Napoli, 10-11 dicembre: “Verso la costruzion​e della rete europea per l’acqua bene comune”

Il 10 e 11 dicembre si terrà a Napoli l’assemblea “Verso la costruzione della rete europea per l’acqua bene comune”, cui prenderanno parte attivisti per l’acqua bene comune provenienti da tutta Europa.

L’obiettivo dell’incontro è avviare il processo di costituzione di una rete europea che metta assieme – in uno spazio comune – tutti i movimenti, le associazioni, i sindacati e i gruppi sociali che lottano in Europa per l’acqua bene comune. Una rete che possa definire una “piattaforma condivisa”, ossia gli elementi di fondo di un’azione e di un progetto comune, identificando di volta in volta campagne e strumenti da adottare, come ad esempio l’ ICE.

Crediamo che dalla crisi non possa esserci un’uscita di tipo finanziario. Tantomeno pensiamo che le ricette neoliberiste e privatrizzatrici che ci hanno portato al disastro possano rappresentare in alcun modo una soluzione ai problemi sociali ed economici in cui versa l’Europa. Al contrario, proprio il governo partecipato dei beni comuni fondamentali, a partire dall’acqua, è una chiave di volta fondamentale per assicurare a tutti l’accesso a beni vitali essenziali, per ridefinire un nuovo modello sociale europeo, per costruire le basi di un’altra economia, sociale e solidale, e di un’ Europa dei diritti e dei beni comuni, lasciandoci alle spalle con la crisi anche l’Europa del mercato e della competizione.

 

 

Programma 10-11 dicembre 2011

Castel dell’Ovo, Napoli

“Verso la costruzione della rete europea per l’acqua bene comune”

Sabato 10 dicembre

ore 10,15-10,30 Saluti e apertura dell’assemblea

Saluto del Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris
Intervento del Comitato Acqua Pubblica Napoli

ore 10,30-13,45 prima sessione
 “La piattaforma condivisa della Rete: quali elementi e obiettivi comuni del movimento europeo per l’acqua?”
Coordinano i lavori Tommaso Fattori, Enzo Vitalesta e Gabriella Zanzanaini

ore 11,30 pausa caffè

ore 13,45-14,45 pausa pranzo

ore 14,45-19 seconda sessione
 “Come costruire la Rete? Il percorso, l’organizzazione, le prossime tappe (fra cui il FAME di Marsiglia)”
Coordinano i lavori Renato Di Nicola, Marco Iob e Franco Russo

ore 16,30 pausa caffè

Domenica 11 dicembre

ore 9-14: terza sessione
“Quali strumenti per realizzare gli obiettivi comuni? Campagne, iniziative dei cittadini europei, petizioni etc
Coordinano i lavori Caterina Amicucci, Corrado Oddi, Comitato campano/napoletano Acqua Pubblica

ore 11,30 pausa caffè
* E’ prevista la traduzione simultanea Inglese-Francese-Italiano

In assemblea potranno intervenire, nelle tre sessioni di lavoro, tutt* coloro che chiederanno la parola.

Sono previsti interventi di alcuni ospiti, fra cui Alberto Lucarelli, assessore ai Beni Comuni al Comune di Napoli e gli interventi di rappresentanti di organizzazioni, reti, sindacati e movimenti sociali europei, in particolare hanno assicurato la loro presenza: Gerasimos Arapis – Hspech (Grecia); Luis Babiano – Aeopas (Spagna-Siviglia); Eloi Badia – Engineers Without Borders (Spagna-Barcellona); Santiago Barajas (Spagna – Madrid); Pierre Bauby (France); Jacques Cambon  Attac (Francia); Barbara Castro Urio -Movimiento 15m (Spagna – Barcellona); Birgit Daiber -RLS (Germania); Pilar Esquina (Spagna-Madrid); Monica Espinoza -WSF (Belgio); Ermioni Frezouil -Medsos  (Grecia); Michal Gazovic -Ludiavoda (Slovacchia); Dorothea Härlin -Berliner Wassertisch/GiB (Germania); Santiago Matin Barajas – Ecologistas en Accion (Spagna – Madrid); Georgi Medarov – Za zemiata (Bulgaria); Quim Perez – Ecologistas en Accion (Spagna – Barcellona); Mihaela Popa (France); Anna Poydenot -Ierpe (Belgium); Renato Sabbadini -RLS (Germania);  Pablo Sanchez Centellas -European Public Services Union; Muriel Santoro -Foundation France Libertés (France); Dimitra Spatharidou- Medsos (Grecia); Theodoros – Sindacato della Funzione Pubblica (Grecia); Thierry Uso – Aquattac (Francia); Gabriella Zanzanaini -Food and Water Watch-Europe (Belgio).

