La Valle Ribelle, un’alternativa per l’utopia concreta!

Bilancio sulle due settimane di campeggio resistente appena terminato alle porte del (non-)cantiere militarizzato… guardando avanti!

La giornata di mobilitazione del 30 luglio ha rimesso sotto gli occhi di tutti la forza e la maturità del movimento no tav, unico soggetto politico del nostro paese capace di rivendicare collettivamente  l’uso della forza (quando serve) senza farsi ad esso ridurre, forte di una approccio dialettico e flessibile nei tempi e nelle forme del suo manifestarsi. E così, scribacchini e politicanti hanno provato sincero stupore nel constatare che davvero quegli ottusi nemici del progresso avrebbero mantenuto la parola data. Ancora convinti che possa realmente esistere una qualche corrente di “teste calde” in grado di alterare le scelte decise dal movimento in tutta autonomia – perché di questo si tratta: della capacità di scegliere obiettivi e modi della lotta, al di fuori di qualunque influenza della politica istituzionale, qui da tempo individuata per quello che è.Chiunque avesse partecipato, anche solo visitato, il campeggio resistente tenutosi dirimpetto al fortino militarizzato avrebbe subito capito come sarebbe andata domenica,  non solo perché da queste parti le parole hanno ancora un peso (non si fanno “dichiarazioni di guerra” né si annunciano “vittorie” che non si possono ottenere) ma molto più banalmente perché avrebbe avuto il privilegio di assistere ad un raro esempio di laboratorio sociale e politico autentico in cui le classificazioni e le categorie (black bloc, pacifista, estremista, moderato) perdono progressivamente di senso di fronte ad un processo di soggettivazione reale in cui le differenze e le reciproche antipatie delle persone che lo compongono passano in secondo piano  di fronte all’urgenza pratica di combattere un nemico molto più forte . E questo non certo per angelica bontà ma per la buona consuetudine sorta dal lungo lavorio interno di un movimento che non si rifugia nella delega e nell’ideologismo viziato (ci auguriamo abbiano potuto farne tesoro anche molti cultori del bel gesto individuale!). Le assemblee riuscivano a dirimere tutti i contrasti e rendere praticabile le decisioni più delicate.
Il campeggio appena conclusosi è stato un’esperienza politica ed umana ricchissima, qualcosa di unico e senza precedenti per i compagni e le compagne più giovani che vi hanno partecipato. Ogni giorno presentava un caleidoscopio di iniziative e di discussione animato e sempre diverso. L’autorganizzazione della cucina e dei differenti lavori necessari alla riproduzione del quotidiano vivere la lotta, la scelta delle iniziative da compiere (tra un’uscita in valle e un assedio al cantiere) e le discussioni animate che vi avevano luogo si intrecciavano senza soluzione di continuità in un unicum spazio-temporale in cui l’assemblea tra tutti i partecipanti veniva interrotta da una cena a tutti accessibile, seguita magari da un dibattito partecipato e magari ancora da un assedio notturno al cantiere-fortino. Non di rado i momenti ludici, la bevuta di una birra o il relax in tenda venivano interrotti da lacrimogeni che catapultavano fin dentro il campeggio, lanciati a parabola dalle truppe mercenarie stanche delle libere battiture dei guard-rail in segno di protesta. Come ha detto bene qualcuno, si mangiava e discuteva “col passamontagna in tasca e la maschera anti-gas nello zaino”. I benpensanti potranno inorridire… ma ricordi così non hanno prezzo.
Ora, questo esperimento unico è stato possibile perché prima del campeggio avevamo già vissuto il capitolo altrettanto forte e fertile della Libera Repubblica della Maddalena (sepolto dai cingolati e le ruspe delle truppe di occupazione “democratiche”). Prima, nel tempo lungo di questo movimento che affonda indietro negli anni, il ciclo veloce delle trivellazioni abortite e quello mitico (tinto di leggenda) della Libera Repubblica di Venaus, dell’8 dicembre che l’ha seguito e della prima feconda resistenza di tutti sulle pendici del Seghino, dove “non passò il celerino”.
Da allora la lotta no tav ha guadagnato in popolarità e simpatia. Le sue ragioni iniziano ad essere comprese da quote sempre più ampie di popolazione, nazionale ed europea. La partecipazione a questi ultimi due mesi di lotta danno regione dell’estensione e penetrazione del discorso notav ben oltre i recinti in cui lo si vorrebbe rinchiudere. Il paragoni dei costi dell’opera con il parallelo e sempre più intensivo taglio della spesa sociale nazionale, dentro un orizzonte di crisi permanente senza soluzione  a portata di mano, è un esercizio che molti uomini e donne imparano a fare nel nostro paese. Quando diciamo “un metro di Tav è un letto in meno in un ospedale, un kilometro è una scuola in meno” intendiamo proprio questo. La gente inizia a fare i propri conti in tasca e anche ad uno Stato capace solo di ripetere un mantra abusato di due sole parole: austherity e sacrifici.
Con un passato simile alle spalle e un futuro tanto gravido di future battaglie, il movimento non può certo permettersi di prendere fiato troppo a lungo. La fine del campeggio non implica lo smantellamento delle sue strutture che anzi persisteranno in forma ridotta come presidio permanente per tutto il mese di agosto. Il calendario settembrino e dell’autunno che seguirà è già ricco di proposte in preparazione o definite, dal forum europeo sulle grandi opere all’organizzazione di una giornata torinese nelle piazze della città per far conoscere ai metropolitani il costo, sociale e politico, della grande opera. Un buon pretesto per rincontrare quella fiumana di torinesi che hanno riempito la fiaccolata dell’8 luglio e provare a costruire insieme percorsi comuni contro la crisi e la manovra di lacrime e sangue che vorrebbero farci pagare a noi che stiamo in basso. Anche su questo crediamo che il movimento no tav abbia ancora molto da raccogliere e da insegnare. Noi, in ogni caso, ci scommettiamo.

