Autoritarismo neo-medievale

Cos’é e come funziona la legge 1423 di cui soprattutto l’articolo 1 e derivati normativi.

http://www.interno.it/dip_ps/dia/normative/L.1423-56.pdf

Per studiare e comprendere un dispositivo che la repressione ed un autoritarismo più arcaico che “neo” stanno usando e continueranno ad usare nei prossimi tempi come deterrente preventivo nei confronti degli attivisti e militanti considerati, nella devianza sociale, al pari di tutti i nemici dello stato e della sicurezza pubblica.

Un testo che la dice lunga sull’impianto normativo che sorregge l’ipotesi del reato nella dinamica sociale. Praticamente si tratta di un sistema medievale di norme che sottendono un regime politico e sociale d’altri tempi. Eppure siamo quasi nel 2010.

Buona lettura.

Genova 2001: dieci condanne

Dichiarate 15 tra prescrizioni e assoluzioni. La sentenza al processo per i manifestanti accusati di devastazione e saccheggio: pene aumentate.

G8 di Genova, 10 condanne in appello

GENOVA – Condanna confermata solo per dieci dei 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio durante il G8 di Genova del 2001. I giudici della corte d’appello hanno dichiarato 15 tra prescrizioni e assoluzioni. In primo grado le condanne erano state 24 per complessivi 108 anni di reclusione.

LA RICHIESTA – Per gli imputati accusati di devastazione e saccheggio le pene sono state però aumentate: Francesco Puglisi (10 anni e 6 mesi in primo grado) è stato condannato a 15 anni; Vincenzo Vecchi (10 anni e 6 mesi) è stato condannato a 13 anni; Marina Cugnaschi (11 anni) dovrà scontare 12 anni e tre mesi; Alberto Funaro (9 anni) è stato condannato a dieci anni. Aumentate anche le pene per Carlo Arculeo (da 7 anni e 6 mesi a 8 anni), Luca Finotti (da 10 anni a 10 anni e 9 mesi), Antonino Valguarnera (da 7 anni e 8 mesi a 8 anni), Carlo Cuccomarino (da 7 anni e 10 mesi a otto anni), Dario Ursino (da 6 anni e 6 mesi a 7 anni), Ines Morasca (da 6 anni a 6 anni e 6 mesi).

Dichiarate 15 tra prescrizioni e assoluzioni. La sentenza al processo per i manifestanti accusati di devastazione e saccheggio: pene aumentate.

G8 di Genova, 10 condanne in appello

GENOVA – Condanna confermata solo per dieci dei 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio durante il G8 di Genova del 2001. I giudici della corte d’appello hanno dichiarato 15 tra prescrizioni e assoluzioni. In primo grado le condanne erano state 24 per complessivi 108 anni di reclusione.

LA RICHIESTA – Per gli imputati accusati di devastazione e saccheggio le pene sono state però aumentate: Francesco Puglisi (10 anni e 6 mesi in primo grado) è stato condannato a 15 anni; Vincenzo Vecchi (10 anni e 6 mesi) è stato condannato a 13 anni; Marina Cugnaschi (11 anni) dovrà scontare 12 anni e tre mesi; Alberto Funaro (9 anni) è stato condannato a dieci anni. Aumentate anche le pene per Carlo Arculeo (da 7 anni e 6 mesi a 8 anni), Luca Finotti (da 10 anni a 10 anni e 9 mesi), Antonino Valguarnera (da 7 anni e 8 mesi a 8 anni), Carlo Cuccomarino (da 7 anni e 10 mesi a otto anni), Dario Ursino (da 6 anni e 6 mesi a 7 anni), Ines Morasca (da 6 anni a 6 anni e 6 mesi).

Dichiarate 15 tra prescrizioni e assoluzioni.

G8 di Genova, 10 condanne in appello

La sentenza al processo per i manifestanti accusati di devastazione e saccheggio: pene aumentate.

GENOVA – Condanna confermata solo per dieci dei 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio durante il G8 di Genova del 2001. I giudici della corte d’appello hanno dichiarato 15 tra prescrizioni e assoluzioni. In primo grado le condanne erano state 24 per complessivi 108 anni di reclusione.

LA RICHIESTA – Per gli imputati accusati di devastazione e saccheggio le pene sono state però aumentate: Francesco Puglisi (10 anni e 6 mesi in primo grado) è stato condannato a 15 anni; Vincenzo Vecchi (10 anni e 6 mesi) è stato condannato a 13 anni; Marina Cugnaschi (11 anni) dovrà scontare 12 anni e tre mesi; Alberto Funaro (9 anni) è stato condannato a dieci anni. Aumentate anche le pene per Carlo Arculeo (da 7 anni e 6 mesi a 8 anni), Luca Finotti (da 10 anni a 10 anni e 9 mesi), Antonino Valguarnera (da 7 anni e 8 mesi a 8 anni), Carlo Cuccomarino (da 7 anni e 10 mesi a otto anni), Dario Ursino (da 6 anni e 6 mesi a 7 anni), Ines Morasca (da 6 anni a 6 anni e 6 mesi).

Dichiarate 15 tra prescrizioni e assoluzioni. La sentenza al processo per i manifestanti accusati di devastazione e saccheggio: pene aumentate.

G8 di Genova, 10 condanne in appello

GENOVA – Condanna confermata solo per dieci dei 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio durante il G8 di Genova del 2001. I giudici della corte d’appello hanno dichiarato 15 tra prescrizioni e assoluzioni. In primo grado le condanne erano state 24 per complessivi 108 anni di reclusione.

LA RICHIESTA – Per gli imputati accusati di devastazione e saccheggio le pene sono state però aumentate: Francesco Puglisi (10 anni e 6 mesi in primo grado) è stato condannato a 15 anni; Vincenzo Vecchi (10 anni e 6 mesi) è stato condannato a 13 anni; Marina Cugnaschi (11 anni) dovrà scontare 12 anni e tre mesi; Alberto Funaro (9 anni) è stato condannato a dieci anni. Aumentate anche le pene per Carlo Arculeo (da 7 anni e 6 mesi a 8 anni), Luca Finotti (da 10 anni a 10 anni e 9 mesi), Antonino Valguarnera (da 7 anni e 8 mesi a 8 anni), Carlo Cuccomarino (da 7 anni e 10 mesi a otto anni), Dario Ursino (da 6 anni e 6 mesi a 7 anni), Ines Morasca (da 6 anni a 6 anni e 6 mesi).