 

 
Informazioni logistiche:

 

l’incontro si svolgerà presso Castel dell’Ovo, Via Eldorado, 3 Napoli (vedi mappa).

Per arrivare dall’aeroporto di Capodichino:
Prendere l’Alibus e scendere a P.zza Municipio. Da qui bus R3 (o equivalente) in direzione Mergellina, fermata piazza Vittoria.

Per arrivare dalla stazione centrale di piazza Garibaldi:
– metropolitana in direzione Pozzuoli con fermata a piazza Amedeo* o Napoli Mergellina;
– bus 601 per piazza Vittoria;
*(da piazza Amedeo si può raggiungere la sede con una passeggiata a piedi)

Orario di apertura: lun-ven 8:00-19:00; festivi 8:00-14:00 La zona del Castello non ha una buona disponibilità di parcheggi. Il Castello è accessibile per i disabili.
per l’ospitalità potete consultare il sito dell’Ostello per la Gioventù e prenotare direttamente con convenzione per il convegno. Questi i costi:
Camerata 4 letti, con bagno: euro 16,00
Camera doppia, con bagno: euro 19,00
Camera doppia, uso singola, con bagno: euro 25,00

E’ anche possibile prenotare via mail a questo indirizzo: napoli@aighostels.com.
E’ necessario indicare: partecipazione al convegno, nome, cognome, numero e data delle notti, tipologia di camera e numero di telefono.
E’ necessario portare con se asciugamani e sapone.
 

Per arrivare: dall’areoporto di Capodichino prendere l’ALIBUS fino a Piazza Garibaldi, dove si trova la stazione Centrale, al cui interno puoi prendere la metro linea 2 direzione Pozzuoli e scendere a Mergellina, la quarta fermata.
Quando esci dalla stazione vai a destra prima del Tunnel sempre sulla destra c’è una salita in cima alla quale c’è l’ostello.

Altre possibilità di alloggio non convenzionate a questo link

 

Vi aspettiamo a Napoli!

Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Per Info:

E-mail: segreteria@acquabenecomune.org
Telefono: 329 5315090

Difendere i beni comuni per combattere la precarietà di vita

[La crisi, l’acqua e il diritto all’insolvenza]
Nell’era della crisi infinita, praticare l’insolvenza significa non pagare l’austerity.
Pratiche individuali già ne esistono nella società italiana che presenta tassi di evasione fiscali altissimi, in cui aumenta a dismisura il numero dei protestati, di chi non paga più le multe, il canone rai, il biglietto dell’autobus e così via.
Ciò che è necessario mettere in campo sono pratiche di rivendicazione collettiva di pezzi di reddito che ci spettano e che dall’alto non cadrà mai.
Ancora una volta, ribadiamo che il reddito di base universale è un obiettivo da conquistare per garantirsi il diritto all’esistenza in un mondo quasi completamente mercificato e che vogliamo cambiare.
Il reddito per noi ha sempre significato per esempio, a partire dalle nostre vite precarie, occupare casa e così non pagare l’affitto e, così, non solo potersi mantenere ma addirittura poter lavorare meno, accettare meno lavori di merda e persino fare una vita politicamente attiva.
La casa è un pezzo di reddito ma da sola non può bastare!
“La crisi non la paghiamo” gridavamo 2 anni fa e, invece, ce l’hanno completamente scaricata addosso aprendo non solo una frana dell’economia ma una ben più larga e profonda crisi di un sistema di rappresentanza, di modello sistemico e culturale e di quell’incrollabile fede nell’ultima ideologia rimasta: il capitalismo.
Ma questo rappresenta oggi uno dei dati più interessanti, proprio perchè questa crisi ha aperto la possibilità, anche semantica, di immaginare una possibile alterità.
Uno degli esempi più forti è quello del referendum di giugno. Improvvisamente una popolazione da molti anni disabituata e disillusa afferma chiaramente che l’acqua non si tocca. E fino a qui va bene perchè l’acqua, emotivamente, è elemento madre: intuitivo e emozionale.
Ma in realtà qualcosa in più c’è.
C’è una campagna fatta dal basso, strada per strada, ci sono spazi di comunicazione guadagnati metro per metro, ci sono ragionamenti lunghi anni che conquistano e si diffondono veloci; l’acqua diviene un paradigma nella società italiana. Non solo tra cittadini ma anche nel dibattito pubblico. I beni comuni sfondano e divengono elemento semiotico riconosciuto, una linea. Forse una barricata.
Le persone dicono infatti con il loro voto che non sono più disposte a sacrificare tutto sull’altare del mercato; la religione neoliberista vacilla anche da noi.
I privatizzatori, bipartisan, si trovano improvvisamente sconfitti e, con loro, anni di beni pubblici saccheggiati a man bassa, ricette in cui le persone sono divenute risorse umane, in cui il mercato del lavoro doveva essere flessibile fino a divenir eprecario, l’innovazione e la garanzia passava per le formule innovative del profitto privato.
Ma ancor di più accade: si forma un ragionamento collettivo sul superamento tra pubblico e privato e che afferma il comune.
In questo contesto chi governa la crisi continua ad affermare che c’è un debito, e c’è, a carico di tutta la società. O meglio a carico di quella parte della società, enormemente maggioritario, che non lo ha contratto.
E questo rientra chiaramente in un circolo vizioso: chi ha fatto profitti sulla nostra vita ha prodotto la crisi e ora vuole che paghiamo il suo debito aumentando esponenzialmente lo sfruttamento della nostra vita stessa.
Per questo, ad oggi, non hanno ancora applicato il referendum e fanno di tutto per aggirarlo. Esattamente come ignorano volutamente le strenue resistenze che molti territori in tutta Italia, a partire dalla Val di Susa, fanno alle così dette grandi opere in cui si ignora completamente quello che è il bene comune e si opta per il profitto privato.
Ma il movimento dell’acqua ci offre un’ulteriore riflessione, quella della contrapposizione diretta con quelli che di volta in volta abbiamo definito privatizzatori, sfruttatori, precarizzatori. Infatti Il Forum italiano dell’Acqua sceglie di lanciare una campagna per l’applicazione del secondo quesito referendario, proprio quello sulla remunerazione del capitale: profitti garantiti in bolletta. E proprio in questa proposta noi vediamo una delle possibilità di non pagare, ancora una volta, di sottrarci al pagamento della crisi generata dal capitale, di poter praticare il diritto all’insolvenza. Il diritto a scegliere il non pagare il debito altrui perchè, quel debito, è una parte del profitto del mercato.
Perchè scegliere di non pagare non è solo una sottrazione dal mercato e dallo sfruttamento di quello che è di tutti ma è anche, implicitamente, una provocazione ed una presa di parola ben chiara.
Una forma conflittuale di praticare contenuti radicali, una delle possibili affermazioni del nostro: “Noi la crisi non la paghiamo” . Che da slogan diventa pratica concreta.
Scegliamo di condividere la nuova campagna lanciata dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua perché, quella del diritto all’insolvenza, deve essere una pratica quotidiana, perché se il piano individuale diventa coordinato e quindi collettivo, se diventa riproducibile e capillare sui territori potrà veramente fare male al sistema.
Questa è la forza che leggiamo nella campagna “Obbedienza Civile”, che volendo rispettare la volontà popolare chiede l’immediata eliminazione dalle tariffe della percentuale che garantisce i profitti procedendo, nel caso in cui questo non avvenisse, all’autoriduzione collettiva delle bollette.
Scegliamo di condividere questa campagna perché non si limita a contrastare le privatizzazioni, in una fase storica in cui più nessuna mediazione è possibile, perché utile solo a riprodurre il sistema che ci ha portato fin qui, ma anzi propone pratiche concrete dell’alternativa e della partecipazione.
E in questo ci ricorda tanto la proposta insita nello sciopero precario visto come sciopero politico e non come momento di precipitazione vertenziale per chiedere aumento del salario o garanzie di alcun tipo rispetto ad un determinato settore o contratto, ma che pone al centro il punto di vista precario e mostra la potenza dei precari non la loro debolezza, la complessità della precarietà non il suo atomismo, rilancia per tutti e non per qualcuno.
Come precarie e precarie abbiamo scelto da tempo che volevamo sottrarci allo sfruttamento del mercato e che volevamo stabilire forme di cooperazione e cospirazione per organizzarci al di fuori di contesti sindacali o politici che difficilmente riescono a leggere la precarietà. In questo il movimento si addice maggiormente, secondo noi, ad affrontare concettualmente e praticamente l’attacco che viene mosso a tutti noi.
Perchè la difesa dei beni comuni è un piano di ricomposizione nel quale riconoscersi e riuscire a superare quella divisione forzata di ognuno di noi, delle nostre storie e delle nostre vertenze. Esattamente quello che è rappresentato dalla parcellizzazione a cui sono sottoposte le nostre vite precarie.
Ma anche perchè sappiamo che sono alla base della nostra stessa vita e, dunque, anche della stessa lotta.
Per questo difendiamo i beni comuni e combattiamo contro la precarietà.
Per conquistare il nostro futuro. Diverso dall’esistente e, quindi, tutto da costruire.
Acrobax
Punti San Precario_Roma

