Italia (senza) lavoro: le “politiche attive” che s-collegano i precari

Questa mattina si è svolto il presidio dei lavoratori/lavoratrici licenziati/e di Italialavoro, l’agenzia tecnica del ministero del lavoro e delle politiche sociali, che progetta e applica le disposizioni del welfare to work, l’ennesimo regalo alla imprese, per via di concessioni e agevolazioni fiscali, ed anche specchietto per le allodole di un welfare di fatto inesistente per precari/e e disoccupati/e. Come ci si poteva aspettare, Italialavoro non ha ricevuto nè la delegazione del comitato dei licenziati nè la rappresentanza sindacale del Nidil- Cgil.

S-COLLEGATI DAL LAVORO

Comunicato dei lavoratori e delle lavoratrici ‘licenziati’ da Italia Lavoro

28 Aprile. Oggi è il primo appuntamento di denuncia dell’operato di Italia lavoro, Agenzia tecnica del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che ha tradito la propria mission, lasciando a casa, con varie forme (rescissioni, mancati rinnovi, ecc.), decine di lavoratori e lavoratrici.

E’ un vero paradosso: lavorare giorno dopo giorno per includere, integrare, reinserire, riqualificare ed essere ‘licenziati’ per aver rivendicato il fatto di esistere come soggetti portatori di diritti, anche sul posto di lavoro.

Consideriamo le rescissioni anticipate dei contratti in essere un atto grave ed illegittimo e per questo chiediamo che si apra un tavolo di confronto per il reintegro dei lavoratori e delle lavoratrici ‘licenziati’.

Come chiediamo anche che venga ridiscusso il regolamento interno che prevede il limite temporale dei 36 mesi, lasciando nella precarietà centinaia di lavoratori e lavoratrici.

Siamo qui davanti alla nostra ex-sede di lavoro, di fronte ai nostri ex-colleghi (precari e non), con quanto ci è rimasto di aspettative, progetti di vita, speranze, a ribadire con forza che siamo solamente le prime vittime, forse l’anello più debole, delle politiche governative sul lavoro, perchè siamo parte di un meccanismo più ampio di precarizzazione che non risparmierà nessuno, anche coloro che ora si sentono ‘garantiti’.

Siamo qui davanti, con quanti ci hanno portato la loro solidarietà, a chiedere trasparenza nella gestione dei soldi pubblici e nel reclutamento di quelle che vengono definite in questo luogo di lavoro come in altri ‘le risorse umane’.

Ognuno di noi ha una storia, un’identità professionale definita, competenze e relazioni che ha messo a disposizione di Italia Lavoro in questi anni. E non speriamo che vengano ora riconosciute dopo che sono state ‘prese a calci’ da chi non è in grado neanche di immaginare una cultura organizzativa di valorizzazione e fidelizzazione delle soggettività.

Italia lavoro è semplicemente il triste specchio di chi pensa di liquidare la questione dei diritti sui posti di lavoro con logiche ritorsive ed escludenti, e, contemporaneamente, per la funzione assegnatale, di creare occupazione, soprattutto in tempo di crisi, avallando un timido e non universalistico sistema di ammortizzatori sociali, di politiche attive, di riforma del welfare.

Cos’è Italia lavoro S.p.a.?

Italia lavoro è l’agenzia tecnica del ministero del Lavoro, ente strumentale per la progettazione, formazione ed erogazione delle politiche attive del lavoro sul territorio ed anche contemporaneamente struttura operativa della sperimentazione della riforma del welfare che, a partire da alcune specifiche linee di intervento promosse ed attuate dagli ultimi governi, mette oggi in atto una cosiddetta “azione di sistema” dal nome altisonante di ‘welfare to work’, che si traduce poi fondamentalmente in interventi di assistenza tecnica ai centri per l’ impiego provinciali distribuiti su tutto il territorio nazionale. In teoria il welfare to work (ovvero interventi, politiche e servizi per il lavoro) servirebbe per facilitare e accompagnare al reinserimento nel mercato del lavoro i disoccupati e i precariamente occupati. In pratica, soprattutto in alcune declinazioni regionali (vedi il Lazio), trattasi esclusivamente di finanziamenti a pioggia per le imprese senza alcun intervento concreto al potenziamento dei servizi per l’impiego.
Spesso e volentieri questo timido schema di riforme e riposizionamento dei servizi unisce strumentalmente le enormi carenze del sistema degli ammortizzatori sociali all’obiettivo di voler ristabilire una linea di coerenza tra occupabilità e diritti.
Al di là della retorica e delle enunciazioni tipiche dell’azienda pubblica, per ItaliaLavoro sicuramente questa coerenza non riguarda i propri collaboratori e dipendenti.

