Presidio contro la repressione sul 14 dicembre (24 gennaio)

14 dicembre: contro la crisi esplode la rabbia.

L’unica risposta di governo e magistratura è la repressione.

Il 14 dicembre, a Roma, la piazza era gremita di studenti, lavoratori e lavoratrici, precari e precarie, migranti, cittadini aquilani e di Terzigno e molti altri ancora, a cui il governo da anni sta facendo pagare il prezzo della crisi, negando loro qualunque prospettiva di una vita dignitosa.

Quel giorno la piazza ha manifestato in massa la sua giusta rabbia, mentre a poche centinaia di metri uno dei governi più corrotti che questo paese abbia mai avuto si assicurava la sopravvivenza attraverso la compravendita di consensi parlamentari.

Per tutta risposta le forze dell’ordine rastrellavano persone per le vie del centro di Roma, e si scatenavano le dichiarazioni forcaiole degli uomini politici di vario colore. Costoro, abbandonando per un momento le loro invettive alle “toghe rosse”, hanno invocato un vigoroso intervento della magistratura.

Quel giorno sono state arrestate 23 persone. Uno di loro, Mario, è tutt’ora in regime di arresti domiciliari nonostante sia incensurato ed accusato di reati “minori”. Un altro, benché minorenne, sarà sottoposto fino a giugno agli arresti domiciliari.

Il 23 dicembre 2010 si è tenuta la prima udienza del processo contro Mario e gli altri compagni/e arrestati\e. Il processo è stato rinviato al 24 gennaio.

Il motivo per il quale i giudici hanno negato la libertà a Mario è la permanenza in Italia di un “clima di tensione sociale”. Per fortuna è stata almeno respinta l’assurda richiesta avanzata da Alemanno per la costituzione di parte civile del Comune di Roma, in quanto a Mario non è addossata nessuna “lesione dell’arredo urbano”.

Ai numerosi compagni/e presenti in aula – studenti, lavoratori, amici degli imputati – l’atteggiamento dei giudici non è apparso né sereno, né imparziale , ma anzi costoro sono sembrati partecipi e schierati con il clima fazioso e colpevolista voluto dal governo all’indomani del 14 dicembre.

Ad oggi è ormai noto alla cittadinanza che gli arrestati sono stati rastrellati a caso e accusati genericamente del reato di “resistenza in concorso”.

Del resto, è fallito anche il tentativo di dividere i manifestanti in “buoni e cattivi” sia per la compattezza del movimento, sia perché larga parte della società ha riconosciuto alla protesta motivazioni valide e concrete: la crisi economica e sociale che il paese sta attraversando non solo mette in pericolo il nostro futuro, ma cosa ben più grave, è un attacco al nostro presente e la protesta contro tutto ciò non può essere semplicemente ignorata e repressa.

Tenere ulteriormente agli arresti domiciliari Mario è una iniqua punizione, una pena prima della sentenza.

Inoltre si preannunciano ulteriori e numerosi provvedimenti penali nei confronti di centinaia di partecipanti alla giornata del 14 dicembre.

E’ quindi quanto mai necessario che tutti coloro che hanno animato la piazza del 14 dicembre facciano sentire la loro voce durante la prossima udienza per esprimere la loro solidarietà a Mario e a tutti e tutte gli/le arrestati/e.

Lunedì 24 gennaio

Ore 9:30

Presidio a Piazzale Clodio

La nostra passione Contro la vostra repressione

Mario libero

Tutte Liberi

Sostegnolegale14dicembre@autistici.org

Rioccupata dopo lo sgombero la Fornace di Rho (Mi)

Inaccettabile uso della forza contro la Fornace. Sosteniamo l’immediata risposta, difendiamo la nuova occupazione.

Il valore simbolico e materiale che per molte realtà territoriali in lotta contro le grandi opere e i grandi eventi ha assunto la presenza della Fornace sull’area destinata ai progetti di “valorizzazione” fondiaria legati a Expo 2015 nel comune di Rho, non può essere cancellato da un’operazione di polizia/pulizia dell’area occupata dallo spazio sociale impegnato fortemente nella denuncia delle finalità speculative che insistono su quel territorio.

Sono passati meno di due mesi dalle notizie dei veleni che inquinano aree destinate alla costruzione di alloggi, scuole e centri commerciali.

Gli amministratori locali, compreso il sindaco di Rho, si sono dimostrati poco solerti nel denunciare la criminalità di proprietari terrieri senza scrupoli, interessati solo al proprio profitto, mentre hanno preso molto a cuore la necessità di liberare l’area occupata dalla Fornace. Probabilmente i soldi promessi da chi deve speculare sono molti e nessuno vuole rinunciarci.

L’importanza di un’occupazione che intende restituire spazi e aree alla città come bene comune, strappando alla rendita metro dopo metro, ci coinvolge tutte/i. riteniamo che questa sia la modalità che impedisce materialmente ulteriore consumo di suolo e il saccheggio delle città, delle campagne, del paese e per questo siamo con le/gli occupanti della Fornace.

L’attacco subito ad una settimana dall’incontro fissato degli Stati Generali 2.0 è ancora più grave se immaginato come una sfida contro quelle realtà che dalla Val di Susa fino allo Stretto di Messina intendono esercitare una sovranità sociale sul suolo e sui territori dove viviamo.

Proponiamo di sanzionare a livello nazionale gli interessi di chi ha appoggiato, sostenuto, promosso lo sgombero della Fornace. Rilanciamo la necessità di vederci così come immaginato con la convocazione degli Stati generali nella sede più opportuna ma senza passi indietro.

Siamo con voi, diteci solo dove e noi ci saremo!

Comunicato di Movimenti per il diritto all’abitare di Roma, Generazione P,  Abitare nella crisi

Lo sgombero. fornace 2 Stamane Sgomberata la Fornace! Questa mattina è stata sgomberata la Fornace di Rho. Spazio sociale che conoscevamo e con cui abbiamo condiviso la prima edizione degli Stati Generali della precarietà a Milano.

Con loro abbiamo costruito percorsi contro la precarietà e condiviso la nascita dei Punti San Precario, il ragionamento contro le speculazioni che vengono fatte sulle spalle dei cittadini, una sana resistenza in cui interi territori attivano una rete sociale e solidale.
E proprio questo ha condannato quest’importante esperienza; aver toccato gli interessi di chi, in Lombardia come nel resto d’Italia, fa affari privati utilizzando i beni comuni, partendo dalla Lega fino alla Moratti.

Storie di quotidiano conflitto tra il potere dei soliti speculatori e chi ne smaschera gli interessi.

Il 15 e il 16 gennaio, presso il centro sociale Sos Fornace di Rho, si sarebbero dovuti svolgere gli Stati Generali della Precarietà 2.0, spazio di relazione e attivazione nazionale di diverse reti e collettivi che agiscono contro la precarietà. Riteniamo una provocazione insopportabile un tale atto di forza. Le lotte dei precari non si fermano e siamo sicuri che gli Stati Generali saranno ancor più partecipati ed attraversati dalla rabbia di chi sta subendo quotidianamente la crisi.

Segno ancor più brutto è l’immediata demolizione della Fornace, volontà manifesta di cancellare non solo uno spazio fisico, ma una storia politica fatta di uomini e donne.