Ripartiamo dall’acqua bene comune!

Movimenti per l’Acqua.

PER IL RISPETTO DELL’ESITO REFERENDARIO, PER UN’USCITA ALTERNATIVA DALLA CRISI
Il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l’uscita dell’acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.

Un voto netto e chiaro, con il quale 27 milioni di donne e uomini, per la prima volta dopo decenni, hanno ripreso fiducia nella partecipazione attiva alla vita politica del nostro paese e hanno indicato un’inversione di rotta rispetto all’idea del mercato come unico regolatore sociale.

Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali – ad eccezione del Comune di Napoli – proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso S.p.A. e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa.

Non solo. Con l’alibi della crisi e dei diktat della Banca Centrale Europea, il Governo ha rilanciato, attraverso l’art. 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni dei servizi pubblici locali, addirittura riproponendo il famigerato”Decreto Ronchi” abrogato dal referendum.
Governo e Confindustria, poteri finanziari e lobbies territoriali, resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia.

IL RISULTATO REFERENDARIO DEVE ESSERE RISPETTATO

E TROVARE IMMEDIATA APPLICAZIONE

Per questo, il movimento per l’acqua si prepara a lanciare la campagna nazionale “Obbedienza civile”, ovvero una campagna che, obbedendo al mandato del popolo italiano, produrrà in tutti i territori e con tutti i cittadini percorsi auto organizzati e collettivi di riduzione delle tariffe dell’acqua, secondo quanto stabilito dal voto referendario.

Quello che avviene per l’acqua è solo il paradigma di uno scenario più ampio dentro il quale si colloca la crisi globale. Un sistema insostenibile è giunto al capolinea. I poteri forti invece di prenderne atto invertendo la rotta, ne hanno deciso la prosecuzione, attraverso la continua restrizione del ruolo del pubblico a colpi di necessità imposte dalla riduzione del debito e dai patti di stabilità, la consegna dei beni comuni al mercato, tra cui la conoscenza e la cultura, lo smantellamento dei diritti del lavoro anche attraverso l’art. 8 della manovra estiva, la precarizzazione dell’intera società e la conseguente riduzione degli spazi di democrazia.

Indietro non si torna. Dalla crisi non si esce se non cambiando sistema, per vedere garantiti: il benessere sociale, la tutela dei beni comuni e dell’ambiente, la fine della precarietà del lavoro e della vita delle persone, un futuro dignitoso e cooperativo per le nuove generazioni.

Un altro modello di società è necessario per l’intero pianeta. Insieme proveremo a costruirlo anche nei prossimi appuntamenti internazionali, come la conferenza sui cambiamenti climatici di Durban di fine novembre e a Marsiglia nel Forum Alternativo Mondiale dell’acqua a Marzo 2012.

Siamo vicini ai popoli che subiscono violenze, ingiustizie e vengono privati del diritto all’acqua come in Palestina, di cui ricorre il 26 novembre la Giornata internazionale di solidarietà proclamata dall’Assemblea della Nazioni Unite.

Per tutti questi motivi il popolo dell’acqua tornerà in piazza il prossimo 26 novembre e invita tutte e tutti a costruire una grande e partecipata manifestazione nazionale.