Introduzione all’intervista

Quella che segue è l’intervista realizzata dai Punti San Precario di Roma a Maurizia, che ha subito, come tanti altri lavoratori e lavoratrici di Italia lavoro, la rescissione del contratto dopo aver spedito la lettera che centinaia di migliaia di precari con contratti a termine in Italia sono stati costretti ad inviare ai propri enti di riferimento dopo l’uscita del Collegato lavoro (L.183/2010), pena la perdita dei diritti maturati e pregressi rispetto a future possibili rivendicazioni.

I punti San Precario parteciperanno alla mobilitazione dei precar@ davanti alla sede di Italialavoro appuntamento  giovedi 28 Aprile in via  Giubaldo del Monte n. 60 Roma, a partire dalle ore 8 am.

Come ti chiami?

maurizia

Età?

39

1.Perché ti sei rivolto ai Punti  San Precario?

Perché ci mettessero a disposizione lo spazio pubblico che hanno creato in questi anni per la presa di parola diretta dei precari. Mi sembra che siano tra i pochissimi ad essere riusciti a spiegare, attraverso pratiche di denuncia e di creatività, anche conflittuale, che l’insicurezza che genera da una precarietà lavorativa è solamente un pezzo di un meccanismo molto più ampio di precarietà. Attraverso l’immaginario simbolico che accompagna San Precario ho pensato si potesse comprendere meglio che non siamo i soli al mondo ad aver subito un’ingiustizia sul posto di lavoro e che vi sono nodi e relazioni significative che si possono attivare per costruire linguaggi ed azioni comuni con altri, anche se provenienti da esperienze differenti.

2.In che azienda lavoravi?

Italia Lavoro, una s.p.a. completamente partecipata dallo Stato, l’agenzia tecnica del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali

3.Di cosa si occupa l’azienda? Fai un breve descrizione delle attività che svolge l’azienda?

In sintesi, è un po’ il braccio operativo delle politiche ministeriali sull’occupazione, la riorganizzazione dei servizi per il lavoro, l’inclusione sociale e lavorativa. Si interessa di politiche attive, della riqualificazione ed il reinserimento di soggetti considerati fragili e svantaggiati nel mercato del lavoro, donne, giovani in transizione lavorativa, over 50, lavoratori che usufruiscono di ammortizzatori sociali, immigrati, ex detenuti

4.Per quali ragioni ti hanno licenziato ovvero come sostiene l’azienda “non ti hanno rinnovato il contratto”?

questo è un punto interessante. Come è noto noi co. pro., perché così sono stata contrattualizzata dal 2006, tecnicamente non possiamo dichiararci ‘licenziati’, istituto giuridico che è proprio del lavoro subordinato, bensì ‘scaduti’. Ma nel mio caso, come in quello di altri lavoratori, non si è trattato di un non rinnovo di contratto, ma di rescissione anticipata del contratto in essere, che mi sarebbe invece scaduto a fine novembre 2011. Mi è arrivata una raccomandata a casa in cui si dichiarava che suo malgrado l’azienda si vedeva costretta a prendere atto dell’impossibilità a proseguire il rapporto contrattuale con me a far data dalla ricezione della raccomandata, data l’insorgenza di un dissenso incomponibile circa la natura del rapporto in essere. L’oggetto dichiarato nella raccomandata era la lettera da me inviata all’azienda il 21 gennaio 2011, della quale prendevano atto e che, però, contestavano. Si tratta della lettera che centinaia di migliaia di precari con contratti a termine in questo paese sono stati costretti ad inviare ai propri enti di riferimento dopo l’uscita del Collegato lavoro (L.183/2010), pena la perdita dei diritti maturati e pregressi. La mia lettera di gennaio sostanzialmente dichiarava che elencando i contratti stipulati con l’azienda fino al novembre 2010 (cinque, escluse le proroghe) intendevo tutelare in via cautelativa il mio diritto ad impugnarli al fine di impedire le decadenze previste dalla legge citata, in quanto in realtà si trattava di negozi giuridici diversi da come disciplinati per volontà del datore di lavoro. Più semplicemente, mi riservavo la possibilità di far valere i miei diritti adendo le vie legali e chiedendo il riconoscimento di un rapporto di subordinazione. Sottolineo, la possibilità di farlo, perché costretta dal bivio imposto dal collegato lavoro. È evidente che adesso sicuramente non mi riserverò solamente il diritto ma adirò le vie legali.

