Pensione: siamo tutt* insolvibili

Generazioni Precarie: escluse dagli ammortizzatori sociali e con un futuro non calcolabile.

Oggi 22 dicembre, giorno di Occupy Christmas e del Natale Precario,  San Precario con un centinaio di devoti è apparso alla sede INPS di via dell’ Amba Aradam 5 a Roma.

Scopo dell’apparizione era la consegna della lettera del Santo dei precario (riportata qui sotto anche in formato video) alla piangente Ministra del Lavoro e del Welfare Elsa Fornero.

La processione ha raggiunto il 5° piano dell’edificio, ma della Ministra nessuna traccia e sembra proprio che di confrontarsi con il Santo più Santo d’ Italia non ne voglia sapere.

Si sa: scherza coi fanti ma lascia stare i santi e infatti scatta l’occupazione del piano e così appaiono in forze   gli angeli custodi della celere con Digos a seguito.

I devoti sono in attesa della contro-apparizione del Direttore Generale dell’Inps per capire le possibilità di incontro con la Ministra preannunciando che sono disposti all’occupazione ad oltranza se la Fornero non si da disponibile a ricevere i devoti.

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Altri articoli.

15 ottobre. Azione della Generazione Precaria all’Inps

12 ottobre. Mastrapasqua, presidente Inps: “Per i precari nessuna pensione”

Ferrovieri sui tetti a Roma

Da Indymedia Roma. 24 novembre. Questa mattina, una quindicina di colleghi e colleghe dell’indotto ferroviario della Wagon Lits hanno occupato una palazzina di proprietà R.F.I. in via Prenestina 137, a fianco dello stabilimento ex snia, a 500 metri da Porta Maggiore.

Questi lavoratori, esasperati da mesi di sciopero bianco che ha messo a dura prova l’effettuazione dei treni notturni, stanno ricevendo 800 (Ottocento!) lettere di licenziamento.

Dopo essersi, inutilmente, rivolti a sindacati che non vedono, non sentono, non parlano, hanno deciso di agire in proprio, occupando la palazzina ed arrampicandosi sul tetto.

Sono stato a trovarli questa sera, mentre stavano mangiando una pizza, insieme ad un compagno di Radio Onda Rossa, e li ho trovati decisi e combattivi nel portare avanti la loro battaglia contro i licenziamenti e per l’accorpamento in Trenitalia.

Ora si tratta di dimostrare, come ferrovieri innanzitutto, ma anche come “società civile”, che stiamo al loro fianco, sforzandoci di far conoscere, in ogni modo, la loro lotta.

Loro hanno già chiamato le organizzazioni sindacali confederali, con scarsi risultati.

Il tg3 li ha già intervistati e domani venerdi’ 25 novembre dovrebbe mandarli in onda.

Dobbiamo cercare di far diventare la loro lotta una lotta di tutti, e di tutta la città.

Gli ho consigliato di andare domani all’assemblea nazionale sulla sicurezza alle 17.30 in via Galilei, per chiedere espressamente la solidarietà dei ferrovieri e delle organizzazioni sindacali tutte alla loro lotta.

Chiunque può, li passi a trovare, a loro fa certamente piacere.

Pino

 

Ferrovieri e pendolari sfiduciano Moretti. Lunedì 28 novembre tutti a Tiburtina.

 

 

SanPrecario calling!

Domenica 20 a Bologna si è svolta la riunione della Rete degli stati generali della precarietà in cui, i precari e le precarie, stanno costruendo un persorso di narrazione, di attivazione e cospirazione verso lo sciopero precario.

Questo è un percorso che cerca pazientemente di ricucire la divisione forzata che la precarietà ci impone e frammenta ognuno di noi nei nostri ambiti, nelle nostre vite, nei nostri lavori di merda e i ricatti di cui sono fatti.

Per questo abbiamo deciso di attivarci e invocare la protezione dell’unico santo che abbiamo e riconosciamo: san Precario.