da www.infoaut.org

La forza del movimento notav!

da www.notav.info

Noi non avevamo dubbi. La manifestazione di oggi è andata come avevamo deciso andasse, ed ancora una volta il movimento ha espresso la sua forza commisurata agli obbiettivi. Nessuna frangia estremista messa in un angolo, nessun falco e nessuan colomba, solo il popolo notav che ancora una volta non si è fatto dettare il copione. Non ci hanno fatto paura i diktat di Maroni o di Ferrentino, e nemmeno la defezione dei sindaci che non vi hanno partecipato.

Al contrario, senza troppi giri di parole, la Valle di Susa ha gridato presente, e come per una sceneggiatura di un fantastico film, ha dato vita ad una marcia nei nostri boschi di migliaia di uomini, donne, bambini, giovani e anziani, che ad ogni scalata salutavano con ironia tutti i “gufi” della giornata, che evidentemente non hanno gufato bene perchè diversi sindaci erano in corteo con noi.

Non abbiamo usato la forza, ma quella di oggi è una grande prova di forza, perchè abbiamo dimostrato ancora una volta, la capacità di saper scegliere cosa fare, come farlo e quando farlo. Se è il caso di dare l’assedio diamo l’assedio, se è il momento dell’assalto diamo l’assalto, se è il momento della marcia che che circunnaviga il non cantiere senza che voli una pietra, diamo vita a una giornata come oggi. Questo perchè lo abbiamo deciso noi, tutti insieme, come tutte le altre volte.

Siamo partiti tutti insieme, torniamo tutti insieme, noi ragioniamo così.

Ancora una volta la Val Susa non si tocca!

Cronoca della marcia Giaglione – Chiomonte del 30/7 

Dalla Valle ribelle che resiste e non si arrende! 

*Mentre la coda della marcia No Tav raggiunge anch’essa il campeggio di Chiomonte, che si sta riempiendo del fiume in piena che ha attraversato i boschi della Val Susa, dalla cronaca di Twitter – che è stata ancora una volta un’altra dei megafoni nella battaglia contro l’alta velocità – inizia a girare un primo commento a caldo sulla “giornata da bollino rosso in Val Susa! visto il traffico No Tav lungo i sentieri stile esodo estivo!”.

Una battuta che restituisce la statura di una marcia convocata come conclusione del campeggio di Chiomonte e trasformatasi in un ennesimo importante appuntamento per il movimento. Numeri alti, importanti: migliaia e migliaia di persone hanno voluto esserci, rispondendo quindi non solo all’aggressione militare che da oramai un mese è in stanza alla Maddalena, ma anche a tutti coloro che si sono prodigati per tentare di mettere i bastoni in mezzo alle ruote attraverso i mezzucci dell’allarmismo mediatico (dal leghista Maroni che grida all’eversione e minaccia sgomberi al vendoliano Ferrentino che invita a disertare il No Tav…).

Diverse le delegazioni arrivate da fuori che oggi ed in queste settimane hanno voluto mettere piede in Val Susa, per respirare un pò di sana aria No Tav, per dare una mano al movimento che nella marcia odierna ha ancora una volta aggiunto un tassello dentro una lotta di medio-lungo corso. Nella spendida eterogeneità composita del movimento No Tav, nella forza determinata e irriducibile anche dinnanzi alla violenza poliziesca e mediatica, la Val Susa ha riempito l’onda della marcia partita da Giaglione e conclusasi a Chiomonte.

Appuntamento che ha quindi anche rotto l’assedio mediatico contro il movimento, mandando in tilt le rappresentazioni fittizie e minoritarie che stampa e politica vorrebbero sciroppare alla cosidetta opinione pubblica. Balle alle quali solamente gli ipocriti e gli stupidi possono pensare di continuare a ritenere veritiere.

La Val Susa, il suo popolo contro l’altra velocità, ha gridato un ‘presente/NoTav’, marciando lungo i sentieri della Valle che resiste e non si arrende, costeggiando le recinzioni di un cantiere inesistente ma protetto da un’orda di poliziotti e carabinieri, preparandosi per la riconquista della Maddalena. Il movimento No Tav insegna che le promesse devono essere mantenute, l’abbiamo sempre fatto e continueremo a fare.

da www.infaut.org

Sabato 30 Luglio torneremo in Val Susa a fianco della comunità ribelle NoTav per continuare l’assedio sociale intorno al cantiere – peralto fantasma e nn più pervenuto – dello scempio politico, economico ed ambientale chiamato Alta Velocità, difesa dagli eserciti di polizia e carabinieri che in assetto da guerra stanno da settimane occupando militarmente tutta la valle.

www.notav.info

La potenza della Valle ribelle

 – contributo delle e degli Indipendenti dopo la straordinaria giornata di mobilitazione del 3/7 –

Quello che è avvenuto il 3 Luglio nella Val Susa è un fatto importante che come altri frammenti che si sono susseguiti e sedimentati temporalmente nel lungo corso dei conflitti sociali di questo paese, francamente scrive la storia. Una giornata per i movimenti correttamente definita epica. Certo giù nella Valle, per chi l’ha frequentata negli anni lo sa bene, una certa eroicità diffusa e soggettivizzata, la troviamo quotidianamente in quella umanità aperta della comunità NoTav. Una forza che si respira, si mastica, che c’è ed esiste nella vita quotidiana della Valle, nelle tante e diverse forme di vita di quei paesi i cui nomi si susseguono tra l’italiano e il francese in quello spaccato di profondo nord.