Dichiarate 15 tra prescrizioni e assoluzioni.

G8 di Genova, 10 condanne in appello

La sentenza al processo per i manifestanti accusati di devastazione e saccheggio: pene aumentate.

GENOVA – Condanna confermata solo per dieci dei 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio durante il G8 di Genova del 2001. I giudici della corte d’appello hanno dichiarato 15 tra prescrizioni e assoluzioni. In primo grado le condanne erano state 24 per complessivi 108 anni di reclusione.

LA RICHIESTA – Per gli imputati accusati di devastazione e saccheggio le pene sono state però aumentate: Francesco Puglisi (10 anni e 6 mesi in primo grado) è stato condannato a 15 anni; Vincenzo Vecchi (10 anni e 6 mesi) è stato condannato a 13 anni; Marina Cugnaschi (11 anni) dovrà scontare 12 anni e tre mesi; Alberto Funaro (9 anni) è stato condannato a dieci anni. Aumentate anche le pene per Carlo Arculeo (da 7 anni e 6 mesi a 8 anni), Luca Finotti (da 10 anni a 10 anni e 9 mesi), Antonino Valguarnera (da 7 anni e 8 mesi a 8 anni), Carlo Cuccomarino (da 7 anni e 10 mesi a otto anni), Dario Ursino (da 6 anni e 6 mesi a 7 anni), Ines Morasca (da 6 anni a 6 anni e 6 mesi).

Dichiarate 15 tra prescrizioni e assoluzioni. La sentenza al processo per i manifestanti accusati di devastazione e saccheggio: pene aumentate.

G8 di Genova, 10 condanne in appello

GENOVA – Condanna confermata solo per dieci dei 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio durante il G8 di Genova del 2001. I giudici della corte d’appello hanno dichiarato 15 tra prescrizioni e assoluzioni. In primo grado le condanne erano state 24 per complessivi 108 anni di reclusione.

LA RICHIESTA – Per gli imputati accusati di devastazione e saccheggio le pene sono state però aumentate: Francesco Puglisi (10 anni e 6 mesi in primo grado) è stato condannato a 15 anni; Vincenzo Vecchi (10 anni e 6 mesi) è stato condannato a 13 anni; Marina Cugnaschi (11 anni) dovrà scontare 12 anni e tre mesi; Alberto Funaro (9 anni) è stato condannato a dieci anni. Aumentate anche le pene per Carlo Arculeo (da 7 anni e 6 mesi a 8 anni), Luca Finotti (da 10 anni a 10 anni e 9 mesi), Antonino Valguarnera (da 7 anni e 8 mesi a 8 anni), Carlo Cuccomarino (da 7 anni e 10 mesi a otto anni), Dario Ursino (da 6 anni e 6 mesi a 7 anni), Ines Morasca (da 6 anni a 6 anni e 6 mesi).

Dichiarate 15 tra prescrizioni e assoluzioni.

G8 di Genova, 10 condanne in appello

La sentenza al processo per i manifestanti accusati di devastazione e saccheggio: pene aumentate.

GENOVA – Condanna confermata solo per dieci dei 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio durante il G8 di Genova del 2001. I giudici della corte d’appello hanno dichiarato 15 tra prescrizioni e assoluzioni. In primo grado le condanne erano state 24 per complessivi 108 anni di reclusione.

LA RICHIESTA – Per gli imputati accusati di devastazione e saccheggio le pene sono state però aumentate: Francesco Puglisi (10 anni e 6 mesi in primo grado) è stato condannato a 15 anni; Vincenzo Vecchi (10 anni e 6 mesi) è stato condannato a 13 anni; Marina Cugnaschi (11 anni) dovrà scontare 12 anni e tre mesi; Alberto Funaro (9 anni) è stato condannato a dieci anni. Aumentate anche le pene per Carlo Arculeo (da 7 anni e 6 mesi a 8 anni), Luca Finotti (da 10 anni a 10 anni e 9 mesi), Antonino Valguarnera (da 7 anni e 8 mesi a 8 anni), Carlo Cuccomarino (da 7 anni e 10 mesi a otto anni), Dario Ursino (da 6 anni e 6 mesi a 7 anni), Ines Morasca (da 6 anni a 6 anni e 6 mesi).

Fonte:

http://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_09/g8_genova_condanne_manifestanti_df2c4d4e-b4be-11de-939a-00144f02aabc.shtml

Ancora un morto ai summitAncora un morto ai summitAncora un morto ai summitAncora un morto ai summit

Un morto in conseguenza degli scontri

Una persona è morta e un centinaio sono gli arrestati durante gli scontri per il summit di FMI e BM

Una persona è morta e un centinaio sono gli arrestati durante gli scontri tra polizia e i manifestanti che protestavano contro la celebrazione della assemblea annuale del Fondo Monetario Internazionale e del Banco Mondiale in Istambul, Turchia. La rete “Haberturk” informa che il morto si chiamava Ishak Kavlo, e che ha avuto un attacco cardiaco durante gli scontri quando la polizia penetrò nella strada pedonale Istiklal, nel centro di Istambul, sparando gas lacrimogeno. Una ambulanza raccoglie quest’uomo di 55 anni che secondo le informazioni, muore poco dopo. Sempre secondo Haberturk, circa 100 persone sono detenute durante gli scontri, anche se la televisione turca CNN-Turk riduce la cifra a 78. Dalle 10:00 ora locale rappresentanti di sindacati e partiti di sinistra si riuniscono in diversi punti del quartiere di Beyoglu e un migliaio di persone camminano verso la piazza centrale di Taksim, da dove pretendono di raggiungere il posto dove si celebrano le riunioni dell’FMI e del BM. Per mezz’ora circa di concentrazione pacifica, che taglia la circolazione della piazza si urlano slogan tipo “FMI fuori dalla Turchia” e si spiegano striscioni con le scritte “Fai che il capitalismo passi alla storia” e “La Banca Mondiale è un ecoterrorista” (El banco mundial es un criminal medioambiental) Verso le 11:30 ora locale, la polizia tenta di dissolvere la manifestazione con cannoni ad acqua compressa, e lanciando gas lacrimogeno per evitare che i manifestanti accedano all’area dove si tengono le riunioni. Quindi, come mostrano le televisioni turche, cominciano una serie di inseguimenti tra polizia e manifestanti per le vie del centro, specialmente per via Istiklal e i viali adiacenti. Alcuni manifestanti di gruppi radicali lanciano cocktail molotov alla polizia e tirano pietrate alle vetrine e fermate degli autobus. Si sono fatte anche proteste pacifiche all’interno dell’area dove, sotto ristrette misure di sicurezza, si riuniscono FMI e BM. “Dobbiamo ascoltare anche quelli che protestano” ha chiesto il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, durante l’inaugurazione dell’assemblea. “Accettiamo le critiche e le proteste pero si devono fare in maniera civilizzata” afferma in una dichiarazione a Haberturk il ministro dello stato turco Cevdet Yilmaz e dice che “questi tafferugli non influiscono sulla riunione”. in inglese http://istanbul.indymedia.org/features/english/?l=en

