Russia | Antifascisti ad un anno dall’omicidio di Stanislaw Merkelov e Anastasia Baburova

rome-rash-antifa-ivan-hutorskoj-memory-action-04122009-002A 20 anni dalla caduta del muro, a poco meno dall’anniversario dalla disgregazione dell’impero sovietico, sentirsi di sinistra per i giovani di Mosca, San Pietroburgo come anche della lontana Irkutsk è uno vero e proprio stile di vita, un’appartenenza controculturale mescolata con le mille identità metropolitane in cui si riconoscono i giovani di buona parte del mondo: punk o skinhead, soprattutto.
Ben poco della dottrina semplificata all’osso e inculcata fin da piccoli, della retorica nazionalista stalinista: l’antifascismo moscovita cresce nelle relazioni sociali, nel meticciato quotidiano della Russia che, multiculturale per costituzione, per decenni ha attirato persone di mille paesi e che qui hanno lasciato figli.
L’unità di movimento si pratica intorno al pacifismo, alla ricostruzione di solidarietà sociale dopo decenni di crisi, alle lotte ecologiste in un territorio devastato, all’autodifesa attiva dai neonazisti [Ascolta Maldestra, trasmissione di Radio Ondarossa]
Questa piccola opposizione sociale giovanile, vive infatti da anni in una sorta di stato d’assedio: Il modello Putin, che ha rimesso la Russia sulla carreggiata dell’economia globale, si riproduce sullo stato di guerra permanente, sulla strategia della tensione, sul rigido controllo dell’opinione pubblica e sull’alleanza politica e culturale con la chiesa ortodossa. Si delinea un paese slavocentrico, aggressivo verso i “chorni”, i “negri” (in senso ampio tutti quelli che non sono slavi: centro asiatici, africani, orientali), con centinaia di migliaia di persone attive in organizzazioni tradizionaliste ortodosse, nazionaliste, neonaziste.
Negli ultimi due anni le aggressioni sono decine, solo nel 2008 il numero dei morti era arrivato a 80, nel 2009, tra queste, l’assassinio a colpi di pistola di Ivan Khoutorskoy [http://www.antifa.ru/3550.html] e il duplice omicidio dell’avvocato Stanislaw Merkelov e della giornalista Anastasia Boburova, attivisti antifascisti, assassinati presumibilemnte per conto del governo da neonazisti: Merkelov era l’avvocato di famiglie
coinvolte in processi contro i militari russi in Cecenia, la Boburova scriveva per Novaja Gazeta, lo stesso giornale indipendente di Anna Politkoskaja.
Nell’anniversario del loro omicidio a Mosca è stato costituito un comitato che ha lanciato un appello internazionale alla mobilitazione.

Un mondo di frontiera

Nessuno è illegale

giurisppresentano

r.a.p-gruppo inkiesta-collettivo fuorilegge-assemblea permanente di architettura

1 e 4 Dicembre 2009

1 Dicembre-facoltà di giurisprudenza Roma3

ore 16:00-Aula 9

incontro/dibattito sulle politiche migratorie e sul reato di clandestinità Continua a leggere

Roma | scontri al presidio per Rosarno: la stampa

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Foto | CorriereRepubblica

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Articoli | CorriereRepubblica

Agenzie |

IMMIGRATI: MANIFESTAZIONE ROMA, 30 IDENTIFICATI DALLA POLIZIA = Roma, 9 gen. – (Adnkronos) – Durante il sit-in di solidarietà con i migranti di Rosarno promosso dal gruppo Action, un centinaio di manifestanti hanno tentato di raggiungere Piazza del Viminale aggirando il cordone di forza pubblica. Gli uomini delle Forze dell’Ordine sono riusciti a bloccare i manifestanti all’altezza di via Cesare Balbo e successivamente con cariche di alleggerimento, a riportarli in Piazza dell’Esquilino, durante questa fase un poliziotto è rimasto ferito ed una trentina di manifestanti sono stati identificati dal personale della Polizia Scientifica e della Digos presenti alla manifestazione e verranno deferiti all’Autorità Giudiziaria insieme al promotore. (Asc/Pn/Adnkronos) 09-GEN-10 19:19 NNN

ROSARNO: SCONTRI A ROMA: ALEMANNO, SOLIDARIETÀ A POLIZIOTTO (ANSA) – ROMA, 9 GEN – «Esprimo piena solidarietà al poliziotto ferito questa sera negli incidenti davanti al Viminale e appoggio il comportamento della Questura nella gestione dell’ordine pubblico secondo quelle che erano le disposizioni del prefetto di Roma. Un ristretto gruppo di estremisti ha cercato ancora una volta di strumentalizzare il dramma di tante popolazioni immigrate che attraverso un percorso di clandestinità arrivano ad essere sfruttate nel lavoro nero dalla criminalità organizzata». Lo afferma in una nota il sindaco Gianni Alemanno. «Questi problemi – aggiunge – non si affrontano nè tantomeno si risolvono improvvisando una sparuta manifestazione davanti al Ministero degli Interni e provocando scientemente e a freddo degli incidenti e delle violenze contro la polizia». (ANSA). COM-FL 09-GEN-10 20:57 NNN

