No Tav la forza della solidarietà non si arresta: con Marta e tutti gli arrestati. Roma, 26 luglio 2013

50 donne no tav di Roma hanno portato la campagna di solidarietà #senonpermartaquando #setoccanounatoccanotutte alla festa del partito democratico a Parco Schuster, in quel quartiere di San Paolo-Ostiense che già aveva contestato l’invadenza della festa e l’arroganza del partito che la organizza.
L’attesa del segretario Epifani aveva riempito l’area dibattiti dei fedelissimi militanti del principale partito di governo (nonché vecchio leader di quel sindacato che ha firmato tutto in tema di smantellamento del welfare e dei diritti sul lavoro).
Bianca Berlinguer apre il dibattito democratico (bastasse questo a fare una democrazia!)  elencando al segretario le mille beghe interne di cui non ci interessa nulla e le dichiarazioni di disappunto rilasciate dai suoi parlamentari. Tra questi spicca ancora il nome di quell’omuncolo di Esposito che evidentemente in cerca di visibilità a 360 gradi, di fatto raccoglie solo insulti e sdegno.
Al suo nome, ormai coperto di infamia, si alzano in piedi le compagne No tav di Marta che non la lasceranno mai sola di fronte alla fatica di denunciare la violenza subita sul proprio corpo di donna dopo una notte di violenza poliziesca tra i boschi come 12 anni prima era avvenuto nella strade di Genova e tra le pareti di una scuola di nome Diaz e di una caserma di nome Bolzaneto. Non erano bugie allora e non lo sono oggi.
La verità, premessa indispensabile di ogni giustizia possibile, è sempre stata un problema in questa italietta. La verità dei danni e delle devastazioni che la politica asservita ai capitalisti di ogni risma provoca in tutto il fu Bel paese. La verità dei profitti per pochi fatti ai danni della salute e dei territori di tutti. La rabbia per queste ingiustizie profonde anima le tante lotte dei comitati in difesa del terra e della dignità di vita: dalle alpi No tav alla Sicilia No muos. Nessuno spazio democratico viene lasciato alle rivendicazioni delle lotte che partono da solide ragioni che rimangono puntualmente inascoltate. A queste anzi si oppongono solo prese in giro neanche benfatte: dalla relazione dell’Istituto Superiore di Sanità sulla non provabile nocività del Muos a quella che fu la Commissione Virano per il progetto del tav. Dove stanno i bugiardi?
Tanto va il servo all’urna che si sente cittadino.
Tanto va il no tav alla montagna che diventa partigiano.
Questo il link del video del fatto:
questo il volantino distribuito
PARTIGIANE DEL FUTURO
Forse non tutti sanno che in Italia c’è una grande lotta: la lotta contro il Tav linea ad alta velocità TorinoLione , una lotta popolare che coinvolge migliaia di persone della Val di Susa e di tutto il territorio nazionale,
una lotta che si pone come obbiettivo quello di fermare la costruzione di un’opera inutile e enormemente
costosa. Una lotta contro la devastazione di un territorio ma non solo, è una lotta contro la devastazione delle
nostre vite.
Infatti forse non tutti sanno che un km di Tav costa 164 milioni di euro, in pratica un km di Tav costa come
1000 case popolari; 3 metri di TAV costano quanto 4 sezioni di scuola materna; 500 metri di TAV costano
quanto un ospedale da 1200 posti letto, 226 ambulatori e 38 sale operatorie; un km di TAV costa quanto un
anno di tasse universitarie per 250 mila studenti.
Forse non tutti sanno che nella notte fra il 19 e il 20 luglio c’è stata una nuova manifestazione in Val di Susa:
una passeggiata notturna verso le reti del cantiere nel corso della quale c’è stato un agguato da parte della
polizia. Quest’operazione ha portato al ferimento di decine di manifestanti e all’arresto di nove attivisti, sette
dei quali si trovano tuttora agli arresti domiciliari.
Forse non tutti sanno che fra questi attivisti arrestati c’è Marta, ragazza pisana, che ha subito molestie sessuali
durante l’arresto mentre veniva trascinata all’interno del cantiere e che dopo la sua denuncia pubblica ha
dovuto subire anche un linciaggio mediatico scaturito dalle dichiarazioni di Stefano Esposito, senatore del Pd,
che ha invocato una denuncia per calunnia.
Forse non tutti sanno che in un’intervista questo stesso senatore ha dichiarato di essere stupito dal “silenzio
delle donne” quasi ad auspicare il levarsi di qualche donna democratica che si unisse con lui ad additare
Marta come “pazza”, “strega”, “isterica”. Ebbene abbiamo deciso di venire qui oggi proprio per far sentire agli
“onorevoli esponenti” del Partito Democratico che le donne in questo paese in silenzio proprio non ci stanno.
Forse non tutti sanno che migliaia di donne in Italia hanno deciso di lottare, Tav come in mille altre battaglie
che le vogliono protagoniste nelle scuola, nelle università, nei luoghi di lavoro, nelle città e nei quartieri, negli
spazi sociali e nelle lotte ambientali. Migliaia di donne hanno deciso di uscire dal caldo focolare domestico e
di scendere in piazza, di gridare per le strade, di occupare le case, di riprendersi ora tutto quello che gli spetta
per costruirsi un futuro dignitoso.
Ebbene ora sapete che noi in silenzio non ci stiamo, che siamo pronte a batterci e che ci rivedrete in tutte le
mille battaglie che ci sono e che nasceranno in questo paese, sempre dalla parte di chi lotta. Sempre senza
paura.
Se Non Con Marta Quando? Se toccano una, toccano tutte!
A sarà dura!

