“La zappa degli studenti sovversivi” da “comune-info.net”

Secondo anno per la «Scuola del Giardiniere sovversivo e di Permacultura». Teoria e pratica sul campo al centro sociale Acrobax, con il gruppo di guerrilla gardening romano Giardinieri sovversivi. L’unica scuola al momento dove i tagli sono ben visti da allievi e docenti. Quelli delle erbacce.

Sabato primo dicembre suona la campanella: alle 17,30 presso Acrobax a Roma (via della Vasca Navale 6), verrà presentata la Scuola del Giardiniere sovversivo e di Permacultura. Il corso è organizzato dai Giardinieri Sovversivi Romani (gruppo di guerrilla gardening antifascista ed antirazzista di Roma) ed affronterà anche quest’anno argomenti come giardinaggio d’assalto, nozioni di base di fitobiologia applicata e tecniche di coltivazione naturale, con lo scopo di aumentare nei cittadini una coscienza «verde», lasciando ad ognuno il libero arbitrio di far poi, di questo piccolo bagaglio culturale, ciò che meglio crede.

Gli aspiranti giardinieri sovversivi faranno palestra sul campo ovvero presso il Laboratorio occupato autogestito Acrobax, centro sociale con i suoi dieci anni di storia (nel sito si legge «Era il 2001, tornavamo tutti/e dai giorni del G8 di Genova. Anche chi non ci era stato/a. Perchè quella è una data spartiacque per molti/e della nostra generazione….) che ha sede nell’ex-cinodromo di Roma, uno stabile enorme nel quartiere Marconi, un tempo del tutto abbandonato e recuperato in questi ultimi anni come laboratorio del precariato metropolitano e come importantissima opera di riqualificazione per l’intero quartiere e la città.

In questo spazio sono presenti diversi laboratori, Acrobax Expo, All Reds Rugby, All Reds Basket, Circolo Anpi Renato Biagetti, Laboratorio Aion, Progetto Ansa del Tevere, Barriot e Cucinodroma, La Popolare Palestra Indipendente, Renoize e ovviamente anche il laboratorio dei Giardinieri sovversivi. Il centro è un spazio culturale, impegnato in lotte sia sociali che politiche, con un occhio di riguardo per il precariato, il diritto alla casa, il carcere, le lotte contro la repressione e il neofascismo.

Il gemellaggio tra Giardinieri sovversivi (Gs) ed Acrobax è nato nel 2011 quando con zappe e rastrelli in mano si è data vita a un’opera di riqualificazione e condivisione degli spazi verdi dell’ex Cinodromo: il CinOrto Sinergico Sovversivo, un piccolo vivaio dove si conservano le piante donate da vivai e cittadini per le azioni di guerrilla gardening, progetti di sistemazione del verde come la grandissima opera di terrazzamento iniziata con l’aiuto dei ragazzi del Servizio civile internazionale, il parco dei bimbi al Baricadero e la sistemazione della grossa e grassa aiuola dell’entrata.

Grazie all’entusiasmo di lavorare a un comune progetto, è stata aperta in questi spazi la scuola di Gs, in modo da far conoscere a quanta più gente possibile un luogo storico romano purtroppo ai più sconosciuto con l’intenzione di valorizzare i numerosi spazi verdi che vi sono presenti in un progetto condiviso con la città.

Il programma del corso prevede quest’anno ben due moduli: Modulo 1: giardinaggio sovversivo (una parte teorica in cui verranno spiegate le nozioni di base del giardinaggio come botanica, terreno e concimazione, moltiplicazione delle piante, le malattie, tecniche di potatura ed una pratica di guerrilla gardening, tecniche varie per la moltiplicazione e la cura delle piante). Modulo 2: permaculura sovversiva (dove impareremo come fare un piccolo orto domestico, come coltivare con poca terra e in verticale, come trasformare gli scarti alimentari in risorse agricole e tutta la «magia» dell’agricoltura naturale e sinergica, facendo pratica con zappa alla mano nella terra che costeggia il campo da rugby tra le altre terreno analizzato in laboratorio come ottimo e non inquinato).

Il corso insegnerà quindi le basi per il giardiniere e contadino sovversivo perfetto, per poter costruire «le armi del mestiere» (come le bombe di semi, lattine volanti, moss graffiti) e tutto quello che occorre per coltivare in maniera salutare i prodotti che troviamo sulla nostra tavola. Le lezioni della Scuola del Giardiniere sovversivo si terranno il sabato dalle ore 15 alle 18 e avranno durata fino alla fine di giugno. La Scuola è gratuita, ma verrà chiesta una quota di partecipazione, valida per l’intero corso, di soli 10 euro per studenti e disoccupati, 15 euro per i lavoratori e/o per chi è più fortunato.

Il ricavato verrà devoluto alla «Sacra» Guerrilla Gardening, sia per l’acquisto dei materiali per le lezioni (come piante, attrezzi da giardino, concime) sia per il materiale didattico distribuito durante le lezioni (carta e toner). La prima classe a intraprendere questa avventura lo scorso anno ha avuto la partecipazione di 63 allievi giardinieri, ma per il nuovo corso si conta di dilagare il «Verbo Verde»…

Per conoscere meglio la scuola e come ogni inaugurazione che si rispetti dopo la presentazione sarà offerto uno squisito aperitivo vegano (grazie a VeganRiot!) e chi vorrà potrà restare alla videoproiezione del film «Gli Equilibristi» (regia Ivano De Matteo, 2012), insieme al regista e Valerio Mastandrea.