Siamo però sicuri che questo non accadrà, perchè i legami e le relazioni create in questi anni saranno più forti, perchè le lotte uniscono più dei manganelli, e le battaglie della Fornace riprenderanno con al loro fianco ancora più persone.
Noi sicuramente siamo al vostro fianco.

Comunicato di Acrobax Project

Inaccettabile uso della forza contro la Fornace. Sosteniamo
l'immediata
risposta, difendiamo la nuova occupazione!!

Il valore simbolico e materiale che per molte realtà territoriali
in
lotta contro le grandi opere e i grandi eventi ha assunto la
presenza della Fornace sull’area destinata ai progetti di
“valorizzazione” fondiaria legati a Expo 2015 nel comune di Rho,
non può essere cancellato da un’operazione di polizia/pulizia
dell’area occupata dallo spazio sociale impegnato fortemente nella
denuncia delle finalità speculative che insistono su quel
territorio.

Sono passati meno di due mesi dalle notizie dei veleni che inquinano
aree
destinate alla costruzione di alloggi, scuole e centri commerciali.
Gli amministratori locali, compreso il sindaco di Rho, si sono
dimostrati poco solerti nel denunciare la criminalità di
proprietari
terrieri senza scrupoli, interessati solo al proprio profitto,
mentre
hanno preso molto a cuore la necessità di liberare l’area
occupata
dalla Fornace. Probabilmente i soldi promessi da chi deve speculare
sono molti e nessuno vuole rinunciarci.

L’importanza di un'occupazione che intende restituire spazi e aree
alla città
come bene comune, strappando alla rendita metro dopo metro, ci
coinvolge tutte/i. riteniamo che questa sia la modalità che
impedisce materialmente ulteriore consumo di suolo e il saccheggio
delle città, delle campagne, del paese e per questo siamo con
le/gli
occupanti della Fornace.

L’attacco subito ad una settimana dall’incontro fissato degli
Stati
Generali
2.0 è ancora più grave se immaginato come una sfida contro quelle
realtà che dalla Val di Susa fino allo Stretto di Messina intendono
esercitare una sovranità sociale sul suolo e sui territori dove
viviamo.

Proponiamo di sanzionare a livello nazionale gli interessi di chi ha
appoggiato,
sostenuto, promosso lo sgombero della Fornace. Rilanciamo la
necessità di vederci così come immaginato con la convocazione
degli
Stati generali nella sede più opportuna ma senza passi indietro.
Siamo con voi, diteci solo dove e noi ci saremo!

Movimenti per il diritto all'abitare_Roma

Generazione P.

Abitare nella crisi

L’unica risposta possibile?

Nell’ottobre del 2008 una delle peggiori crisi della storia del sistema, come oggi lo conosciamo, si è abbattuta sull’economia globale e sulle nostre vite..

Ma cosa è successo? Improvvisamente si è inciampato su una buccia di banana? La sorte ha voluto segnare così questo decennio? Una questione di sfortuna?

Noi crediamo di no.

Migliai dì voci gridano che ci troviamo di fronte ad un collasso del sistema previsto da tempo; la crisi è la rappresentazione di un sistema socio-politico che non riesce più a sostenersi. A questo punto bisogna solo capire chi sta pagando i debiti, gli sbagli e le scelte di quelli che hanno sempre sostenuto tutto quello che ci ha portato fino a qui.

Questa la domanda centrale: come è possibile riproporre in modo ancora più radicale questo stesso modello? Come è possibile riproporre all’infinito le stesse ricette economiche? E soprattutto: perchè condannarci a questa continua indigestione?

La nostra condizione come uomini e donne, più o meno adulti, nativi o migranti, cittadini e cittadine, è di totale subordinazione al mercato. Non solo perchè siamo costretti a starne passivamente all’interno ma perchè le nostre vite vengono comunque dopo gli interessi e i profitti che ne rappresentano i cardini.

La precarietà che ci costringe a vite impossibili inizia ad essere una pressione troppo forte che difficilmente si riuscirà a comprimere. Ed infatti, in questi mesi, centinaia di persone si stanno mobilitando e pongono esigenze e bisogni, reclamando diritti che da tempo erano assodati e immaginando nuove possibilità e prospettive.

Lavoratori e cassaintegrati, precari di diverse parti del mondo, studenti medi ed universitari, precari e precarie, territori interi iniziano con costante e crescente frequenza a porre la loro difficoltà di vivere in questo paese.

Le menti pensanti e scriventi dei grandi media li trattano come animali allo zoo, oscurabili in qualunque momento e criticabili senza diritto di replica (non sono certo Maroni..); ma anche loro dovrebbero fare attenzione perchè nelle stesse redazioni stanno crescendo generazioni di stagisti, contrattisi e free lance che potrebbero metterli in discussione. Bisognerebbe avviare una serie riflessione culturale a partire dalla miseria in cui versa la nostra cultura e formazione.

E questo, ad oggi, lo stanno facendo studenti e ricercatori con imbarazzanti ed aristocratiche risposte dalla parte più reazionaria di questo paese; ricevendo lisciatine e mezzi sorrisi da parte di quella che dovrebbe essere la parte progressista. Diciamocelo, neanche loro sanno come rispondere perchè dovrebbero mettere in discussione le scelte fatte negli ultimi 20 anni, a partire dalle privatizzazioni dei beni primari come l’acqua fino all’apertura del mercato del lavoro a incredibili forme di precarietà, solo per fare due esempi dei più clamorosi.

E dunque, oggi, decine di persone manifestano in strada, qualcuno storce il naso finchè non si trova nella stessa condizione ed è costretto a combattere non solo per i propri diritti ma molto più banalmente per arrivare alla terza settimana del mese.

Dunque decine, centinaia di cittadine e cittadini pretendono di venire ascoltati, pongono questioni a chi governa le istituzioni, dai comuni alle regioni fino al governo di questo paese. Ma le risposte sono sempre più porte chiuse di stanze dove si decide con pochi ed interessati rappresentanti dei poteri forti. Gli altri fuori ad aspettare, briciole di risposte, di soldi e di speranze.

E’ un paese che elemosina fuori palazzi blindati, sopra i tetti della disperazione, per le strade cupe delle metropoli italiane.

La risposta evidente sono le divise, contrapposte ai cittadini, l’uso della forza contrapposto alla parola. Manganelli e scudi si vedono troppo spesso come unico intermediario delle proteste. L’ordine pubblico come unico piano per affrontare le rivendicazioni della cittadinanza?

E allora la domanda è e rimane: perchè dovremmo accettare questa violenza strisciante, quotidiana e arrogante?

Brescia. Solidarietà diffusa

Brescia: Maroni, così non si fa!

Esprimiamo tutta la nostra indignazione e tutta la nostra rabbia per quanto succede in queste ore a Brescia, dove espulsioni e rastrellamenti stanno seguendo al violento sgombero del presidio in sostegno agli immigrati che dal 30 ottobre sono saliti su una gru per protestare contro la sanatoria “truffa”. Due ragazzi egiziani già espulsi, 20 in attesa di espulsione in custodia presso la Questura di Brescia, tre già tradotti al CIE di Torino, due, forse tre a Milano Corelli, numerosi feriti, due compagni che compariranno davanti a un giudice domani, tutto questo mentre la polizia impone di fatto il coprifuoco alla città,  rastrellando almeno altre 50 persone e portandole in Questura.  Per tutta risposta i ragazzi sulla gru hanno deciso di entrare in sciopero della fame e della sete a oltranza.