Vogliamo che sia il luogo di tutte e di tutti, da qui l’invito a costruirlo insieme, come sempre è stata l’esperienza del movimento per l’acqua. Un movimento che ha sempre praticato la radicalità nei contenuti e la massima inclusione, con modalità condivise, allegre, pacifiche e determinate nelle forme di mobilitazione, considerando le une inseparabili dalle altre.
Per questo, nel prepararci a costruire l’appuntamento con la massima inclusione possibile, altrettanto francamente dichiariamo indesiderabile la presenza di chi non intenda rispettare il modo di esprimersi di questa ricchissima esperienza.

Vogliamo costruire una giornata in cui siano le donne e gli uomini di questo paese a riprendersi la piazza e la democrazia, invitando ad essere presenti tutte e tutti quelli che condividono questi contenuti e le nostre forme di mobilitazione, portando le energie migliori di una società in movimento, che, tra la Borsa e la Vita, ha scelto la Vita.

E un futuro diverso per tutte e tutti.
Per info e adesioni scrivere a segreteria@acquabenecomune.org

 

San Paolo: sgomberato ex deposito Atac

Roma, 31 ottobre. Questa mattina verso le ore 7 ingenti e arroganti forze del reparto celere della Polizia di Stato hanno circondato l’ex deposito ATAC di San Paolo per sgomberarlo.

Gli e le occupanti sono saliti/e sul tetto per cercare di restare nelle loro case. In questi frangenti mentre gli uomini sono stati portati via al commissariato di zona ci sono state poi alcune aggressioni alle donne con i bambini in braccio, sono tirate per i capelli, insultate e maltrattate.

Nel frattempo occupanti e solidali giunti da tutta Roma hanno provato a partire in un corteo comunicativo che spiegasse cosa stava succedendo al quartiere e perchè Alemanno avesse sgomberato quel posto che tante nuove attività sociali aveva portato nel quartiere durante questi mesi di occupazione.

Questa pacifica manifestazione comunicativa è stata impedita dalla Polizia che si è schierata davanti agli uomini, donne e bambini del corteo con caschi, scudi e manganelli… pronti a colpire.

Non cadiamo in queste trappole, ma lo diciamo fin  da subito che ci riprenderemo il diritto a manifestare nelle strade della nostra città e che questa stretta autoritaria fascistoide di Alemanno ha i minuti contati.

Alemanno se ne deve andare al più presto e questo sarebbe sicuramente un bene comune per la cittadinanza di Roma.

Il deposito ATAC ormai da tempo abbandonato era stato occupato il 20 giugno per sottrarlo alla speculazione dopo che il sindaco Alemanno aveva approvato la delibera 35 per poter vendere ai privati i beni di ATAC per trovare nuovi fondi dopo i disastri combinati dalla sua amministrazione oscenamente implicata nello scandalo parentopoli all’ATAC e nel saccheggio di tutte le altre minucipalizzate del comune di Roma.

No Tav

Una raccolta di articoli sulla lotta No Tav:

VERSO IL 15 OTTOBRE VAL SUSA CHIAMA ITALIA

No Tav: repressione e arresti

METRO PER METRO: 4 GIORNI NOTAV! CAMPEGGIO E INIZIATIVE

La Valle Ribelle, un’alternativa per l’utopia concreta!

La forza del movimento notav!

Ancora una volta la Val Susa non si tocca!

Comitato di lotta popolare di Bussoleno sotto attacco

La Valle Ribelle, un’alternativa per l’utopia concreta!

NoTav: la potenza della valle ribelle

Dalla Val Susa: venite a trovarci

Tra le montagne della Repubblica libera e indipendente della Maddalena

VERSO IL 15 OTTOBRE VAL SUSA CHIAMA ITALIA

da www.notav.info

Scriviamo queste righe dalle nostre montagne, sperando che dalle Alpi possano arrivare a tutto lo stivale, da Cortina a Lampedusa. La nostra valle vive un momento di lotta intensa, di resistenza: ogni giorno è qui, ormai, un giorno decisivo. Dai nostri presidi, dalle nostre baite, dai nostri paesi, dalle strade e dai sentieri che li collegano, attorno al fortino militarizzato creato dal governo a difesa del non-cantiere dell’Alta Velocità, stiamo resistendo. Ed è da resistenti che ci rivolgiamo a voi, che ci rivolgiamo all’Italia. La lotta No Tav è una lotta per la difesa della salute e del territorio, ma non solo: è una lotta contro la consegna della ricchezza prodotta collettivamente, in tutto il paese, nelle mani di pochi. È una battaglia contro l’alleanza strategica tra stato e mafia, ma è anche l’idea di un mondo diverso, costruito insieme attraverso nuove pratiche di decisione dal basso. È un movimento in difesa della nostra valle, che amiamo ora come non avevamo mai amato, ma è anzitutto un grido che si leva da un luogo nel mondo, rivolto a tutto il mondo.