5.Quali mansioni  svolgevi ?

domanda dalla risposta complessa. Ho lavorato dal 2006 nell’area immigrazione e mobilità internazionale del lavoro, in un progetto teso, sia in Italia che nei Paesi da cui originano i più consistenti flussi migratori e/o quelli con i quali sono stati sottoscritti accordi istituzionali, a migliorare le condizioni per un più efficace inserimento lavorativo dei migranti e dei cittadini candidati all’emigrazione. Ho lavorato in quella che veniva chiamata l’area formazione del programma occupandomi principalmente di tutte le fasi del processo formativo che poteva coinvolgere, a seconda dell’intervento, operatori dei servizi, stakeholders, mondo dell’associazionismo, destinatari diretti (cioè migranti) sui temi dell’immigrazione, curando dalla progettazione, alla produzione di metodologie e contenuti, all’erogazione, al monitoraggio. Questa la mansione principale, ma in realtà coprivo spessissimo insieme a tutto lo staff di progetto le continue emergenze: la nota al ministero, rappresentare Italia Lavoro in appuntamenti pubblici, la piccola ricerchina, il rapporto con gli staff aziendali, la presenza ai tavoli istituzionali, il supporto alla progettazione degli interventi, le trasferte il sabato e la domenica…

6.Con che tipo di contratto?

Ho sottoscritto sempre con l’azienda contratti di collaborazione a progetto. A giugno del 2010 ho risposto anche ad una vacancy con evidenza pubblica per un posto a tempo determinato, vincendola (il mio nome è stato pubblicato sul sito), ma il processo di stabilizzazione non si è mai avviato, a causa (loro hanno dichiarato ma mai messo per iscritto) della finanziaria che bloccava le assunzioni. Dopo mesi di silenzio mi hanno proposto un nuovo contratto a progetto e a mia domanda esplicita sul processo di stabilizzazione mi hanno risposto che non era semplicemente congelato o sospeso ma annullato. L’attuale contratto, rescisso due settimane fa, sarebbe scaduto a fine novembre e, a bacino di prelazione vigente, non rinnovato.

7.Questo lavoro era la tua unica fonte di reddito in questo momento?

Sì, purtroppo sì, soprattutto in vista del dovuto processo di stabilizzazione che mi coinvolgeva e del carico di lavoro assegnatomi mi ero riservata l’unicità della committenza. Sai, ho anche due bimbe piccole e se trascorri le intere giornate dentro un posto di lavoro tutti i giorni della settimana, come io facevo da diversi anni, come ti riservi il diritto di fare la mamma, a tempo perso? Le mie bimbe sono nate e cresciute letteralmente all’ombra di Italia lavoro (ahimè!): vi sono entrata quando syria aveva appena 5 mesi ed in pieno allattamento (che per noi precarie non esiste come diritto) le facevo saltare le poppate per lavorare e facevo per il progetto trasferte extra ue (anche domenicali), tirandomi dolorosamente il latte (buttandolo) nei posti più impensabili del mondo; fino alla sospensione per maternità di 5 mesi all’80% del salario per la nascita della piccola Ambra, che oggi ha soli 2 anni. Solo io so i danni che può fare una precaria ai propri figli quando si utilizza la superdisponibilità nella speranza di essere rinnovata o stabilizzata. Per non parlare delle spese connesse alla tua assenza, babysitter e varie. Penso di essere riuscita a prenderle a scuola rarissime volte in questi anni. Ora da disoccupata certificata farò anche fatica a farmi assegnare il posto a scuola pubblica, anzi sarà impossibile, perché secondo lo stato ho tempo per stare con le bimbe, dato che non lavoro..che follia di paese..

8.Quali altre esperienze professionali hai avuto nella tua vita? Raccontaci la tua biografia precaria?

Mamma mia, un romanzo. Cerco di farla breve, partendo dai titoli formali che ho: laurea vecchio ordinamento in orientalistica, varie specializzazioni e perfezionamenti postuniversitari (di cui uno conseguito all’estero, in Tunisia) sui temi delle migrazioni, due master di secondo livello sulla mediazione culturale e sull’educazione interculturale, dottorato di ricerca in scienze della formazione e cultorati della materia in pedagogia interculturale e sociologia dei processi formativi. Provengo, quindi, da anni di precarietà, fin da quando mi sono laureata, perché a parte i 4 anni del percorso di base universitario concluso a 23 anni, ho sempre lavorato e contemporaneamente studiato. Non ho mai conosciuto un contratto stabile, se non per pochissimo tempo in una cooperativa sociale di tipo B (in cui mi occupavo di progettazione), ma a cui ho dovuto rinunciare quando ho vinto la borsa di dottorato all’università. I settori e gli ambiti di interesse professionale che mi hanno vista coinvolta principalmente sono quello della cooperazione internazionale (con diverse esperienze all’estero), della cooperazione sociale (anni di terzo settore), della consulenza a enti locali e regioni, della formazione in tutte le salse presso enti, società, della ricerca, del precariato universitario (forse il più consistente). Ancora oggi studio, scrivo e pubblico con la speranza di provare i concorsi per ricercatrice universitaria…altra battaglia persa.

9.Quante persone lavorano per la stessa azienda?