Gli immigrati di Brescia chiedono il rilascio del permesso di soggiorno per chi ha partecipato alla sanatoria “truffa”, il prolungamento del permesso per chi ha perso il lavoro e per chi denuncia il datore di lavoro in nero e lo sfruttamento, una legge per il diritto di asilo, cittadinanza per chi nasce e cresce in Italia, e diritto di voto per chi vive in Italia da almeno 5 anni. Le stesse richieste che altri  5 ragazzi immigrati fanno dall’alto della torre di via Imbonati a Milano da tre giorni. Domani a Roma faremo nostra la loro lotta, e manifesteremo contro le politiche assurdamente repressive del governo italiano schiavo delle posizioni estremiste di una Lega razzista e xenofoba. I fatti di Brescia rappresentano solo l’ultimo degli sfaceli di cui si è reso responsabile questo governo inadeguato e dalla mano pesante: da Rosarno  a Terzigno, dai pastori sardi, alla tav finanche contro i terremotati de L’Aquila.

Domani 9 novembre  dalle ore 15.00 appuntamento in piazza dell’Esquilino per un presidio pubblico con assedio sonoro e di massa al Ministero dell’Interno.

Da Brescia a Milano, da Roma in tutta Italia, la lotta non si ferma, si allarga!

Prime adesioni: Comitato Immigrati in Italia, Coordinamento cittadino di lotta per la casa, Associazione Senzaconfine, Acrobax, Blocchi Precari Metropolitani, , Horus project, Action, Sinistra critica, Partito della Rifondazione Comunista, ex51, collettivo antagonista prima valle, macchia rossa, Partizan

Brescia May day! May day!

gru bresciaDa settimane i migranti bresciani sono in mobilitazione permanente contro la sanatoria truffa che dopo aver aperto una speranza di regolarizzazione ha sbattuto le porta in faccia ai tanti e tante costretti alla clandestinità da leggi disumane come la Bossi- Fini e il Pacchetto Sicurezza targato Maroni.

Proprio da Maroni arriva l’ordine perentorio di stroncare la protesta: distruggendo i presidi che si erano organizzati e costringendo sei persone a salire su una gru a 35 metri di altezza dove stanno dal 30 ottobre. Ma la follia sanguinaria di chi gestisce l’ordine pubblico non si è fermata neanche di fronte a questo gesto di disperata determinazione e alla
imponente manifestazione di massa tenutasi sabato scorso: questa mattina all’alba hanno scaricato la loro violenza sui presenti al presidio provocando decine di feriti e oltre 30 persone in stato di fermo.

Brescia lancia l’allarme rosso e Roma risponde convocando un’assemblea cittadina per questa sera alle ore 19.00 presso il Volturno con lo scopo di (auto)organizzare la nostra solidarietà attiva, quella di tutte le realtà ed
i singoli impegnati quotidianamente nella battaglia per i diritti per tutti/e.

Siamo tutt@ clandestin@
Antirazzisti e antirazziste roman@

ARRESTI E CARICHE DURANTE LO SGOMBERO DEL PRESIDIO PERMANENTE SOTTO LA GRU

Da Radio onda d’urto
http://88.149.230.224/2010/11/sgomberato-il-presidio-permanente-sotto-la…

Questa mattina verso le 6, decine di carabinieri e poliziotti sono intervenuti al presidio permanente sotto la gru di Piazzale Cesare Battisti per sgomberarlo. Sono state fermate diversi migranti e antirazzisti presenti, come sempre da una settimana a questa parte, nel piazzale antistante al cantiere del metrobus. Tra questi anche due nostri redattori. La corrispondenza con lo sgombero del presidio con Rosangela della redazione e il suo fermo.

Ore 7: l’aggiornamento con corrispondenze dallo sgombero e collegamenti con la gru

Ore 7.30: Le forze di polizia avrebbero affermato che non è loro intenzione intervenire sulla gru, ma solo sgomberare il presidio permanente. Vi proponiamo alcune corrispondenze dallo sgombero

ore 7.15: Sono stati perquisiti da parte elle forze di polizia anche i locali dell’oratorio di San Faustino, a pochi passi dalla gru, dove diversi migranti avevano trovato rifugio e ospitalità nell’ultima settimana. Sentiamo l’aggiornamento sullo sgombero con Umberto della redazione in questa corrispondenza

ore 7.30: dai dintorni della gru l’aggiornamento con Sauro e Umberto

ore 7.45: L’aggiornamento con Sergio , avvocato dell’associazione Diritti per tutti, da sotto la gru. Ascolta

ore 8: Azione di polizia nei dintorni della gru. Fermi e arresti di compagni e compagne presenti in zona. Dall presidio sgomberato e dalle cariche la corrispondenza di Leo, giornalista presente sul posto

Ore 8.20: Numerosi compagni e compagne arrestati. Tra loro anche diversi nostri redattori e collaboratori. Un’altra corrispondenza con Leo

Ore 8.45: Dalla gru lancio di oggetti nei confronti di poliziotti che sono entrati nel cantiere. Cariche sui manifestanti sotto la gru. 14 fermi di compagni e compagne oltre a decine di migranti. Cariche ripetute anche nei dintorni e caccia all’uomo nelle vie adiacenti.

Repressione a Napoli

Il Bastone e il Bastone: Carcere e Condanne! cronaca di oggi

Un’altra giornata di durissima repressione! Ormai è evidente che si è consolidata una linea punitiva verso le lotte sociali, nella città dove ovviamente altri interessi e poteri hanno ben altre tutele.

Mi limito, per ora, al semplice report di oggi:

“Udienza di convalida” per i 13 precari Bros arrestati e pestati tre giorni fà dopo l’occupazione di una banalissima saletta del consiglio regionale. Ricordiamo che la celere sfondo il muro della sala con il contributo dei pompieri e ne ha mandati due all’ospedale… Il clima mediatico è di rigida condanna con autentiche falsificazioni (il mito del Rolex rubato della guardia giurata… la stessa ne ha denunciato solo lo smarrimento, malgrado le insistenze della questura. Era un orologia da dieci euro (ovviamente) e le immagini hanno dimostrato che uno dei dimostranti lo ha raccolto da terra e poggiato su un mobile della sala occupata. Almeno quest’accusa si è smontata, ma è servita giornalisticamente a creare una certa immagine). Oggi l’udienza di convalida per resistenza ecc: solo 5 persone escono e vanno però ai domiciliari. Per altri otto precari confermata la reclusione in carcere!

Processo per direttissima a 4 attivisti che avevano partecipato in tarda serata di ieri a Pianura un blocco di solidarietà alla lotta di Terzigno. Gli sono stati contestati resistenza, danneggiamento e lesioni dopo l’intervento dei carabinieri: un anno di condanna con pena sospesa!

Ricordiamo che anche tra i fermati a Terzigno in questi giorni c’è stata già una condanna con pena sospesa per la stessa tipologia di accuse.