Il 15 ottobre, in Europa e non solo, migliaia di persone risponderanno all’appello che giunge dagli indignados spagnoli: da coloro che, a partire dal marzo scorso, hanno deciso di trasformare, a modo loro, la vita politica del loro paese. Persone comuni – non eroi! – proprio come noi e voi, che hanno invaso le piazze delle loro città, parlando alla Spagna della società che vorrebbero costruire, sulle ceneri della classe politica che governa il loro paese. Come la Val Susa non può vincere senza l’Italia – e, lo diciamo con convinzione, un’Italia migliore non può nascere senza la vittoria della Val di Susa – così i ragazzi spagnoli non possono vincere senza l’Europa. Che cosa vogliono? Una politica e un’economia al servizio di tutte e tutti, il rispetto per l’essere umano e per l’ambiente, la morte definitiva dell’accentramento del potere mediatico, dell’abuso sistematico di quello politico, della corruzione, del commissariamento globale da parte della grande finanza. Ogni volta che ripetiamo questi stessi, identici concetti nelle nostre assemblee popolari, ogni volta che li gridiamo lungo le vigne o sotto le reti della militarizzazione, sentiamo di portare avanti una lotta che è la loro stessa; ma è la stessa degli studenti greci e tunisini, dei ragazzi che vengono arrestati sul ponte di Brooklyn e di quelli che cambiano la storia in piazza Tahirir.

Allora che aspettiamo? Il tiranno che ci governa è a Roma! A Roma è il mandante politico dell’invasione militare della Valle, a Roma è il mandante politico del Tav: decrepito, vergognoso e trasversale, proprio come in Spagna, proprio come in Grecia. A Roma sono i palazzi che hanno partorito una manovra di assassinio di due o tre generazioni, e mentre con una mano rapinano gli italiani di 20 miliardi di euro, con l’altra firmano gli accordi con la Francia per regalarne 22 al malaffare, distruggendo con il Tav le nostre vite e la nostra vallata. Mentre già discutono la necessità di una manovra bis per attaccare ancora più a fondo, in nome dei diktat della BCE, la società italiana, spendono 90.000 euro al giorno per gasarci al CS e reprimere in ogni forma il nostro dissenso, per la sola colpa di esserci ribellati al loro decennale strapotere. Questo è ormai la Val di Susa, del resto: un pericoloso esempio per tutte e tutti, da sradicare con la forza. Cosa aspettate? Cosa aspettiamo? Se vogliamo un futuro, un futuro qualsiasi, non abbiamo scelta: dobbiamo sfidare la casta – tutta la casta! – e dobbiamo vincere. A Roma ci saremo per sentire ancora il vostro abbraccio, dopo mesi difficili in cui abbiamo sofferto, ma anche sognato; e tra i nostri sogni ci sarà sempre quello in cui vi vediamo marciare fin sotto i palazzi del potere, e lanciare tutti insieme il grido che arriva, forte e chiaro, dalla Spagna: Que se vayan todos!

Sul sentiero di guerra. Autonomia, indipendenza, territorio

VENERDI’ 7 OTTOBRE 2011 @ LOA Acrobax – via della vasca navale 6

Diretta audio qui

In un mondo che, grazie alla guerra globale permanente e allo Stato d’eccezione fatto norma, si assomiglia sempre di più per gli scenari di conflitto innescati e fomentati ad arte e dall’alto, vogliamo rilanciare un dibattito sulle pratiche comuni di resistenza e autogoverno, ignorando le frontiere che ci hanno imposto.

Vogliamo chiederci se la Val di Susa è poi così distante dalla Selva Lacandona del Chiapas; se il moltiplicarsi dei comitati dei NO risponde a un’esigenza così diversa dall’autorganizzazione indigena contro i mega-progetti imposti dal FMI; se un’assemblea di valligiani o quella di uno spazio occupato hanno una dinamica diversa da quella di un villaggio maya; se le lavoratrici sessuali sui marciapiedi delle metropoli, i migranti sui tetti dei treni o sui barconi e i contadini curvi su campi deserti sono un’altra faccia di una precarizzazione globale.

