Tra le montagne della Repubblica libera e indipendente della Maddalena

Siamo alla Maddalena a monte della Val di Susa verso la cantena montuosa alpina che ci divide dalla Francia. Sono diversi giorni che cooperiamo con il presidio permanente a distanza di poco più di una settimana dal tentativo da parte delle forze di polizia e carabinieri di penetrare l’area prescelta per l’apertura del cantiere del TAV.

Tentativo peraltro fallito, respinto da una pioggia di sassi volati nella più legittima resistenza diffusa e organizzata della valle ribelle, siamo ora ancora qui, più forti e liberi di prima. Nella valle che prende il nome di Libera Repubblica della Maddalena, la mobilitazione popolare rappresenta un insieme di nessi incrociati, dal protagonismo delle genti in lotta per la difesa del proprio territorio, alla visione complessiva per il bene comune, ovvero di quello spazio di partecipazione e decisione politica che parte dalla dimensione comune – da ciò che tra di noi abbiamo in comune – per la difesa dell’ambiente e per la qualità della vita, del suo equilibrio naturale. Una lotta locale di popolo, entusiasta e radicale, gentile ma determinata, che ha prodotto una motivazione collettiva che ha travalicato i confini regionali e che sta attirando la partecipazione e la cooperazione solidale di realtà geograficamente lontane, ma politicamente sempre più vicine e solidali. C’è molto in gioco in tanta umanità. C’è il simbolo di una lotta che da anni ha saputo far parlare di se, lontano dalla rappresentazione politica e mediatica che non a caso accomuna i poteri forti legati ai due partiti principali tanto quello del Cavaliere quanto quello dei democrat* nel chiedere ormai a voci unificate d’imporre i loro scellerati patti per la speculazione e la spartizione della torta di finanza pubblica chiamata TAV, con gli eserciti polizieschi in una permanente occupazione militare del territorio.

Le montagne e la lotta assomigliano alla resistenza partigiana, non a caso delegati dell’ANPI sono saliti qui su a fare questo ragionamento, istruendoci anche sui sentieri amici dei ribelli che, tra le valli e le montagne, trovano la loro ragione per nascondersi e prepararsi alla difesa e all’attacco. Qui centinaia di persone in questa settimana di attesa elettorale hanno giorno e notte picchettato, bloccato e barricato veramente, oltre il simbolico, le strade di accesso alla valle, dall’autostrada e dalle strade secondarie: cooperazione nella lotta, pratiche condivise e radicali. Questo nella piena consapevolezza degli obiettivi che si celano dietro a questo grande NO che le popolazioni della valle stampano in faccia alla Commissione europea e al governo decadente della nostra italietta.

Saranno i pochi km di confine con la Francia, ma questa mobilitazione ha un sapore intrinseco delle tante lotte contro la globalizzazione neoliberista e che in discussione non c’è solo il Tav in quanto tale, c’è la volontà dichiarata di mettere in discussione la leva di comando, il modello produttivo, la considerazione della volontà e della sovranità popolare.

Dai nostri territori è progressivamente cresciuto negli ultimi anni l’elemento della ribellione in nome della sovranità e della decisionalità dal basso. La potenza di fermare una decisione stabilita dai grandi tavoli e consessi del potere locale e transnazionale, è una delle forme del potere costituente di cui abbiamo tutti bisogno. Una potenza che determina non solo nuova partecipazione ma che irradia, con una logica rovesciata e sovversiva della sovranità, la decisione nello spazio politico. Chi decide su cosa? E’ un quesito che rappresenta la prima forma d’indipendenza di queste comunità locali dalle nuove oligarchie e dai nuovi centri del potere. E’ la forma di vita che costruisce potere. E’ l’alterità che sul territorio sedimenta indipendenza, che si fa potenza, nuova res-pubblica. In primo luogo indipendenza dal sovrano. E immediatamente dopo anche dal sistema trasversale delle lobby. E quindi ripartiamo anche da qui, ripartiamo dalle lotte per la difesa dei beni comuni per riconquistare i diritti e la dignità, c’è tanto da imparare da questa sapienza popolare e c’è ancora tanto da costruire. Nel varco della crisi di sistema dei poteri forti e della loro rappresentanza, una comunità umile e non domata ci indica la strada della rivolta tra le montagne della Libera Repubblica della Maddalena.

