Intervista

«Il G8 alla Maddalena? Il conflitto vero in Italia si vedrà a ottobre»
Luca Casarini: «Da Londra e dalla Francia solo avvisaglie. In Italia
pensiamo a battaglie sociali contro una crisi epocale»
«La ribellione sociale si sta diffondendo. Londra e Strasburgo sono solo
le prime avvisaglie». Luca Casarini, volto noto del movimento no-global,
non ha dubbi. Vede nelle rivolte di questi giorni «l’inizio di un
percorso»: «C’è un sentimento diffuso di non rassegnazione e la volontà di farla pagare a chi ha generato questa crisi».
Anche in Italia arriverà questo vento?
In questo Paese le cose, storicamente, ci mettono di più a partire, ma
quando scoppiano hanno durata più lunga. In Francia, ad esempio, il ’68 è iniziato prima ma si è affievolito nell’arco di un mese; da noi, invece, è finito quasi dieci anni dopo. Inoltre il nodo è un altro. La crisi è epocale, non si può immaginare che questo sconvolgimento si giochi su tempi brevi. Parliamo di pezzi di storia dell’umanità, non di fasi.
Comunque sono convinto che assisteremo a un autunno caldo: a ottobre finiscono i soldi della cassa integrazione, molti lavoratori saranno disoccupati e poi si riproporrà il tema della scuola.
Prima ancora a luglio ci sarà il G8 alla Maddalena… Non è che
assisteremo a una riproposizione di Genova 2001?
A Genova abbiamo avuto l’intuizione di assediare i potenti, di rovinare lo spettacolo a quei criminali, seduti intorno allo stesso tavolo, che
proiettavano la potenza del capitalismo. Adesso è diverso: bisogna
trasformare le resistenze ai controvertici in battaglie sociali. I potenti
della Terra sono in difficoltà, non hanno le ricette necessarie per uscire
dalla crisi.
Quindi?
È anche giusto assediarli, ma dobbiamo esser consapevoli che le zone rosse da violare sono aumentate. Oggi sono rappresentate anche da una banca, un istituto finanziario o un territorio dove si lotta per i beni comuni. Con questo spirito potremmo guardare al G8 della Maddalena.
Il sanzionamento degli istituti finanziari con azioni dirette caratterizza
questo nuovo movimento.
Con un’ottica nuova però. Il punto non è più colpire i simboli del
capitalismo ma creare meccanismi di protesta contro i nodi della crisi.
Nell’azione diretta c’è un elemento concreto di lotta. Basta pensare ai
sequestri dei manager francesi. Nella stessa Londra – sorprendente per
l’eterogeneità dei soggetti che si sono riversati nella City – i 10mila
manifestanti sono riusciti a ottenere un incredibile consenso intorno alle loro pratiche.
Ma dietro alle barricate questo movimento nasconde una progettualità?
È sotto gli occhi di tutti. E non è il progetto politico della nuova
sinistra ma di un altro mondo, di una rivoluzione permanente che passa per la quotidiana costruzione di alterità sui territori. Di forme di vita indipendenti. L’obiettivo del movimento dev’essere stare dentro ad un conflitto che c’è e che ha una ragione per esistere e continuare.
Assumerà pratiche radicali simili a quelle viste in questi giorni o in
Grecia?
La radicalità non è esercizio estetico – e chi lo pensa sbaglia di grosso
– ma è un progetto politico. È andare alla radice della crisi perché in
questa fase non c’è riformismo possibile che può salvarci. Da
Franceschini a Tremonti vedono la crisi solo nella finanza cattiva ma
salvano il resto, senza capire che sistema finanziario e produzione vanno a braccetto. Il liberismo in toto sta collassando, non ci sono mediazioni possibili.

