Ciao Clément, il miglior omaggio è continuare le lotte

“Bonheur à ceux qui vont nous survivre et goûter la douceur de la
Liberté et de la Paix de demain”

(Missak Manouchian)

 

L’omicidio di Clément  Méric, 18enne militante antifascista parigino, impone alla Francia una riflessione su quanto il vento della crisi stia portando la propria società sul piano inclinato dell’identitarismo e del consenso a proposte politiche autoritarie e nostalgiche.

 

Già il 15 maggio il presidente Hollande si è dovuto difendere dalle bordate mediatiche per i primi segnali di recessione (-0,2% del PIL), contestualmente alle critiche mosse all’esecutivo di centro-sinistra per la legge a favore del matrimonio “per tutti”, ovvero il riconoscimento delle nozze tra omosessuali. I due fatti non sono scollegati: da una parte abbiamo un paese che da decenni si confronta con tensioni interne fortissime, tra centri metropolitani eperiferie, tra cittadini di provenienze nazionali differenti e conflitti
interconfessionali. Fino ad ora il tradizionale centralismo e l’ipertrofico sistema di tutela pubblica avevano parzialmente alleviato le fratture, ricorrendo spesso e volentieri alla retorica legalitaria e all’uso della forza pubblica per limitare le emergenze al chiuso delle banlieues e dei ceti sociali più poveri.

Oggi, con la recessione alle porte, le vecchie paure della “France profonde”, di quella provincia bianca, cattolica e rurale, tradizionalista e xenofoba, entrano a gran forza nelle città: Parigi, Lione, Lille, Tolosa sono investite da una rinnovata fascinazione per i molti gruppi di estrema destra e per la figura decisamente carismatica di Marine Le Pen, a capo di un Front National il cui consenso, dopo gli anni di sussunzione “sarkozyana”, è arrivato ad oltre il 17% alle ultime presidenziali. Il miglior risultato di sempre. La cittadinanza impaurita dal possibile disastro sociale che già vede dispiegarsi tra i PIGS alza gli steccati dell’identità, cerca di blindare le risorse pubbliche a proprio favore, secondo i principi escludenti della preferenza nazionale.
L’approvazione di un importante diritto civile come quello al matrimonio gay viene messo in discussione tanto come attacco ad un principio di società eterocentrica e tradizionale, quanto come punto di agenda politica considerato non prioritario di fronte alle dismissioni industriali e ai primi tagli di spesa ai servizi.

Come ben sappiamo in Italia, quando l’austerity diventa governo della paura e l’estrema destra è in grado di assorbire parte del malcontento sociale, questa facciata pubblica crea l’ombra nella quale si rafforza il neofascismo. Le piazze contro il “matrimonio per tutti” si sono animate di una radicalità probabilmente in Francia assente dai tempi della guerra d’Algeria e dell’OAS. Con il suicidio il 21 maggio dell’intellettuale
nazista Dominique Venner, ricordato con affetto anche dagli italiani di Casapound, l’estrema destra ha goduto di una visibilità che ha speso
immediatamente negli scontri il sabato successivo in coda ad una partecipata mobilitazione sulla questione delle nozze omosessuali. Solo negli ultimi mesi a Parigi e in tutta la Francia gruppi più o meno organizzati di fascisti avevano attaccato compagni, omosessuali (è di ieri la notizia di un raid a Lille contro un bar gay-friendly) e riaperto le tensioni  islamofobe, con l’organizzazione Génération Identitaire che a Poitiers
in ottobre occupava il cantiere di una nuova moschea. A Tolosa un raduno neonazista è in programma per il prossimo fine settimana, con una mobilitazione antifascista già convocata.

Insomma, l’omicidio di Clément Méric non cade dal cielo. I suoi autori, militanti della Jeunesses Revolutionaires Nationalistes, fanno parte di una organizzazione storica, già attiva negli anni Ottanta e che oggi rappresenta il legame più forte con Casapound in Francia. Anche la Francia, come già avviene in Grecia e in parte in Spagna e Italia, sta cedendo alle pulsioni più basse della pancia del paese, legittimando una società fatta di recinti e discriminazioni, di prevaricazione e squadrismo fascista.