Un morto in conseguenza degli scontri

Una persona è morta e un centinaio sono gli arrestati per il summit del FMI e BM

Una persona è morta e un centinaio sono gli arrestatidurante gli scontri tra polizia e i manifestanti che protestavano contro la celebrazione della assemblea annuale del Fondo Monetario Internazionale e del Banco Mondiale in Istambul, Turchia.

La rete “Haberturk” informa che il morto si chiamava Ishak Kavlo, e che ha
avuto un attacco cardiaco durante gli scontri quando la polizia
penetrò nella strada pedonale Istiklal, nel centro di Istambul, sparando
gas lacrimogeno.

Una ambulanza raccoglie quest’uomo di 55 anni che secondo le informazioni,
muore poco dopo. Sempre secondo Haberturk, circa 100
persone sono detenute durante gli scontri, anche se la televisione turca
CNN-Turk riduce la cifra a 78.

Dalle 10:00 ora locale rappresentanti di sindacati e partiti di sinistra si
riuniscono in diversi punti del quartiere di Beyoglu e un migliaio di
persone camminano verso la piazza centrale di Taksim, da dove pretendono di
raggiungere il posto dove si celebrano le riunioni dell’FMI e del BM.

Per mezz’ora circa di concentrazione pacifica, che taglia la circolazione
della piazza si urlano slogan tipo “FMI fuori dalla Turchia” e si spiegano
striscioni con le scritte “Fai che il capitalismo passi alla storia” e “La
Banca Mondiale è un ecoterrorista” (El banco mundial es un criminal
medioambiental)

Verso le 11:30 ora locale, la polizia tenta di dissolvere la manifestazione
con cannoni ad acqua compressa, e lanciando gas lacrimogeno per evitare che
i manifestanti accedano all’area dove si tengono le riunioni.

Quindi, come mostrano le televisioni turche, cominciano una serie di
inseguimenti tra polizia e manifestanti per le vie del centro, specialmente
per via Istiklal e i viali adiacenti.

Alcuni manifestanti di gruppi radicali lanciano cocktail molotov alla
polizia e tirano pietrate alle vetrine e fermate degli autobus.

Si sono fatte anche proteste pacifiche all’interno dell’area dove, sotto
ristrette misure di sicurezza, si riuniscono FMI e BM. “Dobbiamo ascoltare
anche quelli che protestano” ha chiesto il primo ministro turco Recep
Tayyip Erdogan, durante l’inaugurazione dell’assemblea.

“Accettiamo le critiche e le proteste pero si devono fare in maniera
civilizzata” afferma in una dichiarazione a Haberturk il ministro dello
stato turco Cevdet Yilmaz e dice che “questi tafferugli non influiscono
sulla riunione”.

in inglese
http://istanbul.indymedia.org/features/english/?l=en

Un morto in conseguenza degli scontri

Una persona è morta e un centinaio sono gli arrestati per il summit del FMI e BM

Una persona è morta e un centinaio sono gli arrestatidurante gli scontri tra polizia e i manifestanti che protestavano contro la celebrazione della assemblea annuale del Fondo Monetario Internazionale e del Banco Mondiale in Istambul, Turchia.

La rete “Haberturk” informa che il morto si chiamava Ishak Kavlo, e che ha
avuto un attacco cardiaco durante gli scontri quando la polizia
penetrò nella strada pedonale Istiklal, nel centro di Istambul, sparando
gas lacrimogeno.

Una ambulanza raccoglie quest’uomo di 55 anni che secondo le informazioni,
muore poco dopo. Sempre secondo Haberturk, circa 100
persone sono detenute durante gli scontri, anche se la televisione turca
CNN-Turk riduce la cifra a 78.

Dalle 10:00 ora locale rappresentanti di sindacati e partiti di sinistra si
riuniscono in diversi punti del quartiere di Beyoglu e un migliaio di
persone camminano verso la piazza centrale di Taksim, da dove pretendono di
raggiungere il posto dove si celebrano le riunioni dell’FMI e del BM.

Per mezz’ora circa di concentrazione pacifica, che taglia la circolazione
della piazza si urlano slogan tipo “FMI fuori dalla Turchia” e si spiegano
striscioni con le scritte “Fai che il capitalismo passi alla storia” e “La
Banca Mondiale è un ecoterrorista” (El banco mundial es un criminal
medioambiental)

Verso le 11:30 ora locale, la polizia tenta di dissolvere la manifestazione
con cannoni ad acqua compressa, e lanciando gas lacrimogeno per evitare che
i manifestanti accedano all’area dove si tengono le riunioni.

Quindi, come mostrano le televisioni turche, cominciano una serie di
inseguimenti tra polizia e manifestanti per le vie del centro, specialmente
per via Istiklal e i viali adiacenti.

Alcuni manifestanti di gruppi radicali lanciano cocktail molotov alla
polizia e tirano pietrate alle vetrine e fermate degli autobus.

Si sono fatte anche proteste pacifiche all’interno dell’area dove, sotto
ristrette misure di sicurezza, si riuniscono FMI e BM. “Dobbiamo ascoltare
anche quelli che protestano” ha chiesto il primo ministro turco Recep
Tayyip Erdogan, durante l’inaugurazione dell’assemblea.

“Accettiamo le critiche e le proteste pero si devono fare in maniera
civilizzata” afferma in una dichiarazione a Haberturk il ministro dello
stato turco Cevdet Yilmaz e dice che “questi tafferugli non influiscono
sulla riunione”.

in inglese
http://istanbul.indymedia.org/features/english/?l=en

Un morto in conseguenza degli scontri

Una persona è morta e un centinaio sono gli arrestati per il summit del FMI e BM

Una persona è morta e un centinaio sono gli arrestatidurante gli scontri tra polizia e i manifestanti che protestavano contro la celebrazione della assemblea annuale del Fondo Monetario Internazionale e del Banco Mondiale in Istambul, Turchia.