Aggiornamenti da Strasburgo

ieri sera abbiamo pubblicato sul sito della radio le corrispondenze di
apertura e chiusura della giornata di mobilitazione contro la nato a strabgurgo.
in queste ore hanno fermato più di 300 persone e convalidato 12 arresti. 9 processi domani per diretissima. il campeggio dove hanno dormito compagne e compagni la notte scorsa accerchiato dalla polizia; al legal team è impedito l'accesso. controlli personali e identificazioni di massa in tutta strasburgo  e alla frontiera con la germania.
notizie minuto per minuto su

http://linksunten.indymedia.org/en/ticker ( in tedesco ma traducibili in inglese su babel fish)

L’attivista italiano

«Siamo rinati nei territori E ora la rivolta»

«Alla crisi economica corrisponde un tracollo della politica e della sua rappresentanza formale. Così se il potere militarizza le strade e aumenta il controllo sociale, il movimento non può che radicalizzare la protesta. Qualsiasi mediazione è saltata». Rafael Di Maio, attivista della rete degli «indipendenti», è a Roma ma è in stretto contatto telefonico con alcuni manifestanti inglesi che in diretta gli stanno raccontando la giornata. «Il movimento è tornato ad assediare il tavolo dei grandi», dice soddisfatto.

Segnali di ripresa di un movimento semi- morto?
Senza alcun dubbio. Il popolo dei no-global, finita l’era dei controvertici, si è sedimentato sui territori portando avanti vertenze locali, come i beni comuni, e battaglie contro le grandi opere. Senza trascurare le tematiche sociali. Da questa declinazione è rinato l’attuale movimento che non si limita alla pura richiesta di voler un altro mondo possibile, come a Seattle, ma pratica l’alterità, l’autonomia e la cooperazione quotidianamente nei propri territori. Anche nelle pratiche ci sono differenze. Sono lontane le discussioni sulla non-violenza. Il popolo dei no-global era diventato politicista, ponendosi problemi relativi alla rappresentanza istituzionale più che al conflitto. Oggi, essendo crollati sindacati e partiti, non c’è nessuna mediazione nella rivolta: c’è solo un forte spontaneismo che punta sull’azione diretta. A
Londra c’erano quattro blocchi e ognuno ha espresso proprie forme: l’eterogeneità, la riproducibilità e la diffusione delle azioni sono il punto di forza di questo movimento.

E le banche gli obiettivi.
I banchieri hanno generato la crisi ed è giusto sanzionarli, come successe dieci anni fa in Argentina, dove la violenza diffusa era accompagnata dalla necessità di voler prendere in mano il proprio destino. Crollati i corpi intermedi, il movimento rappresenta l’unico elemento di partecipazione.

Non temi siano solo proteste sporadiche?
Le relazioni europee sono forti. Noi, come rete degli indipendenti, ad esempio, siamo in stretto contatto con attivisti greci, francesi, tedeschi, inglesi e spagnoli. L’obiettivo è allargare questo network per mettere in connessione le varie lotte sociali. Tra l’altro l’elemento drammatico della crisi deve ancora arrivare e la rivolta è solo all’inizio.
Una crisi economica che i no-global avevano previsto.
Questa crisi, che viene dagli anni ’70 ma è anche la prima nell’economia della conoscenza, è per noi una doppia occasione. Da un lato perché la verticale caduta del sistema ha messo in discussione il capitalismo mondiale e il principio del profitto. In pochi mesi persino governi nazionali e organismi internazionali, come il Fondo monetario, legittimano le critiche più radicali e l’insostenibilità del sistema con la crescita sostenibile delle economie locali. Dall’altra la profonda polarizzazione dei redditi dà spazio ad un nuovo processo costituente. Dove si ripensano la forma Stato e le politiche keynesiane a vantaggio di nuove pratiche come il decentramento, l’autogoverno e la decisionalità dal basso. Il movimento vuole mettere bocca sul destino delle risorse pubbliche e sulla loro redistribuzione.

Giacomo Russo Spena

Da Il Manifesto del 2 aprile 2009

Londra :: comunicato assemblea di SantsLondres :: Asamblea de Barrio de Sants

Giovedi 2 aprile,  alle ore 18, un altro assasinato di stato si aggiunge
alla lunga lista nera. In questo momento di rabbia vogliamo stare vicini ai
compagni di Ian morto nel corso di una corteo che denunciava l’attuale
sistema politico-economico capitalista e neoliberista, sostenuto da
sindacati, stato e banche, come la causa fondamentale della precarietà
delle nostre vite. Non vogliamo che questa morte sia decontestualizzada e
ri-iscritta di maniera che risulti compatibile e assumibile in un sistema
in cui l’abuso di potere è all’ordine del giorno.