Per questo chiamiamo tutti/e ad un incontro Giovedì 24 novembre alle 18.30, presso la sala da tè del Porto Fluviale (via del porto fluviale 24), per poterci confrontare sulla nostra condizione, sull’attivazione di tutte le relazioni complici tra precari/e e sul’organizzazione di possibili iniziative.

 

Se il natale è precario, noi saremo insolventi!

I Punti San Precario sostengono i giornalisti precari del quotidiano Terra

Luca Bonaccorsi e il valzer dei fondi pubblici all’editoria

Dopo aver accolto l’invito a partecipare al presidio svoltosi il 9 novembre davanti alla sede del quotidiano, sabato 12 novembre i punti san precario hanno incontrato i redattori e i collaboratori precari di Terra  in una assemblea svoltasi al laboratorio Acrobax. Riteniamo inaccettabili il comportamento del direttore Luca Bonaccorsi (che è anche socio di maggioranza dell’azienda Undicidue srl)  capace di non rispettare nessuno degli accordi sottoscritti ma pronto ad intascare il finanziamento pubblico all’editoria.  L’azienda Undicidue srl usufruisce del contributo pubblico  pari a 2 milioni e mezzo di euro all’anno. Nulla di nuovo nel paese del quotidiano L’Avanti! diretto da Valter Lavitola, che nel 2010 ha ricevuto 2,530 milioni di euro. Il bravo editore se la spassa nei Caraibi . Oltre le responsabilità del direttore crediamo sia necessario chiarire che il titolare della testata Terra quotidiano ecologista è la Federazione dei Verdi . Il contratto fra la Undicidue s.r.l. che edita il quotidiano Terra come organo di stampa e la Federazione dei Verdi è stato sottoscritto  nel 2008 e scadrà nel 2013. Eventuali responsabilità saranno denunciate pubblicamente .

L’unico modo di trattare le aziende, sappiamo da tempo è trattarle male. Soprattutto se da oltre sei mesi i lavoratori sono senza stipedio, i contributi non sono stati versati e  gli accordi stipulati con il sindacato vengono puntualmente violati. Oltre alla redazione tutti i lavoratori della filiera, dalla stampa alla distribuzione, non percepiscono stipendi da mesi.  Da sabato, il quotidiano non è più in edicola,  facendo presagire un fallimento imminente dell’azienda che lo gestiva.

Nella giungla della precarietà, il mondo dell’informazione e dell’editoria, rappresentano sicuramente settori paradigmatici in cui i processi di esternalizzazione e precarizzazione degli ultimi 15 anni sono stati portati all’esasperazione.  Le redazioni dei giornali e delle case editrici (piccole, medie e grandi) vivono grazie al lavoro delle centinai di precari  che lavorano come interni  e alle decine di collaboratori esterni.

Di seguito trovate una cronistoria del quotidiano raccontata dai giornalisti della redazione ed alcuni comunicati che chiariscono la vicenda.  Presto comunicheremo le prossime iniziative da parte dei redattori e dei collaboratori precari di Terra.

Verso lo sciopero precario > la cospirazione continua!

Contenuti extra

Comunicato dei lavoratori di Terra

Cronistoria del quotidiano Terra

Ex Arcobaleno: “Sgombero? Una follia!”

I devoti di Santa Insolvenza chiedono l’apertura d’un tavolo di trattativa, e rilanciano: un intervento delle fdo “non farebbe finire le ragioni di questo percorso, anzi le rafforzerebbe”. Partita petizione online, 150 firme in poche ore.

14 novembre 2011 – 17:24

“Alla Questura diciamo che ci sembra folle che un’esperienza di questo tipo possa concludersi con uno sgombero, che tra l’altro può diventare violento. Faremo di tutto per scongiurarlo. Al Comune invece diciamo che non è con uno sgombero che si risolvono i problemi che vengono posti da mesi dalle piazze di tutto il mondo. Di certo  anche un eventuale sgombero non farà finire le ragioni di questo spazio, anzi le rafforzerà”, spiega Giulia durante la conferenza stampa indetta oggi dagli occupanti dell’ex cinema Arcobaleno di Piazza Re Enzo, da venerdì “Community Center Santa Insolvenza”