Non saprei dirvi il numero preciso, bisognerebbe chiederlo ai sindacati interni che hanno accesso ai dati di flusso trimestrali, ma circa 1000 in tutto il territorio italiano

10.Con quali  condizioni contrattuali?

Il rapporto tra dipendenti e collaboratori dovrebbe essere all’incirca 400 su più di 600. ultimamente ho visto pubblicate tante nuove vacancies sul sito…chissà

11.Nella tua situazione ci sono anche altri lavoratori?

Sì anche se anche in questo caso è complicato fornirvi dati precisi perché la situazione è ancora in evoluzione: siamo circa a 20 ‘licenziati’, anzi rescissi unilateralmente perché avevano fatto la lettera del collegato lavoro, più una decina non rinnovati alla scadenza perché avevano fatto la lettera imposta dal collegato lavoro; ce ne sono poi altri, a tempo determinato, che hanno fatto la lettera ma che l’azienda ha chiamato a contrattazione individuale, proponendo 24/36 mesi di contratto a tempo determinato (non tutti i lavoratori hanno accettato le proposte, quindi qualcuno è dentro, qualcuno è fuori); ci sono poi i tempi determinati scaduti nel 2010 (noi siamo in contatto con circa 10 di loro) che non sono stati rinnovati. Poi ci sono tutti i collaboratori a progetto che hanno maturato i 36 mesi di contratto come tetto massimo imposto dal regolamento interno varato nel 2008 e che sono in scadenza entro fine anno: sono più di 300.

12.Qual è l’età media dei lavoratori?

Dei ‘silurati’, credo più di 35 anni, semplicemente perché siamo invecchiati lì dentro con anzianità che vanno da 5 a 11 anni di lavoro precario

13.Avete reso pubblico quello che è accaduto? Attraverso quali mezzi di comunicazione?

Assolutamente sì. Siamo riusciti ad uscire attraverso racconti, lettere e comunicati su vari giornali, cartacei e online, su siti, alla radio, su la 7, su tv locali e continueremo la nostra azione mediatica. Diciamo che ciò che ha suscitato l’interesse dei media, oltre all’assurdo di un’agenzia ministeriale che si occupa di politiche attive che licenzia, è il fatto che tra di noi rescissi ci sono una donna al sesto mese di gravidanza ed un uomo in piena riabilitazione dopo un’operazione di tumore. Ognuno ha la propria storia soggettiva da far valere ma questi due casi in particolare hanno suscitato maggiore interesse.

14.Avete intrapreso delle azioni legali contro l’azienda?

Ci sono lavoratori e lavoratrici già in causa ed altri che si stanno rivolgendo in questi giorni ad uffici vertenze e studi legali. Comunque sì, credo proprio tutti stiano intraprendendo azioni legali. Ci hanno sconsigliato l’azione legale collettiva, che pure avevamo pensato, perché non percorribile, data la diversità dei casi e delle situazioni

15.Vi siete costituiti in un comitato?

Non si tratta proprio di un comitato, ma stiamo agendo come corpo collettivo. Ci siamo organizzati attraverso una mailing list e un blog. Stiamo pensando anche ad un logo che unifichi la nostra protesta e la renda simbolicamente riconoscibile

16.Avete programmato delle proteste o dei momenti di comunicazione sociale della vicenda?

Il primo si svolgerà proprio sotto la sede centrale di Italia Lavoro. Una mattinata di denuncia e di informazione e di richiesta di apertura di un tavolo con i sindacati interni in cui si risponda dell’illegittimità del licenziamento e del reintegro immediato dei lavoratori. Ma abbiamo intenzione di praticare forme di protesta diffuse e di continuare a denunciare l’accaduto e l’operato generale dell’azienda in vari luoghi e nelle situazioni pubbliche idonee. Siamo in contatto con altri precari di agenzie simili alla nostra che spero si coordineranno anche con noi.

17.Se si? Quando?

Giovedì 28 a roma a partire dalle 8 del mattino sotto la sede di Italia lavoro in via guidubaldo del monte


ARTICOLI:

Noi, precari licenziati da “Italia Lavoro”

http://temi.repubblica.it/micromega-online/noi-precari-licenziati-da-italia-lavoro/

micromega.it – 14 aprile 2011

Siamo circa 30. Ma il numero potrebbe anche aumentare. Avendoci Italia Lavoro, agenzia tecnica del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, licenziato tramite raccomandata a casa, non abbiamo più diritto ad entrare in quello che è stato per 5, 6, 7, 8, 10 anni il nostro posto di lavoro e di accedere alle email aziendali che tutti noi individualmente possedevamo.

E’ complicato, quindi, rintracciare chi è stato ‘silurato’ in questi giorni dall’azienda, interamente partecipata dallo Stato, che ha sede centrale a Roma, ma che vanta unità territoriali in tutto il territorio italiano.