Report Incontro nazionale di Comitati e Movimenti sul monte Amiata

Premessa di metodo

Quella che segue è una prima nota che tenterà di sintetizzare alcuni punti chiave che sono stati affrontati durante il campeggio in Amiata.

La ricostruzione delle discussioni non è un processo facile perchè si rischia di scordare qualcosa anche perchè, come saprà chi ci è stato, i confronti svolti sono stati decisamente approfonditi.

Quindi proponiamo che a questo, segua, anche con l’aiuto di chi ha facilitato le discussioni, una seconda nota che riporti i contenuti dei singoli tavoli in modo da avere un quadro complessivo e utile anche come strumento collettivo.

Da dove partivamo

La premessa alle discussioni è stata la richiesta di astrarsi sufficientemente dalle proprie battaglie cercando, in questo modo, di costruire una dicussione collettiva reale ed efficace.

Per questo avevamo utilizzato come titolo “La leva di Archimede”, perchè cercavamo una riflessione e un vocabolario comune per costruire una prospettiva collettiva.

La nostra leva per poter aprire un fronte largo, che possa divenire spazio inclusivo in cui moltiplicare le nostre forze.

La prima valutazione a riguardo è sicuramente positiva.

E’ chiaro che il giudizio reale lo potremo compiere solo nei prossimi mesi, cercando di mettere in pratica le proposte che sono emerse e vedendo se ne saremo capaci.

Al campeggio erano presenti: SOS geotermia, Comitato Acqua Pubblica Capena, Re:Common, Attac Italia, Forum Finanza Pubblica e sociale – Grosseto, NO TAV, Cobas Telecom, Coordinamento Calabrese “B Arcuri”, Comitato Opzione Zero-Riviera del Brenta, Abitanti Amiata, CSOA Macchia Rossa, Acqua Bene comune/No Inc Velletri, Newroz Pisa, No Tunnel Tav/Per un’altra città Firenze, Class Action inceneritore Scanzano – Follonica, Forum Toscano Acqua, No Grandi Navi, No Inceneritori Pitigliano/Firenze, Movimenti per il diritto all’abitare (Roma), Garage Anarchico – Pisa, M5S – Poggibonsi, M5S – Comitato Acqua Siena, No Tunnel Tav/Medicina Democratica – Firenze, Comitato Tutela Valdelsa No CO2, Comitato Acquabenecomune Pisa, Carc AbbadiaSan Salvatore, CaRC/ Beni comuni Val di cecina, Cobas Whirpool Siena, Sovicille (Siena), Yaku, Abruzzo Social Forum/Forum acqua Abruzzo, FP CGIL/ Forum Acqua, Coord. Acqua Pubblica Basilicata, Coord. NO TRIV, Rete “Commons”/Mezzocannone occupato, Labas Occupato – Bologna, Confederazione Cobas – Uniwad, Coordinamento Romano Acqua Pubblica, Forum Italiano Movimenti per l’Acqua, LOA Acrobax, Progetto Mistrana, abitantiTrento, abitanti Monte Labbro, Pizzeria pirata, OPS castelli romani, Associazione strade bianche, Forum Ambiente salute/Nuova Messapia, Coordinamento cittadino lotta per la casa (Roma), Labas Occupato, Prendo Casa-Torino, Renoize/Radio Torre, Genuino Clandestino, Terra/Terra, Terre in Moto – Milano, Campo – Oriolo Romano, A Sud,  Genuino Clandestino -Firenze, Spiazzi Verdi – Venezia, CSOA La Strada, Rete per la Tutela della Valle del Sacco (RETUVASA)

E sicuramente qualcuno ci è sfuggito!

 

Letture Comuni

I gruppi di lavoro hanno identificato tre aree che appaiono essere trasversali e quindi prioritarie per delle azioni congiunte:

Finanza e finanziarizzazione dei beni comuni, delle risorse e della vita

Consumo di suolo e di territorio

Salute

Per ogni punto sono stati declinate alcune analisi e delle proposte.

– Finanza

Il tema ha avuto un duplice approccio, da un lato fermare la crescente finanziarizzazione di tutti i beni e servizi che riguardano la vita, dall’altra riappropriarsi  della finanza pubblica, visto che non è vero che non ci sono le risorse, per finanziare l’interesse collettivo e non i profitti privati. Da un lato quindi contrastare i finanziamenti pubblici per profitti privati, dall’altro piegare gli strumenti di finanza pubblica verso i bisogni delle comunità.

Sul primo asse si è affermato il totale rifiuto della valorizzazione del suolo, del territorio, delle risorse naturali, e della stessa salute. Ciò comporta la necessità di fermare il meccanismo delle compensazioni che deve andare di pari passo a quello del patto di stabilità in quanto rappresentano due facce dello stesso problema ovvero la colonizzazione dei territori da parte delle multinazionali e delle multiutility.

Proposte

  • Fermare la svendita delle terre demaniali tramite CDP
  • Azioni sugli enti locali per non rinnovare i contratti con le multiutility per la gestione dei servizi.
  • Azioni per rafforzare il rifiuto dei limiti imposti dal patto di stabilità.
  • Mappare i mutui dei comuni per verificare l’eventuale possibilità di rinegoziazione, richiedere commissione auditoria negli consigli degli enti locali, richiedere la cancellazione del debito proveniente da derivati.
  • Organizzare momenti formativi per rafforzare la conoscenza sul tema e identificare formatori regionali  – (proposta di organizzare un seminario a Parma in ottobre)
  • 28 o 29 settembre – Assemblea contro la finanziarizzazione e la privatizzazione dei beni comuni a Parma
  • I delegati della Telecom hanno presentato la loro campagna sulla pubblicizzazione dell’azienda, settore strategico del paese.