ROSARNO: MANIFESTAZIONE A ROMA, TENSIONE E CARICHE /ANSA IMPEDITA MARCIA CORTEO VERSO VIMINALE, FERITO AGENTE POLIZIA (ANSA) – ROMA, 9 GEN – Momenti di tensione con cariche delle forze dell’ordine, si sono verificati questa sera a Roma tra polizia e manifestanti dei centri sociali e immigrati durante una manifestazione organizzata per protestare contro i fatti di Rosarno. La polizia ha respinto, anche con cariche, un paio di tentativi del corteo dei giovani dei centri sociali che avevano intenzione di protestare fin sotto le finestre del Viminale e per questo avevano diretto la marcia del corteo verso la zona dove ha sede il ministero dell’Interno. Dopo avere forzato un cordone delle forze dell’ordine che presidiavano piazza dell’Esquilino, i manifestanti hanno tentato di dirigersi verso il Viminale. A quel punto la polizia ha cercato di respingerli, ma i manifestanti però non hanno desistito e alcuni di loro sono riusciti alla spicciolata a superare per qualche attimo lo sbarramento delle forze dell’ordine che tuttavia hanno impedito loro di proseguire. I giovani dei centri sociali, dopo alcuni minuti, hanno successivamente tentato di forzare nuovamente il cordone delle forze dell’ordine per arrivare al Viminale ma la polizia li ha nuovamente caricati. È stato a questo punto che la tensione è sfociata in veri e propri scontri: alcuni tra i partecipanti al corteo hanno iniziato lanciare oggetti contro agenti e carabinieri, altri sono fuggiti. Durante i tafferugli è rimasto leggermente ferito un poliziotto soccorso dal 118.. Intanto a sbarrare la strada verso il Ministero dell’Interno si erano già sistemati alcuni mezzi blindati nonchè poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa. Il corteo era sfilato fino ad allore dietro ad uno striscione che recitava: «Troppa (in) tolleranza, nessun diritto. Maroni dimettiti», in chiaro segno di protesta su quanto accaduto a Rosarno. La manifestazione si è poi conclusa senza altri incidenti e i partecipanti hanno dato vita ad un sit-in finale che ha bloccato il traffico. (ANSA). FL 09-GEN-10 20:51 NNN

ROSARNO:ROMA;MANIFESTANTI TENTANO FORZARE CORDONE,RESPINTI (ANSA) – ROMA, 9 GEN – I manifestanti hanno tentato di forzare nuovamente il cordone delle forze dell’ordine per arrivare al Viminale ma la polizia li ha caricati. Alcuni manifestanti hanno iniziato a tirare oggetti contro agenti e carabinieri, altri sono fuggiti. I manifestanti ora si trovano in Piazza dell’Esquilino. (ANSA). YJ4-TZ 09-GEN-10 18:02 NNN

ROSARNO: MANIFESTAZIONE A ROMA, MOMENTI DI TENSIONE (ANSA) – ROMA, 9 GEN – Momenti di tensione tra polizia e manifestanti dei centri sociali di Roma e immigrati si sono verificati nel pomeriggio nella capitale ad un sit in organizzato per protestare contro i fatti di Rosarno. Dopo avere forzato un cordone delle forze dell’ordine che presidiavano piazza dell’Esquilino i manifestanti hanno tentato di dirigersi verso il Viminale. A quel punto la polizia ha cercato di respingerli, i manifestanti però non hanno desistito. Ora a sbarrare la strada verso il Ministero dell’Interno ci sono alcuni blindati e poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa. (ANSA). Y4J-TZ 09-GEN-10 17:57 NNN

ROSARNO: CONCLUSA MANIFESTAZIONE A ROMA,BLOCCATO TRAFFICO (ANSA) – ROMA, 9 GEN – Si è concluso in piazzale Tiburtino il corteo spontaneo dei centri sociali e dei migranti che hanno sfilato a Roma per le strade del quartiere multietnico Esquilino, in solidarietà con gli immigrati di Rosarno. Durante il corteo i manifestanti hanno bloccato il traffico. (ANSA). Y4J-TZ/SCN 09-GEN-10 19:12 NNN