Non ci è più possibile varcare quel tornello che tutti i giorni dovevamo attraversare con il ‘badge’. Non ci è più possibile perché siamo diventati un corpo estraneo, espulso, che ha minato il rapporto fiduciario con l’azienda, semplicemente esercitando un diritto sul posto di lavoro.

Qual è il fatto? E’ noto che il Collegato Lavoro (L.183/2010) imponeva di fatto ai lavoratori con contratti a termine scaduti entro il 24 novembre 2010 di inviare una raccomandata al proprio ente di riferimento per mettere a tutela eventuali rivendicazioni, pena la perdita dei diritti pregressi.

La voluta ambiguità del termine ‘contratti a termine’ ha indotto decine di lavoratori di Italia Lavoro, sia co.co.pro di lunga durata, che con contratti a tempo determinato, ad inviare la lettera.

Ci aspettavamo una reazione da parte dell’azienda, credevamo che ricevendo decine di richieste si ponesse il problema di come gestire e governare speranze, aspettative, certezze di processi di stabilizzazione.

Non l’abbiamo fatto senza paura, ma certi di porre il problema di centinaia di lavoratori che da anni (anche da un decennio, per alcuni di noi) fanno funzionare la macchina delle politiche attive, della riqualificazione e del reinserimento di soggetti fragili nel mercato del lavoro, in costante relazione con i soggetti che ne sono territorialmente competenti.

Molti di noi gestivano e coordinavano linee di progetto, costituivano snodi relazionali significativi, a volte strategici, per l’azienda e per l’implementazione dei programmi, restituendo in questi anni credibilità alle azioni di Italia Lavoro, attraverso le competenze, la motivazione e la passione messe a disposizione e anche la disponibilità tipica dei lavoratori precari ricattati dal rinnovo del contratto.

Per le Regioni, le Province, le donne e gli uomini ‘ammortizzati’, i disoccupati, gli immigrati, i diversamente abili, gli ex detenuti, non eravamo ‘un problema di risorse umane’, ma la concretezza delle azioni rispetto all’astrattezza delle ‘politiche’.

Sì perché anche noi siamo donne e uomini, mamme e padri, lavoratori e lavoratrici super titolati, donne incinte, immigrati, malati, precari. Ora drammaticamente disoccupati. E purtroppo neanche over50. Paradossalmente, senza misure, senza sostegni, senza incentivi.

Tra noi ci sono i licenziati in tronco con rescissione del contratto in essere perché hanno inviato le lettere del collegato lavoro, quelli che non sono stati rinnovati perché hanno inviato le lettere del collegato lavoro, quelli che non sono stati rinnovati e basta per le politiche dei tagli e dei blocchi di assunzioni. Ma in azienda rimangono ancora a lavorare quelli che hanno inviato le lettere ma che sono stati chiamati a negoziare la loro posizione.

Come anche i circa 500 collaboratori cui scadranno i 36 mesi di contratto entro fine anno e che per un regolamento interno varato nel 2008 in seguito al decreto Brunetta dovranno andare via. Le decine di nuovi precari che stanno entrando in questi mesi e giorni con il sistema delle vacancies con evidenza pubblica, anche a sostituire noi, non avranno vita più lunga dei 36 mesi. A meno che qualche fortunato non goda di qualche deroga al regolamento e al blocco delle assunzioni.

E allora anche quel know how new entry pieno di disponibilità e di speranze sarà razionalizzato da una cultura organizzativa miope ed inesistente. Un ultimo pensiero anche ai nostri colleghi dipendenti, che nonostante siano ‘garantiti’ (ancora per quanto?) dal ‘posto fisso’, fanno i conti quotidianamente con una struttura che si muove nell’ambiguità del privato parastatale e del pubblico privatistico, esprimendo il peggio di entrambi.

I prossimi giorni ci vedranno impegnati nella costruzione di una mobilitazione pubblica e di forme di protesta diffuse.

Le lavoratrici e i lavoratori licenziati da Italia Lavoro

Licenziati da Sacconi, è rivolta tra i precari

di Antonio Sciotto, il manifesto, 14 aprile 2011

http://temi.repubblica.it/micromega-online/licenziati-da-sacconi-e-rivolta-tra-i-precari/?printpage=undefined

A Italia Lavoro, l’agenzia del ministero del Welfare dedicata al collocamento, ormai hanno smarrito del tutto la propria mission: l’ufficio del personale non sente ragioni, e in questi giorni è impegnato a inviare lettere di licenziamento a raffica. Senza pietà e senza guardare in faccia nessuno: tra gli altri, hanno ricevuto la comunicazione di «rescissione» anticipata del contratto anche una lavoratrice in gravidanza di sei mesi, e un suo collega che ha subito qualche mese fa una delicata operazione al cervello ed è in fase di riabilitazione. Tutti contrattisti a progetto, come abbiamo già raccontato la settimana scorsa, tanti di loro anche da 5-10 anni.