Diffondiamo e fermiamo l’autoritarismo con cui vogliono gestire il lato sociale della crisi (già il 6 novembre c’è manifestazione contro la repressione e per la libertà di Tonino, ma ci serve proprio una campagna di iniziative e di comunicazione)

L’Aquila a Roma. Un anno dopo il G8

sangue--180x140A 15 mesi dal terremoto e a 12 da quel G8 spostato in fretta e furia dalla Maddalena a l’Aquila, ‘epicentro del sisma del 6 aprile 2009, gli aquilani sono tornati a far sentire le proprie ragioni a Roma, manifestando per i propri diritti e per ottenere il giusto sostegno ad una vita sempre più precaria nonostante le new town e i proclami del governo sotto campagna elettorale. Pochi si sarebbero aspettati la reazione scomposta che il governo ha avuto, attraverso il braccio delle forze di polizia, caricando e manganellando e ferendo i manifestanti colpevoli solo di voler raggiungere i palazzi del potere per prendere parola. Ma questo atto di forza non ha indebolito la protesta che si è spostata nelle strade del centro della capitale guadagnandosi lo spazio che meritava. A qualche giorno di distanza, con le polemiche in corso per la gestione di piazza della polizia, ecco arrivare la stretta repressiva e il teorema secondo cui a guidare i disordini c’erano i centri sociali.

Sotto trovate l’evoluzione di questa vicenda, dalla convocazione della manifestazione al comunicato dei centri sociali che rivendicano il loro appoggio alle lotte de l’Aquila.

Appello de l’Aquila per una manifestazione a Roma il 7 luglio.

Scriviamo a tutte quelle persone, i movimenti, le associazioni, i collettivi che in questi 14 mesi di esistenza del nostro comitato e di un movimento spontaneo e dal basso che a L’Aquila prova a resistere, ci sono stati vicini e solidali, diffondendo le nostre denunce, sostenendoci, venendo qui nella nostra città a conoscere la realtà in cui viviamo.

Vi scriviamo perché, ancora una volta, abbiamo bisogno di tutt* voi. Il nostro territorio, tra mille difficoltà, ha saputo esprimere in questi mesi la ferrea volontà di non morire e resistere dando vita ad articolate e numerose forme di protesta e di proposta, dall’esperienza dei comitati cittadini al movimento delle carriole, dalle sperimentazioni di progettazione partecipata alle assemblee cittadine all’interno del Presidio Permanente di Piazza Duomo.

Questo nonostante una gestione dell’emergenza inedita in Italia che ha escluso in ogni modo la partecipazione delle persone dalla definizione del loro futuro imponendo scelte e modelli culturali che hanno ridefinito sotto i nostri occhi il territorio, favorendo lo spopolamento, la speculazione edilizia e lasciando tutti i problemi irrisolti, primo fra tutti la ricostruzione della nostra città, dei nostri borghi e di quella dei 59 comuni colpiti, mai iniziata. In più quello che qui si è costruito lo si è fatto in stato di emergenza ma in maniera definitiva e a proprio piacimento edilizio, inibendo – anche con dosi di assistenzialismo esagerate e concentrate – la ricostruzione sociale e culturale della comunità senza rispettare la sua autonomia e la capacità di autodeterminarsi dal basso.

Tra i primi abbiamo denunciato la trasformazione in atto della Protezione Civile che qui a L’Aquila, come in Campania per i rifiuti, ha sperimentato un modus operandi fatto di grandi appalti, grandi eventi e di scarsa o nessuna trasparenza, poi resa evidente dalle inchieste in corso, e grazie alla rete messa in piedi con altre realtà italiane abbiamo organizzato le mobilitazioni contro la sua trasformazione in una Società per Azioni.

L’articolo 39 inserito nella manovra finanziaria che il governo si appresta ad approvare è l’ennesima “mazzata” che il “Sistema Italia” riserva al nostro territorio. Ci si chiede di tornare a pagare le tasse, i mutui, le imposte dal 1° luglio 2010 e a restituire tutti i contributi che sono stati ad oggi sospesi in tempi brevissimi ed in modalità non chiare.

Ad oggi è per noi semplicemente impossibile far fronte a questa richiesta. Perché nel nostro territorio ci sono 16.000 persone che hanno perso o stanno perdendo il lavoro, e di questi migliaia sono cassaintegrati; Perché nulla è stato pensato o fatto dal governo e dalle varie strutture commissariali per favorire il rilancio dell’economia se escludiamo il ridicolo contributo di 800 euro per tre mesi erogato ai commercianti e agli artigiani, insufficiente perfino per pagare i debiti con i fornitori.

Non stiamo chiedendo particolari privilegi ma semplici diritti. Dopo il terremoto che ha colpito l’Umbria e le Marche le popolazioni terremotate hanno restituito le imposte sospese dopo 12 anni e solo al 40%.

Stiamo chiedendo una legge organica che stabilisca fondi e tempi certi per affrontare la ricostruzione. La popolazione già a giugno 2009 sapeva, quando ha contestato il decreto Abruzzo, che i fondi finora stanziati erano totalmente insufficienti. Ora anche le istituzioni locali ci vengono a dire che sono esauriti i fondi anche per coprire l’emergenza che non è ancora finita (come i soldi per gli alberghi dove sono costretti ancora in migliaia di aquilani, per il contributo di autonoma sistemazione di cui l’erogazione e ferma a gennaio o per la ristrutturazione degli immobili lievemente danneggiati).

Vogliamo uscire dalla continua incertezza dettata dal sistema delle ordinanze e delle proroghe all’ultimo minuto, vogliamo ricostruire e crediamo che questa non possa essere una battaglia solo di questo territorio.

E’ una lotta che ci riguarda tutti. L’aquila e i borghi colpiti sono di tutte le italiane e di tutti gli italiani, patrimonio collettivo del paese che non può permettersi di perderlo per abbandono o spopolamento.

Ci riguarda tutti perché il Modello L’Aquila è un tentativo di annullare la solidarietà, primo sintomo di un federalismo dell’egoismo che non possiamo permettere diventi prassi nel nostro paese.

L’Aquila non si arrende e prova a resistere. In oltre 20.000 il 16 giugno hanno attraversato le strade della città e occupato l’autostrada A 24 per due ore. La notizia è stata silenziata o censurata dai grandi media. Purtroppo siamo abituati ad una informazione che sul nostro territorio ha favorito la propaganda dando risalto alle migliaia di passerelle di politici e mondo dello spettacolo e ignorando sistematicamente le reali condizioni in cui viviamo.

Il 7 luglio, in occasione del voto sulla manovra, L’Aquila invaderà Roma. In questa occasione abbiamo bisogno di solidarietà vera. Quel tipo di solidarietà che non è fatta di carità e pietismo, ma di condivisione reale dei nostri problemi. Vorremmo avervi al nostro fianco tutte e tutti, con i colori nero-verdi che sono stati dati alla nostra città dopo il terremoto del 1703 (nero come il lutto, verde come la speranza di rinascita) perché il 7 luglio è il momento per urlare

IO STO CON L’AQUILA!

