Appello internazionale contro la criminalizzazione del movimento NoTav

Appello internazionale di docenti e intellettuali contro la criminalizzazione del movimento No Tav

Ringraziamo con calore tutte le firmatarie e tutti i firmatari, e in particolare Silvia Federici (della Hofstra University, New York) per aver promosso questo appello.

Pubblichiamo la traduzione italiana dell’appello e di seguito la versione originale.

Movimento NO TAV di nuovo sotto attacco

Da vent’anni nelle montagne del nord-ovest Italia, non lontano da Torino, un potente movimento è cresciuto, resistendo al piano del governo italiano di costruire una linea ferroviaria ad alta velocità che, oltre ad essere molto costosa ed economicamente inutile, distruggerebbe certamente l’ambiente montano. Più e più volte il movimento NO TAV, ormai ben conosciuto in tutta Europa, è stato oggetto di attacchi da parte delle forze dell’ordine e dell’esercito, oltre ad essere oggetto di una campagna denigratoria da parte dei politici di praticamente ogni colore. Tuttavia, così forte è stata la determinazione del popolo della Val di Susa e dei suoi numerosi sostenitori nel resistere a questo attacco alla loro terra e alle loro vite, che finora nessuna vera costruzione ha avuto luogo e tutto ciò che le aziende responsabili del progetto hanno raggiunto è stato quello di recintare migliaia di ettari di terra, appartenenti alla popolazione locale, con filo spinato e poliziotti.

È ormai generalmente riconosciuto, anche a livello dell’UE, che la costruzione della linea ad alta velocità sia inutile, al punto che alcuni  dei paesi partecipanti si sono già ritirati dal progetto. Tuttavia, il governo italiano ha ulteriormente intensificato il suo attacco contro la resistenza al TAV, con la piena militarizzazione della Val di Susa. Come hanno più volte denunciato gli abitanti di questa bellissima valle storica, situata vicino al confine con la Francia e centro della resistenza partigiana al Fascismo e al Nazismo negli anni ’40, nessuno sforzo è stato risparmiato per reprimere ideologicamente e fisicamente la legittima protesta dei residenti della valle, la quale dovrebbe sopportare ogni giorno le conseguenze del TAV. Il territorio della Val di Susa è già stato interamente ricoperto di gas lacrimogeni, e molti sono stati arrestati, feriti, e alcuni sono addirittura morti a causa della scandalosa determinazione del governo nel completare questo lavoro indipendentemente dalle sue conseguenze devastanti per la popolazione della valle.

Ora un nuovo violento attacco contro il movimento No Tav è in corso, il che richiede una risposta chiara da parte di tutti coloro che, dentro e fuori l’Italia, credono che la distruzione sistematica del nostro ambiente e la violazione dei bisogni e delle esigenze più elementari della gente siano crimini che riguardano tutti e tutte noi e che non dobbiamo tollerare.

Lunedì mattina, 29 luglio, la DIGOS – il ramo politico della polizia – ha fatto irruzione in decine di abitazioni a Torino e in Val di Susa. Dodici compagni e compagne sono stati costretti ad aprire le loro case agli agenti, che hanno poi proceduto nella ricerca di materiali compromettenti, presumibilmente legati alla loro protesta contro la recinzione dei terreni della valle con reti di filo spinato. Incaricata di cercare esplosivi e altre armi, la polizia ha fallito in questo obiettivo, ma ha sequestrato tutti i materiali audiovisivi e atti alla telecomunicazione che potevano trovare, chiaramente il vero obiettivo della ricerca. Come ha detto uno degli attivisti perquisiti: “Sono venuti per le armi, se ne sono andati con i computer e telefoni”.

L’operazione ha incluso il ristorante La Credenza – un nome che in italiano significativamente indica sia ‘fede’ che ‘dispensa’ – un luogo pubblico di incontro e di aggregazione per i No Tav in Val di Susa, dove si trovano anche i sindacati dei lavoratori e le associazioni politiche . Questo è un luogo dove ogni giorno le persone si incontrano per discutere di attualità, soprattutto in riferimento alla lotta, così come per condividere del cibo e un bicchiere di vino. Chiunque vada a Bussoleno, il cuore della lotta NO TAV, vi ci passa, per avere la possibilità di parlare con la gente locale, informarsi sugli eventi in corso e gustare un’ottima cena. Ma i magistrati lo dipingono come un luogo di cospirazione, per sostenere l’accusa che motiva l’operazione: coinvolgimento in “attacchi con finalità terrorista e sovversiva”.

Chiunque sia stato in Val di Susa o abbia seguito la lunga storia della protesta che la sua gente ha lanciato contro il TAV, sa che questa accusa è falsa, oltraggiosa, ed è un classico esempio di come incolpare le vittime. Non sorprende che le “prove” siano fabbricate.

In una delle case perquisite, è stata trovata una mappa della valle con dei marcatori di segno su di essa. La giovane donna che vi abita è un membro del Legal Team per il movimento, e la mappa è parte del materiale che doveva sottoporre alla difesa nei processi che sono già in atto nei confronti di alcuni dei suoi membri. Su di essa sono contrassegnati i luoghi dove nel 2011 diverse persone sono state brutalizzate dalla polizia. Ma, secondo gli inquirenti, la mappa dimostra l’esistenza di un movimento di guerriglia organizzato militarmente.

Allo stesso modo, bottiglie di birra presumibilmente trovate nell’area del cantiere vengono presentate come evidenza della presenza di bombe molotov, senza che vi sia alcuna prova che abbiano mai contenuto altro che birra. Anche le magliette nere sono state sequestrate, anche se è difficile immaginare che cosa potrebbero provare. Ma il significato dell’operazione di polizia viene fuori più sfacciatamente laddove i magistrati affermano che i perquisiti sono indagati come sospettati di “attacchi con finalità terroristica.”

In sintesi, l’obiettivo di questa nuova operazione è quello di aumentare l’attacco al movimento rappresentandolo, legalmente e attraverso i media, come un movimento “terrorista” – una mossa che ha evidentemente l’intento di spaventare i suoi sostenitori, scagliare l’opinione pubblica contro il popolo della Val di Susa e legittimare ogni violenza che lo stato ritiene opportuna per scatenarsi contro di loro.

