Solidarietà con i compagn@ di Roma e di Brescia perquisiti dall’antiterrorismo!

Il clima intimidatorio e repressivo, da “ritorno al passato”, che stiamo respirando negli ultimi anni in Italia riporta alla mente un film già visto e che, ciclicamente, viene riproposto quando la posta in gioco
è alta.

Ed oggi la posta in gioco ha raggiunto un jackpot miliardario.
Sul piatto pesano la crisi mondiale e il futuro di diverse generazioni,
il salvataggio di un sistema politico e finanziario – giunto ormai al
collasso – e il sacrificio di intere popolazioni ormai indisponibili a rimetterci ancora. E difronte a questo scenario apocalittico il potere dispiega i suoi apparati repressivi contro chi si autorganizza e lotta dal basso, a volto scoperto, per riappropriarsi del presente e dei diritti negati e fronteggiare una crisi che non ha causato ma subisce quotidianamente.

Vengono rispolverati articoli e codici da guerra per intimidire ed
bloccare un movimento incompatibile con le ricette imposte dal
neoliberismo.

Ritornano le “solite buste” con proiettili di matrice terroristica preparando così l’immaginario collettivo ad una nuova
stagione da santa inquisizione. Ma gli unici terroristi che conosciamo sono quelli che in nome del neoliberismo affamano e bombardano intere popolazioni da più di quarantanni. Le loro intimidazioni non ci fermeranno. Solidarietà e complicità ai compagni di Acrobax e Brescia.

CPOA Rialzo – cosenza

TimeOut: Solidali e complici con i compagn@ perquisit@ a Roma e a Brescia

Il 21 dicembre alcuni/e attivisti/e del Laboratorio Acrobax sono stato circondati da diversi agenti della digos che, pistola alla mano, hanno compiuto una perquisizione durata più di un’ora. Si tratta dell’ultimo dei tanti momenti di intimidazione a cui il Laboratorio Acrobax è stato sottoposto nel corso dell’ultimo anno.

Apprendiamo questi fatti con amarezza e rabbia e ci sentiamo di esprimere non lo la nostra piena solidarietà alle compagne e ai compagni romani, ma anche la nostra complicita alle lotte che li/ci vedono partecipi da anni contro la precarieta’, lo sfruttamento, il razzismo, i tanti volti autoritari di questa lunga crisi.

Proprio in quei giorni, infatti, gli/le attivisti/e del Laboratorio Acrobax stavano preparando un’iniziativa chiamata #OccupyInps che avrebbe portato all’occupazione della sede centrale dell’Inps, ad una lettera indirizzata al Ministro Fornero sulla condizioni di precarietà nel nostro Paese e ad una proposta di incontro col Ministro stesso. Questa proposta è stata chiaramente respinta.

E non solo. Con questa operazione di digos e polizia, si e’ cercato prima che l’iniziativa si svolgesse di minacciare e dissaudere gli/le attivisti/e del Laboratorio Acrobax da quello che e’ un diritto: la possibilita’ di esprimersi e intervenire direttamente sulle questioni sociali che ci riguardano da vicino.
Non ci stupisce che la risposta dello Stato, ancor piu’ in tempo di crisi, sia contraddistinta dall’incapacita’ totale di recepire le questione politiche poste dai movimenti accompagnata poi dall’intimidazione e dalla minaccia pura e semplice.

Non è un caso che, il 4 gennaio, anche a Brescia siano state compiute delle perquisizioni nelle case di 5 attivisti che lo scorso 12 dicembre, durante lo sciopero generale, tentarono di entrare a Palazzo della Loggia, sede del Comune.

Questa è la gestione della crisi ai tempi dei governi tecnici, questi i miseri tentativi di reprimere e affossare le forme del dissenso.
Non ci fermerete!

Solidali e complici con i compagn@ perquisit@ a Roma e a Brescia

 

Rete TimeOut Bologna

7 Gennaio: nessuno spazio ai fascisti

La crisi che il sistema capitalistico attraversa e che i padroni stanno riversando contro le condizioni di vita di sfruttate e sfruttati, con le politiche di taglio ai servizi sociali (istruzione, sanità, previdenza), con la riduzione dei salari e delle pensioni (trasformate in un miraggio per milioni di lavoratori e lavoratrici), con l’aumento delle tasse e delle tariffe, produce, almeno in potenza, istanze di lotta contro lo stato di cose presenti.

Il padronato al fine di reprimere e controllare questi movimenti sociali utilizza innumerevoli strumenti: i CIE per ricattare lavoratori e lavoratrici immigrate, la chiesa contro i comportamenti “non conformi”, la polizia e l’esercito nei quartieri, i fascisti come ulteriore strumento di repressione.