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Dentro la crisi contro la crisi

eutelia_A52L’assemblea riunita il 28 gennaio lo stabilimento di Eutelia e che ha visto la partecipazione di diverse realtà di lotta (Eutelia, ISPRA, Italtel, MVS ex-IBM, Coordinamento precari della scuola, Movimenti per il diritto all’abitare, Comitati per il reddito, Rete romana contro la crisi), lancia una prima giornata di mobilitazione comune per giovedì 11 febbraio sotto la Prefettura di Roma e  invita tutti e tutte a sostenere la manifestazione dei lavoratori di Eutelia prevista per il 1° Febbraio alle 20,30.sotto palazzo Chigi.

Nel confronto è emerso un filo comune che lega le mille facce e le diverse storie di chi subisce il vero prezzo della crisi. I lavoratori e i precari, italiani e migranti, che hanno perso, rischiano di perdere il posto di lavoro o finiscono in cassa integrazione, chi un lavoro nemmeno ce l’ha. Una crisi che investe ogni singola persona nella quotidianità e ne mina i diritti primari: la casa, la salute, lo studio, la dignità.

L’assemblea ha riconosciuto inoltre la necessità di costruire iniziative, incontri nei territori, nei quartieri di periferia, e una mobilitazione per respingere l’attacco al mondo della conoscenza, che colpisce particolarmente l’università, scuola ed enti di ricerca pubblica per mettere insieme lotte comuni che inchiodano alle loro responsabilità il governo ed enti locali.

Queste prime proposte sono il punto di partenza di un confronto utile per trasformare le decine di resistenze diffuse in una sola forte voce in grado di far cambiare passo alle amministrazioni comunale, provinciale e regionale, troppo subalterne agli interessi della rendita, delle banche e del padronato. La convocazione del consiglio comunale straordinario sull’emergenza abitativa viene così assunta come giornata di mobilitazione generale da proporre alla città intera.

Guarda il video dell’irruzione squadristica durante l’occupazione di Eutelia

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Roma si ribella alla crisi

Dietro i numeri drammatici − dei licenziamenti, della disoccupazione crescente, della cassa integrazione, della messa in mobilità, del mancato rinnovo dei contratti a termine e della miriade di contratti precari –  ci sono persone: lavoratici, lavoratori, giovani, famiglie che non hanno reddito sufficiente per pagare affitti, rate del mutuo, bollette, ticket; che non hanno risorse sufficienti per vivere una vita dignitosa.

Insieme alle disastrate condizioni economiche, alla crescente precarietà di vita,  nella nostra città dilaga l’emergenza abitativa: migliaia di famiglie sono sotto sfratto (la maggior parte ormai per morosità), gli inquilini degli alloggi degli enti previdenziali “irregolari” e quindi a rischio, oppure regolari ma oggetto delle nuove ondate di dismissione (ENASARCO). Altre migliaia sono le persone costrette a vivere nelle occupazioni o in residence privati pagati a peso d’oro dall’amministrazione. Questo mentre la Giunta Alemanno annulla la graduatoria delle case popolari cancellando i 40.000 nuclei familiari inseriti tra gli aventi diritto e riduce la previsione di nuove case popolari alle briciole, sole 1500 alloggi previsti nei prossimi anni, scegliendo ancora una volta di premiare la rendita e gli interessi forti del mattone privato.

I governi ed istituzioni locali hanno praticato per anni politiche liberiste, privatizzando servizi e beni comuni, alimentando la speculazione finanziaria insieme ad una deregolamentazione del mercato del lavoro che ha selvaggiamente precarizzato, minato alla radice conquiste e diritti del lavoro, generato una diffusa insicurezza sociale. Ed anche nel rispondere alla crisi, preferiscono sostenere banche, imprese, pescecani dell’edilizia, elargendo loro milioni di euro ed abbandonando lavoratori e le lavoratrici appesi ad indennità di disoccupazione e di cassa integrazione sempre insufficienti, lasciando completamente soli, senza alcun tipo di sostegno, centinaia di migliaia di precari.