Ci troviamo a piangere un attivista di appena 18 anni, senza aver ancora asciugato le lacrime per Abdullah Comert, assassinato pochi giorni fa in Turchia dalla repressione:  a ucciderli per noi è stata la stessa mano, che abbia la divisa o una celtica al collo. A muovere entrambi era il nostro
stesso desiderio di libertà e dignità. Tutti o nessuno, tutto o niente. Il nostro miglior omaggio è continuare le lotte.

LOA Acrobax Project

All Reds Rugby Roma

All Reds Basket

La Popolare Palestra Indipendente

Antifascist* sempre

Intervista a Matteo Miavaldi autore del libro “I due marò.Tutto quello che non vi hanno detto”

Intervista a Matteo Miavaldi (www.china-files.com) autore del libro “I due marò.Tutto quello che non vi hanno detto”, ed. Alegre, 2013

 

 

 

 

 

 

[embedplusvideo height=”281″ width=”450″ standard=”http://www.youtube.com/v/bWD_2wpAr98?fs=1″ vars=”ytid=bWD_2wpAr98&width=450&height=281&start=&stop=&rs=w&hd=0&autoplay=0&react=0&chapters=&notes=” id=”ep2904″ /]

Solidarietà e complicità per Zam

Cariche, sgomberi… sale la temperatura!

C’è un governo nato dal manifestarsi del parere contrario della maggioranza della popolazione per seguire l’agenda dell’austerity: aumento dell’Iva, nuova flessibilità del lavoro, ritocchino alla riforma delle pensioni… La strada di chi costruisce l’alternativa parlamentare è sempre più angusta e sono in troppi a contendersela, vecchi partiti e nuovi pseudo-movimenti che non smuovono di un centimetro il baricentro della gestione “di classe” (quell’altra) in questa interminabile crisi.

Intanto l’analisi di fase si sposta sulle strade con mille nuove lotte autorganizzate che si riprendono pezzo dopo pezzo quello che continuano a toglierci: la dignità dell’esistenza. La posta in gioco è alta e non si fanno passi indietro, da nessuna parte. La celere si schiera, gli ordini sono chiari. Dall’altra parte gli occupanti, i lavoratori e le lavoratrici, studenti, migranti, le mille facce della precarietà, un unico respiro nelle lotte per la riappropriazione di reddito e diritti. Pensiamo a Zam, Milano, e piazza Verdi, Bologna. Al loro fianco vogliamo stare. Dalla parte giusta delle barricate. Camminiamo sulle strade di tante città, respiriamo all’unisono.

Sicuri di rivedere presto nuove, cento, mille occupazioni…

Laboratorio del precariato metropolitano Acrobax

“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”

Gli spiderman che hanno resistito allo sgombero di zam sono tornati in azione.

Avevano annunciato, lasciando via Olgiati 12, che la giornata non sarebbe finita.

Primo appuntamento del pomeriggio alle quattro in Porta Genova e poi alle sei sotto Palazzo Marino, sede del Comune di Milano.

Da Porta Genova si sono mosse in corteo più di 150 persone. Arrivati sotto Palazzo Marino i sostenitori di ZAM hanno cercato di entrare in Comune per fare assemblea. Non avendo più uno spazio volevano entrare nella “casa di tutti i milanesi”, anche per stimolare una risposta del sindaco sullo sgombero dell’esperienza occupata il 29 gennaio 2011.

Il senso di ragno non si sbaglia mai: ancora una volta il silenzio, ancora nessuno spazio.

Un nutrito gruppo di poliziotti e carabinieri ha impedito ai manifestati di avvicinarsi all’ingresso del Comune.

Ci sono volute tre cariche delle forze dell’ordine per far arretrare la determinazione della piazza.

Come nei più banali epiloghi delle storie tristi è poi arrivato il comunicato del sindaco Pisapia che vaneggiando di legalità, prepotenza e violenza condanna il tentativo di ZAM di entrare a Palazzo Marino.

Governano la città come amministratori di condominio, ma questo è ormai risaputo a Milano.

Di fronte alla molteplicità e al valore delle esperienze autogestite agitano bandi e legalità, ma questo è ormai scontato.

Forse non ci si aspettava l’uso del manganello per gestire una ricchezza della città come se fosse un problema di ordine pubblico.