CORTEO A TERAMO ‘CONTRO OGNI VIOLENZÀ,200 SFILANO IN CENTRO (ANSA) – TERAMO, 9 GEN – Circa duecento persone, tra giovani simpatizzanti ed esponenti delle forze politiche del centrosinistra, hanno partecipato nel pomeriggio, a Teramo, al corteo «Contro ogni violenza», organizzato per protestare contro un’aggressione a colpi di coltello, avvenuta alla vigilia alla vigilia di Natale, a tre ventenni davanti a una discoteca. Con striscioni inneggianti all’antifascismo, cori ultrà, canzoni partigiane, fumogeni colorati e un mezzo di appoggio con l’apparecchiatura di amplificazione, la colonna si è trasferita dal piazzale di Madonna delle Grazie alla Prefettura. Il corteo si è snodato per oltre un’ora e mezza lungo il centro storico, con una sosta e un simbolico minuto di raccoglimento sotto la lapide ai caduti della guerra di resistenza nel Teramano. Nel corteo hanno sfilato anche rappresentanti locali di Rifondazione Comunista, dei Comunisti italiani, una delegazione del Pd, con i due consiglieri comunali Melarangelo e D’Alberto, e dell’Associazione politico-culturale del Pd «Area 155». Tra i partecipanti qualcuno portava uno striscione inneggiante alla richiesta di libertà per Alessandro Della Malva, dirigente del Partito dei comitati d’appoggio alla Resistenza per il Comunismo (P-Carc), detenuto dall’11 ottobre scorso a Pistoia. (ANSA). M09-SAS/RST 09-GEN-10 19:47 NNN

ROSARNO: SIT-IN MIGRANTI A ROMA, MARONI SI DIMETTA
(ANSA) – ROMA, 9 GEN – «Troppa (in) tolleranza, nessun diritto. Maroni dimettiti». Con questo striscione oltre un centinaio di immigrati stanno protestando in piazza dell’Esquilino a Roma, nei pressi del Viminale «in solidarietà ai cittadini migranti di Rosarno, dove si sono verificati i recenti scontri tra italiani e immigrati, e per rivendicare il valore positivo della rivolta degli immigrati». I manifestanti chiedono anche «la regolarizzazione dei lavoratori stranieri edili e agricoli. Il posto è anche presidiato dalle forze dell’ordine. (ANSA). Y4J-TZ/SCN 09-GEN-10 19:07 NNN

ROSARNO: IMMIGRATI, ‘CI MINACCIANO, VOGLIAMO ANDARE VIÀ (V. ROSARNO: IMMIGRATI IN CASOLARI… DELLE 16.30 CIRCA)
(ANSA) – ROMA, 9 GEN – Centinaia di migranti che vivono in località Le colline, nel comune di Rizziconi, a ridosso di Rosarno, chiedono di andar via perchè minacciati e per questo impauriti. Si tratta di almeno 200 migranti che si sono rivolti alle forze dell’ordine per essere allontanati dalle zone interessate dalla guerriglia degli ultimi due giorni. La polizia è giunta sul posto. Per questi stranieri è previsto, al momento, il trasferimento nei centri di Bari e Foggia, fra stasera e domani mattina. (ANSA). MAS-GUI 09-GEN-10 17:50 NNN

ROSARNO:SINISTRA E LIBERTÀ,MARONI RIFERISCA SU SCONTRI ROMA FURFARO, MANIFESTANTI PICCHIATI DA POLIZIA IN MODO INSPIEGABILE (ANSA) – ROMA, 9 GEN – «Chiediamo al ministro dell’Interno Maroni di chiarire sull’accaduto e alle forze di opposizione presenti in Parlamento di farsi promotrici di un’interrogazione che faccia luce sui fatti di Roma. Si sta creando un clima di tensione nel Paese intollerabile per una democrazia che vuole definirsi tale». Lo afferma in una nota Marco Furfaro, del coordinamento nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà, in merito agli incidenti tra manifestanti e polizia accaduti questa sera a Roma durante una manifestazione di solidarietà agli immigrati sui fatti di Rosarno. «Durante il presidio i manifestanti stavano esprimendo la loro solidarietà agli immigrati in modo molto pacifico e tranquillo – dice Furfaro – C’erano tante persone, tra le quali anche esponenti politici e giornalisti, che rivendicavano il rilancio di un clima di legalità e giustizia, a Rosarno come nel resto del Paese. Il gruppo di manifestanti voleva incamminarsi da Piazza Esquilino a Roma verso Piazza del Viminale, dove avrebbe dovuto terminare il presidio. I poliziotti, già presenti in numero sproporzionato per l’occasione e in assetto antisommossa, hanno iniziato a caricare i manifestanti mentre i responsabili del corteo stavano discutendo con i responsabili della polizia». «Alcuni manifestanti sono stati picchiati in modo inspiegabile – continua Furfaro – tra i quali una ragazza colpita con il manganello alla testa e che si trova adesso all’ospedale Umberto I. Questo ha generato un clima di tensione inutile, sfociato in ulteriori contusioni e con alcuni poliziotti che irresponsabilmente gridavano ‘picchiamoli, picchiamoli!’. Poi ci sono state altre cariche e aggressioni verso i manifestanti. Non c’è stato, da parte dei manifestanti, nessun lancio di sassi, sanpietrini o bottiglie. Questo Paese sta prendendo una deriva insopportabile, dove qualsiasi voce di dissenso viene repressa e dove le istituzioni non riescono a prendersi la responsabilità di garantire i propri cittadini». (ANSA). COM-FL 09-GEN-10 21:28 NNN

