24 novembre 2012 Casapound a Roma: non un passo indietro!

ASSEMBLEA PUBBLICA
venerdì 16 novembre ore 16,30
Facoltà di Lettere e Filosofia la Sapienza

(link Facebook – http://www.facebook.com/events/281133575340721/ )

Il prossimo 24 novembre i fascisti di CasaPound hanno annunciato una manifestazione nazionale a Roma: in nome della memoria di questa città e contro ogni forma vecchia o nuova di fascismo impediremo questa manifestazione.I fascisti del terzo millennio dopo aver marciato a braccetto con Berlusconi e Alemanno, con la Lega e il Pdl, dopo aver votato e aver fatto votare la giunta Polverini e Gianni Alemanno, ricevendo in cambio finanziamenti e patrocini, favori e posti di lavoro, si riscoprono “anticasta” e “antisistema” convocando una manifestazione che vorrebbe essere “di opposizione”. CasaPound prova a scimmiottare le piazze dei movimenti e degli studenti che in tutta Europa e non solo, si stanno mobilitando contro i sacrifici imposti dalla Bce e contro la dittatura della finanza.

Quella del 24 altro non è che una manifestazione di campagna elettorale di un partitino di estrema destra che prova a trovare un po’ di visibilità, nella difficoltà della crisi, per far passare le proprie parole d’ordine populiste e accaparrarsi così una fetta di potere.

Mentre i movimenti sociali, i precari e gli studenti nelle scuole e nelle università, si mobilitano contro le politiche d’austerity portate avanti dal Governo Monti, riempiono le strade occupano scuole e facoltà, i fascisti fanno il solito vecchio gioco provando a provocare chi lotta tutti i giorni alla luce del sole in maniera determinata e radicale.

★La Roma antifascista e antirazzista non permetterà ai fascisti di sfilare per Roma! ★

★ NOI SIAMO IL 99% VOI NON ARRIVATE ALL’1% ★

La repressione ai tempi dell’austerity


 Il 23 marzo 2012, in pieno giorno a Casalbertone un gruppo di neofascisti, provenienti dalla sede di Casapound in via Orti di Malabarba tentava di assaltare lo spazio sociale Magazzini Popolari Casalbertone, venendo comunque respinti nonostante i numeri assolutamente sfavorevoli agli attivisti degli MPC. Di lì a poco, in un pomeriggio infrasettimanale, una settantina di neonazisti si radunava in via Orti di Malabarba, a pochi metri dall’ingresso della locale caserma dei Carabinieri, con caschi, mazze e pietre ben visibili.

La scelta degli antifascisti di muoversi in corteo è stata la necessaria risposta per denunciare lo squadrismo che ciclicamente torna a manifestarsi in città, grazie alle evidenti contiguità politiche, che nonostante la retorica elettorale, lega da decenni esponenti dell’attuale amministrazione cittadina e la ex giunta regionale di Renata Polverini: ruoli di responsabilità e ben remunerati nelle municipalizzate e nei servizi locali, quasi 12 milioni di euro per il palazzo di via Napoleone III in cui Casapound ha la sua sede, legittimazione politica per le iniziative revisioniste e di sapore nazistoide che vengono messe in piedi.

Gli incidenti che ne sono seguiti sono stati la conseguenza della legittima autodifesa all’attacco mosso al corteo da parte dei fascisti, e qualsiasi immagine o video reso pubblico nelle ore seguenti mostra chiaramente l’accanita resistenza dei pochi compagni contro una ben più nutrita e organizzata squadraccia, per altro sotto lo sguardo logicamente passivo delle forze dell’ordine, che anzi nelle ultime battute hanno mosso una carica alle spalle degli antifascisti.

Oggi, ottobre 2012, riceviamo una serie di denunce che vedono coinvolte entrambe le parti, in un tentativo maldestro di mettere sullo stesso piano chi si è difeso con chi pratica sistematicamente la violenza squadrista e la propone come macabro immaginario, vecchia tradizione della Roma bene che dai “mostri del Circeo” porta alle scuole della Cassia e dei Parioli, per ora unico luogo di fermentazione dell’estrema destra neonazista.

Quello della radicalizzazione dei movimenti di estrema destra è ormai un fenomeno europeo: in Grecia, nell’est europeo, l’ondata populista solo apparentemente deideologizzata degli anni Novanta e dei primi anni Duemila si sta traducendo in una pressione sempre più violenta delle organizzazioni neonaziste contro attivisti di sinistra, migranti e nel tentativo di cavalcare la legittima rabbia dei cittadini colpiti dalle misure di austerità: se chiunque può riconoscere sui media mainstream la pericolosità di Chrisi Avgi (Alba Dorata) in Grecia, al centro di sempre più frequenti casi di omicidio e sostenuta elettoralmente dalle forze dell’ordine, ci sembra conseguente dover rivendicare il diritto di resistenza dei movimenti sociali.

Nell’epoca del governo tecnico, il fascismo ritorna nell’Europa meridionale come collettore delle tensioni sociali, sia nelle strade che nelle tornate elettorali: con preoccupazione abbiamo osservato la crescita di Chrisi Avgi in Grecia, le alte percentuali di Marine Le Pen alle presidenziali francesi, l’ormai tristemente consolidato regime ungherese di Viktor Orban. Abbiamo sempre rivendicato la nostra pratica antifascista, nel ricordo di Renato Biagetti, nostro compagno ucciso nel 2006, ma anche nella consapevolezza di essere presenti e attivi in un territorio che ha in sé i simboli delle Fosse Ardeatine e di Porta S.Paolo: siamo antifascisti non per odio, ma per dignità, diciamo da queste parti.