Tre generazioni in lotta, unite e cooperanti, ognuno con le sue possibilità soggettive. Tre generazioni nella lotta partigiana del popolo NoTav che in una domenica estiva hanno praticato con forme diverse un unico, solido, obiettivo: assediare il presidio poliziesco a difesa degli interessi sporchi delle lobby trasversali del potere politico ed economico. E hai voglia te a ricercare come facevano spesso provocatoriamente i giornalisti presenti lì a caldo intorno agli scontri, dissociazioni e distinguo tra buoni e cattivi e non trovandone reagire nervosamente, così come successo il giorno seguente alla conferenza stampa indetta dai Comitati. Ma si sa, a servire e proteggere strumentalmente i potenti ci si guadagna sempre nella conquista delle piccole posizioni.

E così mentre da Giaglione e dal bosco di Ramatz, migliaia di attivisti praticavano l’assedio cercando di forzare in ogni modo il dispositivo militare a difesa del cantiere Tav, tutto ciò avveniva e risultava possibile proprio perché il corteo pacifico e determinato che a sua volta era partito ore prima da Exilles, aveva consapevolmente scelto di costruire un vero e proprio tappo nei confronti della polizia, coprendo letteralmente le spalle ai rivoltosi che dalla montagna assediavano il presidio militare. Un corteo che pur di garantire il deflusso ai cosidetti cattivi black blok dai quali si sarebbe dovuto dissociare, ha invece resistito per ore alla gasazione che i guardiani del Tav somministravano dalle loro mitragliette.

E allora, se un intero paese si mobilita in difesa dei Valligiani e del movimento NoTav qualcosa vorrà pur dire. La si può definire una minoranza di pochi facinorosi? E come fanno “poche centinaia di violenti infiltrati” a tenere sotto scacco 2000 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, armati di tutto punto, con blindati, idranti, elicotteri e centinaia di lacrimogeni al gas CS vietati peraltro dalla convenzione di Ginevra? E come avrebbero fatto in un numero così ristretto, senza la cooperazione e complicità con tutto il resto della manifestazione, ad assediare un esercito professionista della repressione come l’antisommossa italiana? E chi sono questi black blok? superdotati marziani della guerriglia? La verità al contrario sta emergendo con sempre più forza da quel canale web che così come nella primavera araba funge ormai come vero e proprio spazio di garanzia della cittadinanza rispetto ai poteri forti e la loro dis-informazione di regime. E cioè che si è trattato di una vera sollevazione popolare, di prove tecniche di insubordinazione sociale, di rabbia degna esplosa contro l’arroganza e la violenza della cricca al governo e delle sue lobby.

Sta di fatto che migliaia di persone sono andate li e altre migliaia, anche di più, hanno seguito tutta la giornata e fatto decine di telefonate oltre che attivato un tam tam informativo sulla rete. E’ sempre più evidente come dallo scorso autunno una moltitudine precaria stia dicendo delle cose molto chiare. Lo ha fatto il 14 dicembre a Roma, nelle battaglie contro il business della mondezza, nelle battaglie dei precari e delle precarie, lo ha fatto con il referendum vinto in difesa dei beni comuni praticando l’indipendenza dai partiti e dai sindacati. E l’ha detto una volta di più con la Val Susa e la sua ventennale battaglia.

Allora vogliamo riflettere su un nodo cruciale, problematico, ma denso di potenza: una composizione di popolo molto larga, possiamo dire maggioritaria, afferma ormai in questo paese la propria indisponibilità a proseguire su determinate strade e traiettorie del “cosiddetto” sviluppo, assume la critica al neoliberismo e alle poliche di austerity, sceglie la strada della sovranità popolare esercitandone dal basso la materialità costituente. La stessa composizione sociale larga ed eterogenea che sta pagando la crisi, comincia a pretendere che si smetta di investire nei profitti di pochi e che si cominci a pensare al bene della collettività puntando alla redistribuzione della ricchezza e mobilitandosi contro la devastazione sociale ed ambientale. A questa parte del paese il partito trasversale dell’ordine risponde con arroganza e durezza mobilitando non solo il governo, ma anche e soprattutto, il Pd e la cosi detta opposizione politica, che con un suo pesante portavoce prestato al Quirinale dichiara a poche ore dalla battaglia che si tratta non di resistenza popolare ma invero di azioni eversive. Essendo anche il presedente del CSM, onestamente l’inquietudine aumenta, ma di certo non ci spaventa.

Se questo è il messaggio che viene ignorato e si fa di tutto per continuare ad imporre la propria volontà, compreso l’utilizzo massiccio di forze dell’ordine come vere e proprie truppe di occupazione, vuol dire che si sta imponendo con la violenza e con lo stato di eccezione permanente, il governo del territorio e la conflittualità sociale che vi può esplodere.

A questo punto crediamo con ancora più forza che sia stato non solo un nostro diritto praticare la resistenza nei boschi ma che sia stato soprattutto un dovere nei confronti della futura umanità.