Non pensiamo che questa operazione avrà successo. Gli abitanti della Val di Susa hanno combattuto i fascisti, hanno combattuto i nazisti e per 20 anni sono stati in grado di respingere il tentativo del governo italiano di distruggere le loro montagne, già attraversato da numerose linee ferroviarie e da una strada di recente costruzione. Tuttavia non dobbiamo sottovalutare la volontà del governo di schiacciare questo movimento. Questo fatto sembra essere l’obiettivo primario di questa operazione, dato che i rapporti indicano che, anche da un punto di vista capitalistico, il progetto TAV è destinato a rivelarsi economicamente irrealizzabile. Perché perseguirlo poi con così tanta ostinazione, fino al punto di calpestare la vita di migliaia di persone? Forse perché il governo italiano non può ammettere che quando la gente lotta in modo unito può vincere? O è che i profitti che le aziende private farebbero avrebbero più importanza del fallimento del progetto di portare alcun beneficio al paese nel suo insieme e inoltre superare così l’immensa agonia e la perdita inflitta al popolo della Val di Susa?

La politica in questi giorni ha un carattere surreale. Menzogne, distorsioni, discussioni motivate ​​esclusivamente dai più stretti motivi economici privati ​​sono all’ordine del giorno. Ma il carattere fittizio delle accuse mosse contro le vittime delle perquisizioni non deve ingannarci circa i danni che possono infliggere. Come minimo questi attacchi stanno costringendo un movimento a ri-incanalare le proprie energie dalla lotta contro il TAV  alla difesa di coloro sotto attacco.

Questo è il motivo per cui dobbiamo sostenere gli attivisti NO TAV sotto inchiesta, dobbiamo allargare il nostro sostegno per la lotta NO TAV e inviare un chiaro messaggio di protesta al governo italiano, chiedendo che cessi la persecuzione degli attivisti No TAV e che ponga fine al progetto del TAV stesso.

Si prega di firmare la dichiarazione-affiliazione seguente solo a scopo di identificazione:

Chiediamo con forza al governo e alla magistratura di:

* Terminare il suo uso arbitrario della legge per perseguitare gli attivisti No TAV;

* Cessare le indagini contro le dodici persone le cui case sono state perquisite;

* Fermare la militarizzazione della Val di Susa;

* Ascoltare la legittima protesta del popolo della Val di Susa e abbandonare il progetto TAV, che ha già causato tante sofferenze a tante persone.

Alexander Anievas, Research Fellow, Cambridge University, Uk

Dr. Dario Azzelini, Johannes Kepler Universität, Linz  (Austria)

Erika Biddle-Stavrakos, York University, Toronto. Canada

Prof. Dusan Bjelic, University of Southern Maine

Werner Bonefeld, University of York, UK

Michaela Brennan, Ann Harbor, USA

George Caffentzis, Professor Emeritus, University of Southern Maine, USA

Chris Carlsson, Shaping San Francisco, San Francisco, CA, USA

Irina Ceric, Osgoode Hall Law School, York University, Toronto

Harry Cleaver, Emeritus, University of Texas, Austin, USA

William T. Cleaver, Austin, Texas, USA

Mitchel Cohen, Brooklyn Greens, Green Party, Former Chair WBAI Radio. N.Y., USA

Laura Corradi, Universita’ della Calabria

Dan Coughlin, New York, USA

Laurence Cox, National University of Ireland Maynooth, Ireland.

Patrick Cuninghame, Sociology Lecturer, Universidad Autonoma Metropolitana, Mexico City

Massimo De Angelis, The commoner.uk, London, UK

Federico Demaria, Universitat Autònoma de Barcelona, Spain

Dagmar Diesner, The commoner.uk, London, UK

Salvatore di Mauro, editor, Capitalism, Nature and Socialism. USA

Anna Dohm, Interventionist Left Germany

Sara R. Farris, Goldsmiths, University of London

Silvia Federici, Emerita, Hofstra University, Hempstead, N.Y.

Jim Fleming, Autonomedia, New York

Michael Hardt, Duke Univerity, Durham, North Carolina

Dr David Harvie, University of Leicester, UK

Conrad M. Herold, Dept of Economics, Hofstra University, Hempstead, N.Y.

Yaiza Hernández Velázquez, CRMEP, Kingston University, London

John Holloway, Professor, Benemérita Universidad Autónoma de Puebla, Mexico

Brian Holmes, art and cultural critic, Chicago

Andrej Hunko, MP for the German Bundestag

Fiona Jeffries, Simon Fraser University, Vancouver, Canada

Lewanne Jones, Autonomedia, New York. USA

Nancy Kelley, HIRC of Harvard Law School, Cambridge, Massachussetts

Sabu Khoso, New York. USA

Peter Linebaugh, Toledo, USA

Federico Luisetti, University of North Carolina at Chapel Hill, North Carolina

Mari Lukkari, journalist, Finland

Caitlin Manning, California State University, Monterey Bay.

Barry Hamilton Maxwell, Cornell University, Ithaca, N.Y., USA

Massimo Modonesi, Coordinador del Centro de Estudios Sociológicos, Facultad de Ciencias Políticas y Sociales

Universidad Nacional Autónoma de México

Donald Monty Neill, Boston, USA

John Malamatinas, Cologne-Germany

Pablo Mendez, University of British Colombia, Vancouver

Cristina Rousseau, Doctoral Candidate, York University, Toronto.

Stevphen Shukaitis, University of Essex, UK

Marina Sitrin, CUNY Graduate Center, N.Y. USA

Konstantine Stavrakos, environmental lawyer, Toronto.

Alberto Toscano, London, UK

Kevin Van Meter, Team Colors Collective & University of  Minnesota (Graduate Student), Minneapolis, MN

Chris Vance, Vancouver, Canada

Dr Peter Waterman Institute of Social Studies, The Hague (retired)

John Willshire-Carrera, HIRC of Harvard Law SchoolCambridge, Massachussetts.

NO TAV movement again under attack

For twenty years in mountains of North West Italy, not far from Torino, a powerful movement has grown that has resisted the Italian government’s plan to build a high velocity railroad, which in addition to being very costly and economically useless would certainly destroy the mountain environment. Over and over, the NO TAV movement, now well-known throughout Europe, has come under attack by the police and the army, besides being the object of a smear campaign by politicians of almost every political stripe. However, so strong has been the determination of the people of Val di Susa and their many supporters to resist this assault on their land and their lives that so far no real construction has taken place and all that the companies in charge of the project have achieved has been to surround thousands of acres of land, belonging to the local population, with barbed wires and cops.