Per avere un’idea di cosa è possibile combinare una volta frequentato il corso suggeriamo di dare un’occhiata al foto-reportage Il suono dei tulipani. Per arrivare invece preparati alla scuola consultate un po’ di archivio qui.

La prima foto di questa pagina è di Matteo Micalella e riguarda l’iniziativa promossa a Roma domenica 4 novembre  da Giardinieri sovversivi: dell’iniziativa si parla in questo articolo. Nella seconda foto, lezione della scuola dei giardinieri dello scorso anno (tra i più attenti gli allievi a quattro zampe).

E se infine pensate che guerrilla gardening, permacoltura e orti urbani siano materie e pratiche che dovrebbero entrare nelle scuole (ammeterete che siete un po’ fuori di testa) allora dovete leggere questo articolo, Proposta ai ragazzi/e delle scuole in movimento, e darvi da fare nel farlo rimbalzare in rete.

>>> da http://comune-info.net/2012/11/la-zappa-degli-studenti-sovversivi/

1 Dicembre@Acrobax – “Gli Equilibristi” Proiezione e dibattito con I. De Matteo E V. Mastrandrea

Ore 21 proiezione del film Gli equilibristi. Regia Ivano De Matteo, 2012. A Seguire dibattito: introduce la trasmissione “Visionari” di Radio Onda Rossa, incontro con Ivano De Matteo e Valerio Mastrandrea

Nel 2002 abbiamo occupato l’ex cinodromo trasformandolo nel laboratorio del precariato metropolitano. Eravamo e siamo ancor oggi acrobati, equilibristi sospesi sul filo della precarietà tra lavori intermittenti, disoccupazione e affitti inarrivabili. Nel 2012 sono milioni i precari che vivono nell’ansia, uno stato di insicurezza cronico dovuto non solo a sentirsi come sospesi a un filo, ma consapevoli che il più piccolo errore o malaugurato accidente può fare la differenza tra un tenore di vita accettabile e una vita da marciapiede. Per questo siamo convinti che combattere contro la precarietà significa lottare per la dignità e per la libertà. Siamo lieti di presentare l’ultimo lavoro di Ivano De Matteo, un film che racconta la nostra condizione esistenziale.

>> Intervista a Valerio Mastrandrea (di Samir Hassan)

 “Anche chi ha il posto fisso è un’equilibrista”.

Valerio Mastandrea racconta il suo nuovo film, un’altalena tra precarietà professionale e sentimentale.

Quando più di un anno fa l’ex-ministro Brunetta definì un gruppo di precari (che lo contestarono a Roma, ad un convegno sulle innovazioni tecnologiche) come l’Italia peggiore, non si aprì solo una fitta canea mediatica, ma anche una ridefinizione del tema della precarietà. Si udirono da più parti inviti, rivolti ai “giovani bamboccioni”, di andare a lavorare; di cercarsi un lavoro, un posto fisso, di uscire dall’alveo familiare, di tuffarsi nella vita e nel mercato del lavoro e delle professionalità. La Grecia era nel pieno del suo collasso, lo spread era un termine usato da pochi addetti ai lavori e l’Italia ancora non aveva un governo tecnico. Eppure qualche giovane senza peli sulla lingua fece la voce grossa, ricordando al paese che il posto fisso, in un mercato del lavoro senza garanzie e sistematicamente deregolamentato, è un meccanismo di precarizzazione tale e quale ad un contratto a progetto. Gli Equilibristi, una delle ultime fatiche interpretate da Valerio Mastandrea, sembra essere il sequel reale di quel fatto; una pellicola che evidenzia come le connessioni tra la precarietà lavorativa e quella esistenziale non siano solo salde, ma anche sequenziali, conseguenti, quasi inevitabili. Con delle specifiche ben precise: il degrado umano della persona, il problema della famiglia, la difficoltà di accettare un così repentino cambio di vita.

***

Gli Equilibristi più che un film sembra l’amara verità di molte famiglie italiane; possiamo definirla una vera e propria pellicola di “denuncia sociale”?

 «Ogni film che riesce ad indagare sulla realtà delle cose e del mondo che ci circonda in genere compie un lavoro di “denuncia sociale”. Denunciare è dunque sinonimo di mettere in risalto, mostrare le zone sotterranee della nostra storia, della storia delle persone. Tuttavia “denunciare” non è un verbo che mi piace molto. Potrebbe essere sostituito da “stimolare”, “riscoprire” e tanti altri che non permetterebbero di non perdere il senso più profondo del fare cinema. Capire, forse questa è l’espressione più appropriata.»

 Mettendoti nei panni di Giulio, un italiano qualunque, hai percepito la povertà come sola mancanza di denaro oppure la colleghi ad un’umanità che il tuo personaggio sembra smarrire scena dopo scena?

«Nel film si parla di un uomo col posto fisso, cioè il nuovo grande sogno italiano. Questa è, forse, la novità dei tempi nostri; ovvero, anche chi appartiene ad un ceto medio, quindi relativamente “coperto” da un punto di vista professionale, non è più al sicuro davanti ad uno sconvolgimento della propria vita. Non è al sicuro economicamente, non lo è altrettanto dal punto di vista emotivo. Economia ed emotività. Due cose così distanti ma che possono creare un corto circuito molto pericoloso.»