APPUNTAMENTO ore 10.00 Piazza Venezia – Roma

Agenzie sulle cariche della mattina del 7 luglio

TERREMOTO: MANIFESTANTI DELL’AQUILA TENTANO DI FORZARE BLOCCO FORZE DELL’  (Adnkronos) – I cittadini aquilani che stanno manifestando a Roma in piazza Venezia stanno tentando di superare con la forza il blocco di polizia e carabinieri che impedisce loro di accedere a via del Corso. Al momento, al grido «l’Aquila, l’Aquila» continuano a spingere, respinti dalle forze dell’ordine. I manifestanti vorrebbero raggiungere la sede della Camera e successivamente quella del Senato per protestare contro l’abbandono dell’Aquila dopo il terremoto e per chiedere soprattutto una legge organica per la ricostruzione, oltre alla protesta per il pagamento delle tasse che da dicembre i cittadini dovrebbero ricominciare a pagare al cento per cento. (Fei/Col/Adnkronos) 07-LUG-10

TERREMOTO: TAFFERUGLI A MANIFESTAZIONE AQUILANI A ROMA (ANSA) – ROMA, 7 LUG – Il corteo degli aquilani diretto a Montecitorio è stato bloccato dai mezzi blindati della polizia, messi di traverso all’imbocco di via del Corso. Ci sono stati tafferugli tra una cinquantina di manifestanti e le forze dell’ordine che attuano il blocco. Una ragazza lamenta di essere stata colpita accidentalmente al volto. Al momento i cinquemila aquilani sono concentrati in piazza Venezia, esibiscono i gonfaloni dei comuni presenti e fanno sentire la propria voce scampanellando e fischiando. (ANSA).

TERREMOTO: MANIFESTANTI AQUILANI CHIEDONO DI SUPERARE BLOCCO  (Adnkronos) – Sale la tensione alla manifestazione dei cittadini aquilani in corso a piazza Venezia, a Roma. Al momento il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente e il parlamentare aquilano Giovanni Lolli stanno trattando con alcuni funzionari di polizia per superare il blocco che le forze dell’ordine all’inizio di via del Corso. Nel frattempo i manifestanti premono con la forza il cordone di poliziotti per arrivare davanti alla Camera e continuare la loro protesta. «Siamo venuti fin qui per chiedere i nostri diritti e per farlo davanti al Parlamento – riferisce uno degli organizzatori del comitato aquilano 3.32- aspettiamo ancora un pò, sperando che ci facciano passare. Se ciò non dovesse accadere però siamo pronti a forzare il blocco e raggiungere piazza Montecitorio».

TERREMOTO: ACCORDO MANIFESTANTI E FORZE DELL’ORDINE, CORTEO AQUILANI VA VERSO LA CAMERA = Roma, 7 lug. – (Adnkronos) – Dopo una trattativa tra i manifestanti e le forze dell’ordine che impedivano loro di entrare in via del Corso per raggiungere la Camera in piazza Montecitorio, è stato rimosso il blocco e i manifestanti, quasi di corsa hanno cominciato a percorrere via del Corso al grido di «l’Aquila, l’Aquila». Al momento stanno percorrendo via del Corso con un coloratissimo corteo: su tutto spiccano i colori della città: nero e verde, due colori che per gli aquilani rappresentano lutto e speranza. Tantissimi i gonfaloni delle città del cratere, tanti gli slogan e le magliette con la scritta «Ricostruiamo l’Aquila e il suo territorio».

TERREMOTO: ROMA, SCONTRI TRA MANIFESTANTI AQUILANI E FORZE ORDINE, FERITO (Adnkronos) – Scontri tra i manifestanti aquilani e forze dell’ordine. Dopo che il corteo aveva superato il primo blocco delle forze di polizia, grazie a una trattativa con gli organizzatori e alcuni funzionari, i manifestanti sono stati nuovamente bloccati su via del Corso all’incrocio con via di Pietra. La tensione è salita nuovamente e ci sono stati scontri, in particolare sono state lanciate bottiglie piene di acqua e un ragazzo è stato ferito al volto ed è uscito dal corteo con il viso completamente sanguinante. Si cerca ora di far ritornare la calma, ma gli aquilani sono determinati a raggiungere piazza Montecitorio.

Agenzie dei giorni successivi

TERREMOTO: CONSAP, INGIUSTE ACCUSE A POLIZIA PER SCONTRI A ROMA = Roma, 9 lug. (Adnkronos) – «Le responsabilità degli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine avvenuti giorno 7 luglio a Roma durante il corteo degli aquilani sono stati determinati dalle provocazioni violente di noti elementi appartenenti all’area antagonista romana ed abruzzese come si evince dai video della Polizia Scientifica. Come al solito prima si spara a zero contro la polizia poi si minimizza e ci si dimentica dell’operato malpagato delle forze dell’ordine». Lo afferma, in una nota, il sindacato di Polizia Consap. «Ci spiace per i cittadini Aquilani pacifici che andrebbero ascoltati e soddisfatti, ma ancora una volta, purtroppo, a causa di elementi estranei e fomentatori che andrebbero isolati e non difesi, gli operatori delle forze dell’ordine vengono accusati , ingiustamenti, di aver caricato manifestanti inermi -affermano i segretari Provinciali Romani Incoronato e Russo- Nel quotidiano vengono feriti operatori di polizia durante servizi di ordine pubblico, che la polizia e le forze dell’ordine svolge con abnegazione, ai loro uomini e donne, che per pochi euro di accessorio, ed in particolare ai colleghi dei reparti mobili va tutta la nostra solidarietà e stima». (Sin/Zn/Adnkronos) 09-LUG-10 13:44 NNN


TERREMOTO: QUESTURA ROMA, DUE DENUNCE PER MANIFESTAZIONE AQUILANI
= PROMOTORE MANIFESTAZIONE E APPARTENENTE A CENTRO SOCIALE Roma, 12 lug. – (Adnkronos) – Una prima informativa predisposta dalla Digos contenente una ricostruzione dei fatti avvenuti a Roma, durante la manifestazione indetta dai Comitati dei terremotati della Provincia de L’Aquila è stata consegnata all’autorità giudiziaria. Lo precisa la Questura di Roma sottolineando che sono state segnalate due persone: il promotore della manifestazione e un appartenente al Csa di Roma La Strada. M.E. di 39 anni, promotore della manifestazione, è stato segnalato per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità di Polizia, in quanto l’iniziativa si è svolta senza tenere conto delle modalità concordate. C.G. di 26 anni, noto antagonista romano appartenente al Csa La Strada, è stato segnalato all’autorità giudiziaria per i reati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale e inosservanza dei provvedimenti dell’autorità di polizia. C.G., fa sapere la Questura di Roma, «noto antagonista romano» è stato più volte denunciato in occasione di manifestazioni non autorizzate. L’ultima denuncia risale all’ottobre scorso per i reati di violenza, resistenza a pubblico ufficiale e altro in occasione di tafferugli tra antagonisti e forze dell’ordine nel corso di una manifestazione contro i Cie. (segue) (Sod/Zn/Adnkronos) 12-LUG-10 15:04 NNN

Comunicato dopo le denunce.

SIAMO TUTTI AQUILANI: ERAVAMO IN PIAZZA E LO RIVENDICHIAMO

Questo è il Governo delle bugie. Sono grosse bugie che la questione aquilana sia stata affrontata; che tutto va bene; che chi si lamenta è soltanto un estremista che si contrappone al governo per motivi ideologici.

Ma queste bugie non sono passate. Perché a sbugiardare Berlusconi è scesa in piazza tutta l’Aquila. Ieri abbiamo visto la città. I sindaci, i lavoratori, i giovani, le donne. Persone che non hanno accettato di trasformare il dolore in rassegnazione, e che chiedono giustizia.

Immediatamente la questura e la destra hanno diramato il solito messaggio: i disordini sono stati provocati da alcuni giovani dei centri sociali. E adesso si sta costruendo un’ indagine ad arte finalizzata a confermare questo teorema, denunciando il promotore della manifestazione e un militante della centro sociale la strada ( cs aderente ad action) e preparando altre ingiustificate incriminazioni.