“C’e’ una delibera del Consiglio comunale del 2007 che vincola questo immobile e vieta il cambio di destinazione d’uso – continua Giulia, entrando nello specifico della status dello  spazio – può essere riaperto solo se resta un cinema. Sappiamo che c’è un’idea della Cineteca per acquisirlo e riaprirlo come cinema, ma per un progetto del genere   ci vogliono soldi e quindi finché non ci saranno questo stabile rimarrà vuoto”. Al proprietario “abbiamo chiesto di accordarci su una data d’uscita, fra tre settimane o un mese – prosegue – ma ci ha risposto che ha messo tutto in mano alla Questura ed è per questo che ora chiediamo alla Questura di trattare”. Se dal comune arrivasse la proposta di un altro spazio? Gli occupanti sono disposti a ragionarne, “purché non sia un monolocale al Pilastro, la priorità è far proseguire questa esperienza”.

“Merola dice che abbiamo fatto danni alla città. Vorremmo proprio sapere in che modo – si chiedono i devoti di Santa Insolvenza – per noi invece si danneggia la città chiudendo questa esperienza. I Comuni non hanno piu’ soldi per nulla, qui ci sono 200 persone che gratuitamente e a costo zero fanno vivere un servizio e uno spazio, penso che dovrebbero apprezzare”.

Intanto da stamattina è partita una petizione online che in poche ore ha già superato le 150 adesioni

> Firma la petizione online: di seguito il testo

FIRMA PER DIFENDERE IL COMMUNITY CENTER SANTA INSOLVENZA

Siamo studenti e studentesse, precari e precarie, lavoratori sfruttati, artisti, migranti senza diritti, cassaintegrati, uomini, donne e trans, che venerdì sera sono entrati all’ex cinema Arcobaleno, di Piazza Re Enzo, nel pieno centro di Bologna. Questa occupazione è il risultato di un percorso nato da diverse assemblee in Sala Borsa, aperte e partecipate, continuato con azioni comunicative guidate da Santa Insolvenza, e culminato venerdì sera con un corteo di oltre mille persone, durante la giornata di mobilitazione internazionale dell’11-11-11.

L’ex cinema Arcobaleno, chiuso da cinque anni, è stato riaperto alla città e si è trasformato in una piazza coperta in cui sperimentare la costruzione del comune e nuove pratiche dello stare insieme, capaci di dare risposte concrete alle problematiche quotidiane imposte dalla crisi.

In questi primi 3 giorni il Community Center è stato attraversato da migliaia di persone che hanno dato vita ad assemblee e laboratori di discussione e di proposta su università, nuove pratiche comunicative, diritto all’insolvenza contro il debito delle banche e per un reddito di cittadinanza, e libero accesso a saperi, arte e cultura.

A sole quarantotto ore dalla riapertura, nella sala stracolma dell’ex cinema, è già stato proiettato il primo film, “Old Cinema – Bologna Melodrama”, un documentario di Davide Rizzo che racconta dei vecchi cinema dismessi di Bologna. Altre proiezioni gratuite sono previste per i prossimi giorni.

Ci arriva oggi la notizia che è stato predisposto un ordine di sgombero, decisione che evidenzia ancora una volta l’incapacità del comune e delle istituzioni nel riconoscere il valore di esperienze come questa. Consapevoli che non sarà un eventuale sgombero a fermare le potenzialità e la progettualità politica espresse da questo percorso, chiediamo a tutti e tutte voi di firmare l’appello per sostenere il Community Center Santa Insolvenza.

 

Le apparizioni e i miracoli di Santa Insolvenza

“Santa Insolvenza, piena di rabbia, frega per noi peccatori la ricchezza che noi produciamo ma altri detengono”

Santa Insolvenza non è un’idolo, non è un’icona religiosa. Santa Insolvenza è una guerriera, è l’incarnazione della nostra indignazione.

Santa Insolvenza all’oggi è l’unica protettrice di migliaia di precari e precarie messi in ginocchio dalla violenza di questa crisi.