E allora la vediamo anche noi così: Sarà dura, sempre più dura, sicuramente per voi!

Laboratorio Acrobax – Coordinamento cittadino di lotta x la casa

http://www.indipendenti.eu/blog/?p=25630

Comitato di lotta popolare di Bussoleno sotto attacco

Ora arrivano anche i fogli di via… Ecco l’ennesimo attacco da parte della questura di Torino al Comitato di Lotta Popolare di Bussoleno. Dopo la demonizzazione di Stefanino e la denuncia di ieri a Silvano causata dal ritrovamento durante la perquisizione della sua macchina di maschere antigas è arrivato oggi in giornata anche un foglio di via a Fabio, giovane no tav da anni parte integrante del comitato. Fabio oggi mentre si trovava in un bar di Susa a fare colazione con un amico è stato fermato e portato nella caserma dei Carabinieri dove è stato trattenuto per tre ore. Qui gli è stato notificato il provvedimento giudiziario. Già dall’arrivo della notizia molti no tav si sono raccolti in presidio davanti alla caserma. Nella notifica gli è stata vietata la permanenza nei comuni di Chiomonte, Giaglione, Exilles, Gravere e Susa. Fabio da molti anni partecipa attivamente al movimento ed è anche tra i redattori di due siti che fanno informazione no tav, notav.info e infoaut.org. Inoltre per motivi di lavoro è inviato a Chiomonte per Nuova Società giornale on-line diretto da Diego Novelli.
Fabio a differenza di quanto viene dichiarato nella notifica fin da piccolissimo ha vissuto la Val Susa nella sua quotidianità, spesso andava nella casa affittata nel comune di Exilles, e tutt’ora spende molto del suo tempo libero in quell’abitazione. L’amore per la valle quindi lo ha naturalmente spinto a sentirsi parte di questo movimento e a difendere il territorio in cui è cresciuto. Non di certo un professionista della violenza estraneo alla Val Susa come la questura vorrebbe far credere, ma bensì un giovane impegnato nella difesa di una terra che ha sempre amato ed abitato. Sentiamo echi di ventennio, dopo il divieto di accesso alle terre acquistate da notav senza previa autorizzazione nella zona della Maddalena adesso viene addirittura impedito l’accesso ai territori della valle a chi li ha sempre vissuti. Le truppe di occupazione assediate nel loro fortino non solo vietano la libertà di esprimere il proprio dissenso verso un’opera inutile e distruttiva, ma in più ci vogliono cacciare dalla nostra valle facendoci passare per fuorilegge. Ci vietano di visitare i posti in cui siamo cresciuti e abbiamo mosso i primi passi, ci vietano di vivere le immense bellezze che la valle nasconde, ci vietano di incontrare i nostri amici, i nostri parenti nei luoghi naturali di sempre. Ci impediscono di difendere il nostro territorio, ma non riusciranno ad intimidirci con questi provvedimenti, ci troveranno con la nostra testa dura sempre sulle nostre montagne dove la paura non è di casa!

Presto i divieti saranno violati!

p://www.infoaut.org/blog/prima-pagina/item/2215-comitato-di-lotta-popolare-di-bussoleno-sotto-attacco

NoTav: la potenza della valle ribelle

Quello che è avvenuto il 3 Luglio nella Val Susa è un fatto importante che come altri frammenti che si sono susseguiti e sedimentati temporalmente nel lungo corso dei conflitti sociali di questo paese, francamente scrive la storia. Una giornata per i movimenti correttamente definita epica. Certo giù nella Valle, per chi l’ha frequentata negli anni lo sa bene, una certa eroicità diffusa e soggettivizzata, la troviamo quotidianamente in quella umanità aperta della comunità NoTav. Una forza che si respira, si mastica, che c’è ed esiste nella vita quotidiana della Valle, nelle tante e diverse forme di vita di quei paesi i cui nomi si susseguono tra l’italiano e il francese in quello spaccato di profondo nord.

Tre generazioni in lotta, unite e cooperanti, ognuno con le sue possibilità soggettive. Tre generazioni nella lotta partigiana del popolo NoTav che in una domenica estiva hanno praticato con forme diverse un unico, solido, obiettivo: assediare il presidio poliziesco a difesa degli interessi sporchi delle lobby trasversali del potere politico ed economico. E hai voglia te a ricercare come facevano spesso provocatoriamente i giornalisti presenti lì a caldo intorno agli scontri, dissociazioni e distinguo tra buoni e cattivi e non trovandone reagire nervosamente, così come successo il giorno seguente alla conferenza stampa indetta dai Comitati. Ma si sa, a servire e proteggere strumentalmente i potenti ci si guadagna sempre nella conquista delle piccole posizioni.

E così mentre da Giaglione e dal bosco di Ramatz, migliaia di attivisti praticavano l’assedio cercando di forzare in ogni modo il dispositivo militare a difesa del cantiere Tav, tutto ciò avveniva e risultava possibile proprio perché il corteo pacifico e determinato che a sua volta era partito ore prima da Exilles, aveva consapevolmente scelto di costruire un vero e proprio tappo nei confronti della polizia, coprendo letteralmente le spalle ai rivoltosi che dalla montagna assediavano il presidio militare. Un corteo che pur di garantire il deflusso ai cosidetti cattivi black blok dai quali si sarebbe dovuto dissociare, ha invece resistito per ore alla gasazione che i guardiani del Tav somministravano dalle loro mitragliette.