Impauriti dalle botte? neanche per sogno! A dire il vero neanche troppo stupiti. Che il governo della città fosse incapace di prendersi resposabilità è noto. Oggi però Pisapia ha gettato la maschera. Non solo non è cambiato nessun vento, ma ci vediamo riproposte le solite pratiche di rifiuto del dialogo con chi non rispetta “le regole imposte dall’alto”.

Non esiste dialogo che non sia fatto a forma e condizione del Comune.

Nessuna dichiarazione pubblica su autogestioni, spazi occupati ed esperienze di attivazione dal basso.

Nessuna critica alla logica di Expo.

Nessuno spazio per arte, musica e cultura.

Il governo del nulla.

Non è più il tempo, per noi, di cercare dialogo e confronto, ora dovrete incontrarci per forza, perché saremo nelle strade e nelle piazze della nostra città: sentirete presto ancora la nostra voce, forte e chiara, che reclama spazi, e diritti.

STAY ZAM – I sogni continuano: una nuova occupazione ci farà prendere una piccola parte di quello che ci viene giornalmente tolto non solo dalla governance finaziaria ma anche dal Comune di Milano.

Oggi abbiamo mostrato il lato della determinazione del sogno e delle idee.

Abbiamo resistito in maniera attiva allo sgombero, abbiamo provato a entrare a Palazzo Marino e resistito alla violenza dei servi del potere.

Ma oggi abbiamo anche pianto la scomparsa di Don Andrea Gallo, un compagno di mille battaglie, un uomo che ha capito che la pratica dell’autogestione è il miglior modello di crescita personale e collettiva, capace di combattere i mali della società moderna e liberarci dai soprusi dei potenti.

Ci mancherai Andrea, ma porteremo sempre dentro il cuore il tuo coraggio e il tuo insegnamento.

Prossimo appuntamento: sabato 25 Maggio, ore 15.00 piazza Cavour, per il corteo BANDITI A MILANO – RECLAIM THE SPACE, perchè l’autogestione deve poter esistere e non solo resistere

 da www.milanoinmovimento.com

 

LA LIBERTA’ NON CADE DAL CIELO – presidio sotto il Tribunale di Roma 11/4

Il 15 Ottobre 2011, come a Genova nel 2001, eravamo 300.000 a gridare per le strade di Roma la nostra rabbia contro le politiche di austerità, un grido che voleva risvegliare le coscienze di una Italia ancora assopita di fronte alla crisi economica provocata dalle grandi lobby del capitalismo globale e fatta pagare in maniera pesantissima,per intero, alle classi subalterne. Questo mentre in tutta Europa e nei Paesi arabi si sviluppavano mobilitazioni e rivoluzioni.

Una manifestazione che non poteva essere incastonata nelle logiche del corteo – parata  più affini alla rappresentanza politica sindacale. Le tante iniziative prodotte sin dalla partenza del corteo, infatti, hanno voluto segnalare simboli e responsabili della crisi, indicando nella riappropriazione diretta l’unica possibilità di porre le nostre vite “contro e  fuori” dalle politiche di saccheggio ed austerità che stiamo subendo.