Vogliamo interrogarci sulle pratiche di liberazione e resistenza in quei territori minacciati qui da un TAV o da una discarica, li’ da una diga o un’autostrada, ma ovunque uniti da un nemico devastante, il capitalismo, e da un’energia comune, la ribellione della gente.

Gli zapatisti ci ricordano che la quarta guerra mondiale è esplosa: il neoliberismo contro l’umanità, quella che custodiamo difendendo i territori, ossia la vita. Emergiamo da tante battaglie che vogliamo mettere a confronto, certi che alcuni sentieri sono gli stessi o sono percorribili a braccietto anche a migliaia di chilometri di distanza.

Il collettivo Nodo Solidale, il LOA Acrobax, con la partecipazione di alcun* compagn* del NOTAV e di Terzigno (o di Acqua Bene Comune) invitano a un dibattito su:

Autonomia, Indipendenza, Territorio: pratiche di lotta e di autogoverno a confronto.

 

A seguire:

 

Presentazione del video “Tessendo Autonomia – progetti in Messico 1.0”

Uno sguardo sul Messico che lotta, raccontato attraverso i progetti della PIRATA. Scorrono le immagini e le parole delle comunità indigene di Oaxaca, dello zapatismo, delle lavoratrici sessuali autorganizzate di Città del Messico. Pezzi di autonomia reale.

Presentazione del libretto “L’Altra Campagna e la lotta di classe delle lavoratrici sessuali in Messico”

L’analisi di fase e le prospettive rivoluzionarie di un collettivo di promotrici di salute e di lavoratrici sessuali, la Brigata di Strada, che si considerano come parte attiva della classe operaia messicana. Un approfondimento politico sulle influenze dello zapatismo nella metropoli e sul superamento della dicotomia “legalizzare o abolire” la prostituzione, a favore dell’autodeterminazione delle lavoratrici sessuali. Tradotto e curato dalla PIRATA

*La PIRATA è la Piattaforma Internazionalista per la Resistenza e l’Autogestione Tessendo Autonomia. E’ una rete di solidarietà dal basso, antifascista, autogestita e non sovvenzionata da istituzioni governative o dai partiti. E’ una cooperazione politica internazionalista creatasi con tre gruppi libertari che, fra altre attività, sono parte attiva nei processi di liberazione in Messico: il collettivo Nodo Solidale, il Collettivo Zapatista di Lugano “Marisol”, il gruppo Nomads dell’Xm24.

Roma Bene Comune: all’ex deposito Atac l’assemblea nazionale

L’assemblea nazionale realizzata a partire dall’appello proposto da Roma Bene Comune, che si è tenuta oggi 10 settembre 2011, ha raccolto nella struttura dell’ex deposito Atac di San Paolo a Roma una partecipazione che non si vedeva da tempo di collettivi, associazioni, movimenti, realtà del sindacalismo conflittuale e di base; una partecipazione ampia ed attiva soprattutto di moltissimi attivisti e persone che hanno deciso di prendere parte ad un momento di confronto realmente orizzontale e partecipativo, offrendo la propria disponibilità a mettersi in gioco dentro una nuova stagione di conflitto e trasformazione dal basso.

Vai alla pagina completa con audio degli interventi e foto su coordinamento.info

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No Tav: repressione e arresti

Nella notte di venerdi, il movimento no tav, con la partecipazione di nutriti gruppi di compagn@ da diverse città, ha portato a termine una significativa iniziativa volta a smantellare le reti dello pseudo cantiere-fortino, nella zona della baita della Clarea, alla Maddalena, proprio sotto il tratto di autostrada. L’unica reazione che le forze di occupazione hanno avuto è stata, come sempre, la repressione più becera e cieca, tramite arresti e lanci di lacrimogeni. Due compagne, della zona, sono state arrestate, e tutta l’azione è stata definita, dai nostri politicanti di entrambe le fazioni, come iniziativa di assassini contro la democrazia dello stato, minimizzando così una lotta che dura da anni, una resistenza popolare contro le nocività, volta a difendere i propri territori e i propri spazi come beni comuni per tutt@.

Solidarietà alla lotta no tav

Solidarietà alle compagne arrestate

Nina, Marianna e Giorgione liber@ subito!

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METRO PER METRO: 4 GIORNI NOTAV! CAMPEGGIO E INIZIATIVE

Quattro gioni di campeggio e iniziative prima dell’inizio della stagione autunnale, nell’asse tra Chiomonte-Giaglione-Venaus.