 

– Consumo di suolo e di territorio

E’ necessario fermare il consumo di suolo e di territorio utilizzando tutti i mezzi necessari: legali, di pressione, di iniziativa legislativa dal basso e di lavoro nelle istituzioni (dove opportuno) e riappropriandosi fisicamente di quegli spazi soggetti a speculazione. La pratica delle  compensazioni è sentita da un lato come “inquinamento democratico” delle istituzioni e dall’altro come azione repressiva a monte (E’ importante precisare che si tratta  delle compensazioni agli enti locali e non dei risarcimenti per danni già subiti). Gli Enti locali non potendo più spendere a causa del patto di stabilità non hanno altra scelta che vendere il territorio agli speculatori.

Il rifiuto del meccanismo delle compensazioni e il concetto di riappropriazione sono centrali per tutte le vertenze. La riappropriazione viene individuata come una pratica comune da perseguire in maniera ampia e popolare. A questo scopo è necessario operare una ricomposizione sociale per rendere le lotte realmente popolari, lo strumento utile ad unire riappropriazione e ricomposizione viene identificato nel presidio.

Occorre ristabilire la sovranità dei cittadini sul territorio tenendo ben presente che gli Enti locali da una parte sono stati svuotati del loro potere decisionale ed esautorati dalle loro tradizionali funzioni di controllo, dall’altro sono al servizio delle varie holding di speculatori, inclusa tra queste la mafia. Molto importante in questo senso decostruire il concetto di illegalità legato soprattutto ad azioni di riappropriazione affermando che ciò che è legittimo non necessariamente è legale visto che le istituzioni sono spesso complici dell’espropriazione dei territori a scapito dei cittadini.

Occorre mettere in moto processi collettivi volti a definire le priorità delle comunità e strutturare processi economici locali volti a produrre ciò che serve sul territorio stesso.

Proposte

  • Campagna contro le compensazioni
  • Moltiplicare i presidi sui territori
  • 12 ottobre: Mobilitazioni territoriali in tutta Italia contro ogni forma di colonialismo dei territori e per la riappropriazione dei beni comuni
  • 19 Ottobre – Manifestazione nazionale promossa dai movimenti per il diritto all’abitare a Roma

 

– Salute

La salute è percepita come tema unificante e prioritario per l’entità dei danni che produce. E’ necessario rifiutare il concetto che esistono delle comunità sacrificabili (vedi Taranto, Civitavecchia, ecc.). E’ necessario respingere la gestione commissariale delle emergenze ambientali e sanitarie e la crescente neoliberalizzazione sanitaria che tende a ricondurre i problemi di salute di intere comunità alla dimensione degli stili di vita individuali.

Proposte

  • Campagna contro il biocidio
  • Autunno: Mobilitazione regionale in Campania
  • Costruzione di una rete di avvocati e medici
  • Costruire appuntamenti formativi sul territorio per rafforzare le competenze dei comitati
  • Sorvegliare l’iter del “decreto del fare” relativamente alla questione delle bonifiche
  • Realizzare una mappatura / allargamento ad altri comitati e vertenze su base territoriale (da individuare per rilevanza dell’impatto sanitario)

 

Sono inoltre stati discussi e si è trovato consenso sui seguenti temi e proposte:

  • Pubblicazione dal basso sui beni comuni: tutte le pubblicazioni sui bene comuni afferiscono principalmente al mondo accademico è necessario far sentire la voce di chi la lotta per i beni comuni la pratica quotidianamente.
  • Sostegno e appoggio alle esperienze delle fabbriche recuperate: occorre mappare tutte le esperienze in corso e trovare forme di sostegno attivo per consolidare lo spazio politico aperto da queste esperienze.
  • Campagna per le amnistie delle lotte sociali: si guarda con interesse a questa campagna, non essendo presenti nessuno dei promotori ci si propone di capire di più e trovare eventuali forme di collaborazione e sostegno.

Inoltre, trasversale alle varie discussioni, si individua la capacità di nuove esperienze di partecipazione diretta come risposta alla rottura democratica. Infatti in questa fasi di crisi, in più di un intervento, si è sottolineato come le dinamiche che producono interventi invasivi nei territori o sui beni comuni, siano innanzitutto l’imposzione di una voltontà, che per semplicità definiamo dei profitti, su quella di una comunità territoriale o dell’interesse collettivo.

Questo causa un’espropriazione non solo di beni materiali, ma della possibilità di esercitare la propria volontà e rompe direttamente il patto di mediazione che le istituzioni rappresentative stanno cessando, progressivamente, di svolgere.

Durante lo svolgimento del campeggio,  inoltre, si sono svolte delle assemblee specifiche su: “campagna sul fracking” e su “terra bene comune”, oltre che sul percorso “per una vertenza unica toscana”.

 

Proposte di prossime iniziative comuni

L’assemblea indica una settimana di mobilitazione comune che si aprirà il 12 ottobre, in connessione diretta con le lotte di oltreoceano, a partire da quella contro la diga di Quimbo in Colombia, con azioni diffuse in tutti i territori, che avverranno in maniera coordinata ed in una cornice comunicativa comune e si concluderà il 19 ottobre con una manifestazione nazionale promossa dai movimenti per il diritto all’abitare.

La settimana di mobilitazione comprende anche lo sciopero dei lavoratori indetta dai sindacati di base per il 18 ottobre.