It is now generally recognized, even at the EU level, that the construction of the high velocity railroad is unnecessary, so that some participant countries have already withdrawn from the project. Nevertheless, the Italian government has even further intensified its attack on the resistance to the TAV trains, with the full militarization of Val di Susa. As the villagers of this beautiful historic valley, near the border with France, the center of the partisan resistance to Fascism and Nazism in the ‘40s, have repeatedly denounced, no effort has been spared to repress ideologically and physically the legitimate protest of the residents of the valley who would bear every day the consequences of the TAVS. Already the land of Val di Susa has been drenched with tear gas, and many have been arrested, wounded, and some have even died because of the government’s outrageous determination to complete this work regardless of its devastating consequences for the people of the valley.

Now a new violent assault on the No Tav movement is unfolding that demands a clear response by all those in and out of Italy who believe that the systematic destruction of our environment and the violation of people’s most basic needs and demands are crimes that affect us all and we should not tolerate.

On Monday morning, July 29, the DIGOS – the political branch of the police – has raided dozens of homes in Torino and in Val di Susa. Twelve comrades have been forced to open their houses to its agents, who have then proceeded to search for incriminating materials, presumably related to their protest against the enclosure of the land of the valley with hedges of barbed wire. Instructed to look for explosives and cutters, the police have failed in this goal, but they have confiscated all the audio-visual and telecommunication materials they could find, clearly the real objective of the search. As one of the activists raided put it: “They came for weapons, they left with computers and phones”.

The raid has included the restaurant La Credenza – a name that in Italian significantly means both ‘faith’ and ‘pantry’ – a public place of meeting and aggregation for No TAVS in Val di Susa, where workers’ unions and political associations are also located. This is a place where every day people meet to discuss current events, mostly relating to the struggle, as well as share some food and a glass of wine. Whoever goes to Bussoleno, the heartland of the NO TAV struggle, passes through it, to have a chance to talk to local people, check on current events, and have a great dinner. But the magistrates paint it as a place of conspiracy, to support the charge that motivates the raid: involvement in “attacks with terrorist and subversive intent.”

Anyone who has been in Val di Susa, or has followed the long history of the protest its people have mounted against the TAV knows this charge is false, outrageous, and is a classic example of blaming the victims. Not surprisingly the “proofs” are manufactured.

At one of the houses raided, a map of the valley was found with marker-signs on it. The young woman living there is a member of the Legal Team for the movement, and the map is part of the material that she was to submit to the defense in trials that are already taking place against some of its members. On it, the sites are marked where in 2011 several people were brutalized by the police. But according to the investigators, the map proves the existence of a militarily organized guerrilla movement.

Similarly, beer bottles presumably found on the construction site are presented as evidence for the presence of Molotov cocktails, no proof given that they ever contained anything but beer. Black T Shirts too were confiscated, though it is hard to imagine what they could prove. But the meaning of the police operation comes forth most blatantly where the magistrates state that those raided are investigated as suspects of “attacks with terrorist intent.”

In sum, the goal of this new operation is to escalate the assault on the movement by representing it, legally and through the media, as a ‘terrorist’ movement – a move obviously intended to scare its supporters, turn public opinion against the people of Val di Susa, and legitimize any violence the state will deem fit to unleash against them.

We do not think this operation will succeed. The people of Val di Susa have fought the fascists, have fought the Nazis, and for twenty years they have been able to push back the attempt of the Italian government to destroy their mountains, already traversed by many railroad lines and a recently constructed highway. However, we should not underestimate the will of the government to crush this movement. This in fact appears to be the primary objective of the present operation, as reports indicate that, even from a capitalist viewpoint, the TAV project is turning out to be economically unfeasible. Why to pursue it then with so much obstinacy, to the point of stomping over the lives of thousands of people? Is it because the Italian government cannot admit that when people struggle in a unified way they can win?  Or is it that the profits that private companies would make would outweigh the failure of the project to bring any benefit to the country as a whole and outweigh as well the immense agony and loss inflicted on the people of Val di Susa?

Politics these days has a surreal character. Lies, distortions, arguments motivated solely by the narrowest of private economic motives are the order of the day. But the fictitious character of the charges brought against the victims of the raid should not deceive us about the damage they can inflict. At the very least these attacks are forcing a movement to re-channel its energies from the struggle against the TAV to the defense of those under attack.

This is why we need to support the NO TAV activists under  investigation, we need expand our support for the NO TAV struggle, and send a clear message of protest to the Italian government, demanding it ends the persecution of the No TAV activists and put an end to the TAV project itself.

Please sign the following statement –affiliation for identification purpose only:

We urge the Italian government and judiciary to:

*End its arbitrary use of the law to persecute No TAV activists;

*Cease the investigation against the twelve people whose homes have been raided;

*Stop the militarization of Val de Susa;

*Listen to the legitimate protest of the people of Val de Susa and abandon the TAV project, which has already caused so much suffering to so many people.

www.infoaut.org

 

Lettera dagli arrestati del 19 luglio nella Val di Susa

Come imputati dei fatti avvenuti il 19 luglio, sentiamo l’esigenza di esprimere la nostra più completa gratitudine a tutti e tutte quelli che in questi giorni ci hanno fatto arrivare la propria solidarietà. Gratitudine, ma è molto di più. Mai, nemmeno per un secondo, lo sconforto si è impossessato di noi, perché siete riusciti  a farci sentire parte di quel qualcosa di immenso che è la comunità notav, comunità il cui cuore pulsante batte in valle, ma le cui vene scorrono ormai in tutta Italia (e oltre). Scriviamo questo comunicato non solo per ringraziarvi, ma per chiedervi di allargare il vostro abbraccio  a tutti i detenuti del carcere “Lorusso e Cotugno” e più in là a tutta la popolazione carceraria del nostro Paese. Infatti, dopo essere stati arrestati e maltrattati, dietro quelle sbarre abbiamo trovato solo facce amiche, persone solidali e fratelli. Lì dentro, in un contesto creato per cancellare la dignità e l’umanità, queste persone non hanno mai perso la propria. Dal primo minuto siamo stati aiutati, medicati e protetti dagli altri detenuti. Durante tutta la nostra permanenza abbiamo parlato delle nostre esperienze di lotta con persone realmente interessate a capire le ragioni del movimento. D’altro canto, loro ci hanno raccontato di come il carcere ti toglie tutto, mirando a distruggerti come essere umano; ti mette alla mercè di persone abbruttite da un lavoro infame come quello del secondino.