Noi c’eravamo. Abbiamo aderito fin da subito alla chiamata che gli aquilani hanno fatto a tutte le realtà italiane. Siamo scesi in piazza perché il problema degli aquilani riguarda tutti e rimanda al deficit di democrazia dell’era Berlusconiana. Eravamo dalla parte degli Aquilani, associazioni, centri sociali, reti di solidarietà, attivandoci al loro fianco per esprimere con loro, il nostro sdegno.

Il 7 mattina abbiamo assistito ad un bagno di Democrazia. E di questo il Governo ha avuto paura. Davanti a un sondaggio, alle dichiarazioni di Bersani o a un corteo rituale, Berlusconi non si scompone. Davanti alle persone arrabbiate, determinate e nel giusto, il governo è andato in tilt e ha mostrato il suo volto autoritario, giungendo ad avere un atteggiamento degno di una dittatura.

Ha manganellato i cittadini e gli istituzionali aquilani che chiedevano di manifestare liberamente. Denunciando le dichiarazioni della questura di roma, come bieco tentativo di distrarre l’opinione pubblica dalle vere responsabilità, diffidiamo la magistratura a non indagare altri che non siano berlusconi, bertolaso e i soliti speculatori.

Quello di ieri è un modello. Occorre invadere il centro di Roma, chiedere giustizia. E chiunque, da ogni parte d’Italia intenda farlo per rivendicare diritti e dignità ci troverà al suo fianco.

TERREMOTO: MANIFESTANTI DELL'AQUILA TENTANO DI FORZARE BLOCCO FORZE DELL'
TERREMOTO: MANIFESTANTI DELL'AQUILA TENTANO DI FORZARE BLOCCO FORZE
DELL'ORDINE = Roma, 7 lug. - (Adnkronos) - I cittadini aquilani che stanno
manifestando a Roma in piazza Venezia stanno tentando di superare con la
forza il blocco di polizia e carabinieri che impedisce loro di accedere a
via del Corso. Al momento, al grido «l'Aquila, l'Aquila» continuano a
spingere, respinti dalle forze dell'ordine. I manifestanti vorrebbero
raggiungere la sede della Camera e successivamente quella del Senato per
protestare contro l'abbandono dell'Aquila dopo il terremoto e per chiedere
soprattutto una legge organica per la ricostruzione, oltre alla protesta
per il pagamento delle tasse che da dicembre i cittadini dovrebbero
ricominciare a pagare al cento per cento. (Fei/Col/Adnkronos) 07-LUG-10
11:04 NNN
FINE DISPACCIO 

TERREMOTO: TAFFERUGLI A MANIFESTAZIONE AQUILANI A ROMA
CRO S0B S43 QBXB TERREMOTO: TAFFERUGLI A MANIFESTAZIONE AQUILANI A ROMA
(ANSA) - ROMA, 7 LUG - Il corteo degli aquilani diretto a Montecitorio è
stato bloccato dai mezzi blindati della polizia, messi di traverso
all'imbocco di via del Corso. Ci sono stati tafferugli tra una cinquantina
di manifestanti e le forze dell'ordine che attuano il blocco. Una ragazza
lamenta di essere stata colpita accidentalmente al volto. Al momento i
cinquemila aquilani sono concentrati in piazza Venezia, esibiscono i
gonfaloni dei comuni presenti e fanno sentire la propria voce
scampanellando e fischiando. (ANSA). Y12-AB/SAF 07-LUG-10 11:21 NNN
FINE DISPACCIO 

TERREMOTO: MANIFESTANTI AQUILANI CHIEDONO DI SUPERARE BLOCCO
TERREMOTO: MANIFESTANTI AQUILANI CHIEDONO DI SUPERARE BLOCCO = Roma, 7
lug. - (Adnkronos) - Sale la tensione alla manifestazione dei cittadini
aquilani in corso a piazza Venezia, a Roma. Al momento il sindaco
dell'Aquila Massimo Cialente e il parlamentare aquilano Giovanni Lolli
stanno trattando con alcuni funzionari di polizia per superare il blocco
che le forze dell'ordine all'inizio di via del Corso. Nel frattempo i
manifestanti premono con la forza il cordone di poliziotti per arrivare
davanti alla Camera e continuare la loro protesta. «Siamo venuti fin qui
per chiedere i nostri diritti e per farlo davanti al Parlamento -riferisce
uno degli organizzatori del comitato aquilano 3.32- aspettiamo ancora un
pò, sperando che ci facciano passare. Se ciò non dovesse accadere però
siamo pronti a forzare il blocco e raggiungere piazza Montecitorio».
(Fei/Col/Adnkronos) 07-LUG-10 11:39 NNN
FINE DISPACCIO 

TERREMOTO: ACCORDO MANIFESTANTI E FORZE DELL'ORDINE, CORTEO AQUILANI VA V
TERREMOTO: ACCORDO MANIFESTANTI E FORZE DELL'ORDINE, CORTEO AQUILANI VA
VERSO LA CAMERA = Roma, 7 lug. - (Adnkronos) - Dopo una trattativa tra i
manifestanti e le forze dell'ordine che impedivano loro di entrare in via
del Corso per raggiungere la Camera in piazza Montecitorio, è stato rimosso
il blocco e i manifestanti, quasi di corsa hanno cominciato a percorrere
via del Corso al grido di «l'Aquila, l'Aquila». Al momento stanno
percorrendo via del Corso con un coloratissimo corteo: su tutto spiccano i
colori della città: nero e verde, due colori che per gli aquilani
rappresentano lutto e speranza. Tantissimi i gonfaloni delle città del
cratere, tanti gli slogan e le magliette con la scritta «Ricostruiamo
l'Aquila e il suo territorio». (Fei/Zn/Adnkronos) 07-LUG-10 11:40 NNN
FINE DISPACCIO 

TERREMOTO: ROMA, SCONTRI TRA MANIFESTANTI AQUILANI E FORZE ORDINE, FERITO
TERREMOTO: ROMA, SCONTRI TRA MANIFESTANTI AQUILANI E FORZE ORDINE, FERITO
GIOVANE = Roma, 7 lug. - (Adnkronos) - Scontri tra i manifestanti aquilani
e forze dell'ordine. Dopo che il corteo aveva superato il primo blocco
delle forze di polizia, grazie a una trattativa con gli organizzatori e
alcuni funzionari, i manifestanti sono stati nuovamente bloccati su via del
Corso all'incrocio con via di Pietra. La tensione è salita nuovamente e ci
sono stati scontri, in particolare sono state lanciate bottiglie piene di
acqua e un ragazzo è stato ferito al volto ed è uscito dal corteo con il
viso completamente sanguinante. Si cerca ora di far ritornare la calma, ma
gli aquilani sono determinati a raggiungere piazza Montecitorio.
(Fei/Col/Adnkronos) 07-LUG-10 11:40 NNN
FINE DISPACCIO

Settimana di mobilitazione contro i C.I.E.

Roma, 21-29 maggio 2010

nocie.noblogs.org

banner_cieDal 21 al 29 di maggio ci saranno per le strade di Roma diverse espressioni di protesta contro i CIE: presidi, manifestazioni, proiezioni, concerti, azioni…

La volontà è quella di portare a conoscenza della città le proteste e le lotte dei e delle migranti reclusi nei CIE, che da mesi si stanno succedendo sempre con più intensità.