ROSARNO: NIERI; INACCETTABILE CARICA DELLE FORZE DELL’ORDINE (ANSA) – ROMA, 9 GEN – «Oggi movimenti e soggetti politici antirazzisti hanno dato vita, a Roma, a una manifestazione contro le inaccettabili posizioni del Governo, e in particolare del Ministero dell’Interno, sui fatti di Rosarno. È incredibile che un Ministro della Repubblica pronunci parole di intolleranza contro quegli individui che sono stati oggetto di aggressioni e soprusi da parte della criminalità organizzata». È quanto dichiara l’assessore al Bilancio della Regione Lazio ed esponente di «Sinistra Ecologia e Libertà», Luigi Nieri che ha preso parte all’iniziativa. «È stata una manifestazione pacifica – spiega Nieri – Purtroppo, però, al tentativo dei manifestanti di raggiungere il Ministero dell’Interno, le forze dell’ordine hanno risposto con una carica con la quale sono state ferite diverse persone. È inaccettabile che si reprimano con la violenza manifestazioni di dissenso contro le posizioni del Governo. Se questa è la linea che intende sposare il Ministero dell’Interno non possiamo che esprimere grande preoccupazione». (ANSA). COM-FL 09-GEN-10 19:52 NNN

ROSARNO:ASSOCIAZIONE DASUD, ANCHE NOI A MANIFESTAZIONE ROMA (ANSA) – CATANZARO, 9 GEN -«Rosarno è un caso nazionale che urla giustizia per tutti i cittadini immigrati d’Italia». È quanto si afferma in una nota dell’associazione daSud che ha partecipato oggi, a Roma, all’iniziativa promossa da comitati, partiti e movimenti «per condannare i fatti di Rosarno». «Per questo già ieri sera avevamo convocato nella sede dell’associazione – è detto in una nota – un’assemblea cui hanno aderito associazioni, movimenti, partiti politici e comitati impegnati nella tutela dei diritti dei migranti; per questo oggi siamo scesi in piazza a Roma con un sit-in molto partecipato e assolutamente pacifico per esprimere solidarietà alle vittime dei fatti calabresi». «Quanto successo – prosegue la nota – non va dimenticato: la violenza esplosa nella Piana di Gioia Tauro è l’ennesimo segnale della grave condizione di disagio a cui fallimentari politiche nazionali dell’immigrazione condannano da anni e in silenzio migliaia di uomini e donne, ridotti a merce da sfruttare, a vittime, non silenziose, della violenza ‘ndranghetista. Lavoreremo perchè questa dolorosa lezione sia al centro di una riflessione nazionale, di una rete di movimenti e sigle per il riconoscimento dei diritti negati dei migranti. Lo spazio daSud resterà aperto per questo alla mobilitazione e all’impegno, ospitando in questi giorni nuove iniziative e momenti di incontro». (ANSA). COM-ATT/FLC 09-GEN-10 20:55 NNN

Rosarno: troppa intolleranza nessun diritto

RO_03_672-458_resizePubblichiamo un comunicato delle comunità migranti e asssociazioni antirazziste di roma

I fatti di Rosarno sono soltanto l’ennesimo segnale della grave condizione di disagio e di mancanza di diritti dei citttroppa (in)tolleranza e nessun diritto I fatti di Rosarno sono soltanto l’ennesimo segnale della grave condizione di disagio e di mancanza di diritti dei cittadini immigrati in Italia. A pochi mesi dall’approvazione del pacchetto sicurezza, si determina sempre più concretamente un contesto sociale dove i più deboli, gli invisibili sono merce da sfruttare. Il caporalato di mafia è ormai normalità nelle città in cui i migranti lavorano in condizioni disumane e intollerabili. La clandestinità di migliaia di persone nei campi agricoli o nei cantieri edili è soltanto un comodo strumento di sfruttamento delle centinaia di aziende che reclutano manodopera, come a Rosarno, in tutto il paese. contro tutto ciò ribellarsi è giusto e rivendicare dignità è un diritto.

Esprimendo piena solidarietà con i migranti di Rosarno a Roma i movimenti scendono in piazza sotto il ministero dell’interno oggi 09/01/2010 h.16.30 piazza esquilino.

Perchè una sanatoria generalizzata che salvaguardi la vita di migliaia di cittadini sfruttati e soggiogati dalle mafie che gestiscono la compravendita di forza lavoro, la tutela dallo sfruttamento sul lavoro e dai rischi che questo comporta, e un piano di accoglienza concreto sono la vera garanzia della sicurezza sociale. comunità migranti e asssociazioni antirazziste di roma adini immigrati in Italia. A pochi mesi dall’approvazione del pacchetto sicurezza, si determina sempre più concretamente un contesto sociale dove i più deboli, gli invisibili sono merce da sfruttare. Il caporalato di mafia è ormai normalità nelle città in cui i migranti lavorano in condizioni disumane e intollerabili. La clandestinità di migliaia di persone nei campi agricoli o nei cantieri edili è soltanto un comodo strumento di sfruttamento delle centinaia di aziende che reclutano manodopera, come a Rosarno, in tutto il paese. contro tutto ciò ribellarsi è giusto e rivendicare dignità è un diritto Esprimendo piena solidarietà con i migranti di Rosarno a Roma i movimenti scendono in piazza sotto il ministero dell’interno oggi 09/01/2010 h.16.30 piazza esquilino Perchè una sanatoria generalizzata che salvaguardi la vita di migliaia di cittadini sfruttati e soggiogati dalle mafie che gestiscono la compravendita di forza lavoro, la tutela dallo sfruttamento sul lavoro e dai rischi che questo comporta, e un piano di accoglienza concreto sono la vera garanzia della sicurezza sociale.