E’ per questo che portiamo sulle spalle il peso di una continua repressione: é di pochi giorni fa l’assurda condanna di due nostri compagni di Acrobax “colpevoli” di essere stati indicati da noti attivisti di destra della locale sede del PDL come aggressori in un fatto avvenuto ormai 6 anni fa. In questa fase, la criminalizzazione dei movimenti sociali, delle piazze, si esprime sia nella logica, in certi termini quasi scontata in questo paese, degli “opposti estremismi”, che appiattisce le differenze in nome di una pacificazione in cui appunto è possibile anche la legittima partecipazione alla vita pubblica di gruppi nostalgici e xenofobi, di ispirazione orgogliosamente repubblichina, con vecchi attrezzi dello stragismo ancora attivi al loro interno, sia in quella della repressione violenta delle piazze: nell’anno che ci separa dalla giornata dell’indignazione del 15 ottobre 2011, ben poche sono state le occasioni di scendere in piazza in un paese senza incorrere in divieti, cariche e denunce. La sistematicità di condanne pesanti (anche fino a 5 anni) per chi è stato arbitrariamente rastrellato in Piazza S.Giovanni, e le misure cautelari che ad aprile hanno limitato la libertà di 12 persone in tutta Italia, ci sembrano il triste preludio ad una sempre maggiore stretta della agibilità del dissenso, ora che nuovamente l’intero pianeta, stretto nella morsa delle scelte draconiane degli organi sovranazionali che governano la vita pubblica dei cinque continenti, sta tornando in piazza: dal Cile alla Grecia, fin nella lontana Cina della produttività spinta oltre le umane possibilità, qui in Italia lo scorso 5 ottobre.

Se l’austerity è governo della paura, solo la nostra determinazione

può permetterci di riprendere parola sulle nostre vite.

Nodo redazionale indipendente

 

 

Comunicato stampa sui fatti di Casalbertone del 23 marzo – Libertà di movimento per tutti gli antifascisti

Nell’attuale contesto di campagna elettorale sembra evidente che i neofascisti di Casapound, nel tentativo maldestro di ripulirsi l’immagine, riescano anche a legittimare il lavoro degli zelanti magistrati su quanto accaduto a marzo a Casal Bertone. Il comunicato stampa dei “ribelli del terzo milennio”, pubblicato a seguito della comunicazione di conclusione delle indagini notificate in questi giorni a sei compagni antifascisti e nove esponenti di CasaPound Italia, “appoggia” pienamente l’operato di magistratura e questura.

Non avevamo dubbi sulle collusioni che persistono tra questa organizzazione neofascista e gli apparati di polizia. Ma gli abitanti del quartiere di Casal Bertone conoscono bene i fatti, visto che il loro territorio negli ultimi anni è stato oggetto di tentativi poco riusciti di insediamento sociale e politico di un fantomatico Circolo Futurista. Ma quando non si hanno né contenuti né consenso sociale l’unico strumento rimane la provocazione. Ed è così che sono andati i fatti.

Il 23 marzo 2012, nel primo pomeriggio a Casal Bertone un gruppo di neofascisti, provenienti dalla sede di Casapound in via Orti di Malabarba, tentava di assaltare lo spazio sociale Magazzini Popolari. Tale iniziativa oltre ad essere stata preventivamente organizzata, vista la presenza di caschi e bastoni, vedeva la copertura visibile dei carabinieri. Nonostante i numeri sfavorevoli i compagni presenti in quel momento nella sede dei Magazzini Popolari, prontamente allertati dai residenti del quartiere, sono riusciti a respingere il gruppo dei neofascisti. Poche ore dopo si riunisce un’ assemblea pubblica davanti ai Magazzini Popolari che decide di denunciare quanto avvenuto realizzando una manifestazione che ha attraversato il quartiere raccogliendo, durante il percorso, la solidarietà degli abitanti del quartiere, infastiditi dall’ennesima provocazione e dalla militarizzazione del territorio. Tutti a Casalbertone, infatti, conoscono il lavoro quotidiano dei Magazzini Popolari e della Rete sociale. La scelta degli antifascisti di muoversi in corteo è stata la necessaria risposta per denunciare lo squadrismo che ciclicamente torna a manifestarsi in città. E infatti di lì a poco, sottolineiamo in un pomeriggio infrasettimanale, una settantina di neonazisti si radunava in via Orti di Malabarba, a pochi metri dall’ingresso della locale caserma dei Carabinieri, con caschi, mazze e pietre ben visibili. Durante il percorso il corteo antifascista viene attaccato ed esercita una legittima resistenza per le strade del quartiere di Casal Bertone.

Negli ultimi anni sono evidenti le contiguità politiche che legano esponenti dell’attuale amministrazione cittadina e della ex giunta regionale di Renata Polverini con attivisti di CasaPound. Basti pensare ai ruoli di responsabilità assegnati ai neofascisti “impresentabili” nelle municipalizzate e nei servizi locali balzati agli onori della cronaca. Nel contesto di spending review e di taglio dei servizi socio-assistenziali il comune di Roma ha speso 12 milioni di euro per acquistare il palazzo di via Napoleone III in cui “i ribelli” hanno la loro sede. La scelta di coinvolgerci in questa iniziativa repressiva, oltre a cercare di delegittimare attraverso la declinazione degli opposti estremismi il diritto di resistenza degli attivisti delle lotte sociali della città, diritto che rivendichiamo in pieno di fronte alla violenza squadrista che torna ad affacciarsi a Roma come ad Atene, Budapest e nelle altre capitali dell’Europa schiacciata tra crisi e misure di austerità, rimette al centro del dibattito la questione della restrizione dei margini di libertà: per gli attivisti come per l’intera società.