Il titolo del film rimanda ad una vita in bilico, vissuta tra precarietà e altalene professionali. Responsabilità delle classi dirigenti o della passività di chi ne fa le spese ogni giorno senza alzare la voce?

«La povertà ha sempre fatto parte della storia dell’uomo. E’ cambiato il potenziale di solidarietà ed aiuto che si potrebbe mettere collettivamente in campo per scongiurarla, per alleviarla laddove non si può evitare. Parlo di potenziale perché – paradossalmente – più aumenta la coscienza e l’attenzione verso chi non se la passa bene e più, chi possiede maggiori possibilità, ignora e tira dritto. E non sto parlando di classi sociali più abbienti, ma degli apparati istituzionali che – direttamente o indirettamente – sono parti in causa di queste crisi.»

Quando De Matteo ti ha parlato della sceneggiatura, qual’è stata la tua prima reazione? E com’è sul set Ivano, ai più noto come il Puma della serie di Romanzo Criminale?

«Ivano lo conosco da quasi 20 anni. Conosco il suo percorso artistico e la sua passione smodata che infonde in questo lavoro. Tutti ci dovrebbero lavorare almeno una volta, sarebbe un’ottima scuola, umana e professionale.»

Il film diretto da De Matteo, Il comandante e la cicognaPadroni di casa: tre film contemporaneamente nelle sale, una mole di lavoro – immaginiamo – notevole. Ti senti, a modo tuo, un’equilibrista?

«A dire il vero mi dispiace di queste uscite in contemporanea. Questi tre film sono frutto di tanti mesi di lavoro, e vederli sfidarsi, vedere il loro destino giocato nell’arco di un mese o poco più è una sensazione abbastanza desolante. In un certo senso possiamo dire che è il segno evidente di un mercato impazzito, che cerca di tutelare i suoi prodotti cercando di venderli nel minor tempo possibile rispetto ad altri produzioni promosse in contemporanea. Io continuo a considerare i film a cui partecipo tutt’altro che prodotti da vendere, ma comprendo che si muovono in un mercato che, però, deve riconsiderare regole, spazi e soprattutto deve imporsi di educare il pubblico a pensare che un film al cinema è diverso d un film visto su un dvx o in televisione.»

 

Intervista a Mario dell’Area Antagonista Campana.

Valutazione sulla giornata del 12?

 Ieri come è noto è iniziato il vertice a Napoli tra il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali italiano Elsa Fornero e il Ministro federale del Lavoro e degli Affari Sociali tedesco Ursula von der Leyen. La conferenza “Lavorare insieme per l’occupazione dei giovani. Apprendistato e sistemi di formazione duale” proseguirà oggi nel pomeriggio con l’incontro tra il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca italiano Francesco Profumo e il Direttore Generale per la Cooperazione Internazionale ed europea per l’istruzione e la Ricerca Volker Riecke. Un vertice incentrato sull’apprendistato oltre che accompagnato da una manciata di milioni di euro che servono a coprire la cassintegrazione in deroga, per un pezzettino di lavoratori. Dentro questo non c’è tutta la vicenda di Pomigliano e delle centinaia di fabbriche che stanno chiudendo per andarsene da un’altra parte, mentre i disoccupati continuano a crescere, senza nessuna copertura di ammortizzatori sociali. La Fornero veniva a presentare il progetto di apprendistato duale per i ragazzi, a partire dai 15 anni, che avranno la possibilità di essere sfruttati per poi finire a lavorare al nero.

Niente di nuovo da queste parti. Stiamo parlando di una vicenda completamente diversa da quella tedesca dove nonostate la crisi esistono garanzie per il diritto alla studio e garanzie di protezione sociale, nonostante siano condizionate al lavoro. Qui a Napoli naturalmente non vi è nulla di tutto ciò, ma probabilmente in tutta Italia. A fronte di questo ci siamo trovati un vertice segreto e clandestino di cui nessuno ha parlato per il timore della provocazione che il Ministro del Lavoro veniva a fare nella capitale del lavoro nero, della precarietà e della disoccupazione.

 

Com’è andata la manifestazione?

Nei confronti di questo vertice tenuto segreto fino a qualche ora prima c’è stata una grande attivazione di tutti i soggetti colpiti dalla crisi: studenti, precari in formazione, disoccupati, lavoratori in nero, operatori sociali, precari della scuola ed era presente anche delegazione degli operai della Fiat di Pomigliano. Tutti questi soggetti rivendicano il diritto ad un’esistenza dignitosa, il diritto ad un reddito garantito ed incondizionato indipendentemente dalla crisi e sganciato dal lavoro. Le banche continuano ad accrescere i loro profitti e i loro interessi nei confronti dello Stato mentre il Governo continua a sostenerle e non è capace di varare nemmeno una mini-patrimoniale. Naturalmente dall’altro lato crescono: miserie, povertà e precarietà. Tutti questi soggetti precarizzati hanno fatto sentire ieri la loro voce contro i signori dell’austerity, gridando con forza che i responsabili di queste politiche non sono i benvenuti, tanto più se vengono a parlare di apprendistato e sfruttamente del lavoro minorile, perchè di questo si tratta.