Il valore della condivisione che in Valsusa abbiamo imparato a considerare sacro, in prigione è questione di vita o di morte. È proprio attraverso la condivisione che queste persone resistono ogni giorno. Quando si è reclusi, resistente lo diventi a forza, perché in ogni cella si resiste quotidianamente agli abusi, all’abbandono, al sovraffollamento. Per queste ragioni vi stiamo chiedendo di mettere da parte tutti i pregiudizi e guardare alla galera in maniera diversa rispetto a  quanto ci propina il mainstream. La vita, per uno che viene privato della propria libertà, è veramente difficile. Ma questa difficoltà non risiede nell’essere a stretto contatto con altri detenuti, bensì in una quotidianità fatta di cancelli, sbarre, divieti, ordini, insulti e prevaricazioni. Per questo, compagni e compagne, amici e amiche, vi chiediamo di sostenere la mobilitazione nazionale organizzata dai detenuti per il mese di settembre.

E a voi detenuti, che in questi giorni avete saputo farci sentire il vostro calore, diciamo questo: Non vi dimenticheremo mai, vi porteremo sempre con noi nei boschi e nelle città.

Continuate a resistere e a dare a chiunque la stessa accoglienza e solidarietà, ma soprattutto un po’ del vostro coraggio.

La vostra forza è stata un’importante lezione di vita.

A sarà düra. Liberi tutti/e!

 

Arrestati NoTav del 19 luglio

www.coordinamento.info

 

26 Luglio: Dalla Valle alle Metropoli, Corteo notturno a Trastevere.

Mentre le compagne contestavano Epifani alla festa del PD a S.Paolo, siamo partiti in corteo da Piazza Trilussa in un migliaio di persone, bloccando il centro di Roma.

In piazza spiccava la presenza di chi lotta quotidianamente per la casa, come Matthias e Piero, agli arresti domiciliare dopo l’ultima marcia notturna in Val Susa; studenti e studentesse delle università e dei licei, che vedono la distruzione del mondo della formazione, mentre vengono sprecati milioni di euro nel progetto del Tav.

L’ennesimo corteo in cui si possono riconoscere tutti quelli che subiscono in maniera sempre più grave questa crisi, e hanno voglia di rispedirla con forza al mittente.

Il corteo ha attraversato il lungotevere andando a sanzionare simbolicamente il Ministero della Giustizia, tra i mandanti delle politiche repressive con le quali vorrebbero indebolire il Movimento No Tav e le lotte sociali.

Abbiamo portato il nostro saluto anche ai detenuti e alle detenute del carcere di Regina Coeli, in sciopero della fame per protestare contro le condizioni invivibili a cui sono costretti dentro le celle del carcere trasteverino.

Il corteo si è concluso attraversando le vie interne di Trastevere, ormai quartiere vetrina, gremito per la movida notturna. Da Trastevere alla Val Susa la messa a profitto e la militarizzazione dei territori devastano un valle, un quartiere fino alle nostre vite.

Per l’ennesima volta la forza del movimento No Tav supera i confini di una valle per diventare patrimonio comune di lotta.

FERMARLO E’ POSSIBILE! FERMARCI E’ IMPOSSIBILE!

LIBERTA’ PER I NOTAV! TUTTI/E LIBERI/E!

NOTAV DI ROMA

Dopo la passeggiata in Clarea, liber* tutt*

Venerdì notte abbiamo salutato l’alba del 20 Luglio nella passeggiata in Clarea contro la prepotenza e la violenza sistematicamente organizzata dalle truppe di occupazione dello stato italiano nella Val Susa, con un pensiero continuo nella mente che non potrà mai scomparire dalla memoria di chi ha vissuto le giornate di rivolta contro la globalizzazione neoliberista a Genova nel 2001, con la morte di Carlo Giuliani assassinato dal fuoco dei carabinieri, mano armata dell’oligarchia della governance mondiale che in quei giorni riuniva i capi di stato degli 8 “grandi” porci e maiali della terra.
Una passeggiata notturna di lotta nei boschi della Val di Susa da più di vent’anni mobilitata contro il folle progetto del treno merci Torino/Lione. Una manifestazione legittima quella di venerdì sera che interessava necessariamente e inderogabilmente quello che lì in Valle è il problema, il non cantiere, il fortino del progetto treno alta velocità Torino Lione. Non è certo questa la sede per spiegare ciò che abbiamo già detto e i Valligiani meglio di noi, con calma e delle volte anche urlato nelle piazze, nella manifestazioni e sulle barricate quando era necessario, ovvero le ragioni specifiche e generali, tecniche e politiche del perché quella del Tav sia un’opera inutile, strutturalmente legata alla speculazione e agli interessi dei soliti noti gruppi di potere che dal Pd e PdL si spartiscono le risorse pubbliche nelle truffe,  nel consociativismo, nella perpetua e sistematica corruzione.
Prima dicono con retorica giornalistica che la Valle soprattutto nell’ultimo ciclo di lotte era e rimane schiacciata su una dimensione “partigiana” della popolazione locale: il particolare che prevaleva sull’interesse generale, “l’egoismo localistico” contro le grandi e globali esigenze del mercato neoliberista, particolarità contrapposte alla supposta collettività, insomma una piccola parte di territorio ribelle contro il resto della penisola , invece a dir loro, commossa ed entusiasmata dal sol dell’avvenire del treno merci più veloce d’Europa. Poi però quando nella Valle accorrono da tutta Italia, delegazioni e poco più, di compagni attivi nei nodi solidali alla battaglia no tav dislocati su e giù per la penisola e quindi si testimonia – come se ancora ce ne fosse bisogno come se non fossero bastate le tante manifestazioni che nel biennio 2011/2013 sono state organizzate a migliaia in diverse città – che c’è un movimento nazionale a difesa della Val Susa e che la questione non riguarda solo quel lembo di valle ma il destino dell’intero paese viste anche le risorse pubbliche mobilitate, ecco ripartire subito, in automatico il disco rotto della litania sugli infiltrati, black block, brutti e cattivi provenienti da diverse parti del pianeta, da oscuri mondi infestati di fantasmi e complotti insurrezionalisti.

Perché hanno paura? Perché da quel treno partono molte tante ricche variazioni su un tema che fa paura ai padroni e alla corrotta classe politica del governo di solidarietà nazionale Letta/Alfano per gli interessi della Troika. Perché da lì moltitudini organizzate contro il capitalismo neoliberista s’incontrano per costruire un mondo diverso, altro, nuovo, più giusto e lo fanno lottando, strappando un centimetro alla volta sul campo e delle volte con l’esercizio e uso legittimo della forza collettiva, della resistenza di un’intera popolazione.