Nella nuova fase del governo tecnico è sempre più difficile scendere in piazza senza incorrere in divieti, denunce, intimidazioni fisiche e giudiziarie: lo abbiamo sperimentato nelle piazze studentesche dello scorso 5 ottobre, lo vivono sulla loro pelle i centinaia di attivisti che ancora scontano dei provvedimenti cautelari per aver manifestato contro la macelleria sociale dell’austerity, lo hanno subito gli operai dell’Alcoa, costretti in una “gabbia militare” ogni qualvolta vengono a Roma per reclamare un futuro. Ci sembra urgente riprendere in mano il tema della libertà di movimento e per questo proponiamo di incontrarci in assemblea cittadina il 30 Ottobre alle ore 18 presso i Magazzini Popolari Casalbertone via Orero 61. Sono invitate a partecipare tutte le reti, i collettivi e le soggettività antifasciste di Roma.

Prime adesioni: Magazzini Popolari Casalbertone, Loa Acrobax Project, Palestra Popolare Valerio Verbano, Coordinamento cittadino di lotta per la casa, All Reds Rugby Roma, Assemblea cittadina degli studenti medi in mobilitazione, Laboratorio Filosofico “SofiaRoney.org”, Assemblea Giovani al Centro, Collettivo fuorilegge giurisprudenza rm3, Laboratorio Aion lettere rm3, Ardita San Paolo

Puzza di bruciato – Acrobax prende parola sul dibattito web

Che cos’è questa puzza di bruciato?
Qualcuno ha messo un fiammifero vicino a della pagliuzza secca e,
quella, ha preso subito fuoco!

Una volta erano i giornalisti mainstreaming i terroristi spacciatori
di calunnie e infamie oggi si annidano persino nelle “redazioni” di
autorevoli blog e siti di movimento. False notizie fabbricate ad
arte… è già perchè stiamo leggendo, in rete su diversi siti, di
una famigerata riunione ad Acrobax per organizzare il servizio
d’ordine alla manifestazione lanciata per il 27 ottobre prossimo.

Peccato però che questa riunione non ci sia mai stata, almeno non
qui: Acrobax non aderisce nemmeno al 27 ottobre figuriamoci fare un servizio d’ordine che comunque da queste parti abbiamo sempre usato solo contro guardie e fascisti.

Sia ben chiaro che questi giochetti di disinformazione e zizzania sono creati ad arte. Se poi per stupidità, per qualche strategia contorta o perchè stipendiati dallo stato questo, a noi, non è dato saperlo ma se lo venissimo a scoprire state pur certi che ve lo verremmo a dire di persona.

Agli amministratori dei siti e ai commentatori, ricordiamo che noi
non facciamo comitati per l’ordine e la sicurezza e tutte le cose che
facciamo e che diciamo sono pubbliche e alla luce del sole.
Tradotto: ci mettiamo sempre la faccia, anche se dobbiamo prendere la
paglia, impastarla con lo sterco e gettarla.

LOA Acrobax Project

Madrid 25S — La democrazia si apre il passo

di MADRILONIA.ORG

Ci hanno chiamati golpisti. Hanno detto che dietro questa manifestazione si nascondeva l’estrema destra. I mezzi di comunicazione hanno mentito per giorni e giorni. Hanno minacciato di mandarci in galera, hanno dispiegato oltre 1400 agenti di polizia, hanno identificato e denunciato molte persone solo perché esse si erano riunite in un parco pubblico a discutere sulla convocazione di questa manifestazione. Hanno provato a riempirci di paura, come mai era successo prima d’ora. Il risultato è che, nelle strade, eravamo in decine di migliaia, pronti a disobbedire allo stato di eccezione imposto dal governo. Ora tutti i media del pianeta stanno parlando di quanto successo a Madrid il 25S. E sappiamo bene che è solo l’inizio.

Il governo Rajoy è debole come mai era stato prima d’ora. E deve affrontare un problema di governamentalità politica su tre fronti, deve affrontare un problema di dimensioni totalmente nuove. In primo luogo, la forte crisi di legittimità presso la cittadinanza, non solo per le decine di migliaia di persone che si sono mobilitate durante il 25S, ma anche nei confronti del proprio elettorato. Il governo non ha in mente nessun piano di azione, a parte quello di continuare nella propria politica di tagli, accompagnati da una dinamica repressiva sempre più intensa, e sempre più inutile. La risposta al di là di ogni previsione alla mobilitazione lanciata ieri, la fuga clandestina degli “onorevoli”, le patetiche dichiarazioni della maggior parte dei deputati sono segni chiari di questo processo.

Vogliamo dirlo senza equivoci: un governo che si sostiene solo grazie al monopolio della violenza è un governo debole, moribondo e condannato.