In un contesto sociale, culturale e politico in cui é in vigore la legge
del più forte sotto la complicità culturale dei mezzi di comunicazione,
si rende necessario denunciare públicamente, diffondere e spiegare
públicamente la veritá e additare i veri colpevoli dei fatti. Ancor di
piú quando, giorno dopo giorno, constatiamo che la legge non è uguale per
tutti, quando vediamo che la giustizia è viziosa, vendicativa e che non
prevede nessun tipo di garanzia diviene fondamentale rompere il silenzio e
la impunità mediante la contro-informazione per ricordare alcune verità
molto scomode. Faremo responsabili tutti coloro che, praticando il silenzio
e / o diffamando non permetteranno far emergere il forte clima repressione
sociale che è stato imposto in questa società. La responsabilità di chi
è legittima e protegge l’abuso di potere da parte delle forze di polizia
con il solo scopo di controllo sociale.

Ci sono persone, che non dimenticano l’assassinio di Pedro Alvarez a
Hospitalet. Ci sono persone, che non dimenticano Bolan a Barcellona, o di
Carlo Giuliani, ucciso dalla polizia a Genova 2001. Ci sono persone, che
non dimenticano l’assassinio di Alexis in Athena. Ci sono persone che non
dimenticheranno Ian, una vittima in piú da aggiungere alla lunga lista
nera di assesinati eseguiti dalle forze armate dello Stato e della sua
presunta democrazia.

Assemblea de Barrio de Sants

El Jueves 2 de Abril, a las 18 horas, otro asesinado de estado se suma a la
larga lista negra. En este momento de rabia queremos estar juntos a los
compañeros de Ian muerto durante una mani que encausaba el vigente
sistema político-económico capitalista y neoliberal, sostenido por
sindicatos, estado, patronal y bancos, como el causante de la precariedad
de nuestras vidas. No queremos que esta muerte sea descontextualizada y
re-escrita de manera que resulte compatible y asumible en un sistema donde
el abuso de poder está a la orden del día.

En un contexto social, cultural y político en el que está en vigor la ley
del más fuerte y del odio bajo la complicidad cultural de los medios de
comunicación, se hace necesario denunciar, difundir y explicar
públicamente la realidad y apuntar a los culpables de los hechos. Más aun
cuando día a día constatamos que la ley no es igual para todos, que
están hechas por unos para protegerse de otros, cuando también
constatamos que la justicia es viciosa, vengativa y de la que no cabe
esperar garantía alguna, se hace indispensable romper la tenaza del
silencio y la impunidad ejerciendo la contra-información y recordando
algunas verdades incómodas. Haremos responsables a aquellos que,
practicando el silencio y/o peor la difamación, no permiten constatar el
fuerte clima de represión social que se ha impuesto en esta sociedad. La
responsabilidad es de quien legitima y protege el abuso de poder de las
fuerzas policiales con el único fin del control social.

Hay personas, pero, que no olvidan el asesinado de Pedro Alvarez en
Hospitalet. Hay personas, pero, que no olvidan ni a Bolan de Barcelona, ni
a Carlo Giuliani asesinado por un policia en Genova 2001. Hay personas,
pero, que no olvidan el asesinado de Alexis en Athena. Hay personas que no
olvidan Ian, una víctima más a sumar en la negra lista de las agresiones
y ejecuciones impunes perpetradas por las fuerzas armadas del estado y de
su supuesta democracia. 