Il prossimo appuntamento per continuare ad approfondire i ragionamenti iniziati durante il campeggio e completare l’organizzazione della mobilitazione di ottobre sarà a Parma  28 o 29 Settembre in occasione della 4 giorni organizzata dai comitati NO INC.

Ulteriori occasioni per muovere dei passi avanti sulle riflessioni e campagne comuni saranno la mobilitazione regionale in Campania prevista per l’autunno che viene messa a disposizione come momento comune per iniziare a ragionare su una campagna contro il biocidio e gli stati generali del lavoro convocati da Etinomia/NO TAV dal 27 al 30 settembre che rappresentano un’occasione per muovere passi in avanti per costruire azioni alternative concrete volte a scardinare il ricatto salute/devastazione – lavoro. Inoltre è stato segnalato come un ulteriore opportunità di riflessione comune il convegno “Ripubblicizzare si può, ripubblicizzare si deve” promosso dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua che si svolgerà a Torino il prossimo 21 Settembre.

http://campeggioamiata.noblogs.org/

 

Dopo la passeggiata in Clarea, liber* tutt*

Venerdì notte abbiamo salutato l’alba del 20 Luglio nella passeggiata in Clarea contro la prepotenza e la violenza sistematicamente organizzata dalle truppe di occupazione dello stato italiano nella Val Susa, con un pensiero continuo nella mente che non potrà mai scomparire dalla memoria di chi ha vissuto le giornate di rivolta contro la globalizzazione neoliberista a Genova nel 2001, con la morte di Carlo Giuliani assassinato dal fuoco dei carabinieri, mano armata dell’oligarchia della governance mondiale che in quei giorni riuniva i capi di stato degli 8 “grandi” porci e maiali della terra.
Una passeggiata notturna di lotta nei boschi della Val di Susa da più di vent’anni mobilitata contro il folle progetto del treno merci Torino/Lione. Una manifestazione legittima quella di venerdì sera che interessava necessariamente e inderogabilmente quello che lì in Valle è il problema, il non cantiere, il fortino del progetto treno alta velocità Torino Lione. Non è certo questa la sede per spiegare ciò che abbiamo già detto e i Valligiani meglio di noi, con calma e delle volte anche urlato nelle piazze, nella manifestazioni e sulle barricate quando era necessario, ovvero le ragioni specifiche e generali, tecniche e politiche del perché quella del Tav sia un’opera inutile, strutturalmente legata alla speculazione e agli interessi dei soliti noti gruppi di potere che dal Pd e PdL si spartiscono le risorse pubbliche nelle truffe,  nel consociativismo, nella perpetua e sistematica corruzione.
Prima dicono con retorica giornalistica che la Valle soprattutto nell’ultimo ciclo di lotte era e rimane schiacciata su una dimensione “partigiana” della popolazione locale: il particolare che prevaleva sull’interesse generale, “l’egoismo localistico” contro le grandi e globali esigenze del mercato neoliberista, particolarità contrapposte alla supposta collettività, insomma una piccola parte di territorio ribelle contro il resto della penisola , invece a dir loro, commossa ed entusiasmata dal sol dell’avvenire del treno merci più veloce d’Europa. Poi però quando nella Valle accorrono da tutta Italia, delegazioni e poco più, di compagni attivi nei nodi solidali alla battaglia no tav dislocati su e giù per la penisola e quindi si testimonia – come se ancora ce ne fosse bisogno come se non fossero bastate le tante manifestazioni che nel biennio 2011/2013 sono state organizzate a migliaia in diverse città – che c’è un movimento nazionale a difesa della Val Susa e che la questione non riguarda solo quel lembo di valle ma il destino dell’intero paese viste anche le risorse pubbliche mobilitate, ecco ripartire subito, in automatico il disco rotto della litania sugli infiltrati, black block, brutti e cattivi provenienti da diverse parti del pianeta, da oscuri mondi infestati di fantasmi e complotti insurrezionalisti.

Perché hanno paura? Perché da quel treno partono molte tante ricche variazioni su un tema che fa paura ai padroni e alla corrotta classe politica del governo di solidarietà nazionale Letta/Alfano per gli interessi della Troika. Perché da lì moltitudini organizzate contro il capitalismo neoliberista s’incontrano per costruire un mondo diverso, altro, nuovo, più giusto e lo fanno lottando, strappando un centimetro alla volta sul campo e delle volte con l’esercizio e uso legittimo della forza collettiva, della resistenza di un’intera popolazione.

Perché nella profonda e sistemica crisi economica, complessiva di un intero ciclo di accumulazione e valorizzazione capitalistica, al centro del flop della finanziarizzazione dell’intero ciclo economico, dell’intero processo produttivo, fin’anco della vita, del welfare e dei beni comuni, dell’acqua come del suolo, nella progressiva precarizzazione e impoverimento di sempre più vasti settori sociali, incrociando momenti di lotta e assemblee, spazi di cooperazione e di autorganizzazione, accade che i movimenti per il diritto all’abitare incontrino insieme agli studenti e al precariato sociale e giovanile i comitati No tav e le realtà in lotta per la difesa dei beni comuni e che insieme rilancino un percorso di lotta nazionale, in connessione e cospirazione con gli appelli alla mobilitazione transnazionale per un autunno prossimo di lotta e di conflitto. Un percorso, quello verso l’autunno, che si sta delineando con una settimana di mobilitazione nel mese di ottobre dove far convergere mobilitazioni coordinate e delocalizzati del 12 per la difesa dei beni comuni proseguendo con appuntamento transnazionali di sciopero sociale  del 15 fino allo sciopero del sindacalismo di base e conflittuale del 18 e alla manifestazione nazionale a Roma del 19 ottobre contro le politiche di austerity.