E allora, se un intero paese si mobilita in difesa dei Valligiani e del movimento NoTav qualcosa vorrà pur dire. La si può definire una minoranza di pochi facinorosi? E come fanno “poche centinaia di violenti infiltrati” a tenere sotto scacco 2000 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, armati di tutto punto, con blindati, idranti, elicotteri e centinaia di lacrimogeni al gas CS vietati peraltro dalla convenzione di Ginevra? E come avrebbero fatto in un numero così ristretto, senza la cooperazione e complicità con tutto il resto della manifestazione, ad assediare un esercito professionista della repressione come l’antisommossa italiana? E chi sono questi black blok? superdotati marziani della guerriglia? La verità al contrario sta emergendo con sempre più forza da quel canale web che così come nella primavera araba funge ormai come vero e proprio spazio di garanzia della cittadinanza rispetto ai poteri forti e la loro dis-informazione di regime. E cioè che si è trattato di una vera sollevazione popolare, di prove tecniche di insubordinazione sociale, di rabbia degna esplosa contro l’arroganza e la violenza della cricca al governo e delle sue lobby.

Sta di fatto che migliaia di persone sono andate li e altre migliaia, anche di più, hanno seguito tutta la giornata e fatto decine di telefonate oltre che attivato un tam tam informativo sulla rete. E’ sempre più evidente come dallo scorso autunno una moltitudine precaria stia dicendo delle cose molto chiare. Lo ha fatto il 14 dicembre a Roma, nelle battaglie contro il business della mondezza, nelle battaglie dei precari e delle precarie, lo ha fatto con il referendum vinto in difesa dei beni comuni praticando l’indipendenza dai partiti e dai sindacati. E l’ha detto una volta di più con la Val Susa e la sua ventennale battaglia.

Allora vogliamo riflettere su un nodo cruciale, problematico, ma denso di potenza: una composizione di popolo molto larga, possiamo dire maggioritaria, afferma ormai in questo paese la propria indisponibilità a proseguire su determinate strade e traiettorie del “cosiddetto” sviluppo, assume la critica al neoliberismo e alle poliche di austerity, sceglie la strada della sovranità popolare esercitandone dal basso la materialità costituente. La stessa composizione sociale larga ed eterogenea che sta pagando la crisi, comincia a pretendere che si smetta di investire nei profitti di pochi e che si cominci a pensare al bene della collettività puntando alla redistribuzione della ricchezza e mobilitandosi contro la devastazione sociale ed ambientale. A questa parte del paese il partito trasversale dell’ordine risponde con arroganza e durezza mobilitando non solo il governo, ma anche e soprattutto, il Pd e la cosi detta opposizione politica, che con un suo pesante portavoce prestato al Quirinale dichiara a poche ore dalla battaglia che si tratta non di resistenza popolare ma invero di azioni eversive. Essendo anche il presedente del CSM, onestamente l’inquietudine aumenta, ma di certo non ci spaventa.

Se questo è il messaggio che viene ignorato e si fa di tutto per continuare ad imporre la propria volontà, compreso l’utilizzo massiccio di forze dell’ordine come vere e proprie truppe di occupazione, vuol dire che si sta imponendo con la violenza e con lo stato di eccezione permanente, il governo del territorio e la conflittualità sociale che vi può esplodere.

A questo punto crediamo con ancora più forza che sia stato non solo un nostro diritto praticare la resistenza nei boschi ma che sia stato soprattutto un dovere nei confronti della futura umanità.

E allora la vediamo anche noi così: Sarà dura, sempre più dura, sicuramente per voi!

Laboratorio Acrobax – Coordinamento cittadino di lotta x la casa

Rimandiamo a notav.info per tutte le altre informazioni.

Roma bene comune

Aggiornamenti dal percorso Roma Bene Comune (vai al gruppo facebook)

5 Luglio ’11 – Roma bene comune incontra Alemanno

Si è appena concluso l’incontro tra il sindaco Alemanno,una delegazione di Roma bene comune e gli 8 precari arrampicati da ieri mattina sulle impalcature del palazzo senatorio per protestare contro i tagli previsti nella manovra di bilancio.

Il sindaco ha firmato un protocollo, impegnandosi a: incrementare i fondi per i nidi nella manovra di assestamento di bilancio a settembre; convocare, entro metà luglio, il tavolo governo-regione-roma capitale su un piano straordinario di edilizia residenziale pubblica, gli sfratti e la dismissione degli enti previdenziali; attivare un confronto sul piano industriale di atac e sui meccanismi di valorizzazione del patrimonio; aprire un tavolo di confronto tra Roma bene comune e l’assessorato ai servizi sociali sulla sperimentazione del nuovo modello di servizi sociali in partenza da settembre, al fine di salvaguardare l’occupazione; proseguire il confronto con Roma bene comune in maniera permanente.

Per domani è fissato alle ore 12.30 un incontro con l’assessore La Manda sulle possibili modifiche da apportare alla manovra di bilancio in discussione in aula giulio cesare. E mentre sulla piazza del campidoglio è in corso un’assemblea pubblica con centinaia di persone, invitiamo la città tutta all’assemblea che si terrà venerdì 8 luglio alle ore 18 nel deposito Atac occupato a San Paolo, in via Alessandro Severo, su SOVRANITA’ SOCIALE E BENI COMUNI: LA CITTA’ NON E’ IN VENDITA.