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Razzismo di Calabria (da TeleImmagini)troppa (in)tolleranza e nessun diritto

I fatti di Rosarno sono soltanto l’ennesimo segnale della grave condizione
di disagio e di mancanza di diritti dei citttroppa (in)tolleranza e nessun diritto

I fatti di Rosarno sono soltanto l’ennesimo segnale della grave condizione
di disagio e di mancanza di diritti dei cittadini immigrati in Italia. A
pochi mesi dall’approvazione del pacchetto sicurezza, si determina sempre
più concretamente un contesto sociale dove i più deboli, gli invisibili
sono merce da sfruttare. Il caporalato di mafia è ormai normalità nelle
città in cui i migranti lavorano in condizioni disumane e intollerabili.
La clandestinità di migliaia di persone nei campi agricoli o nei cantieri
edili è soltanto un comodo strumento di sfruttamento delle centinaia di
aziende che reclutano manodopera, come a Rosarno, in tutto il paese.

contro tutto ciò ribellarsi è giusto e rivendicare dignità è un diritto

Esprimendo piena solidarietà con i migranti di Rosarno
a Roma i movimenti scendono in piazza sotto il ministero dell’interno
oggi 09/01/2010 h.16.30 piazza esquilino

Perchè una sanatoria generalizzata che salvaguardi la vita di migliaia
di cittadini sfruttati e soggiogati dalle mafie che gestiscono la
compravendita di forza lavoro, la tutela dallo sfruttamento sul lavoro e
dai rischi che questo comporta, e un piano di accoglienza concreto sono
la vera garanzia della sicurezza sociale.

comunità migranti e asssociazioni antirazziste di roma
adini immigrati in Italia. A
pochi mesi dall’approvazione del pacchetto sicurezza, si determina sempre
più concretamente un contesto sociale dove i più deboli, gli invisibili
sono merce da sfruttare. Il caporalato di mafia è ormai normalità nelle
città in cui i migranti lavorano in condizioni disumane e intollerabili.
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la vera garanzia della sicurezza sociale.

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più concretamente un contesto sociale dove i più deboli, gli invisibili
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Ancora voci da Atene