Perché nella profonda e sistemica crisi economica, complessiva di un intero ciclo di accumulazione e valorizzazione capitalistica, al centro del flop della finanziarizzazione dell’intero ciclo economico, dell’intero processo produttivo, fin’anco della vita, del welfare e dei beni comuni, dell’acqua come del suolo, nella progressiva precarizzazione e impoverimento di sempre più vasti settori sociali, incrociando momenti di lotta e assemblee, spazi di cooperazione e di autorganizzazione, accade che i movimenti per il diritto all’abitare incontrino insieme agli studenti e al precariato sociale e giovanile i comitati No tav e le realtà in lotta per la difesa dei beni comuni e che insieme rilancino un percorso di lotta nazionale, in connessione e cospirazione con gli appelli alla mobilitazione transnazionale per un autunno prossimo di lotta e di conflitto. Un percorso, quello verso l’autunno, che si sta delineando con una settimana di mobilitazione nel mese di ottobre dove far convergere mobilitazioni coordinate e delocalizzati del 12 per la difesa dei beni comuni proseguendo con appuntamento transnazionali di sciopero sociale  del 15 fino allo sciopero del sindacalismo di base e conflittuale del 18 e alla manifestazione nazionale a Roma del 19 ottobre contro le politiche di austerity.

Tanto è stato fatto ma molto c’è ancora da fare per costruire dei dispositivi pubblici e reali di allargamento e convergenza verso queste settimana, che non vuole essere esclusivamente un calendario di iniziative, ma il lancio reale nei territori di un’alternativa di lotta autonoma ed indipendente che sappia essere all’altezza della crisi che stiamo subendo.  La nostra scommessa sta proprio in questo, costruire degli spazi e dei luoghi di ricomposizione delle tante vertenze sociali e lavorative che stanno attraversando la penisola. Nessuno può considerarsi autosufficiente in questa fase politica. Per questo abbiamo bisogno di una variabile indipendente che riesca a connettere le lotte dei precari, disoccupati e dei cassintegrati con le battaglie di difesa dei beni comuni, dei migranti e dei studenti. Una settimana di iniziative che veda come baricentro delle proprie rivendicazioni il reddito di base e diritti dentro ed oltre il lavoro come orizzonte di conflitto da praticare e da mettere al centro della nostra azione quotidiana attraverso l’occupazione delle case, le autoriduzioni, la riappropriazione del welfare, l’occupazione e l’autogestione dei luoghi di lavoro.

Hanno paura nemmeno a dirlo anche di questo.

Accade però che esercito, polizia, carabinieri, finanza e per giunta la magistratura a legittimare in pectore la repressione e la tortura sistematica con i pestaggi, le intimidazioni, i palpamenti di questi balordi in divisa contro i nostri compagni e compagne, scelgano la strada scellerata della mattanza perché quello hanno tentato in definitiva di fare, impedito solo dalla capacità collettiva da parte dei compagni e compagne presenti di tenere il punto e gestire in emergenza una difficile situazione. E già perché le truppe di occupazione hanno fatto un certo salto di qualità, non solo hanno deciso, e lo avevano già fatto in precedenza, di uscire dal fortino in Clarea ma anche e soprattutto hanno scelto di chiudere con un’operazione a tenaglia i manifestanti in un imbuto che li ha costretti a resistere finchè si è potuto e poi a fuggire in pericolosi sentieri e scarpate tutt’intorno al fortino alle sue truppe di occupazione.

Accade così che due nostri compagni e fratelli siano in prigione insieme ad altri rastrellati e pestati durante gli scontri dell’altra notte. Nemmeno a dirlo, siamo al loro fianco e ci batteremo con ogni mezzo necessario per una immediata e incondizionata libertà per loro e per tutte e tutti coloro che sono rinchiusi ingiustamente nelle patrie galere e privati della propria libertà.

Nodo editoriale indipendente

Solidarietà a Matthias, Piero e a tutti i Notav

Questa notte 500 No Tav hanno deciso di presidiare ancora una volta il cantiere di Chiomonte rilanciando la lotta contro un’opera che, nonostante la ferma contrarietà degli abitanti della Val di Susa e di tutti gli attivisti che accorrono in loro solidarietà, continua ad essere un progetto sostenuto dalle forze politiche del governissimo delle larghe intese Letta-Alfano. Le dichiarazioni del Ministro Lupi confermano, infatti, la volontà di proseguire i lavori continuando con la becera retorica strumentale di un governo neo-liberista che utilizza il tema della crisi economica per sostenere lo scempio ambientale del TAV.

Camminando lungo i sentieri della Valle, ancora una volta, abbiamo dimostrato che insieme facciamo paura, che riappropriarsi della nostra terra, del nostro presente e del nostro futuro non ha nessun tipo di mediazione possibile. Di fronte alle innumerevoli cariche prese e di fronte alle pericolose ed infami nubi di CS che hanno invaso ieri la Valle (ed i nostri polmoni) ci siamo riappropiati di un territorio che vogliono militarizzato restituendoci di quel bagliore di dignità e determinazione che vorremmo vivo in tutte le lotte.

La risposta dello Stato alla rabbia e alla determinazione di chi non accetta i soprusi, la devastazione, il saccheggio delle nostre vite e della nostra terra è stata ancora una volta solo quella degli arresti e della violenza. Nove persone sono state fermate e picchiate brutalmente dalle frustrate truppe stanziate nel cantiere dell’alta velocità; due di questi sono compagni del Coordinamento Cittadino Lotta per la Casa di Roma, saliti in Val Susa per sostenere una lotta che, come quella per il diritto all’abitare, pratica l’autorganizzazione in un percorso di riappropriazione che combatte le politiche di austerity e afferma con forza la necessità di un cambiamento radicale del nostro presente.

Ribadiamo la nostra complicità e solidarietà a Piero e Matthias e a tutti i compagni e le compagne fermati il 19 luglio.

Niente e nessuno riuscirà a distruggere la nostra dignità e fermare la nostra rabbia

verso un autunno di lotte, ancora più forti..

 

CON CARLO NEL CUORE!

 

 Compagni e compagne di Roma dal presidio di Venaus

VENERDI 19 LUGLIO Passeggiata notturna

 

Venerdì 19 luglio H21 Passeggiata notturna con ritrovo al campo sportivo di Giaglione, portare pile e bandiere.

Tanti Batman per difendere la Valle che resiste!