La loro resistenza ci incoraggia e ci spinge alla mobilitazione.

Le rivolte si sono sempre succedute, fin dalla creazione dei CPT, oggi CIE, ad opera di un governo di centro-sinistra.

Oggi, con l’approvazione del “Pacchetto Sicurezza” e il conseguente aumento della detenzione da 2 a 6 mesi, le rivolte e gli episodi di autolesionismo sono aumentati.

L’esistenza di questi lager della democrazia è perfettamente funzionale al sistema capitalista, che vede le persone come merce e i migranti in particolare coma manodopera da sfruttare o rifiutare econdo le esigenze del mercato di produzione e di lavoro.

L’Europa Unita, ormai divenuta fortezza, si sostenta su queste leggi securitarie che giustificano la detenzione e l’espulsione di tutti coloro a cui non è stato concesso lo status di cittadino.

Questa fortezza può reggere non solo per le leggi razziste, ma anche grazie alla paura e all’atomizzazione che impone questo sistema sociale, un sistema che ci vuole divisi tra buoni e cattivi, lavoratori e studenti, comunitari ed extracomunitari, fomentando l’isolamento.

I mezzi di informazione di massa creano l’allarmismo necessario e il falso consenso per far sì che sia possibile imporci la loro sicurezza: più carceri variegate e per più tempo e più polizia e militari per le strade.

Per contrastare questa società del controllo e queste istituzioni repressive e razziste, lanciamo una settimana di mobilitazione per a chiusura dei CIE dal 21 al 29 maggio, nella quale ognuna e ognuno, individualmente o collettivamente, si possa esprimere nel modo che considera più opportuno.

La settimana verrà attraversata da un presidio sonoro davanti al Ministero dell’interno e si concluderà con un presidio sotto al CIE di Ponte Galeria, per portare la nostra lotta davanti a quelle infami mura e per far sentire ai reclusi e alle recluse che non sono soli/e nella loro resistenza.

Per la chiusura di tutti i CIE
e per dare forza ed essere solidali
con le lotte dei e delle migranti!

giovedì 27 maggio ore 16.00 a piazza dell’Esquilino
ASSEDIO SONO AL MINISTERO DELL’INTERNO


sabato 29 maggio dalle 15.00 alle 19.00
PRESIDIO DI SOLIDARIETA’
CON I RECLUSI E LE RECLUSE DEL CIE DI PONTE GALERIA
(appuntamento alle ore 14.00 alla Stazione Ostiense
per partire tutti e tutte insieme)

NELLA TUA CITTA’ C’E’ UN LAGER…
CHIUDIAMO IL CIE DI PONTE GALERIA!
CHIUDIAMO TUTTI I CIE!!!

La Diaz, la tortura e lo stato d’eccezione.

scuola_diazSulla sentenza di appello che ha ribaltato la sentenza di primo grado per l’irruzione alla Diaz durante il G8 del 2001. I giudici hanno inflitto ai vertici delle forze dell’ordine pene comprese tra 3 anni e 8 mesi e 4 anni unitamente all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.

La Diaz, la tortura e lo stato d’eccezione. Sono solo alcuni degli elementi che hanno contraddistinto la vicenda della sentenza sulla scuola Diaz durante le mobilitazioni di Genova 2001.

Con questa sentenza accadrebbe una cosa decisamente lineare con uno stato democratico occidentale, una volta si sarebbe detto borghese. Ovvero l’assunzione di responsabilità per la tutela della salute dello Stato stesso.

Niente di rivoluzionario né che segni una svolta nei rapporti di forza della società. Solo una coerenza con quella normalità che si ostinano a idolatrare come unica possibile.

Eppure nella società della crisi che si ripete all’infinito, in cui l’eccezione è divenuta la regola, lo Stato italiano e il suo governo ci regala l’ennesima perla, l’ennesima autoassoluzione. I vertici della polizia vengono condannati e con loro i mandanti di quella esperienza sudamericana che è andata in scena a Genova. Infatti è evidente che quelle stesse persone che comandavano, ricevevano contemporaneamente le visite dell’allora ministro Fini e Scajola e con loro, deliberatamente, orchestravano una repressione con pochi precedenti in Italia.

Questa sentenza dovrebbe far fare un passo indietro, restituendo al tessuto sociale italiano la parte mancante della ricostruzione che è stata fatta di quelle manifestazioni.

Ma così non è.

Lo Stato, che a distanza di anni ha gli stessi attori, si dice soddisfatta dei suoi cani da guardia, non dubita della loro correttezza e lungimiranza professionale. Difendendoli, difendono loro stessi, le scelte della violenza e della tortura e la loro coscienza sporca.

Ma di più.

Costruiscono la violazione del diritto che loro sostengono come necessario; violazione sistematica e simbolica, al di sopra di quel meccanismo di delitto-pena per cui continuano a costruire carceri, centri di detenzione e campagne di paura.

Segnano un sopra e sotto la linea sotto la quale hanno deciso di affogarci.

http://www.youtube.com/watch?v=2pmT6L_wNco

Mai un passo indietro

marioantiaNei giorni della crisi e della devastazione sociale, della rivolta greca e delle importanti responsabilità che da quelle strade li vengono, dalle veloci allerte lanciate dai nostrani pompieri coscienti del baratro che ci si prospetta, abbiamo dovuto perdere molto tempo ed attenzione per i fascisti.

Non diremo nulla della propensione a fare da sgherri, volontari o meno che siano, né delle loro fantasie di ribellione che si spengono velocemente nelle stanze dei ministeri; vorremo parlare invece di quello che questi giorni hanno significato per noi.

Innanzitutto preoccupazione di fronte ad un processo che da destra a sinistra crea legittimità politica non a un piccolo movimento (300/400 persone in tutta Italia venute a Roma è veramente poca cosa) ma ad una serie di parole e concetti che questi rappresentano.

Del resto non hanno iniziato loro questa manovra partita da Fiuggi anni fa e che negli anni ha costruito molte facciate e doppi petti, ma ben pochi cambiamenti. Si è scelto di far parlare le istituzioni in difesa di un pugno di nostalgici umiliando la memoria storica non solo di Roma ma della Repubblica nata dalla Resistenza; in questo senso le parole del gerarchetto Polacchi sono esaurienti “infami come i partigiani”. Storia messa alla berlina, rivisitazione in chiave sloganistica di un processo politico che ha portato una nazione a rifiutare non solo una dittatura ma quello che c’era dietro.

Ma tutto questo non conta, e dunque il 25 Aprile diventa festa dell’unità nazionale, la resistenza è stata fatta dai soldati in difesa della patria (e poi da qualche gruppo di civili), il fascismo diviene una parte tollerabile non tanto della storia di questo paese ma del presente della sua cultura politica.

Ma più di questo, il revisionismo non diventa storico bensì politico ed ideologico perché brandisce la memoria come una clava, appianando in un grigio sfondo ogni fatto o atto, riducendo il passato ad un quadro misero ed irresponsabile in cui il presente viene annegato. Ma soprattutto cancellando gli anticorpi che provengono da quello che già è accaduto, cancellando quelle barriere dietro le quali sono stati costruiti e conquistati diritti che vengono descritti come parassitari e superati.