http://www.rainews24.it/it/foto-gallery.php?galleryid=134858

E’ vero, ad Atene, la capitale greca che si affaccia oggi sull’anniversario di un anno all’assassinio per mano della polizia antisommossa del 15enne Alexis Grigoropoulos, ci sono migliaia di individui travisati, con passamontagna e maschere antigas, coi caschi calzati sulle teste, pronti al finimondo. Per la precisione, sono 10mila. Tanti infatti ne ha schierati il governo, il neoinsediato esecutivo del socialista Pasok, per “prevenire” il ripetersi di quella rivolta giovanile che pure ha segnato la parabola del predecessore governo di centrodestra consegnandolo alla crisi politica e alla recente sconfitta elettorale. Sono dappertutto, i poliziotti: quelli “normali” in blu e altrettanti in verde, i Mat, gli antisommossa che detengono un discreto primato nell’essere detestati dalla maggioranza dei giovani – e anche da molti meno giovani – in Grecia. Sono dappertutto nel tesisimmo sabato di vigilia ad Atene, dove le principali arterire del commercio e dell’intrattenimento del centro appaiono straordinariamente disertate dalla gente, quella che ha ancora qualche soldo da spendere nel Paese del vecchio nucleo dell’Unione europea che versa nella condizione peggiore quanto a conti economici e a bilancio sociale della crisi globale.
I 10mila della pretesa di “ordine pubblico”, però, si materializzano, quasi tutti, solo a sera. E si materializzano proprio là dove Alexis fu assassinato un anno meno un giorno (quello odierno) prima: ad Exarhia, il centralissimo quartiere alternativo che s’è guadagnato la fama d’essere il più ribelle d’Europa. E là dove la repressione e il suo volto assassino,
quella notte del 6 dicembre 2008, fece trovare ai primi rivoltosi d’Exarhia la sponda naturale e immediata: il Politecnico di Atene. Così, fin dalla vigilia, l’appello lanciato dal neo-premier Ghiorghios Papandreu, un nome illustre e un’eredità politica totalmente trasfigurata lungo le generazioni, ha rivelato tutta la sua vuotezza. Papandreu, per mettere le mani avanti di fronte ad un anniversario la cui qualità è annunciata in
modo inequivoco dal semplice dato che praticamente tutte le università e le scuole greche sono state occupate nel corso dell’ultimo mese, ma anche per cercare di districarsi dalla perfetta identificazione col predecessore e destro Karamanlis (altro erede dinastico), aveva in effetti parlato al Paese venerdì per dire che il governo socialista è “contro la violenza”,
aggiungendo “sia di Stato sia individuale”, e per invocare quindi un “fronte sociale unito” in grado di “prevenire”, appunto, nonché “isolare” nuove scintille di rivolta. Dev’essere che il solo “fronte” a rispondere è stato quello fra i reparti mobilitati…
Persino il ministro dell’Interno, Mihalis Chryssochoydis, s’era in effetti speso ancora ieri nella stessa direzione. Ricordando l’assassinio di Alexis come “un caso di estrema violenza poliziesca” che ha “segnato la vicenda del Paese” e “colpito la fiducia del popolo nella capacità dello Stato di proteggerlo” (fiducia piuttosto immaginaria, vista l’immediata estensione della rivolta d’un anno fa…); lui che non può fare altrimenti avendo
dovuto, dopo aver promesso (e disposto) fuoco e fiamme sulla “normalizzazione” di Exarhia, far dimettere il capo della polizia che il governo Pasok aveva esentato dallo “spin-off” pur essendo lo stesso del dicembre 2008, dopo un “errore” come l’arresto in piazza Exarhion
dell’antico speaker della radio pirata del Politecnico occupato contro la giunta fascista nel 1973 e attuale esponente di Syriza. Chryssochoydis aveva poi argomentato che “i giovani avevano diritto di prendersi le strade per esprimere il loro disagio e la loro rabbia”, un anno fa; ma “oggi” fa “la differenza” il fatto che “la leadership che provocò questa situazione
non è più presente” e dunque “c’è una nuova speranza”. Praticamente, un’apologia preventiva. Il tutto per sintetizzare che le “sole minacce” a dargli “preoccupazioni” sarebbero provenute da “circa 500 elementi anarchici e estremisti stranieri”, in afflusso verso Atene. E così, mentre lo stesso presidente della Repubblica Karolos Papoulias
lanciava a sua volta un appello a “ricordare pacificamente l’assassinio di Alexis Grigoropoulos”, dopo averlo definito “una lezione per tutti noi su dove l’arbitrio può portare” e nell’esprimere “solidarietà” alla “famiglia” (che intanto ha dovuto subire l’ennesimo rinvio del processo al poliziotto omicida, spostato esplicitamente per “ragioni d’ordine pubblico” a gennaio e per di più a 150 km da Atene), la capitale greca e dentro di essa le
capitali del dissenso e dei comportamenti sociali “pericolosi”, ossia Exarhia e le Università, venivano messe in stato d’assedio.
Così, ancora, l’unica manifestazione fissata per quella pesantissima vigilia che è stata la giornata di ieri, precisamente sul luogo dell’uccisione di Alexis nella piazza Missoloungi che da un anno ha preso il suo nome sulle targhe autoprodotte e nelle menti di tante e tanti, una manifestazione stanziale convocata dalle associazioni dei residenti del quartiere, non ha trovato alcun gesto che parlasse di “dialogo”, intorno a sè. E anziché trovare un  allentamento della pressione intollerabile stabilita da mesi con “cordoni sanitari” e raid quotidiani, come quello che giovedì ha scatenato la reazione dei giovani in piazza Exarhion finendo peraltro col bilancio di due poliziotti in ospedale di cui uno grave per il trauma cranico riportato in seguito alle sassate ricevute, la manifestazione nel cuore di Exarhia è stata soffocata. Da un cordone ancora più stretto e moltiplicato esponenzialmente quanto a numeri di poliziotti schierati (2mila fin da subito, anzi prima), subito tramutato in un
ulteriore raid approfittando delle prime scaramucce lungo le strade che collegano il quartiere al corso di Akademias e a quello di Pathision. Il risultato è il frutto dell’intenzione. La cui evidenza non ha fatto che confermare le ragioni della rabbia determinata e della volontà di dare continuità alla rivolta, che animano da sempre il movimento studentesco e non ad Atene e in Grecia. Dunque la capitale ellenica ieri sera, di nuovo, è tornata ad essere il proscenio di quella rabbia e di quella rivolta. Con la novità della prontezza e dell’ulteriore pesantezza dell’intervento poliziesco, che ha letteralmente spazzato il quartiere e chiuso su sé stessi gli Atenei occupati del Politecnico, delle facoltà giuridiche e dell’Assoe, la scuola economica che pure il rettore aveva tentato di
tenere sbarrata venerdì e che ha dovuto cedere ai collettivi dopo durissimi scontri con la polizia chiamata a presidiarla. Migliaia di poliziotti e centinaia di pompieri, costretti a seguirli per spegnere subito gli incendi. Solo che ieri doveva ancora venire la notte. E, soprattutto, in attesa delle grandi manifestazioni convocate consecutivamente per oggi
alle 13 e 30 e per domani alla mezza ai Propileia, poche centinaia di metri distante dal Parlamento e dal governo, ieri era solo la vigilia: nel Paese sul quale da 2 settimane i vertici economici dell’Ue discutono di come evitare il declassamento dei titoli di stato, per un debito pubblico pari e per un deficit di non molto superiore a quelli dell’Italia.