Tanto è stato fatto ma molto c’è ancora da fare per costruire dei dispositivi pubblici e reali di allargamento e convergenza verso queste settimana, che non vuole essere esclusivamente un calendario di iniziative, ma il lancio reale nei territori di un’alternativa di lotta autonoma ed indipendente che sappia essere all’altezza della crisi che stiamo subendo.  La nostra scommessa sta proprio in questo, costruire degli spazi e dei luoghi di ricomposizione delle tante vertenze sociali e lavorative che stanno attraversando la penisola. Nessuno può considerarsi autosufficiente in questa fase politica. Per questo abbiamo bisogno di una variabile indipendente che riesca a connettere le lotte dei precari, disoccupati e dei cassintegrati con le battaglie di difesa dei beni comuni, dei migranti e dei studenti. Una settimana di iniziative che veda come baricentro delle proprie rivendicazioni il reddito di base e diritti dentro ed oltre il lavoro come orizzonte di conflitto da praticare e da mettere al centro della nostra azione quotidiana attraverso l’occupazione delle case, le autoriduzioni, la riappropriazione del welfare, l’occupazione e l’autogestione dei luoghi di lavoro.

Hanno paura nemmeno a dirlo anche di questo.

Accade però che esercito, polizia, carabinieri, finanza e per giunta la magistratura a legittimare in pectore la repressione e la tortura sistematica con i pestaggi, le intimidazioni, i palpamenti di questi balordi in divisa contro i nostri compagni e compagne, scelgano la strada scellerata della mattanza perché quello hanno tentato in definitiva di fare, impedito solo dalla capacità collettiva da parte dei compagni e compagne presenti di tenere il punto e gestire in emergenza una difficile situazione. E già perché le truppe di occupazione hanno fatto un certo salto di qualità, non solo hanno deciso, e lo avevano già fatto in precedenza, di uscire dal fortino in Clarea ma anche e soprattutto hanno scelto di chiudere con un’operazione a tenaglia i manifestanti in un imbuto che li ha costretti a resistere finchè si è potuto e poi a fuggire in pericolosi sentieri e scarpate tutt’intorno al fortino alle sue truppe di occupazione.

Accade così che due nostri compagni e fratelli siano in prigione insieme ad altri rastrellati e pestati durante gli scontri dell’altra notte. Nemmeno a dirlo, siamo al loro fianco e ci batteremo con ogni mezzo necessario per una immediata e incondizionata libertà per loro e per tutte e tutti coloro che sono rinchiusi ingiustamente nelle patrie galere e privati della propria libertà.

Nodo editoriale indipendente

A margine delle condanne per il movimento di lotta x la casa

Dopo la condanna della scorsa settimana che ben due compagni di Acrobax hanno subito insieme ad altri del movimento di lotta per la casa, sentiamo forte il desiderio di articolare un discorso politico chiaro e comprensibile che rompa l’isolamento della repressione nell’unica forma secondo noi auspicabile, che sappia trovare meccanismi e dispositivi di cooperazione sociale ampi, avendo ben chiara l’urgenza che riguadagnare un’agibilità politica per i movimenti oggi significa battersi per la libertà di movimento per tutti, a partire dai detenuti comuni che vivono in Italia una condizione di carcerazione preventiva inenarrabile (più del 90% sono in attesa di sentenza definitiva) tra le più gravi violazioni dei diritti umani che il mondo così detto civile abbia conosciuto. Altrettanto chiaramente vogliamo ribadire la nostra assoluta determinazione a proseguire le battaglie che oggi vengono condannate al carcere e mantenere laddove è possibile uno stile di lotta, di dignità poiché il conflitto sociale come motore per l’avanzamento dei diritti e di un nuovo spazio costituente lo abbiamo scelto sapendo in quali rapporti di forza ci troviamo ad agire.

Quando diciamo libertà di movimento intendiamo propriamente il diritto e la libertà di praticare quelle forme del conflitto che riescano al di là della manifestazione o dello sciopero a mettere in campo quei dispositivi che rompano la compatibilità come i blocchi stradali nella logistica, le occupazioni di case per l’abitare o le fabbriche occupate e poi autogestite che poi funzionano meglio che sotto padrone, i tanti picchetti antisfratto e potremmo continuare così a lungo.

Dobbiamo rompere l’isolamento e la normalizzazione con le pratiche necessarie alla generalizzazione delle lotte che forse oggi è la vera posta in gioco per i movimenti, soprattutto guardando agli ultimi anni, fatti di conflitti anche intensi ma ad oggi troppo separati, divisi per questo spesso poi indeboliti. Ognuna di queste pratiche di libertà e democrazia dal basso corrisponde ad un preciso reato del codice penale. E così è da sempre per quel nesso sottile ma irrevocabile tra delitto e diritto. Spesso si lancia la caccia alle streghe per il danneggiamento di una semplice vetrina, si invoca il reato “devastazione e saccheggio” con pene dagli 8 ai 16 anni (per la giustizia dei codici molto più grave di uno stupro!). In altre occasioni basta una semplice denuncia per resistenza a pubblico ufficiale o per manifestazione non autorizzata a spostare e confinare una questione politica nei labirinti dei tribunali, nei tempi biblici delle carcerazioni preventive, arbitrarie.