Asamblea de Barrio de Sants

Ancora un G8 di morte

In queste ore in occasione del summit del G20 ed in seguito alle
manifestazioni ed iniziative, peraltro annuciate pubblicamente nel corso
degli ultimi mesi, si è scatenata con un crescendo progressivo la
repressione e le cariche della polizia che hanno causato la morte di una
persona che coinvolta ieri durante gli scontri davanti alla Royal Bank è
rimasta esanime al suolo, pare dalle prime informazioni, per arresto
cardiaco.
E si susseguono nelle ultime ore le notizie drammatiche delle sempre più
dure iniziative della polizia che nella mattina di oggi hanno determinato
lo sgombero manu militari del centro sociale RampARTs, con gli arresti
collettivi delle attiviste e degli attivisti, e il simultaneo raid della
polizia all’Earl St Convergence Centre, dove sono stati arrestati persino
gli osservatori legali, mentre il luogo del summit del G20 è stato
completamente blindato e davanti alla Bank of England è stata
violentemente impedita ogni iniziativa di denuncia della repressione di
ieri e di rivendicazione della verità sulla morte del compagno.
Intanto il presidente del consiglio dei ministri italiano, Silvio
Berlusconi, ha commentato: “Questo purtroppo è il lato negativo di questi vertici, che però sono indispensabili”… Come a dire che morire durante le contestazioni è realtà ordinaria, scritta dal destino e naturale.
Morire soffocati dalle cariche e dai gas, oppure anche colpiti in testa da una pallottola di Stato. La stessa ordinarietà del morire di lavoro e
sfruttamento, di carcere, di alienazione, di disperazione per la privazione di reddito e di futuro, di violenza maschile e patriarcale sulle donne. La stessa ordinarietà del morire, a migliaia, nelle acque del Mediterraneo, di frontiere armate e di Europa fortezza. O del morire dopo essere sopravvissuti a quelle acque, qui fra noi, di razzismo e di fascismo.
Eppure come su questo ordinario morire poggiano le basi della società del profitto e del controllo di Stato, così sull’ordinario morire nelle
contestazioni ai vertici dei Grandi deve poggiare l’autorità dei Grandi
medesimi. E infatti se di contestazione si muore, la speranza allora deve restare affidata solo al “capitolo sociale” che un Berlusconi magnanimo suggerisce di inserire nel documento del G20. E’ in questo modo che le cose debbono restare al loro posto.
Ogni cosa al suo posto? Questa vita, cioè questa morte, per noi? No. Noi non restiamo al posto assegnatoci. Come le compagne e i compagni, le nostre sorelle e i nostri fratelli di Londra, di Atene, delle banlieues francesi, dalla Germania alla Catalogna, noi non ci stiamo. Lo abbiamo già fatto sapere, riprendedoci le strade e la nostra indignazione contro i padroni della crisi, il 28 marzo. Non aspettiamo un secondo, adesso, a fare sentire la nostra solidarietà a chi si batte anche per noi in faccia ai 20 Grandi.
Non aspettiamo un secondo a dare il segnale che la nostra lotta cresce e continua.

London Calling!

APPUNTAMENTO X TUTTE E TUTTI ALLE H 18:30 PRESSO LA METRO CASTRO PRETORIO [FOTO (eidonpress)]

organizza la tua rabbia,
la libertà non cade dal cielo

–>Squaring up to the square mileMappa della crisi a Londra

Squaring up to the square mile!

questa e’ la mappa della crisi e delle azioni fatta dal climatecamp per le manifestazioni del 1 aprile nella city londinese.

http://www.indymedia.org.uk/images/2009/03/425120.jpg

A questo link invece altro materiale comunicativo:

http://www.g-20meltdown.org/sites/g-20meltdown.org/files/money.pdf

questa e’ la mappa della crisi e delle azioni fatta dal climatecamp x le manifestazioni del 1 aprile nella city londinese.

http://www.indymedia.org.uk/images/2009/03/425120.jpg

A questo link invece altro materiale comunicativo:

http://www.g-20meltdown.org/sites/g-20meltdown.org/files/money.pdf

Manifestació dels estudiants contra el Pla bolonyaManifestazione di studenti contro il Piano Bolonya

Comunicat de L’Assemblea de Barri Sants
Manifestació dels estudiants contra el Pla bolonya

Des dels moviments socials de Sants (assemblea de barri, col•lectius, centres socials okupats, associacions de veïns, ateneus, casals, cooperatives de consum i treball, mitjans de contrainformació), us volem donar la benvinguda als col•lectius universitaris que esteu lluitant, des de fa mesos, contra la imposició dels plans neoliberals a la Universitat. Us saludem a totes aquelles i aquells que lluiteu contra el Pla Bolonya, i us volem dir que estem amb vosaltres, i que els barris són casa vostra.