Come tutti e tutte sappiamo, non si è fatto attendere l’intervento dei tutori dell’ordine, che hanno tentato di stroncare sul nascere la combattività di una manifestazione e di un possibile movimento attraverso una gestione di piazza letteralmente criminale, con caroselli di blindati lanciati a tutta velocità, utilizzo di lacrimogeni e idranti, cariche che hanno tentato di sgomberare piazza San Giovanni.
La resistenza della piazza, però,  è stata forte, partecipata e determinata, nutrita da una rabbia covata nella quotidianità per le condizioni di ingiustizia, sfruttamento, saccheggio dei territori che ci vengono consegnate ed imposte. Una resistenza ed una rabbia che rivendichiamo non solo come giuste, ma anche come necessarie  allo sviluppo di un processo di trasformazione radicale dell’esistente che ci porti a liberare le nostre vite dallo sfruttamento e dalle gabbie del capitalismo.
In quella giornata e nei mesi successivi si sono susseguiti arresti e processi, con condanne pesantissime. Oggi è arrivata a chiusura l’indagine che coinvolge 25 compagne e compagni accusati del reato di devastazione e saccheggio. Un nuovo processo sta così per cominciare. Si, perché ancora una volta proprio come a Genova 2001 lo Stato e i suoi magistrati hanno “tirato fuori dal cilindro” questo reato per affibbiare condanne pesantissime,un monito a chiunque pensi e provi a mettere il proprio corpo e le propria esistenza in gioco, partecipando a un processo di conflitto e di cambiamento. Una drammatica beffa visto che quel giorno, come altre mille e mille volte eravamo scesi in piazza proprio contro chi devasta e saccheggia quotidianamente le nostre vite!
Al di là della narrazione e delle valutazioni su quella giornata e delle sue conseguenze legali, sentiamo con forza la necessità di aprire, dentro ed oltre i recinti delle realtà di movimento, un confronto ed una discussione che non eluda il tema della repressione, ma che ci porti al contrario collettivamente a farcene carico e ad affrontarlo. L’utilizzo della fattispecie di reato di “devastazione e saccheggio” viene sempre più di frequente utilizzata per colpire ogni forma di espressione di rabbia e conflittualità. Le lotte sociali sono ridotte così a mero problema di ordine pubblico, additate come fatto delinquenziale.
Su questa base, vorremmo iniziare un ragionamento concreto, partendo da un confronto tra chi agisce le lotte sociali qui a Roma, città grande, difficile, complessa, ricca di storia, di esperienze e pratiche concrete dell’alternativa allo stato di cose presenti. Un confronto che sia in grado di superare i disperati ed isolati urli contro la repressione, che abbia la capacità di costruire un filo rosso che a partire della rivendicazione di una “libertà di movimento e di conflitto” riesca, quindi, a proiettarsi ben oltre la miseria del presente.
E’ in atto, infatti, un ampio processo di criminalizzazione sociale e di controllo sociale preventivo che colpisce chiunque non si piega alle leggi del mercato, marcando in forme diverse la propria alterità e/o incompatibilità. Pensiamo, ad esempio, a quei particolari laboratori della repressione che si sperimentano negli stadi, sui migranti, sul precariato delle periferie.
Non solo, va posta la giusta attenzione al tentativo di interdizione delle lotte sociali attraverso l’uso di dispositivi di controllo e repressione, il bavaglio mediatico imposto alle opposizioni, il controllo poliziesco sugli attivisti, l’uso della legislazione speciale antiterrorismo. Tasselli che, se considerati nel contesto politico e sociale nel quale si ascrivono,  contribuiscono a delineare uno scenario  a dir poco preoccupante ed allarmante, una vera e propria svolta autoritaria e liberticida degli apparati dello stato.
La proposta che lanciamo è quella di confrontarsi e  ragionareinsieme attorno a questi temi per costruire una campagna politica comune: perché se è vero che la migliore risposta alla repressione la si dà continuando a portare avanti e a sviluppare i propri percorsi di lotta giorno dopo giorno; è altrettanto vero che, per dare spazio allo sviluppo dei conflitti stessi, è necessario denunciare con forza che problemi sociali come la casa, il lavoro, la scuola, non possano essere trattati come questioni di ordine pubblico. Che si criminalizzano studenti, lavoratori, sfrattati, disoccupati che legittimamente protestano contro i tagli a scuola, sanità, la reforma pensionistica, lo smantellamento dei residui di welfare, la precarietà delle condizioni di vita e di lavoro, le privatizzazioni, i licenziamenti, la devastazione dei territori in nome del profitto.
Questo, come abbiamo detto, in una fase in cui le condizioni di vita di larghe fasce di popolazione sono letteralmente in caduta libera,rappresenta un segnale chiaro e preoccupante rispetto al presente ed al futuro che la governance capitalistica vorrebbe cucirci addosso. Appare necessario e urgente, di contro, trasformare l’ingovernabilitàe la rabbia crescente, indicare la direzione di marcia collettivaverso un’altra idea di società, verso una nuova utopia possibile da immaginare e conquistare insieme.
Lanciamo già da ora un presidio per il 4 aprile prossimo, di fronte al Tribunale di Roma, per sostenetere i compagni e compagni che vedranno iniziare il processo contro di loro e proponiamo un’assemblea pubblica per il 12 aprile prossimo che, a partire dalla ineludibile solidarietà e complicità con gli/le compagni/e sotto processo, abbia la volontà diiniziare a tessere un ragionamento collettivo ed un percorso comune.
Inoltre in solidarietà con le/i compagn* di Teramo ed in particolar modo con Davide Rosci, attualmente detenuto nel carcere di Viterbo, invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio sotto al Tribunale di Roma l’11 aprile, giorno in cui si esprimerà il Tribunale del riesame.
Libere Tutte – Liberi Tutti


Compagni e Compagne di Roma

Giovedi 14 Marzo | Territori Ingovernabili: le lotte per i beni comuni e la difesa dei territori

Arrivati in Sicilia bisogna attraversare chilometri di basi militari, bunker, rotatorie e antenne per arrivare sul promontorio di Niscemi da cui si lanciano colorati parapendii su pascoli e campi coltivati.