Santa Insolvenza lotta contro un debito che banche e istituti finanziari hanno contratto.

In questi giorni è apparsa ben due volte: in Stazione Centrale dove ha urlato insieme a tanti e tante “dacci oggi il nostro reddito quotidiano”. In Università, al Recruiting day, dove ha detto no alla precarietà, agli stage e tirocini gratuiti, e sì allo sciopero precario.

#occupyeverywhere! Che succede negli States?

E’ dagli Stati Uniti che la parola d’ordine “occupy everywhere!” è partita, contagiando il lessico politico di questi ultimi mesi e rinforzando, con l’esperienza di Occupy Wall Street, i legami tra le varie componenti del nuovo movimento globale emerso il 15 ottobre con manifestazioni in tutto il mondo.

All’interno dell’occupazione di Lettere e Filosofia, #OccupyUnibo vuole discutere della situazione attuale negli Usa, tra il sempre più evidente declino del “sogno” obamiano, crisi finanziaria e ripresa di forza dei movimenti dal basso.

L’esperienza di Oakland, con lo sciopero generale cittadino autoconvocato da un’assemblea popolare, è un modello da osservare con attenzione per costruir e anche da noi nuove forme di sciopero metropolitano.

Ne parliamo con:

Felice Mometti (corrispondente Radio Onda d’urto da New York)
Paola Rudan (laboratorio S-connessioni precarie)

Martedì 15 novembre ore 21
Facoltà di Lettere e Filosofia occupata

#occupyunibo

 

Focus group: diritto all’insolvenza pane quotidiano

 Focus group: diritto all’insolvenza – il pane quotidiano

Martedì 8 novembre

ore 18.30

Acrobax [ex-cinodromo]

Il punto san precario di roma invita ad un focus group di approfondimento e rilancio verso lo sciopero precario.

 In un momento di crisi, in cui l’unica soluzione dei poteri finanziari, delle banche e dei precarizzatori, rimane l’austerity c’è una nostra risposta rispetto al debito che ci vogliono far pagare: il diritto all’insolvenza.

La domanda sulla quale vorremmo ragionare è: come si traduce l’insolvenza nella quotidianità? Come si riesce a costruire una cindivisione delle e nelle lotte dei precari su questo tema? Come si fa di questa suggestione un’arma contro la precarietà?

 Ci hanno detto per anni che le privatizzazioni e le liberalizzazioni erano l’unico modo per ridurre il debito pubblico (ehmbè) mentre oggi, dopo quasi 20 anni di sistematico smantellamento del welfare state e di deregolamentazione del “mercato” del lavoro, il debito pubblico è cresciuto a dismisura.

Un debito non più costituito dai risparmi delle famiglie italiane ma piuttosto in possesso di operatori finanziari (banche, agenzie di rating… chi controlla il controllore?) che speculano sulla presunta debolezza degli stati per alzare i tassi di rendimento dei titoli in un circolo vizioso che non fa altro che far lievitare il volume stesso del debito.

Le ricette? le stesse che hanno portato, o almeno certamente non impedito, l’attuale fase di crisi. La scelta ora sembra essere tra un governo indebolito, corrotto e screditato contro un governo forte, magari di unità nazionale, con una grande voglia di fare il primo della classe tanto in Europa quanto nei consessi di G8 o G20 dove ancora abbiamo l’onore di essere invitati.

 Quale sarebbe l’alternativa? la tobin tax sulle transazioni finanziarie recentemente ripresa dalla coppia d’oro Merkel-Sarkozy? La separazione tra banche commerciali e di investimento come propone Obama? sarebbero davvero questi strumenti di neoregolazionismo in grado di risolvere le ingiustizie e le diseguaglianze sociali, di scompaginare l’attuale assetto dei poteri che porta il mondo verso la catastrofe climatica e la guerra globale permanente?

 Ormai sono evidenti la disapprovazione, l’indignazione e la saturazione del 99% dell’umanità globale. Ma è un’occasione di grande trasformazione che non può finire nel grande abbraccio ecumenico delle riforme di facciata. Non possiamo permetterlo per quel fronte trasnazionale che vede i suoi momenti più alti nelle primavere arabe, nelle prese di distanza del continente sudamericano, nelle tante lotte e resistenze del vecchio e del nuovo continente.