C’è stata una grande partecipazione, ci siamo mossi in migliaia in corteo verso la mostra d’Oltremare sede del vertice. Siamo stati bloccati da un importante schieramento di forze dell’ordine messo a protezione della Fornero. Le cariche della polizia hanno cercato di fermare Il dissenso verso le politiche di austerity, così come sta avvenendo in tutta Europa. Dopo un’oretta di resistenza, con lanci di lacrimogeni ad altezza uomo, un ragazzo ha perso tre denti e vari altri compagni sono rimasti feriti. Abbiamo continuato il corteo per portare la voce del dissenso nelle strade di Napoli per poi continuare la giornata con una grande assemblea all’università. A partire dalla mobilitazione di oggi contro il Ministro Profumo e dalla giornata del 14 in cui ci sarà lo sciopero generale euromeditteraneo. Il 14 a Pomigliano ci sarà la Fiom con Landini e Di Pietro, soggetti già screditati, invece noi saremo con gli operai cassaintegrati, disillusi dagli ammortizzatori sociali, per rivendicare un reddito garantito e incondizionato. Inoltre saremo anche nelle strade di Napoli per realizzare lo sciopero sociale.

 

La rivendicazione di reddito è sempre più importante nel sud, c’erano diverse delegazione alla manifestazione. Questa piazza contro l’austerity rivendicava un reddito garantito?

Lo striscione di apertura del corteo diceva “pusat’ e sord’ e jatevenne! reddito per tutt@”, gli altri immediatamente seguenti recitavano “Reddito per tutti, voto per nessuno”, una campagna che abbiamo lanciato per il reddito incondizionato e universale. Anche gli operatori sociali erano con noi nella rivendicazione di reddito. Questo tema del reddito è stato centrale nella giornata di ieri, in maniera trasversale ai soggetti disoccupati, precari fino ai lavoratori della Fiat di Pomigliano: il Sud martoriato che si è incontrato la settimana scorsa a Palermo ed in parte era presente con delegazioni venute a Napoli.

Vogliamo realizzare un percorso fatto di azioni di lotta ma anche di vere e proprie campagne culturali come è stato fatto appunto la settimana scorsa con la presentazione del libro di Guy Standing “Precari la nuova classe esplosiva” all’Orientale di Napoli.  Dentro la crisi, contro la crisi il reddito è uno strumento di ricomposizione sociale oltre che un concreto obiettivo di lotta. Un reddito appunto come parte centrale di una piattaforma di rivendicazione dell’opposizione sociale nel nostro paese.

 

 

Comunicato stampa *movimenti napoletani contro il vertice sulla precarietà*

Almeno tremila studenti, precari e precarie, le scuole di Fuorigrotta e del centro storico, gli universitari, gli operatori sociali, gli operai di Pomigliano e i precari bros, i cobas delle aziende partecipate e gli insegnanti Precari. Era il popolo della crisi reale quello che si è radunato oggi ( a Fuorigrotta per contestare il vertice sulla precarietà dei ministri Fornero e Profumo insieme a quelli tedeschi. Un risultato perfino insperato per un corteo che si è autoconvocato in 3-4 giorni contro una conferenza gestita nella clandestinità fino all’ultimo, come chi sa di non aver piu alcun consenso e vuole solo auto-celebrare il suo potere.

Loro erano la voce del liberismo e dell’austerity, noi una proiezione di quelle fasce sociali che a queste politiche stanno già pagando un prezzo salatissimo di distruzione dei diritti fondamentali: al reddito, al lavoro non precarizzato, allo studio e alla salute. Noi gli “schizzinosi” (per usare le parole del ministro Fornero) che non vogliono essere ricattati dalla disoccupazione o da lavori di merda senza diritti, senza sicurezza e senza democrazia! Volevamo portare la nostra voce fin dentro il vertice*, ma abbiamo incontrato la solita zona rossa iper-militarizzata… abbiamo provato a passare con strumenti difensivi perchè non siamo martiri ma persone che rivendicano i propri diritti: scudi e caschi per non subire oltremodo la violenza e *le cariche di polizia e carabinieri*.

Che sono puntualmente partite ancor prima che il corteo provasse a passare, soprattutto i lacrimogeni al cs, un veleno ormai accettato come “democratico”, che è stato sparso a piene mani contro i manifestanti. *Lacrimogeni sparati ad altezza uomo, *con uno studente di architettura colpito alla bocca e ricoverato in ospedale: ha perso i denti davanti!

 Le cariche hanno costretto un centinaio di studenti nella facoltà di ingegneria, difesi anche dal Preside che si è opposto a che la carica dei carabinieri entrasse nella facoltà. Il resto del corteo si è difeso sul viale Augusto, ricompattandosi e resistendo per tener lontana la polizia malgrado le cariche siano proseguite fino a piazza San Vitale, dove la manifestazione era partita. Oltre un migliaio di persone è riuscito però a ricomporsi bloccando le arterie della circolazione a Fuorigrotta e attraversando tutto il quartiere e poi Mergellina fino al centro storico. Cinque manifestanti fermati e poi rilasciati.

Ma l’assemblea all’Università Orientale in occupazione ha sancito che domani la protesta contro il vertice continua, mentre si costruisce lo sciopero europeo del 14.

* Abbiamo troppo da perdere per farci fermare!*

*Rete dei movimenti napoletani contro il vertice sulla Precarietà*

Fornero a Napoli: l’ apprendistato si frantuma in una piazza contro l’austerity che reclama reddito garantito.