 

Settimana campeggio dal 15 al 21 luglio

Lunedì 15 luglio
Ore 21,00 Assemblea di gestione del presidio di VenausMercoledì 17 luglio
Ore 21,00 presidio di Venaus, seconda serata di dibattiti “l’esperienza come bagaglio, il territorio come arma”. Interverranno alcuni compagni greci coinvolti nella lotta contro le miniere d’oro in Calcidica.Giovedì 18 luglio
Ore 21,00 presidio di Venaus, prima ser…ata di dibattiti “l’esperienza come bagaglio, il territorio come arma”. Interverranno alcuni compagni francesi della ZAD sulla lotta contro l’aeroporto di Notre Dame des Landes.

Venerdì 19 luglio
Ore 18,00 presidio di Venaus  dibattito “ no al nucleare civile e militare. No ai trasposti nucleari”. Serata di discussione con Alfonso Navarra – Campagna di obiezione alle spese militari, Mario Agostinelli – presidente Associazione Energia Felice, Vincenzo Miliucci – Confederazione Cobas, Massimo Zucchetti – Politecnico di Torino, Mario Actis – Legambiente Vallesusa
Ore 21,00 ritrovo campo sportivo di Giaglione per passeggiata notturna in Clarea

Sabato 20 luglio
Ore 16,00 conferenza stampa presso il polivalente di Venaus del  “V TORNEO ” RUGBYSTI A SOSTEGNO DELLA VALLE “

Ore 17,00 presidio di Venaus, , “Il movimento Notav incontra i movimenti per il diritto all’abitare” .
Ore 19,00 presidio di Venaus, incontri dimostrativi a cura della palestra popolare antifa boxe di Torino
Ore 20,00 cena presso il presidio di Venaus e a seguire concerto e balli di musica occitana con i Tir na d’Oc

Domenica 21 luglio
Ore 10,00 V torneo dei “Rugbisti a sostegno della Valle” presso il campo sportivo di Venaus. Ore 15,00 terzo tempo (pranzo presso il presidio di venaus) e poi passeggiata in Clarea.
Ore 14,30 presidio di Venaus, Assemblea – Per un autunno di lotta contro l’austerity!
Ore 20,00 cena presso il presidio di Venaus.
A seguire proiezione del film 10″ il documentario sulla palestra popolare Antifa Boxe Torino
Ore 22,30 Alessio Lega in concerto al presidio di Venaus.

“Siete la democrazia che uccide” – Comunicato Stampa di Alexis Occupato

Nella giornata dell’11 Luglio insieme ad altre realtà territoriali abbiamo dato vita ad un corteo che si è snodato per le vie di Ostiense e San Paolo e che reclamava reddito e diritti, in contrapposizione alle conseguenze devastanti delle politiche di austerity e di precarizzazione delle vite, dallo sfruttamento dei territori sottratti alle comunità allo smantellamento progressivo dei sistemi di welfare: abbiamo usato lo slogan “NON CI SUICIDERETE, ROMA SUD CONTRO LA CRISI”, perché vogliamo rompere la solitudine che porta soggetti impoveriti a sempre più frequenti gesti di disperazione.
Durante il corteo abbiamo sanzionato con azioni simboliche alcuni luoghi emblematici dell’oppressione sociale perpetrata dai governi di ambo gli schieramenti, così come dai governissimi degli ultimi tempi; per questi motivi giunti a Parco Schuster abbiamo deciso di contestare il PD, prima con diversi interventi dal camion poi tentando un’occupazione pacifica del parco che si opponesse a quella militarizzata e coatta che è stata protratta sull’unico spazio verde e d’aggregazione del territorio, al fine di lasciar spazio ad un evento partitico a scopo di lucro, quale la Festa dell’Unità. L’accoglienza all’insegna dello slogan “Bentornato Futuro” è stata molto partecipata, tra manganellate e lanci di cavalletti, lasciando contusi e feriti alcuni compagni.
L’asse ben saldo PD-PDL ha tentato invano di affibiare metodologie squadriste e mafiose (da lor signori ben conosciute e sistematizzate), a chi ogni giorno lotta per una vita dignitosa e restituisce vita a spazi altrimenti abbandonati, trasformandoli in opportunità per tutte e tutti di ridistribuzione di saperi e socialità, laboratori in cui sperimentare il comune e creare strumenti di autonomia e indipendenza.
Oggi quegli stessi spazi sono nuovamente minacciati dalle politiche di coercizione e di repressione messe in atto dallo squallido teatrino istituzionale e dalle politiche atte a creare consenso elettorale con lo scopo di eliminare qualsiasi voce di dissenso e di opposizione critica e ragionata, pericolosa minaccia per l’incolumità del loro sistema affaristico.
Crediamo la strategia utilizzata in questi giorni dai partiti, attraverso dichiarazioni e articoli, punti a distogliere l’attenzione da quelli che sono i contenuti e le provocazioni politiche da noi portate, nel tentativo di screditarle gettando fango, come avvenuto spesso ultimamente, su uno spazio politico e sociale come Acrobax. Riteniamo importante precisare che all’organizzazione del corteo ha preso parte una composita rete di soggetti di precari, cassintegrati, disoccupati e studenti, facenti parte di diverse realtà sociali (tra cui il Laboratorio Acrobax) che ben conoscono le politiche a cui sono soggetti e che con altrettanta convinzione si attivano ogni giorno per eliminarle, anche attraverso il rapporto e la costante collaborazione con il territorio e con la sua collettività.
Da qui si potrebbe trarre un dato reale: c’è chi, offrendo servizi e rendendosi un vero e proprio strumento di ammortizzazione sociale, ha contribuito realmente a migliorare la vita e la socialità di un quartiere sottomesso, al degrado da un lato, e ai profitti dall’altro; c’è poi chi invece non ha contribuito in alcun modo a cambiare lo stato delle cose, nè al livello territoriale nè sul piano nazionale. I primi a cui ci riferiamo sono ovviamente gli spazi sociali occupati, i secondi i politicanti del Partito Democratico che oggi rappresenta proprio i governi dell’austerity e la volontà di praticare la crisi come scelta politica. Possiamo infatti evidenziare l’azione del PD (così come del PDL, di cui si fa stampella e da cui infatti riceve sostenuta solidarietà mediatica) che altro non ha fatto che appoggiare concretamente tutte le politiche e i processi di impoverimento, privatizzazione del pubblico e devastazione dei territori tenuti negli ultimi anni dai governi e dalle lobby capitaliste. La precarietà e i precari sono frutto di queste politiche che puntano a rafforzare i ceti più abbienti sottraendo spazi e ricchezze al pubblico.
Il nostro corteo ha puntato proprio a denunciare queste politiche e questi atteggiamenti, contrapponendone questioni fondamentali come il reddito di base incondizionato, importante strumento contro la crisi sociale ed economica, ed unica risposta possibile al problema dell’irrasanabile distruzione e frammentazione del mercato del lavoro. Ed è proprio sulla questione del reddito che differenti partiti, tra cui il PD, hanno basato parte della loro campagna elettorale, rinnegandola poi attraverso il voto contrario nel momento in cui proposta sottoforma di legge (per la precisione, sul reddito di cittadinanza).
Non c’è dunque da stupirsi se il dato elettorale a Roma evidenzia un tasso di astensionismo mai visto prima e di cui rivendichiamo con orgoglio di farne parte in quanto la nostra attività politica è di tutt’altro tipo. Dunque il PD, nello specifico Marino, crede davvero che il problema di una città che non rappresenta siano gli spazi sociali occupati, stessa idea in voga oltretutto all’ex sindaco Alemanno? E’ per questo motivo che il cambio di poltrona al Campidoglio non ci rassicura affatto, per quanto nutriamo profondo disprezzo per Alemanno, in quanto ricordiamo bene la giurisdizione Veltroni e in quanto siamo a conoscenza delle politiche attuate dai sindaci PD governanti diverse città d’Italia, politiche degne della peggiore fazione destra neoliberista.
Vogliamo ricordare che tutto ciò che a lor signori appare come “numeretti per percentuali elettorali e statistiche” rappresenta persone, che l’occupazione di 22 stabili a scopo abitativo in 6 mesi non è un dato marginale e che la realtà dei fatti li sta ponendo difronte un difficile problema: possono scegliere se nascondersi dietro un dito, se fare orecchie da mercante o se lavarvese le mani, ma il problema resta loro.
Vogliamo infine rispondere alle infami e vili accuse che il PD ci ha scagliato contro negli ultimi giorni: vogliamo ribadire che l’atteggiamento mafioso è quello di chi si nasconde dietro la macchina istituzionale al fine di lucrare sulle vite, di chi si appropria dei beni pubblici per i propri fini o per svenderli ai soliti affaristi e speculatori, di chi tenta di intimidire e reprimere ogni giorno nelle strade e nelle piazze tutti coloro che reagiscono e non si arrendono al vedersi negare ogni garanzia e ogni richiesta; vogliamo ribadire che l’atteggiamento squadrista è esattamente quello che si è attuato nei nostri confronti a Parco Schuster, non solo con la coatta occupazione di un parco pubblico, con la sfrontatezza nei confronti di chi, tra bambini, giovani e anziani, storcesse il naso per questa occupazione, ma anche con l’aggressione, documentata già da 2 video resi pubblici nei quali si evidenziano le reali responsabilità di forze dell’ordine e militanti del PD, invano tentata di giustificare dall’uso di sedicenti bombe carta (ci risulta sia esploso unicamente un comune petardo ben a distanza da qualsiasi possibile obiettivo). Il Partito Democratico risponda dunque piuttosto in termini di contenuti sulle tematiche poste dal corteo.