Insomma basta un niente per trasformare le lotte in crimini e chi lotta in criminale da dare in pasto ad un’opinione pubblica che privata della giustizia si sazia di giustizialismo. Allo stesso tempo non possiamo smettere di denunciare chi denuncia, né smettere di intessere quella rete di solidarietà e riconoscimento nelle e delle lotte.  Accogliamo quindi e aderiamo a tutti gli appelli per l’aministia lanciati recentemente da più parti, dalle associazioni dei diritti umani, all’osservatorio contro la repressione e a tutti coloro che vorranno far diventare la battaglia per la libertà e per la salvaguardia del conflitto motore di quella istanza di democrazia reale, radicale che dobbiamo strappare ogni giorno nella fine della mediazione politica, nella svolta autoritaria che la governance neoliberista ha adottato con il paradigma del debito e della crisi per governare i conflitti e le diseguaglianze che noi insieme a tanti presto cancelleremo.

Dietro il diritto c’è la costituzione materiale che produce conflitto e lo chiamano ancora delitto.

Come sempre anche questa volta la libertà, non cade dal cielo, organizza la tua rabbia!

Nodo redazionale indipendente

Luglio 2013: un mese per il reddito di base e i diritti!

Mentre il governo Letta di “solidarietà nazionale per la troijka e i suoi interessi” pensa bene di annunciare strabilianti interventi di natura economica per incentivare il dinamismo nel mercato del lavoro, l’occupazione dei giovani e maggiori opportunità per le imprese, parlando di staffette generazionali ed altre amenità, il lavoro nero continua ad essere una realtà concreta per il 40% dei così detti inattivi copre il primato mondiale del sommerso sul 18% del pil, il tasso reale di disoccupazione si aggira oltre il 25% e quello di disoccupazione giovanile intorno al 50%, dati reali e non quelli edulcorati dalle aggregazioni tecno-ipocrite dell’Istat.

Nel mentre, ci rubano il futuro con contratti di lavoro precari che rappresentano il 75% dei nuovi assunti e un diritto alla pensione da fame per i collaboratori a progetti, i lavoratori autonomi e quanti non rientrano più nella specie tutelata di animali esotici a tempo indeterminato. Governando senza alcuna legittimità, attraverso le forzature del vecchio un po’ ordo-liberale un po’ nazional-stalinista Presidente della Repubblica, Re Giorgio, lor signori occupano le cariche istituzionali per mandato e “concessione” del FMI e della UE, e dagli scranni del governo si permettono pure di parlare di nuova riforma della pensioni, dopo quella targata Fornero che tra le altre accelera la fusione tra i crediti dell’Inps e i debiti dell’Ipdap facendo pagare, ai precari e pensionati poveri, le pensioni d’oro di quei maiali che hanno amministrato dai vertici apicali della PA la corruzione di ben 80 miliardi l’anno, del resto c’hanno famiglia pure loro! E non pensano affrontare minimamente se non con qualche convegno e pacca sulla spalla quella che è la vera emergenza sociale e l’unica grande opera possibile e accettabile, ovvero quella di introdurre immediatamente un reddito garantito per tutte e tutti. Dicono che non ci sono i soldi, ma è falso, manca la volontà politica non la strumentazione tecnica. E ci siamo stufati pure di fare i consulenti gratis per sordi decisori politici. Questi signori che governano con ventimila euro al mese devono e possono riconoscere la ricchezza comunemente prodotta, la produzione sociale di cui siamo portatori e ridistribuire subito reddito e servizi, tutele e nuovo welfare. Esattamente come hanno fatto per ripagare i debiti privati della banche, con i soldi pubblici della collettività, banche private che insieme ai soliti noti e favoriti dal sistema di incentivazione, FSE e clientelismo vivono sulla cresta dell’onda della crisi mentre la maggioranza anche delle tante imprese piccole o individuali muoiono e chiudono i battenti bruciando idee, innovazioni e aspettative della libera attività così detta imprenditoriale che tanto avevano elogiato sospinto negli anni 80/90. La favola è finita e al sesto anno inoltrato della crisi sistemica del valore, nella piena recessione della finanziarizzazione di tutto il processo economico, rimane l’uomo indebitato in uno stato indebitato e l’economia del debito come vero e unico paradigma di governo, pressione e ricatto sulle moltitudini, reprimendo claims e rivendicazioni che ad oggi dovrebbero essere costituenti di un diverso vivere in comune. Siamo sotto la dittatura dei mercati e di questo ormai le popolazioni d’Europa ne sono progressivamente sempre più consapevoli, ne hanno già avuto un assaggio con le politiche di austerity che la Commissione europea e il FMI stanno imponendo in questi ultimi anni con la sfacciataggine che solo i padroni possono avere. In nome della crisi stanno massacrando una società intera, i suoi sogni e bisogni. Per uscire dal ricatto la piattaforma per il reddito e i diritti si rimette in cammino dislocando sui territori nuova forza ed energia sociale per la ricomposizione e il riconoscimento tra i precari, i precarizzati, gli sfruttati e gli emarginati (emarginati prima di tutto dall’accesso al credito) ma anche dai servizi sempre più privatizzati ed escludenti, in alternativa pubblici e decadenti. Riprendiamo parola dunque attraverso cortei nei quartieri e nei territori della metropoli con iniziative dislocate, piazze tematiche per allargare il fronte sociale che lotta, occupando le case, rivendicando i diritti dentro ed oltre il lavoro, difendendo i beni comuni dalla speculazione neoliberista. Scendiamo nuovamente nelle strade per riconquistare reddito, casa, diritti e libertà per cambiare radicalmente modello per costruire insieme una nuova stagione di lotta.