La rete “Haberturk” informa che il morto si chiamava Ishak Kavlo, e che ha
avuto un attacco cardiaco durante gli scontri quando la polizia
penetrò nella strada pedonale Istiklal, nel centro di Istambul, sparando
gas lacrimogeno.

Una ambulanza raccoglie quest’uomo di 55 anni che secondo le informazioni,
muore poco dopo. Sempre secondo Haberturk, circa 100
persone sono detenute durante gli scontri, anche se la televisione turca
CNN-Turk riduce la cifra a 78.

Dalle 10:00 ora locale rappresentanti di sindacati e partiti di sinistra si
riuniscono in diversi punti del quartiere di Beyoglu e un migliaio di
persone camminano verso la piazza centrale di Taksim, da dove pretendono di
raggiungere il posto dove si celebrano le riunioni dell’FMI e del BM.

Per mezz’ora circa di concentrazione pacifica, che taglia la circolazione
della piazza si urlano slogan tipo “FMI fuori dalla Turchia” e si spiegano
striscioni con le scritte “Fai che il capitalismo passi alla storia” e “La
Banca Mondiale è un ecoterrorista” (El banco mundial es un criminal
medioambiental)

Verso le 11:30 ora locale, la polizia tenta di dissolvere la manifestazione
con cannoni ad acqua compressa, e lanciando gas lacrimogeno per evitare che
i manifestanti accedano all’area dove si tengono le riunioni.

Quindi, come mostrano le televisioni turche, cominciano una serie di
inseguimenti tra polizia e manifestanti per le vie del centro, specialmente
per via Istiklal e i viali adiacenti.

Alcuni manifestanti di gruppi radicali lanciano cocktail molotov alla
polizia e tirano pietrate alle vetrine e fermate degli autobus.

Si sono fatte anche proteste pacifiche all’interno dell’area dove, sotto
ristrette misure di sicurezza, si riuniscono FMI e BM. “Dobbiamo ascoltare
anche quelli che protestano” ha chiesto il primo ministro turco Recep
Tayyip Erdogan, durante l’inaugurazione dell’assemblea.

“Accettiamo le critiche e le proteste pero si devono fare in maniera
civilizzata” afferma in una dichiarazione a Haberturk il ministro dello
stato turco Cevdet Yilmaz e dice che “questi tafferugli non influiscono
sulla riunione”.

in inglese
http://istanbul.indymedia.org/features/english/?l=en

Pigneto: rastrellamenti a via campobasso

Pubblichiamo un comunicato del comitato di quartiere Pigneto-Prenestino

Un rastrellamento in piena regola ha sconvolto ieri pomeriggio la vita di un quartiere multietnico di Roma, il Pigneto.

Alle 18,30 numerose volanti e blindati della Guardia di finanza hanno circondato l’isola pedonale. Decine di agenti in assetto antisommossa, creando il panico tra i cittadini, hanno violentemente percosso e arrestato chiunque avesse la pelle scura. Le forze dell’ordine hanno fatto irruzione in alcuni appartamenti, all’angolo tra via del Pigneto e via Campobasso, dove hanno divelto porte, sfondato finestre, sequestrato merci e beni degli abitanti.

La retata si è conclusa con 25 arresti di cittadini senegalesi e nigeriani, persone che vivono da anni nel nostro quartiere, lavoratori immigrati che mai hanno fatto male a nessuno.

Con la scusa della sicurezza, la nostra città sta respirando in questi mesi un clima di violenta repressione: blitz contro immigrati, sgomberi di centri sociali e di spazi occupati in risposta all’emergenza abitativa. Operazioni eclatanti, che colpiscono proprio i più deboli con l’obiettivo di aprire nuovi spazi agli interessi economici che governano la città. Come accaduto al Pigneto, un quartiere che si vorrebbe “ripulire”, per renderlo una ricca vetrina dedita al commercio. Forse, dietro lo sgombero, si nascondono gli interessi legati al mercato degli immobili in una zona che vive una gravissima emergenza sfratti e dove il prezzo delle case è in costante ascesa.
Noi, cittadini del quartiere siamo preoccupati di questa grave spirale di violenza dello Stato. Vogliamo che il Pigneto sia un quartiere dell’accoglienza, non della repressione e della speculazione. Organizziamo a questo scopo il 10 ottobre un pomeriggio e serata di incontri con il quartiere, sui problemi di case, scuole, e del razzismo, che si concluderà alle 21 con un’assemblea per preparare insieme la manifestazione del 17 ottobre contro il razzismo e il pacchetto sicurezza.
Il 6 ottobre, ore 12, conferenza stampa a Via del Pigneto angolo via CampobassoPubblichiamo un comunicato del comitato di quartiere Pigneto-Prenestino

Un rastrellamento in piena regola ha sconvolto ieri pomeriggio la vita di un quartiere multietnico di Roma, il Pigneto.

Alle 18,30 numerose volanti e blindati della Guardia di finanza hanno circondato l’isola pedonale. Decine di agenti in assetto antisommossa, creando il panico tra i cittadini, hanno violentemente percosso e arrestato chiunque avesse la pelle scura. Le forze dell’ordine hanno fatto irruzione in alcuni appartamenti, all’angolo tra via del Pigneto e via Campobasso, dove hanno divelto porte, sfondato finestre, sequestrato merci e beni degli abitanti.

La retata si è conclusa con 25 arresti di cittadini senegalesi e nigeriani, persone che vivono da anni nel nostro quartiere, lavoratori immigrati che mai hanno fatto male a nessuno.