Per questo la lotta antifascista è lotta anticapitalista.

Per questo il 7 gennaio:

Non possiamo permettere che chi semina idee razziste, xenofobe ed omofobe attraversi tranquillamente la città senza una risposta concreta e forte da parte dei movimenti antifascisti.

Non possiamo permettere che dopo neanche un mese dall’uccisione a Firenze dei due ragazzi senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, da parte di un militante fascista, i suoi camerati scendano in piazza. Loro sono responsabili morali e fisici di quell’assassinio e le loro mani grondano ancora sangue.

Non possiamo permettere che al famoso campeggio di Subiaco che ha “riunito” vecchi, nuovi e futuri fascisti venga data continuità consentendo loro di marciare per la capitale medaglia D’oro alla Resistenza.

Non possiamo permettere a questi personaggi amici e “camerati” di stragisti, assassini e criminali di guerra di restare tranquilli nelle loro sedi e nei loro covi ben protetti e scortati dalla polizia.

Non possiamo permettere e non tollereremo oltre le loro aggressioni a compagni, compagne e in generale a chi vedono come “diverso”, gli agguati agli spazi occupati e liberati, gli assalti ai campi nomadi e gli omicidi di migranti di cui si sono resi protagonisti negli ultimi tempi come in passato.

Il 7 gennaio sfilerà per Roma nel quartiere Appio-Tuscolano una marcia nazionale neofascista spalleggiata dal sindaco Alemanno.

Presidio antifascista Sabato 7 Gennaio dalle ore 16:00 davanti al Comitato di Quartiere dell’Alberone, via Appia Nuova 357.

Con Samb Modou, Diop Mor e tutti i compagni e le compagne assassinat* nel cuore.

ANTIFASCISTE E ANTIFASCISTI DI ROMA

Verità e giustizia per Cristian de Cupis: fiaccolata alla Garbatella venerdi 16 dicembre

“Non so praticamente nulla di lui. So che aveva trentasei anni e che abitava a Garbatella. Che il 9 novembre è stato arrestato vivo e che il 12 novembre è stato rilasciato morto. Che su un muro del quartiere c’è scritto “Verità e giustizia per Cristian”.

Il 9 novembre, alle ore 9, Cristian De Cupis, 36 anni, abitante e cittadino della Garbatella, viene fermato dalla polizia ferroviaria, accusato di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Dopo nove ore trascorse presso la stazione degli agenti ferroviari Cristian è condotto al pronto soccorso del Santo Spirito di Roma.

Il 10 novembre, il giorno dopo, è trasferito al reparto di medicina protetta di Belcolle a Viterbo. La mattina di sabato 12 novembre Cristian viene trovato morto nella sua stanza d’ospedale.

La famiglia viene avvertita solo a morte avvenuta e non è stata messa nelle condizioni di inviare un perito di parte all’autopsia.

La media italiana dei morti in carcere fa spavento: un decesso ogni due giorni; un suicidio ogni cinque. Dall’inizio dell’anno a oggi, i morti sono stati 168 (59 suicidi). Di cui 8 nel Lazio. E 4 a Viterbo, maglia nera della regione.

Nel nostro Paese lo Stato può sottrarre una persona, attraverso i fermi, sospendendo ogni diritto umano e costituzionale di comunicazione con i legali e le famiglie, e restituirla morta.

Nelle carceri italiane negli ultimi dieci anni sono morte più di 1.900 detenuti: 150 morti l’anno un morto ogni due giorni di cui più di un 1/3 per suicidio. Molte morti in carcere sono stati archiviate come suicidi e morti naturali. Ma i familiari e cittadini si sono ribellati e in tutto il paese continuano a chiedere verità e giustizia per …Stefano Frapporti, Manuel Eliantonio, Stefano Cucchi, Federico Aldovrandi, Rasman, Mastrogiovanni, Marcello Lonzi, Daniele Franceschi, Aldo Bianzino……….

A un mese dalla morte di Christian, la famiglia De Cupis e il Comitato Verità e Giustizia per Cristian De Cupis, molte associazioni del quartiere e cittadini continuano a chiedere a giustizia e verità per Cristian.

Partecipa insieme a loro alla fiaccolata venerdì 16 Dicembre, ore 18 da Piazza Damiano Sauli a Piazza Biffi nel quartiere della Garbatella.

Non si può morire così….