De la mateixa forma, us volem dir també que sentim la vostra lluita com la nostra lluita. La privatització de la Universitat és una de les mil formes amb que ens estan robant la vida, que ens estant robant els nostres somnis, les nostres maneres de construir un present i un futur més enllà de la misèria quotidiana que ens imposa el capitalisme.

La mercantilització de la Universitat és un aspecte més de la mercantilització general de la vida. Així, la violència immobiliària i urbanística que pateix la gent dels barris els agermana amb les violències que viviu vosaltres. La violència viscuda en un mercat laboral precaritzat agermana a la resta de precaris amb les violències que viviu vosaltres. Les violències que viuen els migrants sense papers ens agermanen amb les violències que viviu vosaltres. Estem aquí per a dir-vos que la vostra lluita és la lluita de tots, que no esteu sols i que no estem soles, i que avui el conflicte estudiantil és un més dels mil colors d’un conflicte social i global que hem de articular en comú i globalment. Tota la ràbia, tota l’energia que tenim a dintre, és necessari exterioritzar-la en un front comú, que coordini i que potencii les singularitats, per a aturar les múltiples cares del domini i l’explotació. És necessari que conspirem junts.

Però no només ens agermanen les violències compartides. També volem compartir amb vosaltres les formes de lluita, la desobediència al poder, la resistència. La vostra tenacitat i determinació, la vostra capacitat d’autoorganització col•lectiva, la vostra força en l’ocupació de les facultats, la vostra capacitat d’autogestionar els temps i els espais d’una vida que us heu reapropiat, les vostres assemblees per a decidir horitzontalment quina vida voleu viure, la creativitat de la vostra lluita. Volem que siguin exemple per a la resta de la societat, exemple per a tots nosaltres, i que la reapropiació de la vida sigui practicada, dia a dia, per tothom.

També estem aquí per a defensar-nos junts de la brutalitat amb què el poder polític i econòmic, a través dels seus mercenaris ultraviolents, vol acabar amb tot pensament crític i amb tota capacitat de generar alternatives. La repressió policíaca de la setmana passada, la criminalització i distorsió mediàtica, els jocs partidistes per a guanyar miserables quotes de poder, l’únic que ens indica és que el seu món està podrit, i que únicament podrà mantenir-se exercint la violència desmesurada cap a la dissidència social. I, de la mateixa manera que els altres dies vàrem resistir juntes als atacs policíacs, i diem fort que afrontarem la seva brutalitat sempre que sigui necessari, amb tots els mitjans per a defensar la nostra gent, avui us volem felicitar per no haver caigut en la trampa que tots els poder polítics, econòmic, mediàtics i policíacs desitjaven amb una obsessió morbosa.

Avui volien destruir el moviment estudiantil, distreure el debat sobre Bolonya cap el fals debat de la violència i la repressió, i volien destruir, també, totes les aliances que esteu trenant amb la resta de la societat, totes les complicitats que esteu teixint amb els treballadors de les fàbriques reestructurades, amb els aturats i precaris, amb els sense papers, amb la gent dels barris en lluita.

No podran amb nosaltres, si el nosaltres el construïm junts. Ara és el moment de passar a construir el nou món, sense els seus partits polítics miserables, les seves policies assassines, els seus empresaris cobdiciosos, els seus mitjans de comunicació sistemàticament mentiders. Portem un nou món en els nostres cors, i avui és el millor dia per a continuar parint-lo.

A les universitats, als barris, a les fàbriques, a la vida. Amunt tots els que lluiten!