“Da Chiomonte a Niscemi: ora basta coi veleni!” si legge sui muri.

Gli Stati Uniti vogliono installare proprio qui, sulla Riserva naturale dell’insughereta, una delle quattro antenne satellitari di ultima generazione, MUOS, che permetteranno copertura globale alle guerre ultratecnologiche condotte attraverso droni radiocomandati.

Continua a leggere

Nel decennale dell’assassinio di Dax

16 MARZO 2013: CORTEO NAZIONALE ANTIFASCISTA E ANTICAPITALISTA

 

16 MARZO 2003: LA NOTTE NERA DI MILANO. I fascisti accoltellano a morte Davide Cesare, detto Dax. Subito dopo la polizia ed i carabinieri picchiano a sangue gli amici ed i compagni accorsi all’ospedale San Paolo per avere sue notizie. Squadrismo fascista e brutalità poliziesca.
Lame e manganelli.

MARZO 2013: nel decimo anniversario dell’assassinio di Dax, ucciso perché militante antifascista, Milano si prepara a ricordare i fatti della notte nera e a opporsi ad ogni tentativo di rigurgito fascista, con una tre giorni di controinformazione, lotta, musica e sport popolare.

15 MARZO, GIORNATA INTERNAZIONALE: dibattito e confronto fra esperienze di diversi paesi, perchè la solidarietà è un’arma contro chi ci governa e reprime. Interverranno Antifascist Network of South Athens, Jabalia Youth Activity Center Gaza, Marcha Patriottica Colombia, Antifascisti
Russi.

16 MARZO, CORTEO NAZIONALE: le lotte sociali attraverseranno Milano per ricordare Dax, contro la repressione, e per affermare il valore dell’antifascismo e dell’anticapitalismo come filo conduttore contro un modello di sviluppo economico neoliberista . Per questo si darà visibilità alla lotta per la casa, alla lotta studentesca, allo sport popolare.

17 MARZO, SPORT POPOLARE: giornata di attività sportive, interamente promosse, gestite e praticate dal basso. Perché è importate riappropriarsi e concepire lo sport come pratica sociale sempre aperta e percorribile da chiunque ne abbia la volontà.

Contro il fascismo, da sempre schierato a difesa degli interessi delle classi dominanti. Contro il capitalismo, responsabile dello sfruttamento e dell’oppressione che attanaglia il pianeta. Un modello in crisi endemica da abbattere dalla fondamenta, per costruire un’alternativa basata su giustizia sociale, solidarietà e rispetto di tutti gli esseri viventi.

16 MARZO 2013: DAX VIVE NELLE LOTTE DEL PRESENTE.

NELLA MILITANZA ANTIFASCISTA E ANTICAPITALISTA.

UNITI SI VINCE!

INFOPULLMAN SOLO PER GIORNATA CORTEO:  3333666713 – COSTO 30€ DA ROMA

Manifesto delle iniziative a sostegno delle spese per i pullmann: http://www.facebook.com/events/475632285819330/# [1]
www.daxvive.info [2]

I compagni e le compagne di Dax

Links:
——
[1] http://www.facebook.com/events/475632285819330/
[2] http://www.daxvive.info/

Ordinaria follia della legge – nella notte di due ragazzi di Acrobax

 Martedì 26 febbraio – Notte – Ponte Marconi – Acrobax

 Nella notte due ragazzi escono dall’ex cinodromo con il motorino e si imbattono in una pattuglia della polizia. Mentre sono fermi al semaforo rosso la volante sbatte il suo muso sul bauletto posteriore, da lì la situazione degenera in un attimo: i due provano a girarsi e
vengono ripetutamente colpiti dal muso della pattuglia fino a cadere in terra.