Con la scusa della sicurezza, la nostra città sta respirando in questi mesi un clima di violenta repressione: blitz contro immigrati, sgomberi di centri sociali e di spazi occupati in risposta all’emergenza abitativa. Operazioni eclatanti, che colpiscono proprio i più deboli con l’obiettivo di aprire nuovi spazi agli interessi economici che governano la città. Come accaduto al Pigneto, un quartiere che si vorrebbe “ripulire”, per renderlo una ricca vetrina dedita al commercio. Forse, dietro lo sgombero, si nascondono gli interessi legati al mercato degli immobili in una zona che vive una gravissima emergenza sfratti e dove il prezzo delle case è in costante ascesa.
Noi, cittadini del quartiere siamo preoccupati di questa grave spirale di violenza dello Stato. Vogliamo che il Pigneto sia un quartiere dell’accoglienza, non della repressione e della speculazione. Organizziamo a questo scopo il 10 ottobre un pomeriggio e serata di incontri con il quartiere, sui problemi di case, scuole, e del razzismo, che si concluderà alle 21 con un’assemblea per preparare insieme la manifestazione del 17 ottobre contro il razzismo e il pacchetto sicurezza.
Il 6 ottobre, ore 12, conferenza stampa a Via del Pigneto angolo via CampobassoPubblichiamo un comunicato del comitato di quartiere Pigneto-Prenestino

Un rastrellamento in piena regola ha sconvolto ieri pomeriggio la vita di un quartiere multietnico di Roma, il Pigneto.

Alle 18,30 numerose volanti e blindati della Guardia di finanza hanno circondato l’isola pedonale. Decine di agenti in assetto antisommossa, creando il panico tra i cittadini, hanno violentemente percosso e arrestato chiunque avesse la pelle scura. Le forze dell’ordine hanno fatto irruzione in alcuni appartamenti, all’angolo tra via del Pigneto e via Campobasso, dove hanno divelto porte, sfondato finestre, sequestrato merci e beni degli abitanti.

La retata si è conclusa con 25 arresti di cittadini senegalesi e nigeriani, persone che vivono da anni nel nostro quartiere, lavoratori immigrati che mai hanno fatto male a nessuno.

Con la scusa della sicurezza, la nostra città sta respirando in questi mesi un clima di violenta repressione: blitz contro immigrati, sgomberi di centri sociali e di spazi occupati in risposta all’emergenza abitativa. Operazioni eclatanti, che colpiscono proprio i più deboli con l’obiettivo di aprire nuovi spazi agli interessi economici che governano la città. Come accaduto al Pigneto, un quartiere che si vorrebbe “ripulire”, per renderlo una ricca vetrina dedita al commercio. Forse, dietro lo sgombero, si nascondono gli interessi legati al mercato degli immobili in una zona che vive una gravissima emergenza sfratti e dove il prezzo delle case è in costante ascesa.
Noi, cittadini del quartiere siamo preoccupati di questa grave spirale di violenza dello Stato. Vogliamo che il Pigneto sia un quartiere dell’accoglienza, non della repressione e della speculazione. Organizziamo a questo scopo il 10 ottobre un pomeriggio e serata di incontri con il quartiere, sui problemi di case, scuole, e del razzismo, che si concluderà alle 21 con un’assemblea per preparare insieme la manifestazione del 17 ottobre contro il razzismo e il pacchetto sicurezza.
Il 6 ottobre, ore 12, conferenza stampa a Via del Pigneto angolo via CampobassoPubblichiamo un comunicato del comitato di quartiere Pigneto-Prenestino

Un rastrellamento in piena regola ha sconvolto ieri pomeriggio la vita di un quartiere multietnico di Roma, il Pigneto.

Alle 18,30 numerose volanti e blindati della Guardia di finanza hanno circondato l’isola pedonale. Decine di agenti in assetto antisommossa, creando il panico tra i cittadini, hanno violentemente percosso e arrestato chiunque avesse la pelle scura. Le forze dell’ordine hanno fatto irruzione in alcuni appartamenti, all’angolo tra via del Pigneto e via Campobasso, dove hanno divelto porte, sfondato finestre, sequestrato merci e beni degli abitanti.

La retata si è conclusa con 25 arresti di cittadini senegalesi e nigeriani, persone che vivono da anni nel nostro quartiere, lavoratori immigrati che mai hanno fatto male a nessuno.

Con la scusa della sicurezza, la nostra città sta respirando in questi mesi un clima di violenta repressione: blitz contro immigrati, sgomberi di centri sociali e di spazi occupati in risposta all’emergenza abitativa. Operazioni eclatanti, che colpiscono proprio i più deboli con l’obiettivo di aprire nuovi spazi agli interessi economici che governano la città. Come accaduto al Pigneto, un quartiere che si vorrebbe “ripulire”, per renderlo una ricca vetrina dedita al commercio. Forse, dietro lo sgombero, si nascondono gli interessi legati al mercato degli immobili in una zona che vive una gravissima emergenza sfratti e dove il prezzo delle case è in costante ascesa.
Noi, cittadini del quartiere siamo preoccupati di questa grave spirale di violenza dello Stato. Vogliamo che il Pigneto sia un quartiere dell’accoglienza, non della repressione e della speculazione. Organizziamo a questo scopo il 10 ottobre un pomeriggio e serata di incontri con il quartiere, sui problemi di case, scuole, e del razzismo, che si concluderà alle 21 con un’assemblea per preparare insieme la manifestazione del 17 ottobre contro il razzismo e il pacchetto sicurezza.
Il 6 ottobre, ore 12, conferenza stampa a Via del Pigneto angolo via Campobasso

Confermati gli arresti per gli occupanti della 8 marzo.

Appello contro gli arresti degli occupanti della 8 marzo di Magliana.

Mobilitiamoci subito per la loro liberazione!