Tothom a la mani del 28 de Març contra la crisi

Assemblea de Barri de Sants, 26 de març del 2009

Comunicato dell’Assemblea de Barri Sants
Corteo dei collettivi universitari contro il “Piano Bolonya”

Dai movimenti sociali di Sants (Assemblea de Barrio, collettivi politici,
centri sociali occupati, associazioni di inquilini, atenei, casali
indipendentisti, cooperative di consumo e di lavoro, mezzi di
comuncazione), vogliamo dare il benvenuto ai collettivi universitari che
stanno lottando da diversi mesi contro l’applicazione della politica
neoliberale nelle Universitá. Salutiamo tutte quelle persone che lottano
contro il “Piano Bolonya” ricordandovi che stiamo con voi e che il
“Barrio de Sants” è casa vostra.

Nello stesso modo, vi vogliamo dire che sentiamo la vostra lotta come la
nostra lotta. La privatizzazione dell’università è una delle mille
forme con cui ci stanno rubando la vita, con cui ci stanno rubando i nostri
sogni, le nostre forme di costruire un presente e un futuro più in lá
della miseria quotidiana che ci viene imposta dal capitalismo.

La mercificazione dell’Universitá è un ulteriore aspetto della
mercificazione generale della vita. La violenza immobiliaria e
urbanistica che soffre la gente del barrio, la violenza subita in un
mercato del lavoro completamente precarizzato, le violenza che subiscono i
migranti senza permesso di soggiorno sono uguali alle violenze che state vivendo voi.

Stiamo qua per dirvi che la vostra lotta è una lotta di tutti, che non
siete soli e che non stiamo soli. Oggi, il conflitto universitario è uno
dei mille colori di un conflitto sociale e globale e, come tale, deve
essere articolato comunemente e globalmente. E` necessario focalizzare e
esternare tutta la rabbia e tutta l’energia che abbiamo dentro in un
fronte comune che, coordinando e potenziando le differenti singolaritá,
sia capace di fermare le multiple facce del dominio e dell’esplotazione.

…..E` necessario cospirare insieme…..

Peró non solo ci accumunano le violenze subite. Vogliamo condividere con
voi anche le differenti forma di lotta,  di dissobedienza al potere e di
resistenza. La vostra tenacia e la vostra determinazione, la vostra
capacitá di auto-oganizzazione collettiva, la vostra forza nelle
occupazioni delle facoltá, la vostra capacitá di autogestire i tempi e
gli spazi di una vita di cui vi siete riappropiati, le vostre assemblee per
decidere orizzontalmente che vita volete vivere, la creativitá della
vostra lotta. Vorremmo che tutto questo sia un esempio per il resto della
societá, un esempio per tutti noi. Vorremmo che la riappropiazione della
vita si pratichi giorno dopo giorno.

Inoltre stiamo qui per difenderci insieme contro la brutalitá con cui il
potere politico ed economico attraverso i suoi violenti mercenari, vuole
stroncare tutti i pensieri critici e tutta la capacitá di generare
alternative. Crediamo che la repressione della settimana passata, la
criminalizzazione e la distorsione mediatica, i giochi partitistici per
guadagnare miserabili quote di potere, evidenzia esplicitamente che questo
mondo è marcio e che l’unico modo che gli rimane per continuare è
seguire esercitando una violenza smisurata verso la dissidenza sociale. E
nello stesso modo con cui l’altra settimana abbiamo resistito insieme
all’attacco della polizia, vogliamo gridare forte che sempre affronteremo
la loro brutalitá con tutti i mezzi necessari per difendere la nostra
gente e le nostre idee.

Allo stesso tempo vogliamo farvi i complimenti per la grande capacitá
politica dimostrata nel non essere caduti nella trappola che poteri
economici, politici, mediatici e di polizia stavano architettando e
desiderando morbosamente per questo corteo. Oggi avrebbero voluto
distruggere il movimento universitario, distruggere il dibattito politico
del “Piano Bolonya” con il becero e solito discorso della violenza di
strada. Oggi avrebbero voluto distruggere tutte quelle alleanze che state
intessendo con il resto della societá, tutte le complicitá che state
promuovendo con i lavoratori delle fabbriche, con i disoccupati, con i
precari, con i migranti e con le gente dei quarieri in lotta.