I collaboratori a progetto di Italia Lavoro sono 500 (a fronte di 400 dipendenti) ma sono tutti in scadenza quest’anno, e il regolamento dell’agenzia, recepito da un accordo siglato dalle sole Cisl e Uil, vieta il rinnovo dopo 36 mesi di contratti. Cisl e Uil oggi starebbero chiedendo la revisione della norma sui 36 mesi, ma allo stato attuale, entro fine 2011 tutti giù per terra. Per ora si è cominciato con la rescissione di quei collaboratori che hanno inviato a gennaio una lettera cautelativa rispetto al proprio pregresso, così come disposto dal Collegato lavoro (legge concepita dal ministro cui fa capo Italia Lavoro, Maurizio Sacconi).

La mission di questa benedetta agenzia è quella di attuare politiche nel mercato del lavoro, in particolare per collocare le categorie considerate «svantaggiate»: disabili, over 50, donne. Si potrà capire lo stupore di Katia Scannavini, 36 anni e incinta di 6 mesi, dal 2006 collaboratrice di Italia Lavoro, quando sabato scorso – proprio la mattina in cui si stava preparando per partecipare alla manifestazione dei precari – ha ricevuto la lettera di licenziamento. «Della gravidanza avevo informato fin dal primo mese il mio capo progetto, e poi in marzo avevo inviato una mail in cui dichiaravo l’intenzione di mettermi in maternità dall’ottavo mese. Mai ricevuto risposta: forse già preparavano questa lettera che mi dà il benservito. Nè il direttore delle risorse umane mi ha mai convocato per un colloquio personale, così come non ha fatto con i miei colleghi, e in particolare con uno di loro, che ha subito una delicata operazione in ottobre».

Una macchina di «disumanità», insomma, perfettamente rodata. Tra l’altro Katia è specializzatissima: master e dottorato sui temi dell’immigrazione, dal 2006 ha formato gli operatori dei centri per l’impiego e perfino i dipendenti interni di Italia Lavoro, ma rimanendo sempre e rigorosamente a progetto. «E dire che avevo la mia postazione in agenzia e il numero fisso; i primi anni mi controllavano gli orari di entrata e uscita, negli ultimi dovevo comunicare le mie assenze. Come una dipendente. Una volta mi hanno anche inserito in un ordine di servizio: anomalo per un collaboratore che non dovrebbe neanche comparire».

Tra l’altro corre voce che il ministero del Welfare abbia l’idea di integrare sempre più, fino magari a fonderli, Italia Lavoro e l’Isfol (350 dipendenti fissi), l’istituto di ricerca sui temi del lavoro: così il timore è che i 500 collaboratori di Italia Lavoro, essendo facilmente licenziabili, potranno fare spazio ai 270 tempi determinati dell’Isfol, in scadenza nel 2013. «Per ora solo illazioni, ma nei due istituti c’è tensione – dice Enrico Mari, Usb Isfol – Ad esempio all’Isfol non sappiamo che fine faranno questi 270 precari: avrebbero diritto alla stabilizzazione, alcuni lavorano ininterrottamente da 15-16 anni».

Intanto, come ci conferma Roberto D’Andrea del Nidil Cgil, «mentre aumentano le lettere di licenziamento scritte da Italia Lavoro ai precari, così aumentano le persone che si rivolgono al nostro ufficio vertenze: e le cause, ovviamente accanto alla mobilitazione sindacale, sono dietro l’angolo».

Noi, precari licenziati da “Italia Lavoro”

(14 aprile 2011)

Italia Lavoro Spa rescinde contratto a progetto al sesto mese di gravidanza

Lettera di Katia Scannavini licenziata al sesto mese di gravidanza

Italia Lavoro Spa, Agenzia tecnica del Ministero del Lavoro, ha deciso di inviarmi una lettera di fine collaborazione sebbene io sia al sesto mese di gravidanza e abbia lavorato con l’Azienda sin dal 2006.

Per motivare tale decisione, il responsabile delle Risorse Umane – il Dott. Danilo Mattoccia –  si appella al fatto che a gennaio ho inviato all’Azienda una lettera per tutelare la mia situazione precaria, così come previsto dal collegato al lavoro. Ebbene, proprio a fronte di tale richiesta, l’Agenzia tecnica del Ministero del lavoro in tutta risposta si dichiara nell’impossibilità di proseguire il rapporto contrattuale. Una decisione che è piovuta sulle teste anche di tanti altri collaboratori a progetto.