Il secondo fronte aperto è quello di una grave crisi del modello territoriale dello Stato. Intrappolato tra il prostrarsi alla Troika (UE BCE FMI) – che si traduce nell’imposizione di politiche dettate dalle dinamiche finanziare – e lo smembrarsi del patto tra le élite – che ha permesso di sostenere la distribuzione della ricchezza tra le comunità autonome -, il governo centrale non è altro che uno spaventapasseri. Con grandi difficoltà è riuscito a mantenere una certa convergenza di azione con le varie élite territoriali, come ci dimostra la “minaccia” indipendentista del CIU (Convergenza e Unione, partito della destra catalanista al governo in Catalogna, ndt), capace di mobilitare una buona parte della società catalana nel nome di un progetto sfacciatamente neoliberale e oligarchico. In questo caso, la debolezza non è solo di questo governo. Siamo di fronte a una ristrutturazione generale delle istituzioni, ereditate dal processo della Transizione, che dimostra la necessità di costruire un nuovo modello di democrazia, tanto politica quanto economica.

Infine, il governo si è mostrato assolutamente incapace di imporsi di fronte alla Troika, di difendere gli interessi della propria popolazione e di allearsi con il resto dei paesi europei periferici. Detto in altro modo, il governo non ha smesso di obbedire agli ordini del potere finanziario che ci spinge verso un’intensificazione continua della crisi sociale. In questo quadro, non ci saranno altre via d’uscita se non la recessione e l’impoverimento. E su questo punto dobbiamo stare allerta perché venerdì o sabato sapremo quali sono le contropartite chieste dalla Troika per garantire il nuovo bailout: riduzione degli ammortizzatori sociali per la disoccupazione, aumento dell’età pensionabile, vendita di asset e beni comuni e nuovi tagli ai diritti dei lavoratori nel pubblico impiego.

Oggi, lo spread è tornato a salire rispetto agli ultimi giorni. Molto probabilmente è un avviso da parte della Troika – attraverso la sospensione dell’acquisto di buoni del tesoro – riguardo il fatto che il programma di contropartite imposto dalla finanza deve mantenersi inalterato, al di fuori da qualunque “concessione” alle richieste che provengano dalla cittadinanza.

Quello che abbiamo vissuto nelle strade di Madrid il 25S è stata la prima dimostrazione della potenza dell’organizzazione collettiva. Ci troviamo probabilmente all’inizio di un ciclo di mobilitazioni al quale tuttavia non si sono ancora uniti né i funzionari pubblici, né i pensionati. Dobbiamo riconoscerlo: la mobilitazione del 25S è stata segnata da un chiaro tratto generazionale. La generazione di chi non ha una casa, non ha un reddito, non ha un lavoro, la generazione di chi non ha votato la Costituzione del 1978 e non si sente garantito dai patti che negli anni Ottanta hanno dato corpo a questo modello di Stato.

Eppure, c’è da aspettarsi che le misure che il governo dovrà probabilmente approvare, spingeranno molte altre persone a unirsi all’assedio del Congresso. Il problema è politico e per questo il nostro compito continua a essere quello di riunire la potenza sociale necessaria a fermare il saccheggio del comune a cui stiamo assistendo. Il problema è politico e per questo dobbiamo riuscire a riprodurre quella alleanza che nelle giornate di Luglio aveva unito il 15M, i funzionari pubblici, i pensionati, i lavoratori dell’istruzione, della sanità e una moltitudine di persone che partecipavano senza altro nome che il proprio. Dobbiamo fare in modo che questa stessa alleanza torni a emergere e a mettere in evidenza la crisi dell’ordinamento costituzionale attuale, del bipartitismo imperante e delle istanze rappresentative. Per dire forte e chiaro che la democrazia è un’altra cosa e che questo paese, così come l’Europa, sono ancora da inventare.
La Delegación de Gobierno di Madrid può dire che c’erano seimila persone, parlare di golpismo e paragonarci al colonello Tejero e al suo golpe di Stato fallito nel 1981, però la “loro” realtà e la “nostra” camminano ormai lungo strade separate. L’intelligenza in rete possiede una capacità propria di auto-narrazione e non ha bisogno di meccanismi che la rappresentino. Si tratta di un esempio chiaro della crisi della forma Stato, uno Stato che assomiglia sempre più a una dittatura. Per questo dobbiamo gridare un’altra volta: non siamo spettatori, non ci rappresentate.

Il 25S è finito. Adesso viene il meglio. Il primo passo successivo al 25S è oggi [mercoledì scorso, 26 settembre, ndt] alle 19 a Nettuno, per dimostrare che seguimos adelante.

* Traduzione dallo spagnolo di Francesco Salvini.

Perchè la memoria è un ingranaggio collettivo

E’ ormai da alcuni mesi che realtà sociali ed antagoniste propongono un dibattito dopo la proiezione del film “Diaz, don’t clean up this blood” di Daniele Vicari. E il perché risiede, probabilmente, non in una corsa sfrenata a ripetere meccanicamente iniziative su tutto il territorio nazionale ma, piuttosto, nella necessità di trovare dei momenti di approfondimento e discussione di una delle pagine più forti della storia italiana.
Perchè chi vuole vedere quel film sa di essere di fronte ad un episodio che è entrato ormai a far parte degli eventi che hanno segnato questo paese. Lo sono quei giorni, le ore, i giorni e le settimane che lo hanno preceduto.
Le aspettative e le energie di chi lo ha preparato e vissuto. Di chi lo ha subito, sulla propria coscienza e sulla propria pelle. Chi lo ha respirato nella sua portata di trasformazione e di disvelamento di una nuova fase del nostro paese e dei poteri che lo governano.
Perchè, come ogni evento di portata storica, tralasciando l’epica che questa affermazione porta con se, ha un coinvolgimento e un’influenza non solo per chi vi ha partecipato, dalla parte dei sommersi o dalla parte dei salvati, ma anche per chi si trova per sua superficilità, o per scelta o per età lontano da quegli eventi.