Lunedì 14 settembre, le forze del dis-ordine si sono introdotte con la forza nell’edificio della ex-scuola 8 Marzo occupata di Magliana, con l’evidente intenzione di sgomberare lo stabile che ospita le famiglie di sfrattati, precari, disoccupati.
Lo sgombero non è riuscito, grazie alla resistenza pacifica ma determinata degli occupanti e delle occupanti. Costretti dall’assedio delle forze armate anche loro, come gli operai dell’Insse, sono saliti sul tetto per difendere la loro casa e, con essa il diritto di tutti noi a non rassegnarsi e a lottare.
Visto il fallimento dell’intento iniziale, i carabinieri hanno tratto in arresto 5 occupanti. Contro di loro sono state mosse accuse infamanti, basate solo ed esclusivamente sulle dichiarazioni false di un ex occupante allontanato dall’occupazione un anno fa perché violento.
Queste dichiarazioni sono state riportate ed amplificate nei giorni scorsi dalla stampa, e in particolare dai quotidiani di proprietà di famigerati costruttori romani quali Bonifaci e Caltagirone. Il risultato è stato quello di aver generato una campagna mediatica tesa a criminalizzare tutto il movimento per il diritto all’abitare, un movimento che evidentemente fa paura a questa classe politica incapace di risolvere problemi come la casa, il lavoro, la precarietà, il reddito, e che teme che queste questioni mobilitino lotte generalizzate.
Oggi il Gip ha convalidato gli arresti per i 4 occupanti che, quindi, rimarranno in carcere fino a che sulla loro situazione non si esprimerà il tribunale del riesame, fra non meno di due settimane. Francesca è stata addirittura trasferita da Rebibbia a Civitavecchia, allontanandola ancora di più dalla sua famiglia e da tutti/e noi. Il quinto occupante si trova attualmente agli arresti domiciliari, che gli sono stati confermati.
È una scelta punitiva, che dà valore alle parole di un unico testimone, un uomo violento attualmente indagato per lesioni aggravate contro la sua ex compagna, che è stato usato per montare un falso e infamante teorema politico-giudiziario contro l’Occupazione!
Francesca, Gabriele, Sandro, Sandrone e Simone devono essere immediatamente rimessi in libertà, perché l’unica colpa che hanno è quella di essere lavoratori precari e non potersi permettere di acquistare una casa.
In particolare chiediamo con forza la liberazione di Sandrone, attualmente recluso presso il centro clinico di Regina Coeli dove e’ stato medicato d’urgenza nei giorni scorsi. Affetto da un tumore per il quale e’ in attesa di un terzo intervento chirurgico al San Camillo, dovrebbe ricevere a breve notizie sulla data dell’operazione ma il sequestro del suo cellulare ne rende difficile, se non impossibile, la reperibilità.
Invitiamo tutte e tutti a partecipare alle prossime mobilitazioni:

Giovedi 24 ore 17:30 piazza del Campidoglio

Sabato 26 ore 17:00 catena umana presso il Ministero di Giustizia

Invitiamo tutte e tutti ad esporre fuori dalle proprie abitazioni e dai posti di lavoro striscioni in solidarietà della 8Marzo e della compagna e compagni arrestati.

Comitato d’occupazione Magliana
Per adesioni:
occupa@inventati.org

Arresti e perquisizioni: corteo a Magliana

Ci volete sotto i ponti, ci vedrete nelle strade!

Libertà per la compagna e i compagni arrestati!

Non abbiamo nulla da nascondere

Noi non paghiamo il pizzo, noi lottiamo!

Lunedi 14 settembre 5 compagni di lotta dell’8 Marzo occupata di Magliana sono stati prelevati dai carabinieri in modo coatto alle ore 4.40 di mattina e portati a Regina Coeli e a Rebibbia.
Le forze del dis-ordine si sono introdotti con la forza nell’edificio della ex-scuola che ospita tutti noi: famiglie di sfrattati, precari, disoccupati; ci hanno costretto a rifugiarci sul tetto per difendere il nostro spazio.
Ci hanno detto che era solo una perquisizione, ma il modo di agire era quello di uno sgombero ben organizzato. Non ci sono riusciti e per ritorsione hanno portato via 5 occupanti. Hanno sfondato le porte della varie stanze spaventando anche i bambini che sono stati perfino costretti a saltare il primo giorno di scuola.
Proseguono così il gioco e gli interessi dei consiglieri del Pdl come Luca Gramazio, Augusto Santori, Luca Malcotti e dei palazzinari romani, in primis Gaetano Caltagirone e Domenico Bonifici che usano l’arma della diffamazione mezzo stampa, attraverso “Il Messaggero” e “Il Tempo” per colpire al fianco un movimento che fa paura a questa classe politica incapace di risolvere problemi come la casa, il lavoro, la precarietà, il reddito, e che teme che queste questioni mobilitino lotte generalizzate.
Non abbiamo nulla da nascondere.
Le diffamazioni diffuse da sedicenti giornalisti, che qui non sono mai venuti a fare un’inchiesta, non ci hanno fatto recedere dalla nostra lotta perché questa nasce dalla necessità di abitare in una casa e dal desiderio di un diverso convivere, di riprenderci la vita e non sopravvivere.
Per questo, in questi due anni di occupazione, abbiamo recuperato uno spazio pubblico abbandonato al degrado da ben 30 anni, riaprendolo a tutto il quartiere. E’ così che ci siamo guadagnati la solidarietà degli abitanti, molti dei quali, oggi sotto sfratto, si sono conquistati, anni fa e con la lotta, la loro casa.
Gabriele, Francesca, Simone, Sandro e Sandrone devono essere immediatamente rimessi in libertà, perché l’unica colpa che hanno è quella di essere lavoratori precari e non potersi permettere di acquistare una casa.
In particolare chiediamo con forza la liberazione di Sandrone, attualmente recluso presso il centro clinico di Regina Coeli che proprio ieri e’ stato medicato d’urgenza. Affetto da un tumore per il quale e’ in attesa di un terzo intervento chirurgico al San Camillo, dovrebbe ricevere a breve notizie sulla data dell’operazione ma il sequestro del suo cellulare ne rende difficile, se non impossibile, la reperibilità.
Questi 5 compagni rischiano di dover passare ancora dei giorni privati della loro libertà personale per un’inchiesta costruita senza nessun fondamento concreto, tanto che le accuse più gravi sono già cadute così come cadranno tutte le altre!

GIOVEDÌ 17 SETTEMBRE 2009
ALLE ORE 17.30 A PIAZZA DE ANDRÈ : ASSEMBLEA CITTADINA

VENERDÌ 18 SETTEMBRE 2009
ALLE ORE 17.30 A VIA DELL’IMPRUNETA 51:
CORTEO CITTADINO A MAGLIANA

Per adesioni:
occupa@inventati.org

Per ulteriori info: abitare.noblogs.org

CI VOLETE SOTTO I PONTI, CI VEDRETE NELLE STRADE…

Libertà per la compagna e i compagni arrestati!

Non abbiamo nulla da nascondere

Noi non paghiamo il pizzo, noi lottiamo!