http://www.inventati.org/redditoxtutti/

Solidali con i ribelli in Turchia – manif* Roma 20/06/2013

Sono giorni di rivolta in Turchia, un popolo schiacciato dalle politiche
repressive di Erdogan di sta riprendendo le strade e le piazze, e sta
resistendo alla brutalità poliziesca.
Questa rivolta nasce dalla difesa di una Piazza e di alcuni alberi ma
guarda più lontano, così come guardano lontano le primavere arabe e le
rivolte che si stanno sviluppando nel mediterraneo, come nelle periferie
svedesi o nelle metropoli brasiliane.
Il 20 giugno vorremmo portare in piazza la nostra solidarietà e
complicità alla rivolta turca, e costruire un ponte tra i rivoltosi di
piazza Taksim e la nostra città.
Non è’ il tempo di chiudersi nelle proprie case e navigare su internet
chiedendosi quando sara’ il nostro momento.
Globalizziamo la solidarietà oggi e costruiamo la nostra rivolta.

Con i rivoltosi di Piazza Taksim,
Con i rivoltosi di tutto il mondo.

Verso ed Oltre il 19 Ottobre 2013 – assemblea cittadina Roma

CASA E REDDITO PER TUTTI E TUTTE

Non solo ..Una Splendida Giornata!

 
Casa e reddito per tutt*, uno slogan che oramai passa di bocca in bocca, di città in città, risuona in tutto il paese alimentando processi di autorganizzazione sociale e nuove lotte. 
 
Lotte che si oppongono ai licenziamenti diffusi e di massa. Lotte per riconquistare diritti contro un lavoro sempre più sfruttato e precarizzato. Lotte per il diritto alla casa e all’abitare attraverso le quali ci si oppone allo stillicidio quotidiano degli sfratti e dei pignoramenti, oppure si riconquista direttamente la casa in cui vivere e con essa parte del reddito e della vita di cui siamo sempre più derubati. Lotte che devono crescere ovunque come virus conflittuale, che devono incontrarsi per mettere al centro l’idea e la materialità di una trasformazione radicale dell’esistente.
 
La due giorni nazionale di  ABITARE NELLA CRISI che si è tenuta presso l’ex caserma di via del Porto Fluviale  a Roma l’1 ed il 2 Giugno passati,  sulla scia dello “Tsunami Tour per il Diritto all’Abitare” e di tante lotte diffuse sul territorio nazionale, ha tracciato su questo terreno, un percorso chiaro sia nei contenuti che negli obiettivi.
 
Costruire una grande manifestazione nazionale per il 19 Ottobre, arrivando in corteo ad assediare i ministeri dell’economia, delle infrastrutture  e la cassa depositi e prestiti, per mettere in discussione le politiche di austerità imposte oggi da un “governissimo” che rappresenta l’estremo tentativo di una classe politica corrotta e subalterna ai poteri forti, di perpetuare se stessa insieme alle politiche neoliberiste che hanno già devastato il paese ed il pianeta.
 
Costruire la manifestazione del 19 Ottobre ne come testimonianza, ne tantomeno come evento che si esaurisca con la giornata stessa. Quindi arrivare alla manifestazione non attraverso una semplice sommatoria algebrica di organizzazioni e soggettività, ma attraverso un processo aperto e plurale di movimento e di conflitto.
 
Uno Tsunami nazionale delle lotte per il diritto alla casa e all’abitare, delle lotte contro la precarietà e per i diritti, delle lotte contro le grandi opere e la devastazione del profitto ai danni dei nostri territori.
 
Uno Tsunami, soprattutto, della riappropriazione. Riappropriazione di territori, di spazi, di beni comuni. Riappropriazione di case. Riappropriazione di reddito attraverso nuove pratiche di conflitto che mettano al centro le questioni delle bollette, dei ticket sanitari, delle tasse – delle mense – degli alloggi universitari contro la selezione e lo smantellamento progressivo dell’università e dell’istruzione pubblica.
 
Del resto molte sono le iniziative già realizzate e molte altre sono già in programma sul territorio nazionale. Anche qui a Roma siamo ripartiti con l’occupazione di ACEA e le iniziative di lotta contro gli sfratti ed i pignoramenti e non ci fermeremo certo ora.
 
Una inedita, meticcia, ribelle, incompatibile composizione sociale è oramai in movimento: niente e nessuno la potrà fermare.  
 
E’ un unico e forte grido:
Riprendiamocia la Città! Riprendiamoci Tutto!
 
Venerdì 21 Giugno ore 17.30
ASSEMBLEA CITTADINA
presso l’occupazione abitativa di viale delle Province n. 189
 
 
Tsunami Tour per il Diritto all’ Abitare

Per una rottura politica contro la governance neoliberista, video interventi

 

Presentiamo i video dell’incontro con Maurizio Lazzarato tenutosi ad Acrobax lo scorso 5 Aprile 2013 (http://www.indipendenti.eu/blog/?p=28505) introduzione a cura  del Lab Alexis, intervista a Lazzarato a cura del Lab Acrobax a seguire dibattito con interventi di:

 

 

 

 

 

Benedetto Vecchi del il Manifesto

Gianluca Pittavino del csoa Askatasuna Torino

Dario Lovaglio M15 Barcellona

Marco dello 081 Napoli

Federico Primosig attivista Stoccolma

 

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Commento sull’ultima tornata elettorale

Un commento a margine dell’esito elettorale è già possibile farlo, certo non con la solerzia di chi in prima persona deve affrontare i propri errori o sconfitte nella piccola dama elettorale prendendo parola subito, come si dice, a caldo magari sperando nell’ultima agenzia stampa. Noi da altro canto preferiamo un altro stile avendo scelto un taglio, una traiettoria che non prevede candidarsi ad alcunché se non a fluidificare organizzare e sedimentare quotidianamente la rottura politica contro la governance neoliberista. Ad ogni modo con una certa soddisfazione e inquietitudine che tanto viviamo sempre nella vita vissuta bio politicamente nelle lotte e nei conflitti aperti, e quindi con una certa abitudine stimolante, di chi non ha nulla da perdere se non le catene dei dispositivi di comando che lo attanagliano, rileviamo alcuni punti politicamente qualificanti sui quali vale la pena scrivere due righe con il sorriso sulle labbra.