Non ci lasceremo intimidire nè reprimere. Continueremo a fare quello che facciamo perchè a differenza vostra è un’alternaiva reale e concreta. Continueremo ad autorganizzarci come crediamo, con chi crediamo. Uniti nella lotta: se toccano uno, toccano tutti!

Alexis Occupato

A margine delle condanne per il movimento di lotta x la casa

Dopo la condanna della scorsa settimana che ben due compagni di Acrobax hanno subito insieme ad altri del movimento di lotta per la casa, sentiamo forte il desiderio di articolare un discorso politico chiaro e comprensibile che rompa l’isolamento della repressione nell’unica forma secondo noi auspicabile, che sappia trovare meccanismi e dispositivi di cooperazione sociale ampi, avendo ben chiara l’urgenza che riguadagnare un’agibilità politica per i movimenti oggi significa battersi per la libertà di movimento per tutti, a partire dai detenuti comuni che vivono in Italia una condizione di carcerazione preventiva inenarrabile (più del 90% sono in attesa di sentenza definitiva) tra le più gravi violazioni dei diritti umani che il mondo così detto civile abbia conosciuto. Altrettanto chiaramente vogliamo ribadire la nostra assoluta determinazione a proseguire le battaglie che oggi vengono condannate al carcere e mantenere laddove è possibile uno stile di lotta, di dignità poiché il conflitto sociale come motore per l’avanzamento dei diritti e di un nuovo spazio costituente lo abbiamo scelto sapendo in quali rapporti di forza ci troviamo ad agire.

Quando diciamo libertà di movimento intendiamo propriamente il diritto e la libertà di praticare quelle forme del conflitto che riescano al di là della manifestazione o dello sciopero a mettere in campo quei dispositivi che rompano la compatibilità come i blocchi stradali nella logistica, le occupazioni di case per l’abitare o le fabbriche occupate e poi autogestite che poi funzionano meglio che sotto padrone, i tanti picchetti antisfratto e potremmo continuare così a lungo.

Dobbiamo rompere l’isolamento e la normalizzazione con le pratiche necessarie alla generalizzazione delle lotte che forse oggi è la vera posta in gioco per i movimenti, soprattutto guardando agli ultimi anni, fatti di conflitti anche intensi ma ad oggi troppo separati, divisi per questo spesso poi indeboliti. Ognuna di queste pratiche di libertà e democrazia dal basso corrisponde ad un preciso reato del codice penale. E così è da sempre per quel nesso sottile ma irrevocabile tra delitto e diritto. Spesso si lancia la caccia alle streghe per il danneggiamento di una semplice vetrina, si invoca il reato “devastazione e saccheggio” con pene dagli 8 ai 16 anni (per la giustizia dei codici molto più grave di uno stupro!). In altre occasioni basta una semplice denuncia per resistenza a pubblico ufficiale o per manifestazione non autorizzata a spostare e confinare una questione politica nei labirinti dei tribunali, nei tempi biblici delle carcerazioni preventive, arbitrarie.

Insomma basta un niente per trasformare le lotte in crimini e chi lotta in criminale da dare in pasto ad un’opinione pubblica che privata della giustizia si sazia di giustizialismo. Allo stesso tempo non possiamo smettere di denunciare chi denuncia, né smettere di intessere quella rete di solidarietà e riconoscimento nelle e delle lotte.  Accogliamo quindi e aderiamo a tutti gli appelli per l’aministia lanciati recentemente da più parti, dalle associazioni dei diritti umani, all’osservatorio contro la repressione e a tutti coloro che vorranno far diventare la battaglia per la libertà e per la salvaguardia del conflitto motore di quella istanza di democrazia reale, radicale che dobbiamo strappare ogni giorno nella fine della mediazione politica, nella svolta autoritaria che la governance neoliberista ha adottato con il paradigma del debito e della crisi per governare i conflitti e le diseguaglianze che noi insieme a tanti presto cancelleremo.