 

Come nella migliore delle banlieu i due idioti in divisa scendono
dall’auto e si accaniscono sui ragazzi i quali invece di essere
soccorsi vengono aggrediti, gli vengono sottratte le chiavi del
motorino e il telefono cellulare.

Quello che i due energumeni in divisa non hanno considerato è che non
sempre i soprusi incontrano ragazzi da soli e indifesi nel cuore della
notte, come è accaduto al giovanissimo Federico Aldovrandi, la cui
memoria solo ieri è stata di nuovo offesa dai poliziotti che hanno
applaudito il suo assassino. In questo caso gli eroi in divisa hanno
incontrato la rabbia di chi non tollera gli abusi e le prepotenze
degli sceriffi de noantri.

Tutti i compagni e le compagne di Acrobax, riuniti per l’assemblea,
sono usciti in strada e la pattuglia si è data alla fuga. Pochi
istanti dopo la pattuglia si ripresenta, ferma i blindati della celere
che passano in continuazione in una città militarizzata per le
elezioni, le dimissioni del Papa, o forse solo per la “paura” della
perduta coesione sociale, pronti a reprimere il dissenso ovunque si
annidi.

I blindati diventano due, poi tre, le volanti sei, poi sette. La
celere si schiera con caschi, scudi e manganelli. Dalla nostra parte
si organizza immediatamente un workshop di “scienza delle barricate”,
quella in cui ognuno è maestro.

Arrivano compagni e compagne a sostegno da tutti gli spazi occupati di
zona e l’ingombrante presenza delle forze del disordine a si sposta
dalla strada di accesso al cinodromo ed infine se ne va.

Oggi, alle pecorelle senza pastore, non chiediamo scuse o numeri
d’identificazione sulle divise ma vogliamo indietro ciò che ci hanno
rubato.

Ancora una volta fascisti e polizia da San Paolo sono stati cacciati via…

ACAB.

Laboratorio del Precariato metropolitano Acrobax

– “…pure la polizia che sta in giro, mica sta là per pestarvi, sta
là per proteggervi.”
– “Come no. E da voi chi ci protegge?”
(da L’Odio)

Nuovo sgombero a Bologna, rioccupiamo la città!

Questa mattina Hobo è stato sgomberato. Dopo Bartleby, un altro spazio universitario di produzione comune di saperi e di iniziativa politica contro la crisi e la precarietà è stato chiuso con la forza. É un fatto grave, perché su mandato del Rettore, le camionette della polizia e dei carabinieri sono state fatte entrare all’interno di una facoltà. Un episodio che accomuna la “democratica” amministrazione universitaria, guidata dal rettore Dionigi – tesserato Pd – alla giunta greca dei colonnelli. Ma Dionigi si illude e ha paura. L’uso della forza e delle denunce non sarà sufficiente ad arrestare la potenza del sapere vivo. Esprimiamo la nostra solidarietà agli occupanti denunciati questa mattina dagli sgherri del rettore. C’è un’unica strada che possiamo percorrere nella crisi economica e dell’università, contro questa classe dirigente ormai al palo, che tenta di governare l’ingovernabile e per difendersi ha bisogno di dispiegare scudi, manganelli e camionette. Quella, al loro tempo, tracciata dagli hobos, gli inarrestabili lavoratori nomadi e precari che all’inizio del 900 diedero vita alle più importanti lotte operaie negli Stai Uniti d’America. Quella della lotta alla precarietà, della conquista di spazi di autonomia nell’Università contro la corruzione dei baroni di ogni risma. Come dicevano gli hobos e gli wobblies: “An injury to one is an injury to all”.

10 anni senza di te, 10 anni con te Roma x Dax

SABATO 9 MARZO A L.O.A. ACROBAX
Via della Vasca Navale, 6
Metro B San Paolo

Iniziativa a sostegno dei pullman per Milano.

ORE 20 – TRATTORIA SOCIALE

ORE 22 – MUSICA E LOTTE SOCIALI

KAOS FOR CAUSE (Kombat – Terni)
VORTEX KLASH Feat C.U.B.A KABAL + IL NANO (Punk/Electro/HipHop/ – Bologna_Pescara_ Roma)

A seguire SERATONE TRASH con la ROTAS – ROMA TRASH ALL STARS

SPECIAL GUEST DJ BREGA (Milano)