L’astensione ha travolto il dato elettorale e scompaginato il quadro politico.

Qualunque sindaco verrà eletto a Roma ad esempio dove la media degli astenuti si è rilevata di 10 punti superiore a quella nazionale non avrà nessuna legittimità politica di imporre alcunché alla cittadinanza. Per noi le elezioni sono nulle, così come miserevolmente si sono praticamente annullate da sole tutte le forze politiche vecchie e nuove: dalla protesta civile del 5 stelle a quella un po’ più sbarazzina della sinistra ecologica e catalica del PD, dai partiti dei padroni a quella dei consulenti, dai partitini di sinistra che si accontentano del 6% a Roma che poi corrisponde alla metà sul territorio della penisola, agli errori consumati anche più a sinistra progettando opzioni vecchie peraltro concependole in sedicesima, ammantandole di nuove. Ci dispiace dirlo, perché su alcuni temi per carità, compagni come prima, in ogni caso se può essere utile e meno autoreferenziale a fronte della situazione data caratterizzata da una certa inadeguatezza dei movimenti, il “ve l’avevamo detto” risuona limitato oggi anche a chi lo pronuncia, sempre se si ha ancora voglia di volare un po’ più in alto della palude scegliendo di non sciacallare sulle disgrazie altrui.

Altro stile, scelto e determinato.

Oggi lo scenario politico è cambiato, trasformato verticalmente, non si può rimanere sul terreno della ripetizione dell’eterno ritorno sempre più sbiadito. E’ cambiata la fase e si andava preparando da tempo, il lungo corso di questa crisi, il ciclo che si sta chiudendo non è ancora terminato e se non saremo noi dal basso ad individuare il varco della transizione lo farà il partito trasversale dell’ordine ordo-post, del gotha e senato globale di quel neoliberismo che in questo inferno ci ha cacciato. I terreni sono e saranno quelli dove noi abbiamo combattuto fin’ora, pensiamo ai grandi temi dei movimenti a cui la stessa politica si è dovuta piegare, dal reddito garantito ai nuovi diritti, dalla precarietà alla disoccupazione, ai bisogni negati nelle disuguaglianze perseguite da un modello sempre più tiranno. Del resto non è una novità la lotta di classe è un po’ come fare l’amore bisogna (almeno) essere in due. I padroni e i loro tecno segugi in parlamento, la esercitano tutti i giorni, è il momento che il precariato eserciti la sua legittima e sacrosanta conflittualità. Ciò che indubbiamente rappresenta un passaggio di avanzamento ovvero quello di aver imposto nel dibattito mainstreaim i temi di cui sopra come ad esempio il reddito garantito, la posta in gioco oggi sarà quella di far diventare le nostre rivendicazioni una vera frana sociale che deve cadere addosso alla governance attraverso le pratiche e le forme della riappropriazione, far vivere e respirare quella rottura e insubordinazione  destituente di cui oggi più che mai abbiamo profondamente bisogno. Abbiamo bisogno  di spazi indipendenti di movimento, dispositivi pubblici ed autorganizzati capaci di sviluppare processi sociali reali che partendo da una dimensione territoriale riescano a contrastare le politiche che metterà in campo  il governissimo.

 Ci vedremo nelle piazze, nelle strade, molto presto per costruire tassello dopo tassello un clima sociale adeguato, affinchè le stagioni che seguiranno non siano solo “calde” e roventi ma che diventino per lor signori banchieri, politici di professione, truffaldini del capitalismo finanziario semplicemente infernali.

 

Nodo redazionale indipendente

Solidarietà e complicità per Zam

Cariche, sgomberi… sale la temperatura!

C’è un governo nato dal manifestarsi del parere contrario della maggioranza della popolazione per seguire l’agenda dell’austerity: aumento dell’Iva, nuova flessibilità del lavoro, ritocchino alla riforma delle pensioni… La strada di chi costruisce l’alternativa parlamentare è sempre più angusta e sono in troppi a contendersela, vecchi partiti e nuovi pseudo-movimenti che non smuovono di un centimetro il baricentro della gestione “di classe” (quell’altra) in questa interminabile crisi.

Intanto l’analisi di fase si sposta sulle strade con mille nuove lotte autorganizzate che si riprendono pezzo dopo pezzo quello che continuano a toglierci: la dignità dell’esistenza. La posta in gioco è alta e non si fanno passi indietro, da nessuna parte. La celere si schiera, gli ordini sono chiari. Dall’altra parte gli occupanti, i lavoratori e le lavoratrici, studenti, migranti, le mille facce della precarietà, un unico respiro nelle lotte per la riappropriazione di reddito e diritti. Pensiamo a Zam, Milano, e piazza Verdi, Bologna. Al loro fianco vogliamo stare. Dalla parte giusta delle barricate. Camminiamo sulle strade di tante città, respiriamo all’unisono.

Sicuri di rivedere presto nuove, cento, mille occupazioni…

Laboratorio del precariato metropolitano Acrobax