Occupazione lampo a Monteverde

Liberi Spazi Libera Mente

FOTO:

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AGENZIE:

MONTEVERDE, OCCUPAZIONE LAMPO IN STABILE VIA RIVOLTELLA (OMNIROMA) Roma, 03 dic – Protesta in corso a Monteverde da parte del Collettivo Blackout che riunisce studenti delle scuole medie superiori del quartiere e giovani precari che hanno occupato simbolicamente uno stabile abbandonato di via Rivoltella su cui hanno appeso uno striscione. «Questo palazzo era stato occupato un anno fa dal Coordinamento cittadino di lotta per la casa e poi sgomberato – ha detto uno studente del Collettivo Blackout – in questo periodo è stato lasciato abbandonato quando nel nostro quartiere mancano spazi sociali di aggregazione. Con l’azione di oggi abbiamo voluto denunciare l’ennesima speculazione nella nostra città». Gli attivisti del collettivo, circa una cinquantina, hanno abbandonato lo stabile poco dopo l’occupazione e, dopo aver acceso fumogeni, hanno volantinato per il quartiere di Monteverde. red 031638 dic 09

ROMA: GIUDICI (PDL), OCCUPAZIONE STABILE EX ASL MONTEVERDE = Roma, 3 dic. – (Adnkronos) – «Sarebbe in corso una nuova occupazione della ex Asl di via Revoltella, nel quartiere Monteverde. L’edificio in questione era stato liberato da un’occupazione di gruppi dell’ultrasinistra solo un anno fa, il 27 novembre del 2008». Lo dichiara in una nota Marco Giudici, consigliere del Municipio XVI di Roma del Popolo della Libertà. «Ho già provveduto ad informare il comando del corpo della Polizia Municipale del XVI gruppo, nella speranza di un intervento risolutivo a fronte dell’ennesimo episodio di prepotenza commesso ai danni del nostro quartiere», continua.

ROMA: PROTESTA ALLA EX ASL DI MONTEVERDE = Roma, 3 dic. – (Adnkronos) – È in corso a Roma una protesta del collettivo Blackout di Monteverde a Roma. Circa cinque persone, secondo la Questura della Capitale, hanno esposto uno striscione alla ex Asl di Monteverde, in via Pasquale Revoltella 173, con su scritto «Abbandono e speculazione questa è la vostra repressione-Revoltella Libera» con la firma di Action. (Sod/Pn/Adnkronos)

La città è di chi la abita

Alemanno sfratta e sgombera? Mo basta!

La città è di chi la abita

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Lo sgombero militare dell’Horus Liberato di piazza Sempione, avvenuto lo scorso 19 novembre, è solo l’ultima tappa dell’offensiva contro i diritti e le libertà promossa dalla giunta di destra negli ultimi mesi. Il Campidoglio pensa di gestire la crisi economica colpendo quel pezzo di società che si organizza nei territori per difendere il diritto alla casa, liberare spazi dalla speculazione, rivendicare un reddito garantito contro la precarietà, costruire accoglienza e inclusione sociale.

Nella capitale degli sfratti e dell’emergenza abitativa, sono i movimenti per il diritto all’abitare ad offrire le uniche risposte a sostegno dei senza casa, degli inquilini, dei precari.

Nella capitale della speculazione e dei tagli alla cultura, alla scuola, all’università, sono i centri sociali, le reti studentesche e le associazioni di base che, attraverso l’autogestione, danno spazio a nuove forme di welfare, servizi di mutuo aiuto, sport popolare, formazione e soprattutto a un ricco tessuto di produzioni culturali indipendenti.

Nella capitale delle espulsioni, sono le reti antirazziste e dei migranti che organizzano l’accoglienza difendendo quei diritti di cittadinanza violati dal pacchetto sicurezza.

Per queste ragioni scegliamo la giornata della mobilitazione nazionale contro gli sfratti per promuovere una manifestazione cittadina che dice no a questa strategia di paura, per difendere le occupazioni e sostenere la battaglia per garantire un nuovo spazio all’Horus, per aprire una nuova stagione di lotte e vertenze per il recupero degli spazi abbandonati, per la cultura, per un nuovo welfare dal basso.

Partiremo da piazza Vittorio, cuore della città multiculturale, e arriveremo davanti alla prefettura. Vogliamo incontrare il prefetto Pecoraro per richiedere la fine della politica degli sgomberi, il blocco generalizzato degli sfratti e la riapertura di un confronto sull’emergenza abitativa e sulla tutela degli spazi sottratti alla speculazione.

