comitati NoPup, ai movimenti per il diritto all’abitare, ai comitati che si battono contro il business delle discariche e degli inceneritori, fino a chiunque vuole conquistare e costruire un’altra città libera dalle speculazioni e dai palazzinari, a chiunque crede che riprendersi la città vuol dire anche ribellarsi alla crisi ed alla precarietà in cui vengono sempre più ingabbiate le nostre vite.
 
VENERDI’ 23 DICEMBRE
dalle ore 16.00
Piazza Enrico Fermi alias Piazza del Natale Precario
 
comunic –azione – giochi contro la crisi – teatro – musica
 
dalle ore 18.00 ASSEMBLEA PUBBLICA
voci contro la precarietà e le privatizzazioni
Promuovono: ABITANTI DEL PORTO FLUVIALE – COORDINAMENTO CITTADINO DI LOTTA PER LA CASA