Italia Lavoro nasce avendo come missione quella di attuare le politiche attive nel Mercato del Lavoro italiano e in modo particolare per salvaguardare le categorie svantaggiate, quali le donne, i giovani laureati i diversamente abili, gli over 50. Nonostante questo ha comunque deciso di non tutelare la condizione vulnerabile di una donna al sesto mese di gravidanza e ha quindi interrotto la collaborazione.

Mi chiedo dove sono finiti i diritti e il rispetto dovuto alle donne lavoratrici. Mi domando come si possa ancora parlare in Italia di tutela della famiglia.

Ho 36 anni: sono laureata, ho un master e ho conseguito un Dottorato di Ricerca, ho perfezionato la conoscenza della lingua inglese vivendo all’estero e ho sempre lavorato con impegno e dedizione. Tuttavia la mia condizione oggi è ancora quella di una precaria senza tutele e senza diritti. Una donna che sebbene viva in una condizione di perenne incertezza decide di formare una famiglia.

La risposta del mondo del lavoro italiano è arrivata per mezzo dell’Agenzia del Ministero del Lavoro, che di fatto ha sancito come in Italia non ci sia posto per le donne lavoratrici. Ha evidenziato come non esista più un’etica del lavoro e la salvaguardia di diritti faticosamente conquistati nel corso degli anni da migliaia di uomini e di donne che hanno lottato per la giustizia e per il riconoscimento del lavoro come valore portante del nostro Paese.

Mi chiedo chi oggi può rimanere indifferente a un tale avvenimento, chi possa ancora alzare le spalle e continuare a ritenere che ognuno debba fare fronte alle proprie situazioni individuali, venendo meno all’unica vera possibilità che si può avere per rimanere persone libere: il riconoscimento di una solidarietà che travalichi l’opportunismo del singolo e che consenta di riappropriarsi della propria dignità.

Io non mi fermerò ad aspettare risposte che mai arriveranno e per questo ho intenzione di rendere il mio caso pubblico, nella consapevolezza di volere rappresentare tutte quelle donne che oggi si sentono offese nella propria dignità e nei propri diritti e nella speranza, inoltre, di potere rappresentare anche tutti quegli uomini che si sentono distanti e lontani dalla distorsione del nostro vivere sociale.

La mia sarà una bimba, che mi auguro abbia un futuro migliore rispetto a tutte le donne che oggi lottano contro una costante e mal celata discriminazione.

Sperando di ricevere  vostre cortesi indicazioni e/o suggerimenti per coinvolgimento media

Katia Scannavini

katia.scannavini@gmail.com

Lettera di un precario licenziato da Italia lavoro pubblicato sul Manifesto del 16 aprile

link : http://www.legroma.osservatoriodeilaici.com/wpress_it_IT_292XXL/wp-content/uploads/2011/04/Manifesto16_04_2011.pdf

Risposta di Luca Telese in Diritto di replica da il Fatto 16 Aprile 2011

http://www.legroma.osservatoriodeilaici.com/wpress_it_IT_292XXL/wp-content/uploads/2011/04/ilfatto16_04_2011_Katia.pdf

Primo articolo

Link: http://temi.repubblica.it/micromega-online/noi-precari-licenziati-da-italia-lavoro/

Noi, precari licenziati da “Italia Lavoro”

micromega.it – 14 aprile 2011

Siamo circa 30. Ma il numero potrebbe anche aumentare. Avendoci Italia Lavoro, agenzia tecnica del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, licenziato tramite raccomandata a casa, non abbiamo più diritto ad entrare in quello che è stato per 5, 6, 7, 8, 10 anni il nostro posto di lavoro e di accedere alle email aziendali che tutti noi individualmente possedevamo.

E’ complicato, quindi, rintracciare chi è stato ‘silurato’ in questi giorni dall’azienda, interamente partecipata dallo Stato, che ha sede centrale a Roma, ma che vanta unità territoriali in tutto il territorio italiano.

Non ci è più possibile varcare quel tornello che tutti i giorni dovevamo attraversare con il ‘badge’. Non ci è più possibile perché siamo diventati un corpo estraneo, espulso, che ha minato il rapporto fiduciario con l’azienda, semplicemente esercitando un diritto sul posto di lavoro.

Qual è il fatto? E’ noto che il Collegato Lavoro (L.183/2010) imponeva di fatto ai lavoratori con contratti a termine scaduti entro il 24 novembre 2010 di inviare una raccomandata al proprio ente di riferimento per mettere a tutela eventuali rivendicazioni, pena la perdita dei diritti pregressi.

La voluta ambiguità del termine ‘contratti a termine’ ha indotto decine di lavoratori di Italia Lavoro, sia co.co.pro di lunga durata, che con contratti a tempo determinato, ad inviare la lettera.
Ci aspettavamo una reazione da parte dell’azienda, credevamo che ricevendo decine di richieste si ponesse il problema di come gestire e governare speranze, aspettative, certezze di processi di stabilizzazione.