Lunedi 14 settembre 5 compagni di lotta dell’8 Marzo occupata di Magliana sono stati prelevati dai carabinieri in modo coatto alle ore 4.40 di mattina e portati a Regina Coeli e a Rebibbia.
Le forze del dis-ordine si sono introdotti con la forza nell’edificio della ex-scuola che ospita tutti noi: famiglie di sfrattati, precari, disoccupati; ci hanno costretto a rifugiarci sul tetto per difendere il nostro spazio.
Ci hanno detto che era solo una perquisizione, ma il modo di agire era quello di uno sgombero ben organizzato. Non ci sono riusciti e per ritorsione hanno portato via 5 occupanti. Hanno sfondato le porte della varie stanze spaventando anche i bambini che sono stati perfino costretti a saltare il primo giorno di scuola.
Proseguono così il gioco e gli interessi dei consiglieri del Pdl come Luca Gramazio, Augusto Santori, Luca Malcotti e dei palazzinari romani, in primis Gaetano Caltagirone e Domenico Bonifici che usano l’arma della diffamazione mezzo stampa, attraverso “Il Messaggero” e “Il Tempo” per colpire al fianco un movimento che fa paura a questa classe politica incapace di risolvere problemi come la casa, il lavoro, la precarietà, il reddito, e che teme che queste questioni mobilitino lotte generalizzate.
Non abbiamo nulla da nascondere.
Le diffamazioni diffuse da sedicenti giornalisti, che qui non sono mai venuti a fare un’inchiesta, non ci hanno fatto recedere dalla nostra lotta perché questa nasce dalla necessità di abitare in una casa e dal desiderio di un diverso convivere, di riprenderci la vita e non sopravvivere.
Per questo, in questi due anni di occupazione, abbiamo recuperato uno spazio pubblico abbandonato al degrado da ben 30 anni, riaprendolo a tutto il quartiere. E’ così che ci siamo guadagnati la solidarietà degli abitanti, molti dei quali, oggi sotto sfratto, si sono conquistati, anni fa e con la lotta, la loro casa.
Gabriele, Francesca, Simone, Sandro e Sandrone devono essere immediatamente rimessi in libertà, perché l’unica colpa che hanno è quella di essere lavoratori precari e non potersi permettere di acquistare una casa.
In particolare chiediamo con forza la liberazione di Sandrone, attualmente recluso presso il centro clinico di Regina Coeli che proprio ieri e’ stato medicato d’urgenza. Affetto da un tumore per il quale e’ in attesa di un terzo intervento chirurgico al San Camillo, dovrebbe ricevere a breve notizie sulla data dell’operazione ma il sequestro del suo cellulare ne rende difficile, se non impossibile, la reperibilità.
Questi 5 compagni rischiano di dover passare ancora dei giorni privati della loro libertà personale per un’inchiesta costruita senza nessun fondamento concreto, tanto che le accuse più gravi sono già cadute così come cadranno tutte le altre!

GIOVEDÌ 17 SETTEMBRE 2009
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VENERDÌ 18 SETTEMBRE 2009
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Lunedi 14 settembre 5 compagni di lotta dell’8 Marzo occupata di Magliana sono stati prelevati dai carabinieri in modo coatto alle ore 4.40 di mattina e portati a Regina Coeli e a Rebibbia.
Le forze del dis-ordine si sono introdotti con la forza nell’edificio della ex-scuola che ospita tutti noi: famiglie di sfrattati, precari, disoccupati; ci hanno costretto a rifugiarci sul tetto per difendere il nostro spazio.
Ci hanno detto che era solo una perquisizione, ma il modo di agire era quello di uno sgombero ben organizzato. Non ci sono riusciti e per ritorsione hanno portato via 5 occupanti. Hanno sfondato le porte della varie stanze spaventando anche i bambini che sono stati perfino costretti a saltare il primo giorno di scuola.
Proseguono così il gioco e gli interessi dei consiglieri del Pdl come Luca Gramazio, Augusto Santori, Luca Malcotti e dei palazzinari romani, in primis Gaetano Caltagirone e Domenico Bonifici che usano l’arma della diffamazione mezzo stampa, attraverso “Il Messaggero” e “Il Tempo” per colpire al fianco un movimento che fa paura a questa classe politica incapace di risolvere problemi come la casa, il lavoro, la precarietà, il reddito, e che teme che queste questioni mobilitino lotte generalizzate.
Non abbiamo nulla da nascondere.
Le diffamazioni diffuse da sedicenti giornalisti, che qui non sono mai venuti a fare un’inchiesta, non ci hanno fatto recedere dalla nostra lotta perché questa nasce dalla necessità di abitare in una casa e dal desiderio di un diverso convivere, di riprenderci la vita e non sopravvivere.
Per questo, in questi due anni di occupazione, abbiamo recuperato uno spazio pubblico abbandonato al degrado da ben 30 anni, riaprendolo a tutto il quartiere. E’ così che ci siamo guadagnati la solidarietà degli abitanti, molti dei quali, oggi sotto sfratto, si sono conquistati, anni fa e con la lotta, la loro casa.
Gabriele, Francesca, Simone, Sandro e Sandrone devono essere immediatamente rimessi in libertà, perché l’unica colpa che hanno è quella di essere lavoratori precari e non potersi permettere di acquistare una casa.
In particolare chiediamo con forza la liberazione di Sandrone, attualmente recluso presso il centro clinico di Regina Coeli che proprio ieri e’ stato medicato d’urgenza. Affetto da un tumore per il quale e’ in attesa di un terzo intervento chirurgico al San Camillo, dovrebbe ricevere a breve notizie sulla data dell’operazione ma il sequestro del suo cellulare ne rende difficile, se non impossibile, la reperibilità.
Questi 5 compagni rischiano di dover passare ancora dei giorni privati della loro libertà personale per un’inchiesta costruita senza nessun fondamento concreto, tanto che le accuse più gravi sono già cadute così come cadranno tutte le altre!