Chissà se il 12 novembre il Ministro Fornero ha pianto di nuovo a Napoli, lontana dai riflettori e dai taccuini dei giornalisti sempre pronti a banalizzarla come “professoressa” al comando del Ministero del Lavoro. Lunedì si è svolta la prima parte della conferenza “Lavorare insieme per l’occupazione dei giovani. Apprendistato e sistemi di formazione duale” per il lancio di un progetto che vedrà la collaborazione tra il Governo italiano e quello tedesco. Nel corso dell’incontro è stato presentato un progetto sull’apprendistato rivolto ai giovani dai 15 anni in su, un piano che combina un’improbabile formazione professionale e la precarietà sul lavoro, avviando un sistema di scambio tra i giovani e le imprese, sul modello tedesco.

La vetrina costruita era di grande effetto simbolico, andare nella capitale italiana della disoccupazione e del lavoro nero, ad affermare l’utilità del nuovo istituto dell’apprendistato. Questa dovrebbe essere secondo il governo tecnico la terapia alla disoccupazione giovanile che in Campania supera il 50% secondo il centro studi della Cgia di Mestre. Dati sulla disoccupazione giovanile che in Italia molto spesso nascondono lavoro nero e stage non retribuiti, altro che bamboccioni e choosy. Fredde statistiche che servono a legittimare innovazioni normative che in verità celano vecchie tipologie contrattuali fatte di sgravi alle imprese, salari da fame e anni di precarietà con il costante ricatto di un lavoro senza diritti offerto come un incentivo dal paternalismo delle imprese.

Il grido della piazza è stata forte e chiaro “Pusat è sord e jatevenne, reddito per tutti”. Reddito che è sempre più un’esigenza materiale oltre che una rivendicazione ricompisitiva dei diversi soggetti precarizzati dalla crisi. Reddito garantito universale e incondizionato avevevamo gridato con forza l’8 marzo del 2012 quando abbiamo occupato il Ministero del lavoro di Roma con l’azione di Occupywelfare sentendoci rispondere dal Ministro Fornero: “l’Italia è un Paese ricco di contraddizioni, che ha il sole per 9 mesi l’anno e che con un reddito di base la gente si adagerebbe, si siederebbe e mangerebbe pasta al pomodoro”. Ieri una coalizione larga di 5000 persone tra precari, precarizzati e disoccupati ha sfidato le cariche della polizia frantumando i progetti di riforma di apprendistato.

Dalle immagini di una precarietà che si rivolta contro la governance italiana ed europea vogliamo partire per attraversare le prossime giornate internazionali di mobilitazione contro le politiche di austerity in Europa.


 
Fornero :Il nostro apprendistato lo stiamo facendo nelle lotte contro  l’austerity!

Solidali e complici con i compagn@ di Napoli

Reddito per tutti!

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>>Comunicato Rete dei movimenti napoletani contro il vertice sulla Precarietà

 

>>Intervista a Mario dell’Area Antagonista campana 

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>> Streaming Conferenza Stampa ore 15.00 facoltà di Ingegneria

>> Corrispondenze di Radio onda rossa del 12 novembre

 Video

>>http://youmedia.fanpage.it/video/UKD9ZuSwA62rytXV

Ri-pubblica Occupa: I beni comuni hanno trovato l’America!

Oggi una larga alleanza sociale, riunite nel percorso chiamato “Ri_Pubblica, ha occupato il cinema America, a Trastevere, in via Natale del Grande, nella città di Roma.

Qualche mese fa alcuni comitati, realtà sociali, collettivi, cittadini/e hanno immaginato uno spazio pubblico di discussione, all’interno del quale, camminare insieme per comprendere le reciproche differenze e, soprattutto, per cercare i nessi e il senso condiviso delle battaglie sui beni comuni nel territorio di Roma.

A questo spazio abbiamo dato il nome di Ri_Pubblica perchè vogliamo aprire una possibilità di riappropriazione dei beni comuni e dei servizi pubblici per tutti/e.

Ci siamo incontrati unendo le battaglie per l’acqua, quelle sui rifiuti, sui saperi, sulla difesa del territorio con l’ambizione di superare la semplice sommatoria di singole esperienze ed individuare delle possibili azioni su nodi comuni.

Dal 15 al 18, in questa occupazione collettiva e temporanea, ci saranno momenti di incontro e discussione sui beni comuni, le battaglie per difenderli e dei processi che li stanno sottraendo a tutti/e noi. Siamo convinti, infatti, che un processo di mercificazione e di finanziarizzazione dei beni comuni sia uno dei frutti delle politiche neoliberiste. Una produzione di valore continua su beni che non devono essere proprietà di nessuno perchè sono garanzia di esistenza per tutti.

Scegliamo di aprire questa esperienza oggi, alla vigilia del 14 Novembre, giornata di sciopero e mobilitazione generale e sociale, perchè la difesa e la ripubblicizzazione dei beni comuni è una risposta alla crisi generata da questo sistema e dalla sua voracità che genera sfruttamento, profitto e precarietà sulle nostre vite e sull’ambiente.

Perchè siamo parte di quella alternativa contro l’austerità e l’imposizione delle ricette neoliberiste.

Perchè difendiamo i beni comuni per riprenderci il futuro.