 Le indicazioni vengono e devono venire dal basso. La soluzione sta in quelle pratiche che sempre più si diffondono, anche grazie alle nuove tecnologie della comunicazione sociale su scala globale. La sottrazione dallo sfruttamento del capitale sulle nostre vite e la riappropriazione dei nostri (bi)sogni avviene nell’autorganizzazione sui territori della produzione, della vita messa in produzione nella sua complessità.

 Affermando il diritto a non pagare l’affitto in città con decine di migliaia di case vuote e stabili in disuso regalati alla speculazione, il diritto a non pagare il biglietto del treno il cui prezzo è stabilito a prescindere dal servizio offerto a pendolari e viaggiatori e dai tanti soldi già pubblici delle infrastrutture di viabilità, il diritto a non pagare i contributi all’INPS per pensioni che non vedremo mai, le assicurazioni obbligatorie su macchine e motorini che ci spennano in virtù del conclamato cartello oligopolistico che hanno formato e persino il canone rai, ultima beffa in ordine di importanza, ma non meno lesivo della nostra dignità.

E ancora altri piani di articolazione si stanno delineando.

Vogliamo parlarne insieme e farne il nostro pane quotiniano.

Vogliamo non pagare questa crisi, vogliamo sottrarci al ricatto con cui si pretende di far passare per nostro il fallimento altrui.

 Ci vediamo Martedì 8 novembre, alle 18.30, ad Acrobax (ex-cinodromo) per un momento di discussione, approfondimento ed autoformazione.

 

 

 

 

 

2 Novembre: sciopero cittadino ad Oakland

L’assemblea di Occupy Oakland, con oltre 1600 partecipanti, decide di convocare uno sciopero cittadino il 2 novembre per bloccare la città: “Tutto il mondo ci guarda, facciamogli vedere cosa è possibile”

In basso la proposta approvata dall’assemblea generale di Occupy Oakland mercoledì 26, subito dopo le cariche della polizia e il relativo sgombero. La proposta è stata votata da 1607 persone ricevendo 1484 voti favorevoli, 77 astensioni e 46 voti contrari. Il 96,9 per cento, quindi, ha detto sì all’ipotesi dello sciopero generale cittadino. Da notare il metodo seguito dall’assemblea, quello del consenso. Vengono approvate le proposte che ottengono il 90 per cento dei voti, dopo aver eliminato dal conteggio gli astenuti.

Proposta approvata

“In quanto occupanti di Oscar Grant Plaza proponiamo che mercoledì 2 novembre liberiamo Oakland e farla finita con l’1 per cento. Proponiamo uno sciopero generale della città e invitiamo gli studenti a disertare le scuole. Invece di andare al lavoro o a scuola, lavoratori e studenti dovrebbero convergere nel centro di Oakland per bloccare la città.

Tutte le banche e le aziende dovrebbero chiudere per l’intero giorno altrimenti manifesteremo contro di esse.

Mentre facciamo appello per uno sciopero generale proponiamo molto di più.

Le persone che si organizzano nei loro quartieri, scuole, comunità, gruppi di affinità, luoghi di lavoro e famiglie devono sentirsi incoraggiate ad autorganizzarsi in modo da partecipare al blocco della città in tutti i modi possibili.

Il mondo intero sta osservando Oakland. Facciamogli vedere cosa è possibile.

Il coordinamento per lo sciopero si incontrerà ogni giorno alle 5 del pomeriggio a Oscar Grant Plaza prima della Assemblea generale delle 7. Tutti i partecipanti allo sciopero sono invitati. Restate sintonizzati per altre informazioni.

#15Oct: Ce n’est qu’ un debut (KLF)

Lasciatici da poco alle spalle la grande giornata di mobilitazione globale del #15Oct, una nuova giornata di lotta è già in costruzione.