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Le forze del dis-ordine si sono introdotti con la forza nell’edificio della ex-scuola che ospita tutti noi: famiglie di sfrattati, precari, disoccupati; ci hanno costretto a rifugiarci sul tetto per difendere il nostro spazio.
Ci hanno detto che era solo una perquisizione, ma il modo di agire era quello di uno sgombero ben organizzato. Non ci sono riusciti e per ritorsione hanno portato via 5 occupanti. Hanno sfondato le porte della varie stanze spaventando anche i bambini che sono stati perfino costretti a saltare il primo giorno di scuola.
Proseguono così il gioco e gli interessi dei consiglieri del Pdl come Luca Gramazio, Augusto Santori, Luca Malcotti e dei palazzinari romani, in primis Gaetano Caltagirone e Domenico Bonifici che usano l’arma della diffamazione mezzo stampa, attraverso “Il Messaggero” e “Il Tempo” per colpire al fianco un movimento che fa paura a questa classe politica incapace di risolvere problemi come la casa, il lavoro, la precarietà, il reddito, e che teme che queste questioni mobilitino lotte generalizzate.
Non abbiamo nulla da nascondere.
Le diffamazioni diffuse da sedicenti giornalisti, che qui non sono mai venuti a fare un’inchiesta, non ci hanno fatto recedere dalla nostra lotta perché questa nasce dalla necessità di abitare in una casa e dal desiderio di un diverso convivere, di riprenderci la vita e non sopravvivere.
Per questo, in questi due anni di occupazione, abbiamo recuperato uno spazio pubblico abbandonato al degrado da ben 30 anni, riaprendolo a tutto il quartiere. E’ così che ci siamo guadagnati la solidarietà degli abitanti, molti dei quali, oggi sotto sfratto, si sono conquistati, anni fa e con la lotta, la loro casa.
Gabriele, Francesca, Simone, Sandro e Sandrone devono essere immediatamente rimessi in libertà, perché l’unica colpa che hanno è quella di essere lavoratori precari e non potersi permettere di acquistare una casa.
In particolare chiediamo con forza la liberazione di Sandrone, attualmente recluso presso il centro clinico di Regina Coeli che proprio ieri e’ stato medicato d’urgenza. Affetto da un tumore per il quale e’ in attesa di un terzo intervento chirurgico al San Camillo, dovrebbe ricevere a breve notizie sulla data dell’operazione ma il sequestro del suo cellulare ne rende difficile, se non impossibile, la reperibilità.
Questi 5 compagni rischiano di dover passare ancora dei giorni privati della loro libertà personale per un’inchiesta costruita senza nessun fondamento concreto, tanto che le accuse più gravi sono già cadute così come cadranno tutte le altre!

GIOVEDÌ 17 SETTEMBRE 2009
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Respingimenti, Libia, pacchetto sicurezza

Respingimenti nel mediterraneo, rinnovo degli accordi con la Libia, approvazione del pacchetto sicurezza: basta con la politica della paura e del razzismo.

Comunicato della Rete contro il pacchetto sicurezza.

Il ddl 733 (Pacchetto sicurezza) è in corso di approvazione al Senato.
Nonostante le proteste e le mobilitazioni organizzate in questi mesi
dalle/dai migranti, dalle/dagli occupanti di casa, dalle femministe e dalle
lesbiche, dalle/dagli studenti, dalle associazioni di medici, insegnanti e
avvocati, e partecipate da tutte e tutti coloro che non accettano più la
cultura della paura e del controllo, molte delle norme restrittive della
proposta di legge restano in piedi.

In primo luogo il reato di clandestinità, che comporta l’obbligo di
denuncia da parte di tutti gli ufficiali pubblici (medici e insegnanti
compresi) per chi non è in possesso del permesso di soggiorno; poi
l’aumento del periodo di residenza e di vita coniugale per chi vuole
ottenere la cittadinanza italiana; l’aumento (fino a 200 euro) per la
richiesta o il rinnovo del permesso di soggiorno; la cancellazione
anagrafica dopo sei mesi dalla scadenza del permesso; la cancellazione del
registro dei senza fissa dimora; l’estensione del periodo di detenzione nei
CIE fino a sei mesi; l’aumento dei dispositivi di controllo video nelle
città; l’istituzione delle ronde e la reintroduzione del reato di
oltraggio a pubblico ufficiale. Queste norme, oltre a limitare a libertà
di tutte e tutti, individuano una serie di soggetti da indicare come
potenziali criminali: dal “clandestino”, al giovane adolescente, a chi
sceglie di opporsi al razzismo, alla xenofobia e allo sfruttamento del
lavoro; alla mercificazione della cultura e allo svuotamento dei centri
delle città, trasformati in vetrina.

Tutto questo mentre il governo italiano rinnova l’amicizia con il Primo
Ministro libico, Gheddafi, che ha firmato l’accordo per il controllo delle
acque del Mediterraneo e per l’intensificazione delle misure repressive
della migrazione in Libia.

Nei mesi precedenti alla prima votazione del pacchetto sicurezza, a Roma si
è costituita una rete di collettivi, realtà territoriali, attiviste e
attivisti, singole e singoli, che hanno costruito, in linea con altre
mobilitazioni nazionali, una manifestazione contro il pacchetto sicurezza.

Pensiamo che quel percorso debba proseguire, anche volgendo lo sguardo a
chi è reclusa o recluso nei CIE italiani, come quello di Ponte Galeria a
Roma, dove sono quotidiane le notizie di torture, violenze e soprusi nei
confronti di chi ha cercato in questo paese un futuro diverso per sé o per
la propria famiglia. Per questo riteniamo che sia importante organizzare
una mobilitazione nei giorni dell’approvazione definitiva del disegno di
legge.

Per costruire insieme le mobilitazioni, invitiamo tutte e tutti a
un’assemblea pubblica che si terrà il 19 giugno prossimo, alle 18.00,
presso l’ex cinema Volturno, in via Volturno 37 (vicino stazione termini).

RETE CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA
http://nopacchettosicurezza.noblogs.org
pacchettosicurezza@anche.no

ANSA – Assemblea contro G8 giustizia/interni

ROMA, 17 MAG - Si e' svolta oggi a Roma un'assemblea della 'Rete No G8'
per annunciare le iniziative di protesta "contro il razzismo di Stato"
e in vista del G8 dei ministri della Giustizia e degli Interni,
che si svolgera' dal prossimo 28 maggio nella Capitale.
All'interno dell'ex cinema Volturno a Roma, la Rete ha lanciato
un appello per "costruire una settimana di mobilitazioni che partira'
dalla manifestazione del 23 maggio a Milano contro il razzismo,
passando per due giornate di azioni decentrate il 28 e 29 maggio
e per la manifestazione globale di Roma del 30 maggio".
Dal 28 maggio, in coincidenza con il G8 di Roma, sono state annunciate
a Roma alcune "azioni comunicative decentrate contro il razzismo
di Stato e per i diritti dei migranti" che culmineranno, il prossimo
30 maggio, nella manifestazione globale contro il G8 "per contestare
le politiche razziste e liberticide del governo del mondo".
La manifestazione del 30, ha annunciato la Rete, "partira' dalle
zone popolari e migranti della Capitale, tra Porta Maggiore e
il Pigneto, e arrivera' nel cuore della città"