PARTENZA: – Piazza Damiano Sauli

PERCORSO: Via F. Passino, Piazza B. Romano, Via E. Ferrati, Via

Caffaro, Circ. Ostiense, Piazza E. Biffi

ARRIVO: Piazza E. Biffi, per andare sotto casa di Cristian

DATA: Venerdì 16 Dicembre

ORARIO PARTENZA: 18,00

 

Acrobax, 10 dicembre: presentazione Scarceranda 2012 e 15 ottobre

Partendo dai processi per il G8 di Genova 2001 e passando per la gogna mediatico-giudiziaria scatenatasi all’indomani del corteo del 15 ottobre scorso, vorremmo discutere collettivamente su come le forme di potere releghino sullo sfondo della scena qualsiasi forma di critica all’esistente, in una società basata sull’emergenza e sulla sicurezza, che esclude dalla politica chi “pone il problema”.

Saranno con noi
Gli avvocati e le avvocate che seguono i processi di Genova 2001 e del 15 ottobre
Gennaro Santoro, Associazione Antigone
A seguire
Proiezione del video di Indymedia sulla manifestazione del 15 ottobre
Aperitivo e cena a sostegno delle spese legali del 15 ottobre
CONCERTO FESTINA LENTE
Perché di carcere non si muoia più ma neanche di carcere si viva

Il 5 dicembre tutti e tutte a P.le Clodio!

La caccia alle streghe scatenata dai mass-media capitanati da “La
Repubblica” dopo la manifestazione del 15 ottobre, comincia a dare i
suoi frutti avvelenati. Dopo l’ormai abituale abuso della carcerazione
preventiva, stavolta ai danni di giovani manifestanti rastrellate/i a
caso il 15 ottobre stesso, si è avuta la prima, vergognosa sentenza.
Giovanni, 22 anni, è stato condannato a 3 anni e 4 mesi per il reato di
resistenza a pubblico ufficiale.

Avete capito bene: in un paese dove si muore sotto le macerie dei
palazzi costruiti da speculatori senza scrupoli, dove i prefetti versano
rifiuti tossici in mare, dove si muore lavorando per 4 euro l’ora in
nero, i giudici puniscono la ribellione di massa alle selvagge cariche
della polizia in p.za San Giovanni con una spropositata pena detentiva,
alla pari di una condanna per omicidio. Poco importa se l’impianto
accusatorio appare debolissimo, così come gli indizi a carico dei
singoli denunciati; la giurisprudenza non c’entra nulla: lo scopo è
quello di spaventare chiunque nei prossimi mesi vorrà di nuovo scendere
in piazza per opporsi alle condizioni di sfruttamento che governanti,
banche e padroni ci stanno imponendo. é questo che sta pagando chi si
trova ai domiciliari o in carcere (Giovanni e Carlo) da oltre un mese.

Per non lasciare che questa la repressione agisca nel silenzio,
invitiamo tutte e tutti ad essere presenti a piazzale Clodio il 5
dicembre h 10, giorno in cui si terrà l’udienza del processo contro tre
delle/degli arrestate/i del 15 Ottobre: Ilaria, Robert e Stefano.

Lo stato chiama la propria violenza giustizia e quella di chi gli
resiste crimine.

Le Compagne e i Compagni di Roma

Chiudere Casa Pound: squadristi del Terzo Millennio

logo_chiudere_cpDopo i fatti di Firenze, che non permettono dubbi sulla matrice razzista e fascista della strage. Altro che follia. Abbiamo avuto anche noi il nostro Breivik, ecco dove scriveva questo “pazzo”.

Noi riproponiamo invece quanto scrivevamo un anno e mezzo fa.

Non sono democratici, è che li dipingono così. Perché se guardiamo ai loro atti restano ben pochi dubbi. Sono loro che aggrediscono realtà organizzate e persone isolate, che si definiscono fascisti del terzo millennio, che hanno stampato manifesti con la “squadra del cuore” e una foto delle squadracce del 1922, sempre loro che fecero saluti romani durante i caroselli per le elezioni vittoriose del centrodestra. Il fatto che ormai siano organici alla compagine PDL non consola affatto, anzi inquieta decisamente.

Al di là dei fatti, i fascisti del terzo millennio hanno capito, come il loro capo B., che la comunicazione è fondamentale e che i comunicati non riproducono, ma producono la realtà.  Il lavoro è ancora più facile, poi, quando di giorno fai il politico e lo squadrista di notte, aggredendo con caschi, bastoni, martelli da fabbro e accette. O peggio con le lame. E ancora più facile, il lavoro di squadrista, quando un Italo Bocchino qualsiasi conferma autorevolmente la tua versione dei fatti in Parlamento, nonostante tu abbia caricato una manifestazione studentesca davanti al Senato, come a Piazza Navona nell’ottobre del 2008.