5 luglio ’11 – ore 10:30

La questura di roma, su richiesta del sindaco Alemanno, sta provando a sgomberare il presidio in campidoglio a sostegno degli 8 precari arrampicati da ieri sulle impalcature del palazzo senatorio perché su quella piazza oggi pomeriggio è prevista un’iniziativa della croce rossa.

4 luglio ’11 – SI È APERTA LA TRATTATIVA MA LA PROTESTA CONTINUA

Continua la protesta degli 8 precari arrampicati da questa mattina sui ponteggi del campidoglio, mentre nel corso della giornata si è aperta una trattativa tra una delegazione di manifestanti di Roma Bene Comune e gli assessori al personale Cavallari, alla famiglia De Palo, il delegato alle politiche abitative Berruti e il gabinetto del sindaco.

Nel corso degli incontri, si è ragionato intorno a un protocollo sulle richieste avanzate da Roma Bene Comune:

la modifica nel bilancio delle voci inerenti la condizione lavorativa precaria delle educatrici dei nidi e degli operatori delle cooperative e dei servizi pubblici a rischio di licenziamento, insieme alla netta inversione di tendenza degli attuali meccanismi di privatizzazione dei servizi pubblici; lo stanziamento di 100 milioni di euro per l’edilizia residenziale pubblica.

Non essendo stato raggiunto un accordo definitivo, il confronto fra la delegazione di Roma Bene Comune e  l’amministrazione comunale prosegue. I precari, pertanto, hanno deciso di rimanere sui ponteggi, mentre è in corso un’assemblea pubblica con centinaia di persone sulla piazza del campidoglio.

Il presidio di protesta contro il bilancio proseguirà ad oltranza, anche per sostenere gli 8 che si apprestano a  trascorrere la notte sui ponteggi.

L’assemblea sulla piazza del campidoglio si riconvoca per domani 5 giugno alle ore 17.

4 luglio ’11

E’ in corso, dentro la sala del Carraccio, una trattativa tra una delegazione di Roma Bene Comune e il gabinetto del sindaco per ottenere l’incontro sul bilancio con il sindaco e gli assessori competenti. Intanto, dalle impalcature del Campidoglio dove da questa mattina sono arrampicati 8 studenti e precari spuntano le bandiere NO TAV, in difesa dei beni comuni.

20 giugno ’11 – Roma Bene Comune occupa deposito ATAC a San Paolo

Oggi Lunedì 20 Giugno Roma Bene Comune ha occupato un deposito dell’ATAC a San Paolo, in Via Alessandro Severo, contro la svendita del patrimonio pubblico e per salvaguardare i trasporti pubblici, contro l’ennesimo bilancio comunale all’insegna dei tagli e delle politiche di austerity.

Con la delibera 35 il Comune di Roma vorrebbe svendere il patrimonio ATAC, in linea con le politiche speculative e di privatizzazione volte a favorire rendite e profitti, mantenendo in piedi i privilegi di Parentopoli sulle spalle dei lavoratori e di tutti i cittadini.

Con questa occupazione rivendichiamo l’apertura di spazi sociali e culturali, di case popolari e studentati e la riappropriazione dei diritti negati di tutti e tutte.

Vogliamo ribadire i 27 milioni di SI al referendum del 12 e 13 Giugno, contro la privatizzazione dei servizi pubblici e così diamo inizio alla settimana dell’Indignazione Precaria che culminerà il 22 Giugno con un presidio a Montecitorio, per sfrattare governo e opposizione e rimettere in marcia un processo di democrazia e opposizione sociale dal basso.

Per immaginare un futuro nuovo per il deposito, diamo appuntamento a tutta la città alle ore 17 per un’assemblea pubblica presso il deposito ATAC in Via Alessandro Severo (zona San Paolo).

Dalla Val Susa: venite a trovarci

Da tre settimane resiste e persiste il presidio permanente del territorio della Maddalena a Chiomonte. In seguito ai proclami del ministro Maroni e alle provocazioni dei vertici piemontesi del PD abbiamo validi motivi per pensare che dall’inizio della prossima settimana possa verificarsi il tentativo di sgombero del presidio finalizzato all’ installazione del cantiere.

A questo proposito rinnoviamo l’invito a venirci a trovare, non soltanto per aiutarci a difendere la terra e il futuro di tutti dai blitz invocati a gran voce da maggioranza e minoranza in parlamento e a Torino, ma anche per condividere con noi tutto il resto.

Fino ad oggi, tra un allarme e l’altro, abbiamo continuato con ciò che abbiamo sempre fatto: confrontarci con chi ci viene a trovare, organizzare conferenze, concerti, assemblee, spettacoli teatrali, visite guidate a siti archeologici nei luoghi interessati dal progetto TAV…. Così come non rinunciamo alle nostre cene condivise e alla convivialità.

La val di Susa è incorreggibile, a volte perfino incosciente: ma forse anche per questo la resistenza notav è vista come una sorta di bene comune da difendere, una ricchezza anche per molti che non vivono in valle. Beh, venite. Se vi fermate a dormire non dimenticate tenda e sacco a pelo…

per la cucina ci pensa la Val di Susa!

L’ASSEMBLEA DELLA LIBERA REPUBBLICA DELLA MADDALENA NO TAV

Chiomonte 11 giugno 2011

Una scelta chiara e limpida come l’acqua. Sui Referendum del 12 e 13 Giugno

Noi votiamo SI per la difesa dei beni comuni e contro il nucleare!