 

>>> per info: www.ripubblica.org

Ri_Pubblica – Difendere i beni comuni, riprenderci il futuro.

Qualche mese fa alcuni comitati, realtà sociali, collettivi, cittadini/e hanno immaginato uno spazio pubblico di discussione,  all’interno del quale, camminare insieme per comprendere le reciproche differenze e, soprattutto, per cercare i nessi e il senso condiviso delle battaglie sui beni comuni nel territorio di Roma.
A questo spazio abbiamo dato il nome di Ri_Pubblica e qui ci siamo incontrati unendo le battaglie per l’acqua, quelle sui rifiuti, sui saperi, sulla difesa del territorio con l’ambizione di superare la semplice sommatoria di singole esperienze ed individuare delle possibili azioni su nodi comuni.

Dal nostro primo incontro siamo cresciuti e ci siamo arricchiti di consapevolezza e conoscenza che sono frutto di una processo di riconoscimento e di ricerca di una prospettiva comune. Le sequenze del nostro processo non sono state lineari ma, inaspettatamente, ricche come solo i processi sociali sanno essere!  Siamo arrivati ad un punto che, forse, non avevamo intravisto all’inizio del nostro percorso.  Siamo arrivati alla prima tappa di Ri_pubblica.

Da giovedì 15 a domenica 18 Novembre: saranno quattro giorni di approfondimento, autoformazione e dibattito su dei temi che attraversano in modi diversi tutte le nostre lotte, ovvero Democrazia, Finanza, Territorio e Saperi. Delle lenti con cui analizzare la mercificazione e la finanziarizzazione dei beni comuni e la progressiva e crescente esclusione dei cittadini nelle decisioni che li riguardano. Delle chiavi per proporre prospettive alternative per il nostro futuro, in connessione con le mobilitazioni contro la crisi che, dal 14 Novembre, si attiveranno in tutta Europa.

Discuteremo di questi temi in un’occupazione temporanea di uno dei tanti spazi vuoti e abbandonati di questa città, un gesto simbolico che allude alla necessità di riprendersi degli spazi collettivi, di sottrarre pezzo per pezzo la nostra città al profitto ed alla speculazione. Un primo passo comune per intraprendere la strada della ripubblicizzazione contro la crisi di questo sistema.

Si tratta di un processo aperto, in continuo divenire, per questo invitiamo tutte e tutti a contribuire, sostenere, partecipare e diffondere, perchè niente è scritto e tutto è da conquistare.

Per riappropriarci insieme del nostro territorio, delle nostre risorse, dei nostri saperi: Ri_Pubblica!

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Lotta dura senza paura, occupati i gruppi consiliari del comune di Roma

Diffondiamo il comunicato del Coordinamento cittadino di lotta per la casa e della Cooperativa per l’autorecupero Inventare l’abitare.

COMUNICATO STAMPA

CONTRO LA VERGOGNOSA DECISIONE DELLA GIUNTA COMUNALE DI AZZERARE IN SEDE DI BILANCIO I FONDI DESTINATI ALL’AUTORECUPERO I SOCI DELLA COOPERATIVA “INVENTARE L’ABITARE” E IL COORDINAMENTO CITTADINO DI LOTTA PER LA CASA HANNO DECISO UNA MOBILITAZIONE IMMEDIATA A PARTIRE DALLA INIZIATIVA DI OGGI, LUNEDI’ 29 OTTOBRE, SOTTO LA SEDE DEI GRUPPI CONSILIARI PER CHIEDERE IMMEDIATE MODIFICHE PRIMA DELL’APPROVAZIONE DEL BILANCIO COMUNALE.

NON SIAMO DISPOSTI AD ACCETTARE IN SILENZIO CHE DOPO OLTRE DIECI ANNI DI ATTESA SI DECIDA DI ANNULLARE I FONDI PREVISTI PER FINIRE ALLOGGI CHE DECINE DI PERSONE STANNO ASPETTANDO IN SITUAZIONI DI EMERGENZA O CHE SI DECIDA DI CANCELLARE CON UN COLPO DI SPUGNA L’UNICA ESPERIENZA REALE CHE PUO’ DARE UN’ALTERNATIVA A CHI NON E’ DISPOSTO A FARSI SCHIACCIARE DALLE LOGICHE DI UN MERCATO CHE IN MANIERA SPECULATIVA CONTINUA A FAR LIEVITARE I PREZZI DEGLI ALLOGGI PUR IN PRESENZA DI UN CROLLO DELLE VENDITE E DEGLI SFRATTI PER MOROSITA’.

COME AL SOLITO SI CONTINUANO A FARE REGALI AI GRANDI COSTRUTTORI  PERMETTENDO LORO DI “SACCHEGGIARE” IL TERRITORIO E SI VORREBBE SOFFOCARE L’UNICA ESPERIENZA AUTOGESTITA CHE HA CONSENTITO DI ABBATTERE I PREZZI ALLUCINANTI IMPOSTI DAI COSTRUTTORI E DALLA SPECULAZIONE SUL MERCATO. LO DICIAMO CHIARAMENTE O RIPARTONO I PROGETTI E SI RIFINANZIA L’AUTORECUPERO O CI PRENDEREMO I NOSTRI STABILI SENZA PIU’ NESSUNA TRATTATIVA CON L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE.