Una connivenza tra istituzioni e neofascisti che riporta la mente al passato. Che la politica stia pensando di usarli per colpire i movimenti durante la crisi economica e sociale che stiamo vivendo non è poi dietrologia. E forse stanno anche pensando che un giorno, quando non saranno più utili, potranno gettarli via comodamente. Un’illusione già vista e costata cara. Certo, la storia non si ripete. Ma in Italia tutto appare possibile.

Di seguito trovate 3 dossier autoprodotti. Il primo e il terzo sono due aggressioni durante attacchinaggi: il recente caso di San Paolo e di Casalbertone nel 2007. L’altro è sui già ricordati fatti di Piazza Navona nel 2008.

Comunicato sui fermi dei compagni Italiani al Cairo!

Il Cairo, Egitto, 26 novembre 2011

La scorsa notte, al termine di una nuova intensa giornata di mobilitazione di massa intorno a piazza Tahrir, tre italiani e una giovane palestinese di Gaza, sono stati tratti in arresto dalla polizia egiziana e sono tuttora trattenuti con la grave e ingiustificata accusa di sabotaggio.
I quattro raccontano di essersi trovati nei pressi di un incendio che aveva colpito le piante all’ingresso di un noto albergo del centro e mentre stavano documentando quanto accadeva con macchina fotografica e telecamerina, sono stati avvicinati da due uomini in borghese e non identificati che inveivano in arabo contro di loro.

Nella situazione concitata hanno preso un taxi per farsi portare a casa ma la vettura con i 4 a bordo é stata poco dopo fermata dalle stesse persone che, ancora una volta senza qualificarsi, hanno imposto al conducente di condurli al commissariato dove li hanno appunto trattenuti con la fantasiosa accusa di essere i responsabili dell’incendio.
Da ieri sera sono dunque in stato di fermo e da qualche ora sono stati tolti loro i telefoni cellulari attraverso cui eravamo in contatto con loro.
Sicuri che al più presto la situazione si risolverà nel migliore dei modi, non possiamo fare a meno di segnalare la preoccupazione per il trattamento riservato in questi contesti a chi si mobilita per garantire quello scambio di informazioni attraverso la rete, i twitter e i blog che tanto hanno aiutato le popolazioni di tutto il mondo a liberarsi dai regimi e a rivendicare una società più giusta e libera.

 

Tutte e tutti Liberi!
Roma, 26 novembre 2011
segui le info su http://www.indipendenti.eu/blog/?page_id=26579

Sulle 26 denunce per i fatti del 14 dicembre 2010

Vogliamo dichiarare la nostra vicinanza ai 26 denunciati per i fatti del 14 dicembre 2010.
A quasi un anno di distanza la magistratura e le forze dell’ordine hanno deciso evidentemente di dare un segnale ai movimenti sociali, oggi che il profondo discredito per il governo dei palazzi e delle borse, si traduce sempre più frequentemente in presa di parola diretta di quanti, precar* e indignat*, riscoprono la forza del fare comune e della condivisione.
Barcellona, New York, Oakland, entrambe le rive del Mediterraneo: siamo davanti ad un eccezionale momento di critica radicale allo stato di cose presenti. Non può sfuggire la prossimità temporale delle denunce ai fatti del 15 ottobre: una nuova fiammata di rabbia, in un paese che sembrava ormai condannato ad una docile apatia, schiacciato tra cultura massmediatica, frammentazione sociale e precarietà.
Viene spontaneo domandarsi se dietro a questa operazione di polizia non
ci sia il tentativo tutto politico di mettere in difficoltà attivisti, in alcuni casi ben
noti per il loro impegno costante e alla luce del sole, criminalizzando con loro l’intera piazza che quel 14 dicembre 2010 diede vita ad una delle più belle giornate di lotta degli ultimi decenni. All’apice di un autunno di lotte studentesche, e all’alba del movimento che ancora oggi in Italia, mette in discussione il sistema della rappresentanza, vuota e completamente asservita alla finanza e agli interessi del grande capitale, ci trovammo a migliaia a bussare prepotentemente ai palazzi del potere.
Viene altrettanto spontaneo domandarsi se quello che è stato contestato
ai 26, (danneggiamento, incendio…) non rappresenti nient’altro che uno
spauracchio per quanti, il 15 ottobre, hanno animato la resistenza di Piazza S.Giovanni contro i funzionari di un potere a cui non rimane che lo strumento dell’intimidazione fisica e giudiziaria.
Oggi, mentre scriviamo queste righe, veniamo a conoscenza dell’assoluzione
definitiva per l’ex capo della polizia Gianni de Gennaro e l’ex capo
della digos genovese Spartaco Mortola, per i depistaggi nelle inchieste sul G8 del 2001. Il potere ha la memoria lunga, e lo dimostra anche prendendosi cura dei suoi fedelissimi.
Ma noi continuiamo per la nostra strada: a polizia e tribunali
l’intimidazione? Ai precari la vendetta!