Dibattiti, socialità, campeggio libero e inziative contro il Tav a difesa del territorio.
FERMARLO E’ POSSIBILE! FERMARLO TOCCA A NOI!
PROGRAMMA TEMPORANEO IN CONTINUO AGGIORNAMENTO
mercoledi 7 settembre
ore 21 Giaglione piazza campo sportivo ASSEMBLEA POPOLARE NO TAV (Sarà la vera apertura della quattro giorni in cui si andrà a discutere la fase politica del movimento facendo un primo bilancio dell’estate e si andranno a definire le iniziative dei giorni a venire)
giovedì 8 settembre
ore 17,30 Chiomonte presidio centrale: merenda Sinoira nelle vigne dell’Avanà (proseguiremo qui l’importante discorso della vendemmia e delle vigne ostaggio del fortino si tav. Da ormai tre mesi il solo piazzamento delle recinzioni ha di fatto massacrato la microeconomia locale legata al territorio di Chiomonte impedendo l’accesso ai contadini e alle famiglie e ponendo delle serie ipoteche sul futuro raccolto. Rompere questo blocco in massa e invadere le vigne è un’azione che ormai il movimento no tav porta avanti a cadenza settimanale andando a fare leva su uno degli aspetti centrali del consumo di territorio).
Ore 21 a Chiomonte: presentazione libro: “Storia popolare dell’impero americano”, a dieci anni dalla strage di Ground Zero, la versione a fumetti del best-seller con cui Howard Zinn ha rivoluzionato la storiografia americana. Dai pellirossa a Bush, i momenti salienti dell’espansionismo statunitense, come li hanno vissuti i protagonisti. Disegni di Mike Konopacki, testi di Paul Buhle.
venerdì 9 settembre
ore 19 cena a Venaus.
ore 20,30 partenza da Giaglione e Chiomonte verso la baita Clarea per passeggiata notturna al non-cantiere. Si prosegue nella dimensione di pressione all’apparato militare occupante che da tre mesi il movimento no tav cerca di impegnare il più possibile nell’arco delle giornate e dei turni.
sabato 10 settembre
dalle ore 10 baita Clarea: polentata in Clarea (Sarà una giornata popolare, per tutti, famiglie comprese in cui tutto il movimento tornerà a sfilare sulla sua terra, a dimostrare che qui la paura non è di casa e che la resistenza popolare la si fa tutti insieme. Come già fatto il 30 luglio dimostreremo a chi gufa sul movimento no tav che la storia è un’altra da quella raccontata sui media a pagamento, la storia vera è quella che scriviamo noi, di persona)
domenica 11 settembre
Giaglione ore 17: dibattito “Dal No Tav al No Debito”con Ugo Mattei (tra i promotori dei referendum sull’acqua) e Andrea Fumagalli (economista, promotore della rete San Precario e Uninomade.2) .
Dopo la primavera referendaria la lotta No Tav ha acceso l’estate dipanando sul campo il filo dei beni comuni e anticipando il nodo del debito sotteso alle grandi opere. Con la tempesta finanziaria in pieno corso e le misure del governo contro i soliti noti il tema è oramai questione di tutti/e, di più: una questione di sopravvivenza della società contro la rapina del finanzcapitalismo. E allora: come si difendono, conquistano e producono i beni comuni nella vita dentro la crisi? Come si ricompongono in un piano comune istanze e diritti di soggetti differenti, dal lavoro all’esistenza? È possibile una vita oltre e senza il debito, oltre e senza la precarietà? Domande tanto più urgenti sia in vista delle mobilitazioni europee di questo autunno sia all’indomani dello sciopero malgré soi proclamato dalla Cgil la cui promettente riuscita non può e non deve insabbiarsi nelle secche di false (non)soluzioni già viste…
INDICAZIONI LOGISTICHE E CARTINA CON INFO
Come sempre la locazione sarà molto spartana ma riuscirà comunque a fornire i servizi minimi di cui tutti necessitano (entrambi i presidi hanno docce servizi e cucina in grado di far fronte a presenze numerose). Come da sempre in val di Susa l’obiettivo è la lotta no tav a cui dedichiamo molte energie e a volte le comodità vengono un pochino trascurate ma pensiamo che il clima e la cordialità di questi posti possano colmare questi piccoli disagi.
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