Perchè Genova è stato il racconto di un’ondata che ha portato prima, durante e dopo migliaia, centinaia di migliaia di persone in piazza. Genova non è stata, (perchè non lo è mai nella storia), un evento singolo, ma la parte più evidente di un iceberg.
E quello stesso movimento, non nelle sue strutture organizzate, nelle sue critiche e limiti, non nella sua sconfitta, ha sedimentato ed agitato potenza a livello globale.
Con le parole e i contenuti, con l’immaginario e le storie, con quello che è ne stata la sua ricchezza.
E’ stato il propellente per un’ondata di nuove lotte sociali che il potere ha temuto  e represso.

Per molti e molte di noi, Genova 2001 ha avuto un ruolo centrale nella crescita politica e di vita. Genova 2001 per molte e molti di noi ha rappresentato quel punto d’inflessione da cui non si torna indietro.
Molte e molti di noi erano a Via Tolemaide, a piazza Alimonda, e nei viali alberati davanti al porto. Eravamo presenti e volutamente coscienti di voler vivere quelle giornate, perché sapevamo che quelle giornate ci avrebbero fatto sentire vive e vivi. Perché in quelle giornate la ragione era dalla nostra parte. Perché in fondo e in maniera molto chiara, quelle giornate di contestazione andavano contro un modello di crescita neoliberista che 10 anni fa colpiva altre parti di mondo e che ora travolge in pieno la nostra piccola eurolandia.
E lo ha avuto per chi è stato a casa a vedere quelle immagini o semplicemente ha deciso da quel momento di mettersi in movimento.
Lo e’ stato per quelle decine di gruppi che sono sorti in tutta Italia all’indomani di quel Luglio.
E lo è stato per chi, in quelle giornate, aveva solo 10 anni.

E dire che la giustizia non fa parte di questo mondo ci sembra un’iniqua e sterile ovvietà. Ha invece più senso ribadire che, come sempre, lo stato assolve se stesso mentre per l’ennesima volta traduce un movimento politico di contestazione in un lento e sanguinoso processo a carico di pochi.

Il significato tutto politico della sentenza emessa dalla cassazione a luglio 2012 resta e rimane inequivocabile, una sentenza che è oggetto di una produzione discorsiva in strettissima relazione con i dispositivi del potere in atto. Una sentenza che decanta, afferma e sedimenta nuove pratiche del potere dichiarando che la vetrina di una banca vale di più di un corpo torturato, di una milza asportata o d’irreversibili lesioni all’apparato respiratorio. Questa è per noi l’unica verità politica che nessun tribunale di questa fantomatica democrazia potrà mai deliberare.
E meno male che in queste ultimi mesi una fortissima campagna sociale è riuscita in poche settimane a raccogliere l’indignazione di più di 10.000 persone. Una campagna che crede nella memoria come ingranaggio collettivo perché  solo partendo  dalla memoria collettiva è possibile tracciare quelle strategie e tattiche sociali per far si che le parole “devastazione” e “saccheggio” non diventino la ricetta pronta per aggredire chi, come unidici anni fa, continua ad avere una ferma determinazione nel voler contrastare un modello di governance che fa dello spread e della spending review il suo cavallo di battaglia.

Non sarà certo la priezione di un film a costruire una nuova ondata, né a far chiarezza e costruire nuovi spazi di confronto ed attivazione. Ma può essere un buono strumento per ricordare, non solo i fatti, ma le motivazioni.
Può essere la tappa di un percorso di lotta che si intreccia con molti altri.
E che afferma con sicurezza Libere tutti!

Invitiamo tutte e tutti alla proiezione del film DIAZ con la partecipazione
di Elio Germano, Paolo Calabresi, Paolo Giovannucci perchè si possa chiaccherare con gli attori, perchè ci si possa confrontare e perchè si possa essere olio per quell’ingranaggio collettivo.

Dalle ore 19
apericena per la campagna 10X100

Alle ore 21
proiezione film

LOA ACROBAX
Via della vasca navale
[Ponte Marconi]

Le carceri scoppiano!

Sono oltre 67.000 le persone rinchiuse nelle carceri del nostro Paese
in strutture che ne potrebbero contenere al massimo 42.000.

Il maggior sovraffollamento degli ultimi 60 anni. Un record.

Le condizioni di detenzione sono inaccettabili: mancanza di acqua e di igiene, di spazi per attività sportive o semplicemente per muoversi, docce
insufficienti, vitto immangiabile, assistenza sanitaria nulla ecc.
Amnesty International le definisce“trattamenti inumani e degradanti” e
“tortura”. Per questi “trattamenti” lo Stato italiano è stato
condannato più volte dalla Corte europea di Strasburgo.

 

Nel 2008 il Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu ha sottoposto il nostro Paese
alla Universal Periodical Review, una procedura di revisione periodica
riguardante i diritti umani. Sull’Italia sono state emanate ben 92
raccomandazioni. Eppure si continua a torturare: alla Diaz, come a
Bolzaneto e in piazza a Genova nel luglio 2001. Non si tratta di
episodi isolati e straordinari: ma di pratiche ordinarie dello Stato,
delle classi dirigenti e delle istituzioni.