Domenica e lunedi si svolgeranno in Italia i referendum. Tra questi, i due quesiti per l’acqua che abbiamo promosso all’interno del comitato promotore. Ma dietro questa singola sigla, e la formalità che ne deriva, ci sono decine di realtà, sparse su tutti i territori d’italia, centinaia di persone, uomini e donne, cittadini e cittadine che si sono attivate per far vivere una battaglia ben più larga per qualità e ben più lunga come tempo.

Per noi è chiaro che sia uno spartiacque, ma non contro o per quel governo. Per noi è chiaro che se i cittadini si esprimeranno per il si vorranno mandare un messaggio chiaro a tutti. Perchè questi quesiti referendari parlano la lingua dei diritti: per tutti e per tutte e non assimilabili a bisogni da dover comperare.
Infatti, un anno fa, quando abbiamo iniziato a raccogliere le firme (e ne sono arrivate tantissime, come mai nella storia della Repubblica italiana) dicevamo che l’acqua è un bene comune, un simbolo della nostra vita costretta alle regole del mercato, dicevamo che in quella battaglia si trovavano le istanze che non sono rappresentate dagli eletti del Parlamento.

In quell’affermazione stava non un accusa o espressione di anti-politica; in quell’affermazione c’era una ripresa della parola. La scelta di decine di persone di prendere in mano la propria espressione, di usare la propria voce, in prima persona.
Noi, quel popolo che va sotto il nome di “popolo dell’acqua”, che va dalle parrocchie ai centri sociali, poniamo oggi un’istanza riguardante l’acqua in una modalità di partecipazione diretta, una presa di responsabilità collettiva perchè vogliamo porre una nuova questione del bene pubblico come bene della collettività che poco ha a che fare con le gestioni stataliste o di spartizione di poltrone.
Poniamo una questione che ha che fare con la gestione delle risorse idriche, ma anche con la partecipazione alla vita politica, alle sue forme di organizzazione e con quella profonda divisione che si è aperta all’interno della società del nostro paese.

Poniamo una questione che ha a che fare con la salute delle generazioni future, con la possibilità di sfruttare risorse energetiche alternative, siamo il paese del sole, del vento, del mare, per questo siamo contro la costruzione delle centrali nucleari.

Non siamo orfani di nessun partito e non siamo alla ricerca di Padri o Madri putativi.
Siamo figli e figlie dell’indipendenza e dell’autonomia delle nostre idee e dei nostri percorsi.
Ed è per questo che con migliaia di persone ci siamo riconosciuti e abbiamo condiviso un ragionamento molto avanzato; perchè i cittadini e le cittadine sanno comprendere molto bene qual’è la loro condizione e non sono sprovveduti o immaturi come spesso le dirigenze politiche, tutte, tendono a rappresentarli.
Abbiamo notato, in questi mesi, quali difficoltà, più o meno coscienti, ci siano da parte dei grandi media e da molta parte delle organizzazioni politiche classiche nel saper comprendere chi siamo, a darci uno spazio se non di riflesso. Noi quello spazio ce lo siamo comunque preso per le strade, con centinaia di banchetti ed iniziative, con parole e azioni, con confronti e relazioni. Un tessuto sociale nuovo si è ricomposto e organizzato.

Oggi poniamo una volta di più una domanda di democrazia reale, di libertà dalle necessità del profitto e dalle logiche di clientela.
Ugualmente abbiamo dato delle risposte chiare e limpide come, d’altronde, è l’acqua.

Tra le montagne della Repubblica libera e indipendente della Maddalena

Siamo alla Maddalena a monte della Val di Susa verso la cantena montuosa alpina che ci divide dalla Francia. Sono diversi giorni che cooperiamo con il presidio permanente a distanza di poco più di una settimana dal tentativo da parte delle forze di polizia e carabinieri di penetrare l’area prescelta per l’apertura del cantiere del TAV.

Tentativo peraltro fallito, respinto da una pioggia di sassi volati nella più legittima resistenza diffusa e organizzata della valle ribelle, siamo ora ancora qui, più forti e liberi di prima. Nella valle che prende il nome di Libera Repubblica della Maddalena, la mobilitazione popolare rappresenta un insieme di nessi incrociati, dal protagonismo delle genti in lotta per la difesa del proprio territorio, alla visione complessiva per il bene comune, ovvero di quello spazio di partecipazione e decisione politica che parte dalla dimensione comune – da ciò che tra di noi abbiamo in comune – per la difesa dell’ambiente e per la qualità della vita, del suo equilibrio naturale. Una lotta locale di popolo, entusiasta e radicale, gentile ma determinata, che ha prodotto una motivazione collettiva che ha travalicato i confini regionali e che sta attirando la partecipazione e la cooperazione solidale di realtà geograficamente lontane, ma politicamente sempre più vicine e solidali. C’è molto in gioco in tanta umanità. C’è il simbolo di una lotta che da anni ha saputo far parlare di se, lontano dalla rappresentazione politica e mediatica che non a caso accomuna i poteri forti legati ai due partiti principali tanto quello del Cavaliere quanto quello dei democrat* nel chiedere ormai a voci unificate d’imporre i loro scellerati patti per la speculazione e la spartizione della torta di finanza pubblica chiamata TAV, con gli eserciti polizieschi in una permanente occupazione militare del territorio.