Ora il razzismo di stato dilaga, come dimostra anche la vicenda di Rosarno, in un’oppressione senza confine che riduce i migranti a semplice merce, a forza-lavoro da sfruttare, senza nessun diritto; le politiche xenofobe del governo provocano ad arte tensioni che investono i settori sociali colpiti dalla crisi, per creare un’assurda guerra fra poveri.

Oggi a essere schiacciati ed espulsi dal lavoro non sono solo le fasce meno professionalizzate, sono lavoratori e lavoratrici del settore privato, ma anche di quello pubblico, con alte professionalità: si pensi alla scuola e all’universita’, colpite pesantemente da tagli complessivi per 9,5 miliardi di euro, che hanno espresso nei mesi trascorsi alti livelli di resistenza. Anche l’EUTELIA e l’ISPRA sono due centri altamente qualificati nell’informatica e nella ricerca. Insieme ad essi sono centinaia le aziende che chiudono o espellono manodopera.

Le lotte dei lavoratori di EUTELIA e di ISPRA, sono divenute per tutti un importante riferimento, simbolo della necessità di uscire dall’inerzia, di attivare forme di lotta ed un nuovo protagonismo per uscire dalla crisi con nuove  misure e diritti sociali, per nuova e buona occupazione che cambi il modello di sviluppo..

Dall’Eutelia, dall’Ispra, dai Precari della Scuola, dai Movimenti per il Diritto All’Abitare e da altre lotte che hanno avuto meno risalto mediatico,  sono venute resistenze forti, con l’occupazione degli stabilimenti, le manifestazioni, le tendopoli ed i presidi ad oltranza. Le proteste sui tetti, dall’ISPRA ai musei capitolini, hanno rappresentato anche simbolicamente le diverse facce della lotta alla crisi delle banche e dei padroni, ed evidenziato condizioni di vita e problemi del tutto simili, e la vicinanza delle lotte.

Una vicinanza che è divenuta in queste settimane contatto, capacità di attraversamento, che hanno le potenzialità per divenire incontro. Un incontro che mostri la possibilità di ricomporre il mosaico, i diversi frammenti e spaccati di chi vive la crisi e di chi contro la crisi ha iniziato o vuole ribellarsi.

Molte sono le comuni rivendicazioni e vertenze e possibili: dalla predisposizione di nuove misure di tutela del lavoro alla conquista di Tariffe Sociali (gas, luce, trasporti, asili nido e spese scolastiche etc.), dall’estensione e potenziamento finanziario del Reddito Minimo Regionale alla richiesta di una moratoria sui mutui, sulle imposte, sulla cessione del quinto dello stipendio (come avvenuto per i debiti delle imprese), fino alla conquista di un vero Piano di Casa Popolari per la nostra città.  Perché la lotta per il diritto all’abitare, la richiesta di sospensione degli sfratti, di case da pagare in proporzione alle proprie tasche, è domanda di investimenti pubblici, di “bene comune”, è richiesta di reddito.

Nella convinzione che il lavoro, il reddito, i servizi pubblici, il diritto all’abitare, i diritti di cittadinanza per i/le migranti possano rappresentare un comune oggetto del desiderio, il terreno di incontro delle nostre storie e di molte altre storie simili alle nostre, lanciamo questo appello aperto e alla città insieme all’ invito a partecipare all’ assemblea.

GIOVEDI’ 28 GENNAIO ORE 17.30 IN EUTELIA
(VIA BONA 50)

Rete Romana Contro la Crisi, Lavoratori Eutelia, Movimenti per il diritto all’abitare, lavoratori ISPRA, Italtel, appalti Sirti, Almaviva Atesia, cassintegrati lav. Alitalia, coord. precari scuola