Non potranno con noi, se noi staremo uniti.
Ora è il momento di passare a costruire qualcosa di nuovo. Un mondo senza
i suoi partiti poltici miserabili, le sue polizie assasine, i suoi datori
di lavoro codardi e i suoi mezzi di comunicazione sistematicamente falsi.
Portiamo un mondo nuovo nei nostri pensieri, e oggi è il giorno di
continuare a concretizzarlo.

Alle universitá, ai quartieri, alle fabbriche, alla vita. Avanti a tutto
ció che lotta!

Tutti al corteo del 28 Marzo contro la crisi!

Assemblea de Barri de Sants, 26 marzo 2009

Riprendiamoci le strade

Riprendiamoci le strade della nostra città
Contro il G14 giornata di mobilit/azione europea

Dal 18 al 21 marzo si è svolto a Roma l’Independence days, festival della cospirazione degli Indipendenti. In questa occasione sono state affrontati i temi che caratterizzano l’attuale crisi economica e sociale e tracciati i percorsi e le campagne che gli Indipendenti costruiranno nei prossimi mesi.

Ci siamo incontrati all’università di RomaTre per discutere di beni comuni, dall’acqua alla conoscenza, dai territori al diritto all’abitare, delle loro privatizzazioni e delle possibili strategie per difenderli; abbiamo discusso, al Volturno occupato, della proprietà intellettuale come petrolio del ventunesimo secolo, approfondendo le alternative per la libera circolazione dei saperi; ci siamo incontrati con le reti contro il pacchetto sicurezza per delineare i percorsi contro le derive neoautoritarie e denunciare quello che accade quotidianamente nei confini del nostro paese e all’interno delle gabbie dei centri di identificazione ed espulsione; ci siamo incontrati, ad Acrobax, per confrontarci sulla devastazione del mercato del lavoro ed analizzare l’attuale contesto di crisi in diversi paesi europei.

Ma Independence day voleva essere ed è stato qualcosa di più…
Independence days è stato un passaggio costituente delle lotte, trans-metropolitano ed europeo ed è stato nel contempo anche spazio di riflessione per i territori, le specificità, per i frammenti e le tante esperienze e storie di lotta vissute. E’ stato un momento di confronto e di analisi collettiva scandito e tracciato dai percorsi e dai conflitti che da tempo animano le metropoli europee, a Roma come a Londra, a Barcellona come a Berlino, ad Atene come a Parigi.

Con Independence days abbiamo messo in comunicazione le diverse
mobilitazioni attraverso l’analisi e l’elaborazione collettiva per costruire un alfabeto comune, per sedimentare la nostra narrazione contro la crisi e i suoi responsabili.

Abbiamo comunemente affermato il filo rosso che unisce le giornate internazionali di mobilitazioni contro la crisi che inizieranno il 28 marzo e che proseguiranno fino ai primi di aprile con il controvertice organizzato a Londra durante il G20 e con la manifestazione organizzata a Strasburgo per la celebrazione dei 60 anni della NATO.

Per questo abbiamo costruito insieme a tante altre realtà sociali e del sindacalismo di base il comitato romano contro il G8 che promuoverà le
prossime mobilitazioni a partire da domani 28 marzo dove saremo in piazza a Roma per rivendicare all’interno di un nuovo e necessario Welfare l’introduzione immediata di un reddito garantito per tutti/e i precari/e e di disoccupati/e che quotidianamente subiscono e pagano la crisi del sistema liberista.

Domani quindi insieme alle altre realtà del comitato faremo anche noi la nostra parte e affermeremo il diritto di manifestare violando il protocollo siglato dal comune, la prefettura, il sindacalismo confederale e i partiti dell’opposizione, e per questo diamo appuntamento a tutte e tutti gli-le Indipendenti alle 13.30 presso Porta Pia per confluire nel corteo nazionale che partirà alle 15 da Piazza della Repubblica.

Ma quali ammortizzatori sociali, dovete darci tutto il nostro denaro e poi ne riparliamo!

You are the crisis…la neutralità è prevista dal sistema, o sei la soluzione o sei parte del problema!

Indipendenti_laboratorio delle cospirazioni