Laboratorio Acrobax

Il governo della repressione

 Collettivo Militant – www.militant-blog.org

Il bisogno di normalizzazione economica va a braccetto con quello della repressione sociale. Non era necessario attendere la lista dei ministri (oltre ai banchieri, due generali e un prefetto) per capire che quello appena varato è anche il governo delle guardie. Infatti, proprio una settimana fa la repressione si è abbattuta sul movimento: il pretesto, la manifestazione del 14 dicembre scorso a Roma.

(leggi http://www.roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_novembre_12/scontri-senato-2010-processo-1902139205678.shtml e leggi http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=169567&sez=HOME_ROMA ).

Con perfetta scelta di tempo, il nuovo governo è sorto più o meno contemporaneamente ad una serie di denunce nei confronti nostri e di quelle strutture che avevano contribuito ad organizzare la manifestazione dello scorso anno, sfociata poi negli scontri di Piazza del Popolo. Non rinneghiamo nulla di quella giornata, ma non possiamo non porci alcune domande su questo strano “timing” repressivo.

Quello che sappiamo, o intuiamo, è che è in corso una lotta interna fra polizia, Digos e Ministero dell’Interno, che si addossano reciprocamente le responsabilità per quello che è successo a Roma il 14 dicembre 2010 e che si è ripetuto un anno dopo, il 15 ottobre. Un rimpallo di responsabilità dovuto alla chiara frustrazione per non aver potuto avviare quell’ondata repressiva che tutti i media si auguravano nei giorni seguenti tali eventi. Una repressione impossibile, visto che, come diciamo dall’anno scorso, la rabbia sfociata il 14 dicembre e il 15 ottobre è stata assolutamente disorganizzata, incontrollata e non premeditata da alcuna struttura politica. La piazza, scavalcando le strutture, si è espressa senza nessuna organizzazione, e dunque anche per la repressione è stato  difficile colpire chi, nei fatti, non ha organizzato quegli eventi. Il giochetto di denunciare i “capi” ha smesso di funzionare. Il 14 dicembre si sono trovati davanti a due possibilità: o arrestare tutta la piazza, o rimanere, come infatti è avvenuto, con un pugno di mosche in mano.

Di fronte ad una situazione simile, al di là dei (relativamente pochi) fermi avvenuti direttamente in piazza, è stato impossibile, anche per gli inquirenti, risalire al grande “organizzatore”, visto che non esiste. Tutto questo ha portato alla frustrazione espressa la scorsa settimana con queste ventisei denunce, che coinvolgono compagni presi a casaccio: la Digos, non sapendo dove e chi colpire, si è scagliata contro i soliti noti, pescando nomi nella solita lista di denunciati tanto per far vedere che a qualcosa serve e per dare il contentino al Ministero e all’opinione pubblica.

L’altra grande motivazione delle denunce a scoppio ritardato è appunto il varo del nuovo governo. Dev’essere chiaro che con il governo tecnico nessuna forma di dissenso può essere prevista, che la stretta repressiva sarà fortissima e che questo è solo l’antipasto. Che le opposizioni, quelle vere, oggi sono più sole che mai e che la repressione avverrà col beneplacito di tutte le forze politiche presenti nelle istituzioni. Nessun compagno avrà più margine di manovra o di mediazione perché è finito il tempo della mediazione stessa. Oggi il consenso dev’essere unanime, e chi si pone fuori dal perimetro politico del governo tecnico non avrà possibilità di movimento. Sarà tollerato il dissenso fisiologico, quello funzionale, di cui necessitano tutte le democrazie per potersi definire tali, ma quando questo oltrepasserà il mero livello formale, la repressione sarà l’unica risposta dello stato.  

Ci attendono tempi grami, questo è solo l’inizio. Per quanto ci riguarda, invece, non saranno certo qualche denuncia in più o in meno, qualche invito alla delazione o qualche richiesta di controllo poliziesco ( http://www.libero-news.it/news/854273/Indignati-Santori-via-dal-web-siti-della-violenza-Black-Bloc.html ) a farci cambiare idee e posizioni. Seguimos en la lucha…