Qual è il motivo di questa “grande carcerazione” cosi come definita
dagli esperti? In questi ultimi decenni i reati gravi contro le
persone sono in diminuzione, e allora? La risposta è che in un momento
in cui l’Europa sta vivendo una delle più grosse crisi economiche, il
sistema capitalistico risponde con la repressione e la carcerazione
coatta per soffocare la nascita del conflitto sociale dove ogni
violazione dell’ordine pubblico deve essere sanzionata. In sostanza il
peso di questa crisi è scaricato sulle spalle, già massacrate, dei più
poveri, di chi lavora in modo precario, di chi non trova lavoro, di
chi con il magro salario non arriva alla terza settimana del mese. Le
carceri italiane non sono piene di potenti corrotti o inquisiti
eccellenti, ma di autori di piccole trasgressioni: oltre 25.000 sono
condannati a pene inferiori ai 3 anni (e per le leggi italiane
dovrebbero trascorrere la sanzione in “misura alternativa” non in
carcere). Negli ultimi decenni sono state create leggi liberticide
come la Bossi-Fini, la Fini-Giovanardi, la ex Cirielli sulla recidiva,
che sostenute dalle campagne forcaiole della stampa nostrana hanno
alimentato un clima che rende sempre più difficile l’accesso alle
misure alternative. E’ con questa stessa repressione che per una
manifestazione si rischiano fino a 15 anni di carcere; ogni
mobilitazione, ogni lotta subisce l’aggressione delle forze
dell’ordine e la condanna della magistratura giunge puntuale con pene
altissime. In questo paese la cosiddetta “legalità” considera più
grave una manifestazione collettiva per un bisogno negato (lavoro,
casa, sanità, ecc.), piuttosto che l’azione criminale di chi devasta
l’ambiente, saccheggia
le nostre vite e riduce alla fame e/o uccide.

Le detenute e i detenuti si ribellano, a questo massacro non ci stanno!

Sono decine e decine le carceri in lotta.
Dal sud al nord Italia la protesta si espande: scioperi della fame o
del vitto, battiture delle sbarre e sciopero delle lavorazioni. I
detenuti e le detenute chiedono Amnistia, Indulto, accesso rapido alle
misure alternative, di uscire dal carcere, di mettere fine a quel
sovraffollamento spaventoso che rende, la già dura condizione di chi è
privato della libertà, del tutto inaccettabile e invivibile.

Siamo al fianco di chi lotta in carcere e vogliamo fare nostri gli
obiettivi di lotta della popolazione detenuta
Sosteniamo e diffondiamo in tutta la città la loro lotta!

Per questo invitiamo tutte e tutti a partecipare a un presidio giovedì
2 agosto davanti al Ministero di Giustizia in via Arenula a partire
dalle ore 17.00

LIBERE TUTTE LIBERI TUTTI

compagne e compagni contro il carcere

Processo Notav: resoconto della quinta udienza preliminare

Da www.infoaut.org

Oggi venerdì 13 luglio si è svolta la quinta udienza preliminare del procedimento penale che vede imputati i 46 NO TAV per i fatti del 27 giugno e del 3 luglio avvenuti in Val Susa.

In aula hanno preso parola gli ultimi avvocati della difesa per discutere le posizione dei loro assistiti. Essi hanno fatto notare, con le dovute specificità individuali, come la riproduzione fotografica fornita dalla digos torinese ritraggano immagini statiche solo ed esclusivamente del soggetto sottoposto al presunto reato, decontestualizzate dal resto, con uno spazio temporale fra una foto e l’ altra di diverse ore. Nell’intenzione dell’accusa questo potrebbe far presupporre che l’imputato abbia perpetuato per diverse ore il reato contestatogli. Le foto che ritraggono quel singolo momento, in quella singola situazione fisica e temporale, non vengono interpretate come un momento unico, ma come una continuazione dell’azione nell’arco di un lungo tempo.

Ovviamente questa posizione dell’accusa viene contestata dalla difesa che ritiene invece quel momento un momento unico, specifico. In più ciò che manca assolutamente è la ricostruzione del comportamento di un altro importante attore in campo oltre i manifestanti, cioè quello delle forze dell’ordine che avrebbero, ad esempio, iniziato il lancio di lacrimogeni prima del lancio di sassi.

Alla fine della discussione degli avvocati difensori, i pm hanno fornito nuovi atti probatori, in riferimento al materiale sequestrato dalla digos durante le perquisizioni dei mesi precedenti, riconducibili ai soggetti interessati. Questa operazione viene immediatamente contestata dalla difesa, per difetto di procedura, poiché tutto il materiale probatorio deve essere consegnato prima della discussione in aula dell’udienza preliminare. Il gup Edmondo Pio, di fronte a tale obiezione, non ha potuto far altro che appoggiare la richiesta della difesa, rigettando il nuovo materiale fornito dai pm.
Terminata l’udienza preliminare gli imputati hanno voluto leggere un documento scritto e redatto collettivamente dai 46 imputati, di cui riportiamo il testo:

Noi, imputati Notav inquisiti in questo procedimento protestiamo contro la permanenza di misure cautelari che vedono tre di noi comparire ancora in stato di detenzione carceraria durante le udienze preliminari.

Ad un anno di distanza dai fatti contestati, dopo sei mesi dall’arresto, riteniamo un accanimento punitivo il mantenimento di queste misure nei confronti di tre imputati che, per posizione personale e per reati contestati, non sono diversi dagli altri a piede libero.