VENERDI’ 4 DICEMBRE, ore 16,00 piazza Vittorio
MANIFESTAZIONE CITTADINA

Centri sociali e movimenti per il diritto all’abitare

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Dopo lo sgombero di Horus |

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Pubblichiamo un comunicato del Collettivo Black-Out

La repressione messa in atto dalla giunta Alemanno contro gli spazi occupati si fa sempre più forte attraverso una politica degli sgomberi, da Regina Elena a Horus, e degli sfratti, e con una forte spinta autoritaria in quartieri che rappresentano forti centri di aggregazione, come Trastevere.

Sentiamo la necessità di denunciare lo stato di abbandono in cui si trova la ex-ASL di via Rivoltella che, come altri spazi presenti nella città, è soggetta a continue speculazioni. Questo edificio un anno fa veniva restituito al quartiere grazie all’ occupazione del coordinamento cittadino di lotta per la casa, che dava un tetto a 70 famiglie, insieme al Collettivo Black-Out per creare uno spazio sociale per i giovani di Monteverde, dove la presenza di luoghi di aggregazione è praticamente nulla.
Come studenti e giovani lavoratori del quartiere rivendichiamo la pratica dell’ autogestione attraverso la riappropriazione di spazi, altrimenti lasciati al degrado, come per la ex-ASL di via Rivoltella e i locali di via Induno.

Contro sgomberi, sfratti e denunce per casa, reddito e cultura:
Corteo dei centri sociale autogestiti e movimenti per il diritto all’ abitare Venerdi 4 Dicembre ore 17:00 Piazza Vittorio

Stefano Cucchi: la sicurezza è una vita spezzata

Stefano, ucciso dalla violenza della polizia in un giorno di ottobre

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ALTRI ARTICOLI: [14 nov] Loa Acrobax: Morire di stato [9 nov] Primi indagati [8 nov] Corteo per StefanoVideo del CorteoAgenzie stampa sul corteoLe foto di Stefano

Stefano aveva trent´ anni, lavorava in uno studio come geometra con il padre e la sorella, viveva con i suoi. La notte tra il 15 e il 16 ottobre viene fermato dagli uomini del commissariato di Torpignattara per detenzione di un piccolo quantitativo di droghe, perquisiscono la casa dei genitori ma non trovano niente. Stefano era solo un po´ spaventato, forse, ma stava bene.
La mattina dopo al processo per direttissima Stefano aveva il viso livido, gli occhi gonfi. Viene comunicato alla famiglia lo spostamento da Regina Caeli al settore carcerario dell´Ospedale Pertini. Stefano ha due vertebre rotte. I parenti non possono vederlo e le infermiere raccontano ai familiari che si rifiuta di mangiare, non si alza mai dal letto, resta sempre nascosto sotto al lenzuolo. Quando, finalmente, il Pm accorda alla famiglia il permesso di fargli visita è troppo tardi. Stefano è morto la notte tra il 21 e il 22 ottobre per insufficienza cardio-respiratoria, dicono. Ma dal vetro dell´obitorio la sorella può vedere il suo viso: sfigurato dalle botte, un occhio pesto, l´altro fuori dalle orbite, le ossa della mascella spostate. Non mangiava, dicevano le infermiere.

Questa la triste cronaca che si può ricostruire dai pochi articoli di giornale, dalle parole accorate dei suoi cari. Non è passata neanche una settimana da quando Stefano era libero di vivere la sua vita e ora quella vita gli è stata strappata via senza un perché, dalla violenza cieca delle forze dell´ordine. E la famiglia vuole verità e giustizia, come verità e giustizia hanno chiesto le famiglie, le madri di Aldo Bianzino, di Marcello Lonzi, di Federico Aldrovandi, e di molti altri, spesso invisibili come molti migranti, uccisi nelle strade, nelle carceri, nei CIE per mano della polizia.

Non si può fare finta di niente, girarsi dall´altra parte, continuare come se nulla fosse successo.
La storia delle forze dell´ordine in questo paese è macchiata di sangue e l´impunità di cui godono le guardie è confermata ogni giorno nei continui abusi di potere, nei rastrellamenti infami, negli sgomberi violenti, nelle perquisizioni, nelle cariche, nei fermi e nelle morti che continuiamo a contare. E la situazione può solo peggiorare, quando un governo decide di gestire la crisi economica e sociale in modo autoritario, quando un dispositivo come il Pacchetto Sicurezza limita ancora di più le libertà di tutt* noi, quando i decreti locali decidono se, come e quanto puoi vivere la tua città, quando la polizia e l´esercito pattugliano le nostre strade come se fosse guerra aperta…
Una guerra contro tutti noi, di cui continuiamo a contare i caduti.
Per questo noi siamo qui, per testimoniare la nostra solidarietà alla famiglia di Stefano, per raccontare la sua storia, per denunciare cosa succede in questa città vetrina.
E continueremo ad essere al loro fianco finchè non verranno rese pubbliche le responsabilità di chi ha strappato per sempre la vita di Stefano.
Busseremo alle porte di tutti i colpevoli. Ancora più forte.

Non un minuto di silenzio in più sulla storia di Stefano.

Roma in movimento

Link alle foto diffuse dalla famiglia di Stefano. Non ve le consigliamo