Come student*, precar* e attivist* del Knowledge Liberation Front negli ultimi mesi abbiamo contribuito alle prime fasi di strutturazione di quel nuovo movimento transnazionale che il 15 Ottobre ha avuto la prima emersione comune.

Abbiamo partecipato all’Hub Meeting di Barcellona che ha segnato un importante convergenza nelle prospettive politiche di tanti movimenti su scala europea. Le acampadas che avevano lanciato la data di mobilitazione di metà ottobre sono state una prima fondamentale sperimentazione di reale alternativa dentro la crisi. Istituti autonomi permanenti che hanno praticato la democrazia diretta, l’autogestione e la riappropriazione di spazi e tempi fuori e contro i dispositivi di una rappresentanza politica in fase terminale. Abbiamo prodotto un documento collettivo:

http://takethesquare.net/it/2011/09/25/documento-finale-hub-meeting-di-barcellona-verso-il-15o/

e da lì siamo partiti alla volta di Tunisia.

Il meeting Reseau des luttes svoltosi a cavallo fra Settembre ed Ottobre ha segnato una connessione fra le due sponde del Mediterraneo, mostrando come sia possibile dal basso rompere i confini. Abbiamo appreso il divenire rivoluzionario del movimento tunisino, diffusosi poi in larghe parti del Maghreb.

Anche da quell’importante momento è uscito un appello ed un segno di continuità:

http://www.edu-factory.org/wp/transnational-meeting-in-tunisia-reseau-de-luttes-common-declaration/

Una composizione comune, unita dalla materialità delle condizioni di vita, è definitivamente insorta in tutto il mondo il 15 Ottobre. Formata in prima fila da student* e precar* altamente formati, giovani delle periferie e ceto medio in via di impoverimento, un grido comune contro l’austerità ed il debito ha indicato la direzione per i prossimi mesi.

Ci uniamo al comunicato uscito dall’Hub Meeting:

http://bcnhubmeeting.wordpress.com/2011/10/25/comunicado-en-solidaridad-con-el-movimiento-italiano/

nel rifiutare qualsiasi forma di criminalizzazione dei movimenti e nell’esprimere solidarietà e richiesta di immediata scarcerazione per gli arrestati del 15 Ottobre a Roma.

Crediamo che alcune delle ipotesi sulle tendenza formulate nei mesi passati siano state pienamente confermate:

  • l’irreversibilità delle politiche di austerity decise dalle cricche al potere che guidano la finanza globale e le istituzioni internazionali e l’impossibilità di qualsivoglia risposta su un piano nazionale;
  • la conseguente impossibilità di una opzione politica alternativa nel quadro della rappresentanza istituzionale o la ricerca di risposte situate nella dicotomia pubblico/privato, che rappresentano solo due facce della stessa medaglia;
  • la necessità di praticare l’insolvenza e della riappropriazione di reddito e nuovo welfare come uniche forme adeguate e contro ogni retorica del lavoro come bene comune;
  • l’urgenza di rendere le università luoghi di costruzione di autonomia del sapere vivo;
  • il 99% non ha nulla da difendere ma un nuovo mondo da costruire.

Se il #15O è stato sicuramente momento centrale, subito dopo di esso i conflitti non si sono certo arrestati. Solo per citare alcuni esempi centinaia di migliaia di persone hanno invaso Budapest, il Senato è stato occupato in Cile, due giornate di sciopero generalizzato hanno attraversato la Grecia, la piazza di fronte alla Borsa a Lubiana è stata occupata.

Per questi e molti altri motivi riteniamo fondamentale accogliere, dopo quello delle acampadas, l’invito alla mobilitazione che proviene dal movimento statunitense #OccupyWallStreet che lancia per l’11.11.11 una nuova giornata di lotta transnazionale chiamata #Occupyallstreet #Occupyeverywhere.

Costruiremo quella giornata nei nostri territori, consapevoli che le accelerazioni temporali e la contemporanea contrazione/avvicinamento dello spazio e l’estensione dello spazio politico che parla di #GlobalRevolution siano dinamiche appena agli albori di questa crisi.

Knowledge Liberation Front