La loro permanenza in carcere riveste solo una funzione di immagine a fini puramente mediatici per rafforzare le tesi della procura torinese.

Lo stesso discorso vale anche per gli altri tre imputati ancora agli arresti domiciliari.

Noi tutti siamo parte di un grande movimento collettivo che si batte contro un’opera inutile, devastante e nociva per un intero territorio e la comunità che lo abita.
 

Si parte e si torna insieme!

org

S-Monti-amo la crisi

da www.infoaut.org

In coda ad una settimana e più di roventi polemiche intorno alla venuta in città del premier Mario Monti, oggi 16 giugno è scesa in piazza la Bologna che non ci stava ad accettare passivamente le passerelle del primo ministro diretta espressione delle banche e della finanza.

La Questura decide di creare una zona rossa militarizzando la zona centrale della città, ben conscia del fatto che la giornata di contestazione potrebbe rivelarsi attraversata da una pluralità di soggetti sociali indisponibili a sottostare al ricatto di provvedimenti come l’IMU, alle manovre lacrime e sangue, all’austerity generalizzata, a riforme universitarie nel solco delle precedenti, alla gestione della crisi post-terremoto, alla distruzione dell’articolo 18 e degli ultimi residui diritti dei lavoratori.

E così è. Dalle 15 l’incrocio tra piazza VII Agosto e via Indipendenza si riempie dei volti e delle voci di chi porta in piazza il suo rifiuto a questo governo esprimendosi in una forma rumorosa, ma determinata, di dissenso. Un cacerolazo contro la crisi, capace di andare con determinazione ( venendo più volte caricato dalle forze dell’ordine) a far sentire la propria voce fin sotto l’Arena del Sole dove era arroccato Monti, ma anche poi di bloccare la città per comunicare la presa di parola dei movimenti e delle lotte! Una piazza attraversatissima, che ha riunito in una sola voce tutti quelli che ai diktat della finanza internazionale non vogliono sottostare!

Una giornata importante quindi, che porta un’unica, iniziale, considerazione: come oggi a Bologna, è tempo che ovunque nel paese i ministri del governo tecnico ed il premier Monti non abbiano cittadinanza!

Diretta Live, con alla fine il video tratto da Repubblica.it

19:00 Sotto la R il corteo si conclude. Oggi Bologna non è stata ad ascoltare le parole di un banchiere protetto da zone rosse, scudi e manganelli, ma al contrario la parola l’hanno presa con forza tutt* quell* che rifiutano di sottostare ai ricatti del governo Monti, che rifiutano di accettare riforme sanguinarie, che dal basso vogliono contrastare queste politiche d’austerity!

18:50 Dal megafono si susseguono ancora interventi che parlano di precariato,lavoro,pensioni,studenti.

18:40 Il corteo arriva in piazza Re Enzo. La grande R della festa di Repubblica, sulla quale viene appeso lo striscione di apertura (“sMontiamo la crisi, Monti bologna non ti vuole!”)  oggi è stata cambiata di senso: é diventata la nostra grande R, quella della Rabbia, del Reddito per tutt*, della Riappropriazione, della Rinascita!

18:37 Oggi le zone rosse non ci impediscono di andare dove vogliamo, la folla passa sotto le due torri!

18:34 Da via irneio attraverso via borgo di San Pietro, via oberdan il cacerolazo arriva in piazza nettuno.

18:16 Dopo via Indipendenza ancora su via Irnerio, la folla grida “Monti degage!”, i cori e gli slogan continuano ad ecceggiare in una bologna paralizzata dal corteo.

18:00 Dopo quasi  4 ore di corteo, dopo le cariche, dopo aver sorpassato i blocchi delle forze dell’ordine la determinazione della gente non concede tregua alla controparte, i fischi continuano con la stessa intensità, gli slogan scanditi sono sempre piu’ incalzanti, il rumore continua a salire!

17:47 Il blocco sui viali viene forzato e oltrepassato dai manifestanti che riescono a tornare su via Indipendenza alla volta dell’Arena del sole.Non ci fermate, oggi bologna è nostra!

17:38 Il dissenso fa paura, i difersori dell’ordine continuano a bloccare il corteo , ora all’altezza di piazza medaglie d’oro vicino alla stazione dei treni.Ma la militarizzazione sempre piu’ consistente non spaventa chi si scaglia contro un governo che precarizza le vite, e il nervosismo delle fdo evidenzia la paura verso chi non vuole abbassare la testa!

17:32 Le forze dell’ordine cercano di imporre nuovi blocchi anche sui viali ma il corteo è sempre piu’ partecipato e vuole continuare ad esprimere la propira rabbia!

17:20 I viali sono bloccati dal cacerolazo!

17:11 Ancora piu’ di mille persone bloccano bologna ,il corteo punta verso i viali, gli interventi continuano a scagliarsi contro il governo delle banche, contro l’europa dell’austerity e contro l’1% che ci vorrebbe silenziosi e accondiscendenti. Noi non lo saremo mai e questa giornata lo dimostra!

17:06 La bologna delle lotte sociali paralizza la città! Il cacerolazo invade via Irnerio.

16:57 Il corteo continua a muoversi determinato per le strade di bologna.La gionata non finisce qui, Monti deve andare via!

16:49 In via Righi,sul lato destro del corteo i manganelli si abbattono anche sui musicisti della Samba Army  che con tamburi, rollanti e fiati accompagna il cacerolazo dall’inizio della giornata!