 

COOPERATIVA INVENTARE L’ABITARE

COORDINAMENTO CITTADINO DI LOTTA PER LA CASA

Agorà99

Introdurre e proporre la presentazione del prossimo meeting che si terrà a Madrid dall’1 al 4 novembre significa, continuare un ragionamento aperto su quell’orizzonte di conflitto che nei territori europei si sta dando ormai da parecchi mesi. Le cartoline e le immagini che intravediamo da lontano nei paesi limitrofi al nostro evidenziano come impulsi di originalità, che stanno pervadendo e contaminando esponenzialmente lo scenario politico, fa della cooperazione sociale in lotta, un’anima viva contro la governance europea dominato dalla Troika.

La peculiare ondata di movimento in Grecia, da sempre caratterizzata da un’inconfutabile opposizione sociale contro l’assunzione indiscussa del “modello Merkel” e delle sue politiche di austerity, è arrivata ultimamente anche in Spagna e Portogallo. Gli assedi in massa ai palazzi del potere delle settimane scorse, come quelli a Piazza Syntagma, hanno ampiamente dimostrato come la crisi della rappresentanza politica e la critica alla governance europea, sedimentata anche in terra spagnola dal movimento 15M nei due anni precedenti,  si stiano trasformando nell’apertura di un nuovo processo costituente. Una fase che in loco trova la sua forza nella straordinaria eterogeneità con cui la rabbia individuale sta diventando “inteligencia colectiva”, ma che, oltretutto, ha l’attitudine analitica di capire come solo nel terreno europeo delle lotte sia possibile instaurare meccanismi e dispositivi in grado di trasformare gli attuali rapporti di forza senza tornare indietro nella storia riproponendo nostalgiche visione sovranistiche e statalistiche.

Quanto detto però non è da confondere con sterili dinamiche di voler determinare una risposta globale ad una crisi globale solo enunciando connessioni o presenziando meeting internazionali come quello di Madrid. Non si tratta quindi di scimmiottare i movimenti europei o peggio ancora di usarli formalmente per poi riposizionarsi a casa propria dove meglio conviene nella magia puzzolente della macchina elettorale. Si tratta al contrario di contaminare il nostro paese con lo spazio politico dei conflitti europei a partire però dalle lotte e dai conflitti fin’ora troppo spesso frammentati e separati che si stanno dando nel nostro paese per allargare uno spazio di generalizzazione del conflitto sociale, cogliendone semmai le tendenze e le rivendicazioni più avanzate che guardano alla ricomposizione sociale come quella del reddito universale ed incondizionato, inteso però non come dispositivo di mediazione al ribasso di una logica tutta regolativa interna allo sfruttamento e alla precarizzazione del dominio capitalistico quanto al contrario come riconoscimento continuo e progressivo della produttività sociale permanente di cui siamo portatori dentro le nuove leve della valorizzaizone capitalistica, al cospetto delle nuove frontiere della sottomissione del lavoro vivo al capitale.

Un vecchio slogan dei medio-attivisti spagnoli recita copiar, pegar, poder modificar! ed è proprio qui l’intrinseca natura con cui dovremmo approcciarci al prossimo incontro di Madrid. Un incontro che pretende generalizzare le lotte contro le politiche di austerity individuando le linee di frattura e i punti di contatto dentro le lotte si organizzano.

Non è, quindi una casualità che siano tre i nodi principali con cui si articolerà l’incontro: debito, diritti e democrazia – caratteristiche comuni attraverso le quali ricercare una narrazione comune che miri a creare nuove pratiche di conflitto nell’attuale contesto di crisi e di austerity. Un debito che noi non abbiamo creato, un debito che non è legittimo e il cui rifiuto implica il non voler sottostare al dominio della tecnocrazia neoliberista. Vogliamo il superamento reale del ricatto, della crisi, del debito della precarizzazione per costruzione spazi reali di democrazia radicale che sia la base della potenza sociale che attraverso il conflitto dobbiamo e possiamo voler praticare.

 

Incontro con Dario Lovaglio (attivista del movimento 15M)

Giso Amendola (Uninomade)

Andrea Bonadonna (CSOA Askatasuna)


LOA Acrobax

Venerdi 26 h20,30

 

 

FAQ Agorà99

http://99agora.net/2012/07/incontro-europeo-debito-democrazia-e-diritti/

Madrid 25S — La democrazia si apre il passo

di MADRILONIA.ORG

Ci hanno chiamati golpisti. Hanno detto che dietro questa manifestazione si nascondeva l’estrema destra. I mezzi di comunicazione hanno mentito per giorni e giorni. Hanno minacciato di mandarci in galera, hanno dispiegato oltre 1400 agenti di polizia, hanno identificato e denunciato molte persone solo perché esse si erano riunite in un parco pubblico a discutere sulla convocazione di questa manifestazione. Hanno provato a riempirci di paura, come mai era successo prima d’ora. Il risultato è che, nelle strade, eravamo in decine di migliaia, pronti a disobbedire allo stato di eccezione imposto dal governo. Ora tutti i media del pianeta stanno parlando di quanto successo a Madrid il 25S. E sappiamo bene che è solo l’inizio.