In questo si è inserita anche un’interessante querelle a sinistra con personaggi secondari (diremmo i minori del ‘900) di cui faremo a meno di parlare se non che le loro dichiarazioni pubbliche tirano in ballo una parola assai cara a tutti/e noi: libertà.

Ora ci sembra assai strano ma passi che Sansonetti, e tutte le centinaia di amici che lo circondano, non si ricordino gli eventi violenti e nefasti (tipo aggressioni, pestaggi con aggravanti razziste e tentato omicidio per ricordarne qualcuno) che hanno contraddistinto l’ascesa di Casapound e di cui il giornale che ha diretto hanno abbondantemente parlato; passi che non si ricordi quei grandi vecchi, della generazione di Sansonetti, Sofri e soci che si nascondo alle spalle della gioventù del potere, che teorizzavano una terza posizione e da cui ci tenevano a distanziarsi e con cui si scontravano; passi per questa socialconfusione che hanno nel cervello e che spacciano per valori liquidi che più si adattano a questa società senza comprendere che non fanno altro che generare confusione e aprono praterie alle tentazioni neoautoritarie di questa Italia sempre più impaurita.

Però proprio non ci va giù che si riempiano la bocca di verità sulla “libertà” perchè sanno bene che se non viene definita la “libertà” è una parola vuota e strumentale. Perchè, non a caso, il partito della maggioranza si chiama “delle Libertà”. Come quella di violentare i territori, umiliare il futuro di migliaia di giovani precari e precarie in balia della crisi, di fomentare guerre etniche e ronde xenofobe, di distruggere la formazione italiana. E su questo il Blocco studentesco ha delle responsabilità che partono dalla stanza (l’ennesima) del Ministro Gelmini alla grande provocazione/aggressione di Piazza Navona.

Dunque si afferma in questa vicenda la libertà di avallare una cultura di morte e di odio per le diversità (questi erano i cavalli di battaglia delle squadracce nere a cui i giovani fascisti si rifanno con orgoglio); ma se poi qualche ragazzino ci crede e va per strada e distribuisce coltellate a qualche “negro”, “frocio” o “zecca” perchè stupirsi se si guarda a loro, o la libertà è quella di aprire bocca e non assumersi le responsabilità di quello che si dice?

E su questo, proprio sulla questione della morte, vorremo soffermarci. Infatti da un po’ ci assillano con la preoccupazione del morto tra le file dei poveri camerati.

E questo risulterebbe ridicolo e surreale se non lo dovessimo mettere a confronto con la realtà. Infatti, senza andare troppo indietro con al memoria, le nostre comunità, quelle che potremmo individuare con le fila delle lotte sociali, degli spazi occupati, delle culture alternative e multiculturali, hanno dovuto piangere già tre morti. Quella di Dax, quella di Renato e quella di Nicola.

Quelle morti sono figlie di quella cultura che dovrebbe essere libera e tollerata.

Questi giorni hanno assunto ai nostri occhi cartteristiche tristi e cupe, dove si gioca sulla nostra pelle un’irresponsabilità della sinistra. Si gioca sulla nostra pelle un’accettazione delle più becere prospettive politiche della destra. Significa che nel gioco dei significati si tenta di sfondare una cultura e legittimare interventi che giorno dopo giorno assumono caratteristiche autoritarie e repressive. Ma tutto questo passa ben al di sopra dei fascisti del terzo millennio.

Spesso, la differenza e le distanze con i fascisti vengono definite come scontri tra opposti estremismi; ma se la posta in palio è l’accettazione di tutto questo, semplicemente diciamo che è vero. Siamo estremamente opposti nella nostra concezione della società.

Rifiutiamo i loro richiami passati e le loro prospettive future. Lo facciamo responsabilmente, senza giochi, equilibrisimi politici o visibilità personali.

Noi rimaniamo a costruire percorsi pubblici e lotte sociali all’interno delle quali rifiutiamo e rifiuteremo sempre il fascismo non come parola, spauracchio o tabù, ma per quello che rappresenta.

Si dice fascismo ma si legge sopraffazione, sopruso, ingiustizia, morte. Questo per noi ha sempre significato e significa tutt’oggi.

Da questo ci continueremo a difendere, ieri come oggi.

Ostia Calling. Dopo lo sgombero del Vittorio Occupato

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18 Maggio 2010. Roma si sveglia con uno spazio in meno per i cittadini. all’alba un esercito di forze dell’ordine in assetto antisommossa assicurava alla Comunità di Sant’Egidio lo sgombero dei locali de “l’Officina – Vittorio Occupato”, spazio recuperato e gestito da studenti e giovani del territorio.

E con questo la stagione degli sgomberi sembra essere iniziata. La giunta Alemanno, in pieno calo di consensi, ha dato il via alla repressione coatta di tutti gli spazi di politica, cultura e aggregazione, non in linea con la sua logica del profitto e della speculazione, da anni mascherata con il falso mito della legalità.

Legalità? Dov’è la legalità negli abusi edilizi perpetrati per i mondiali di nuoto? Dov’è nella cementificazione dilagante delle spiagge del litorale? E dov’è nella violenza impunita e sempre più costante delle forze dell’ordine? Ad oggi la “legalità” di Alemanno, a quelle migliaia di famiglie ancora senza casa, non ha dato nessuna risposta. Come nessuna risposta viene data ad una generazione in balia di una precarietà senza futuro.

Noi non ci stiamo. Davanti alla miriade di soprusi che giornalmente subisce non può e non deve pensare di poter farsi mettere i piedi in testa!

Domenica continueremo a riprendere quello che ci spetta. Il 23 Maggio, tutta la città affollerà le strade del litorale, dimostrando che i percorsi di autogestione e riappropriazione in questa metropoli sono vivi e che nessun tentativo di divisione o repressione potrà fermarci mai.

Domenica 23 Maggio 2010 – OSTIA CALLING.

Piazza AncoMarzio (nei pressi della stazione lidocentro)

15,30 musica, teatro, comunicazione, bici, artedistrada

17,00 manifestazione per le strade di ostia

19,30 dance hall reggae & happening

PROMUOVONO E PARTECIPANO:

realtà sociali del litorale: Collettivo L’Officina, Comitato “Riapriamo il Teatro del Lido”, Gruppo Culturale Ricominciamo dal Basso, Studenti e studentesse del liceo Enriques, Studenti e studentesse del liceo Anco Marzio,

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realtà sociali della metropoli L.O.A. Acrobax, Volturno Occupato, Horus Project, Astra 19, CSOA Macchia Rossa, CSOA La Strada, Coordinamento cittadino di lotta per la casa, Blocchi Precari Metropolitani, Action

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OSTIA, 18 MARZO. Questa mattina alle ore 6.00, le forze dell’ordine in assetto antisommossa hanno sgomberato la chiesetta dell’ex colonia Vittorio Emanuele. si parla di darla alla comunità di Sant’Egidio

Una dozzina di camionette attualmente presidiano il lungomare impedendo l’accesso alla via che costeggia lo spazio. La zona è letteralmente blindata.

Il tutto avviene a poche ore da un tavolo in municipio sulla vertenza del Teatro del Lido.

Comunicato sgombero l’officina – vittorio occupato

http://roma.indymedia.org/node/20472

fotogallery repubblica.it

http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/05/18/foto/ostia_sgomberata_l_ex_colonia-4146693/4/