16:40 La folla grida: “Pagaci le tasse, Monti pagaci le tasse!”.Tra i manifestanti ci sono diversi contusi: la repressione è l’unica risposta che il governo delle banche possa concepire.

16:34 Il corteo è sempre piu’ vicino all’arena del sole, mentre tra gli interventi dal megafono si alzano le voci di chi ha vissuto il terremoto e non ne puo’ piu’ di false promesse e austerity!

16:24 Il cacerolazo incontra un nuovo blocco delle fdo all’altezza di via Righi, incrocio con via Indipendenza.L’assedio continua!

16:13 Il dissenso contro Monti invade la città! Il cacerolazo inizia a spostarsi verso via Irnerio per continuare l’assedio, in una bologna complice e solidale con i manifestanti!

16:06 Seconda carica della forze dell’ordine, il corteo continua, non arretra di un millimetro, non si scompone, rimane compatto! E ancora una pioggia di verdure e ortaggi contro quello che  è il vero marcio di questa giornata: i difensori del governo dell’austerity!

16:00 La piazza determinata non arretra dopo le cariche! I manifestanti continuano a ricoprire le forze dell’ordine di ortaggi marci!La folla grida via Monti,bologna non ti vuole!

15:50 Piovono pomodori marci  e i tutori della legge non esitano a caricare i manifestanti per difendere il presidente delle banche!

15:45 L’ assedio è sempre piu’ vicino al cordone che protegge l’arena del sole! Ma l’incredibile schieramento di forze dell’ordine e gli elicotteri che ronzano in cielo non spaventano chi è determinato ad esprimere il proprio dissenso e la propria rabbia contro l’1% arroccato nelle sue zone rosse protette dai suoi servi!

15:30 La Bologna del dissenso non cerca mediazioni! L’assedio verso l’arena del Sole continua,animato da un migliaio di persone che con bandiere NoTav, cartelli, strisconi, pentole e coperchi vogliono andare a gridare in faccia a Monti fuck austerity!

15:10 Diverse centinaia di persone avanzano su via Indipendenza in mezzo ad una gran frastuono!Cacerolazo contro il governo della banche!

15:00 Sempre piu’ persone confluiscono al cacerolazo e sempre piu’ il rumore si alza contro il governo Monti!Tantissime pentole, coperchi, tamburi e fischietti!

14:45 Già un qarto d’ora prima dell’appuntamento, tra piazza  VIII Agosto e via Indipendenza, ci sono circa150 persone pronte per contestare Monti!

14:20 Bolgna è blindata! Via Indipendenza e via dei Mille sono bloccate da un ingente schieramento di forze dell’ordine.

 

Abbiamo gli occhi ben aperti!

Fra la notte di sabato e domenica sera un militante del laboratorio Acrobax ha dovuto far fronte a due tentativi di aggressione da parte di soliti noti fascisti di zona.

 

Nel primo episodio, avvenuto intorno alle quattro di notte di sabato, dopo l’iniziativa di Trastinvaders in cui centinaia di persone si sono riappropriate del rione di Trastevere è stato vigliaccamente attaccato alle spalle da un fascista, il quale, casco alla mano, si era nascosto a pochi metri dalla sua abitazione per tendergli l’ agguato. La determinazione del nostro compagno gli ha permesso di allontanarsi senza conseguenze.

 

Ma questo episodio non rimane isolato. Frustrato infatti per il fallimento dell’ offensiva e per non rischiare di fallire una seconda volta, lo stesso aggressore torna il giorno dopo insieme con altri tre camerati. Sono circa le 20:00 e in quel momento è con un’altra compagna di Acrobax, quando viene raggiunto mentre si trova nella piazza antistante casa sua.

 

Il gruppo si avvicina ancora caschi alla mano  al compagno che questa volta, dopo una colluttazione, riesce a mettere in fuga la squadraccia e fortunatamente, a non riportare lesioni di alcun tipo.

 

Le ragioni che hanno portato a queste aggressioni vanno ricercate nell’ impegno politico del militante, da anni attivo prima nei collettivi studenteschi e poi nelle esperienze di politica territoriale nei quartieri di Monteverde e di Trastevere. Gli aggressori infatti non sono sconosciuti ma  noti esponenti dell’ organizzazione fascista foro 753, che esercita sul quartiere un alto livello di propaganda e che vanta il sostegno e l’adesione di esponenti del PDL cittadino,del sindaco Alemanno e la sua maggioranza (proprio oggi, 5 giugno,un consigliere della maggioranza ha pubblicamente definito il partigiano Rosario Bentivegna “macchiato del sangue di vittime innocenti”).

Come al solito questi individui scelgono di agire con dinamiche squadriste, agendo in gruppo o nell’ ombra, ed è per questo che vogliamo ribadire la determinazione con cui continueremo a stare al fianco del nostro compagno. continuando a portare avanti i nostri percorsi di lotta, perché non c è fascista che ci possa togliere la voglia di lottare perché non c’ è fascista che ci fa paura!

 

Noi  abbiamo gli occhi ben aperti; perchè chi tocca uno, tocca tutti/e noi.

Nei nostri quartieri e in tutta la metropoli mai un passo indietro!

Nipotini/e di Sasà

In questa giornata un saluto sentito va a Carla Verbano

Con Carla, Valerio e Renato nel cuore.

 

Loa Acrobax

La popolare Palestra Indipendente

Renoize Project

All Reds Rugby Roma

All Reds Basket

Circolo ANPI Renato Biagetti

Trastinvaders