Dietro il diritto c’è la costituzione materiale che produce conflitto e lo chiamano ancora delitto.

Come sempre anche questa volta la libertà, non cade dal cielo, organizza la tua rabbia!

Nodo redazionale indipendente

La Storia non si scrive nei Tribunali, ma nelle piazze, nelle strade, nelle lotte, condanne a Roma alla lotta x la casa

15 mila denunciati per le lotte sociali dal G8 di Genova ad oggi. Negli ultimi anni solo a Roma per il Diritto all’abitare 276 persone sono state denunciate per occupazione, danneggiamento, resistenza, violenza, blocco stradale. Per iniziative di lotta contro il Carovita, più di 150 manifestanti denunciati e processati tra Roma e Napoli, per rapina aggravata, estorsione, eversione dell’ordine democratico, poi dopo dieci anni tutti assolti, ma tant’è, nel mentre. Per le Lotte studentesche degli ultimi anni solo a Roma più di 315 studenti denunciati per occupazione, danneggiamento, resistenza e interruzione di pubblico servizio. Per le lotte dei Migranti più di 60 denunce per blocco stradale, danneggiamento, resistenza, uso di armi improprie; stessi numeri all’incirca per Antifascismo, 280 denunce per resistenza, violenza, blocco stradale, danneggiamento, e negli ultimi mesi anche altre condanne. Ovviamente e non in ultimo sono in corso i processi per la rivolta dello scorso 15 Ottobre per devastazione/saccheggio e tentato omicidio e poi le rituali associazioni a delinquere e sovversive per gli anarchici.
Potremmo continuare ad allungare la lista con cifre sbalorditive, è la vita reale per chi lotta quotidianamente fatta di soprusi, di violenze di un sistema che ci vorrebbe assoggettati alle pratiche repressive per cui la sistematica svolta autoritaria in corso da anni nel nostro paese sta diventando sempre più una prassi quotidiana di gestione e governo dei conflitti, dinamica e tendenza peraltro sempre più di scala europea e transnazionale.

Capita così che per un’iniziativa del 2006 sotto l’Assessorato alla casa dei movimenti per il diritto all’abitare tre di noi si ritrovano con una richiesta iniziale del PM Amelio a due anni e sei mesi ad una condanna di primo grado di un anno per un compagno e di nove mesi per gli altri due, verbalizzata appena la scorsa settimana. Capita così che il tutto va ad aggiungersi alla sfilza di denunce per reati di lieve entità, o altre condanne legate alle lotte sociali che poi per qualcuno si traducono in vecchi dispositivi della repressione molti dei quali messi a punto durante il ventennio fascista e in seguito adattati alle leggi della Repubblica, come l’ex articolo 1 della legge 1423 varata nel lontano 1956 sulla così detta pericolosità sociale. E così avviene anche che una compagna viene chiamata a testimoniare per un processo in seguito ad una delle tante manifestazioni che da anni vengono organizzate e per poco non finisce indagata perché la sua versione dei fatti sarebbe una falsa testimonianza! piccoli e grandi segnali di incarognimento degli apparati.
Il laboratorio della repressione che agisce nella penalizzazione della partecipazione politica alla vita sociale e all’autorganizzazione, ha quindi colpito ancora, ma perché è lo stesso interesse alla partecipazione della vita politica comune ad essere in realtà l’imputato principale, la stessa agibilità politica delle lotte e dei movimenti così come sono gli stessi spazi politici di democrazia diretta e di autogestione [autogoverno] ad essere sotto attacco e interdizione diretta, attraverso i continui fronti giudiziari che si sovrappongono e confondono con le nuove tecnologie di controllo sociale, insieme alla militarizzazione del territorio e alla definitiva penalizzazione delle lotte relegate ormai a mero ambito di ordine pubblico.

Come sempre LA LIBERTA’ NON CADE DAL CIELO, ORGANIZZA LA TUA RABBIA!

Laboratorio Acrobax – Coordinamento cittadino di lotta per la casa Roma

storia di ordinaria repressione a Torrevecchia – Roma #Acab

Ieri alcuni ragazzi mentre stavano affiggendo manifesti per pubblicizzare un’iniziativa organizzata per il quartiere, sono stati intimiditi da una volante che poi, con l’aiuto di altre, li ha tratti in arresto. L’iniziativa si inserisce nelle attività che da quando nel Dicembre 2012 è stata occupata l’ex-clinica di Valle Fiorita animano il quartiere. 

Valle Fiorita non è solo un’occupazione abitativa, ma un luogo liberato nel quartiere; dove sono stati costruiti laboratori, viene portato avanti un progetto di radio online e che nella giornata del 25 Aprile è stata aperta al territorio e vissuta tanto dagli occupanti quanto da chi abita la zona.Se da un lato queste attività incontrano il consenso e la partecipazione del quartiere, dall’altro si accompagnano ad una crescente attenzione da parte del Commissariato di zona, attenzione che si è manifestata con minacce ed intimidazioni sino ad arrivare agli arresti di ieri sera.

Rifiutiamo le accuse che sono state mosse nei confronti dei ragazzi arrestati e di quanti li hanno appoggiati. Non è avvenuto nessun tentativo di linciaggio né aggressioni nei confronti degli agenti. Con queste descrizioni falsate si vuole omettere l’atteggiamento repressivo adottato nei confronti di chi quotidianamente lavora per costruire spazi liberati nei territori. Ed in quest’ottica l’affissione, come atto politico, viene repressa.


Questa mattina si è svolta la prima udienza del processo: gli arresti sono stati confermati a piede libero, a ciascuno dei quattro ragazzi è stato imposto l’obbligo di firma ed a Luglio si svolgerà la seconda udienza.

Chiediamo a quanti ricoprendo un ruolo istituzionale detengono una responsabilità sull’accaduto di ieri, di prendere parola contro questi atti di repressione, mostrando esplicitamente una discontinuità con la gestione usuale di queste situazioni, gestione contro la quale si sono più volte espressi in campagna elettorale.
 
Invitiamo chiunque domani alle 17 a via di Torrevecchia 156 per darci una prima occasione di confronto e presa di parola pubblica.


Continuiamo a lottare.

Spazio Sociale ex 51
Valle Ri-fiorita Occupata