Le montagne e la lotta assomigliano alla resistenza partigiana, non a caso delegati dell’ANPI sono saliti qui su a fare questo ragionamento, istruendoci anche sui sentieri amici dei ribelli che, tra le valli e le montagne, trovano la loro ragione per nascondersi e prepararsi alla difesa e all’attacco. Qui centinaia di persone in questa settimana di attesa elettorale hanno giorno e notte picchettato, bloccato e barricato veramente, oltre il simbolico, le strade di accesso alla valle, dall’autostrada e dalle strade secondarie: cooperazione nella lotta, pratiche condivise e radicali. Questo nella piena consapevolezza degli obiettivi che si celano dietro a questo grande NO che le popolazioni della valle stampano in faccia alla Commissione europea e al governo decadente della nostra italietta.

Saranno i pochi km di confine con la Francia, ma questa mobilitazione ha un sapore intrinseco delle tante lotte contro la globalizzazione neoliberista e che in discussione non c’è solo il Tav in quanto tale, c’è la volontà dichiarata di mettere in discussione la leva di comando, il modello produttivo, la considerazione della volontà e della sovranità popolare.

Dai nostri territori è progressivamente cresciuto negli ultimi anni l’elemento della ribellione in nome della sovranità e della decisionalità dal basso. La potenza di fermare una decisione stabilita dai grandi tavoli e consessi del potere locale e transnazionale, è una delle forme del potere costituente di cui abbiamo tutti bisogno. Una potenza che determina non solo nuova partecipazione ma che irradia, con una logica rovesciata e sovversiva della sovranità, la decisione nello spazio politico. Chi decide su cosa? E’ un quesito che rappresenta la prima forma d’indipendenza di queste comunità locali dalle nuove oligarchie e dai nuovi centri del potere. E’ la forma di vita che costruisce potere. E’ l’alterità che sul territorio sedimenta indipendenza, che si fa potenza, nuova res-pubblica. In primo luogo indipendenza dal sovrano. E immediatamente dopo anche dal sistema trasversale delle lobby. E quindi ripartiamo anche da qui, ripartiamo dalle lotte per la difesa dei beni comuni per riconquistare i diritti e la dignità, c’è tanto da imparare da questa sapienza popolare e c’è ancora tanto da costruire. Nel varco della crisi di sistema dei poteri forti e della loro rappresentanza, una comunità umile e non domata ci indica la strada della rivolta tra le montagne della Libera Repubblica della Maddalena.

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Tentativo di sgombero degli Indignati di Plaza Catalunya a Barcellona.

Ecco la risposta del governo zapatero al movimento degli indignati. Ieri  mattina mossos (polizia autonoma) e guardia urbana hanno tentato di sgomberara l’accampamento degli indignati di piazza catalunya a Barcellona. Ci sono stati decine di feriti come potete notare dal video.

La scusa formale era ripulire la piazza prima della serata di oggi , quando  si svolgerà la finale di champions. Plaza Catalunya è la piazza dove si radunano abitualmente gli ultrà catalani. Per ora sono riusciti a mantenere la piazza dove ora si stanno svolgendo assemblee, ma la situazione potrebbe farsi piu pesante sabato sera

Sabato 28 maggio tutti/e dalle ore 21.30 piazza di spagna – reclaimthesquare – solidarietà ai ragazzi d barcellona e di tutte le piazze spagnole

ara toca reconstruÏr la plaça!

Porteu taules, cadires, toldos, cables, router’s, pancartes,…i menjar a un dinar per celebrar que la plaça torna a ser del poble!

13:00hs: hemos vuelto a la plaza y te necesitamos! la policia se retira con el coro de abucheos popular

12:40hs: ESTAN TIRANDO BOLAS DE GOMA Y PESE A ESO COMPAÑERXS TOMAN CARRERA Y SE LANZAN AL CENTRO DE LA PLAZA!!

12:30HS ESTAN DESALOJANDO BADALONA TAMBIEN

SI TIENES INFO DE DETENIDXS LLAMA AL EQUIPO DE ABOGADXS: 689 819 905

HOY A LAS 19HS CONCENTRACION MASIVA EN PLAZA CATALUNYA, Y EN TODAS LAS ACAMPADAS DEL ESTADO TENEMOS QUE SER CIENTOS DE MILES!!!

Descarga e imprime la octaveta para convocar la concentracion de las 19hs

Fotos del secuestro de ordenadores + mossos mofandose

ENVIAR LINKS DE VIDEOS DE LA REPRESION A comunicacio.acampadabcn@gmail.com

VIDEO 1 – Represión

VIDEO 2 – El pueblo unido jamas será vencido

VIDEO 3 – Mas brutalidad policíaca

VIDEO 4: Carga “higienica”

VIDEO 5: Resistencia pacífica

10:20H: ESTAN CARGANDO DESDE HACE DOS HORAS SIN PARAR Y TIRANDO GAS PIMIENTA

Se han llevado ordenadores y materiales con contactos de personas, para controlar las redes creadas entre personas. Son peores que la CIA!!!

Ecco la risposta del governo zapatero al movimento degli indignati

Questa mattina mossos (polizia autonoma) e guardia urbana hanno tentato di sgomberara l’accampamento degli indignati
di piazza catalunya a barcellona. Ci sono stati decine di feriti come potete notare dal video.
La scusa formale era ripulire la piazza prima della serata di domani
perchè si svolgera la finale di champions. Plaza catalunya è la piazza dove si radunano abitualmente gli ultrà catalani
Flavia qualche ora fa mi diceva che erano riusciti a mantenere la piazza dove ora si stanno svolgendo assemblee
La situazione potrebbe farsi piu pesante domani sera