Il governo Rajoy è debole come mai era stato prima d’ora. E deve affrontare un problema di governamentalità politica su tre fronti, deve affrontare un problema di dimensioni totalmente nuove. In primo luogo, la forte crisi di legittimità presso la cittadinanza, non solo per le decine di migliaia di persone che si sono mobilitate durante il 25S, ma anche nei confronti del proprio elettorato. Il governo non ha in mente nessun piano di azione, a parte quello di continuare nella propria politica di tagli, accompagnati da una dinamica repressiva sempre più intensa, e sempre più inutile. La risposta al di là di ogni previsione alla mobilitazione lanciata ieri, la fuga clandestina degli “onorevoli”, le patetiche dichiarazioni della maggior parte dei deputati sono segni chiari di questo processo.

Vogliamo dirlo senza equivoci: un governo che si sostiene solo grazie al monopolio della violenza è un governo debole, moribondo e condannato.

Il secondo fronte aperto è quello di una grave crisi del modello territoriale dello Stato. Intrappolato tra il prostrarsi alla Troika (UE BCE FMI) – che si traduce nell’imposizione di politiche dettate dalle dinamiche finanziare – e lo smembrarsi del patto tra le élite – che ha permesso di sostenere la distribuzione della ricchezza tra le comunità autonome -, il governo centrale non è altro che uno spaventapasseri. Con grandi difficoltà è riuscito a mantenere una certa convergenza di azione con le varie élite territoriali, come ci dimostra la “minaccia” indipendentista del CIU (Convergenza e Unione, partito della destra catalanista al governo in Catalogna, ndt), capace di mobilitare una buona parte della società catalana nel nome di un progetto sfacciatamente neoliberale e oligarchico. In questo caso, la debolezza non è solo di questo governo. Siamo di fronte a una ristrutturazione generale delle istituzioni, ereditate dal processo della Transizione, che dimostra la necessità di costruire un nuovo modello di democrazia, tanto politica quanto economica.

Infine, il governo si è mostrato assolutamente incapace di imporsi di fronte alla Troika, di difendere gli interessi della propria popolazione e di allearsi con il resto dei paesi europei periferici. Detto in altro modo, il governo non ha smesso di obbedire agli ordini del potere finanziario che ci spinge verso un’intensificazione continua della crisi sociale. In questo quadro, non ci saranno altre via d’uscita se non la recessione e l’impoverimento. E su questo punto dobbiamo stare allerta perché venerdì o sabato sapremo quali sono le contropartite chieste dalla Troika per garantire il nuovo bailout: riduzione degli ammortizzatori sociali per la disoccupazione, aumento dell’età pensionabile, vendita di asset e beni comuni e nuovi tagli ai diritti dei lavoratori nel pubblico impiego.

Oggi, lo spread è tornato a salire rispetto agli ultimi giorni. Molto probabilmente è un avviso da parte della Troika – attraverso la sospensione dell’acquisto di buoni del tesoro – riguardo il fatto che il programma di contropartite imposto dalla finanza deve mantenersi inalterato, al di fuori da qualunque “concessione” alle richieste che provengano dalla cittadinanza.

Quello che abbiamo vissuto nelle strade di Madrid il 25S è stata la prima dimostrazione della potenza dell’organizzazione collettiva. Ci troviamo probabilmente all’inizio di un ciclo di mobilitazioni al quale tuttavia non si sono ancora uniti né i funzionari pubblici, né i pensionati. Dobbiamo riconoscerlo: la mobilitazione del 25S è stata segnata da un chiaro tratto generazionale. La generazione di chi non ha una casa, non ha un reddito, non ha un lavoro, la generazione di chi non ha votato la Costituzione del 1978 e non si sente garantito dai patti che negli anni Ottanta hanno dato corpo a questo modello di Stato.

Eppure, c’è da aspettarsi che le misure che il governo dovrà probabilmente approvare, spingeranno molte altre persone a unirsi all’assedio del Congresso. Il problema è politico e per questo il nostro compito continua a essere quello di riunire la potenza sociale necessaria a fermare il saccheggio del comune a cui stiamo assistendo. Il problema è politico e per questo dobbiamo riuscire a riprodurre quella alleanza che nelle giornate di Luglio aveva unito il 15M, i funzionari pubblici, i pensionati, i lavoratori dell’istruzione, della sanità e una moltitudine di persone che partecipavano senza altro nome che il proprio. Dobbiamo fare in modo che questa stessa alleanza torni a emergere e a mettere in evidenza la crisi dell’ordinamento costituzionale attuale, del bipartitismo imperante e delle istanze rappresentative. Per dire forte e chiaro che la democrazia è un’altra cosa e che questo paese, così come l’Europa, sono ancora da inventare.
La Delegación de Gobierno di Madrid può dire che c’erano seimila persone, parlare di golpismo e paragonarci al colonello Tejero e al suo golpe di Stato fallito nel 1981, però la “loro” realtà e la “nostra” camminano ormai lungo strade separate. L’intelligenza in rete possiede una capacità propria di auto-narrazione e non ha bisogno di meccanismi che la rappresentino. Si tratta di un esempio chiaro della crisi della forma Stato, uno Stato che assomiglia sempre più a una dittatura. Per questo dobbiamo gridare un’altra volta: non siamo spettatori, non ci rappresentate.

Il 25S è finito. Adesso viene il meglio. Il primo passo successivo al 25S è oggi [mercoledì scorso, 26 settembre, ndt] alle 19 a Nettuno, per dimostrare che seguimos adelante.

* Traduzione dallo spagnolo di Francesco Salvini.