Non l’abbiamo fatto senza paura, ma certi di porre il problema di centinaia di lavoratori che da anni (anche da un decennio, per alcuni di noi) fanno funzionare la macchina delle politiche attive, della riqualificazione e del reinserimento di soggetti fragili nel mercato del lavoro, in costante relazione con i soggetti che ne sono territorialmente competenti.

Molti di noi gestivano e coordinavano linee di progetto, costituivano snodi relazionali significativi, a volte strategici, per l’azienda e per l’implementazione dei programmi, restituendo in questi anni credibilità alle azioni di Italia Lavoro, attraverso le competenze, la motivazione e la passione messe a disposizione e anche la disponibilità tipica dei lavoratori precari ricattati dal rinnovo del contratto.

Per le Regioni, le Province, le donne e gli uomini ‘ammortizzati’, i disoccupati, gli immigrati, i diversamente abili, gli ex detenuti, non eravamo ‘un problema di risorse umane’, ma la concretezza delle azioni rispetto all’astrattezza delle ‘politiche’.

Sì perché anche noi siamo donne e uomini, mamme e padri, lavoratori e lavoratrici super titolati, donne incinte, immigrati, malati, precari. Ora drammaticamente disoccupati. E purtroppo neanche over50. Paradossalmente, senza misure, senza sostegni, senza incentivi.

Tra noi ci sono i licenziati in tronco con rescissione del contratto in essere perché hanno inviato le lettere del collegato lavoro, quelli che non sono stati rinnovati perché hanno inviato le lettere del collegato lavoro, quelli che non sono stati rinnovati e basta per le politiche dei tagli e dei blocchi di assunzioni. Ma in azienda rimangono ancora a lavorare quelli che hanno inviato le lettere ma che sono stati chiamati a negoziare la loro posizione.

Come anche i circa 500 collaboratori cui scadranno i 36 mesi di contratto entro fine anno e che per un regolamento interno varato nel 2008 in seguito al decreto Brunetta dovranno andare via. Le decine di nuovi precari che stanno entrando in questi mesi e giorni con il sistema delle vacancies con evidenza pubblica, anche a sostituire noi, non avranno vita più lunga dei 36 mesi. A meno che qualche fortunato non goda di qualche deroga al regolamento e al blocco delle assunzioni.

E allora anche quel know how new entry pieno di disponibilità e di speranze sarà razionalizzato da una cultura organizzativa miope ed inesistente. Un ultimo pensiero anche ai nostri colleghi dipendenti, che nonostante siano ‘garantiti’ (ancora per quanto?) dal ‘posto fisso’, fanno i conti quotidianamente con una struttura che si muove nell’ambiguità del privato parastatale e del pubblico privatistico, esprimendo il peggio di entrambi.

I prossimi giorni ci vedranno impegnati nella costruzione di una mobilitazione pubblica e di forme di protesta diffuse.

Le lavoratrici e i lavoratori licenziati da Italia Lavoro

Secondo articolo

http://temi.repubblica.it/micromega-online/licenziati-da-sacconi-e-rivolta-tra-i-precari/?printpage=undefined

Licenziati da Sacconi, è rivolta tra i precari

di Antonio Sciotto, il manifesto, 14 aprile 2011

A Italia Lavoro, l’agenzia del ministero del Welfare dedicata al collocamento, ormai hanno smarrito del tutto la propria mission: l’ufficio del personale non sente ragioni, e in questi giorni è impegnato a inviare lettere di licenziamento a raffica. Senza pietà e senza guardare in faccia nessuno: tra gli altri, hanno ricevuto la comunicazione di «rescissione» anticipata del contratto anche una lavoratrice in gravidanza di sei mesi, e un suo collega che ha subito qualche mese fa una delicata operazione al cervello ed è in fase di riabilitazione. Tutti contrattisti a progetto, come abbiamo già raccontato la settimana scorsa, tanti di loro anche da 5-10 anni.

I collaboratori a progetto di Italia Lavoro sono 500 (a fronte di 400 dipendenti) ma sono tutti in scadenza quest’anno, e il regolamento dell’agenzia, recepito da un accordo siglato dalle sole Cisl e Uil, vieta il rinnovo dopo 36 mesi di contratti. Cisl e Uil oggi starebbero chiedendo la revisione della norma sui 36 mesi, ma allo stato attuale, entro fine 2011 tutti giù per terra. Per ora si è cominciato con la rescissione di quei collaboratori che hanno inviato a gennaio una lettera cautelativa rispetto al proprio pregresso, così come disposto dal Collegato lavoro (legge concepita dal ministro cui fa capo Italia Lavoro, Maurizio Sacconi).

La mission di questa benedetta agenzia è quella di attuare politiche nel mercato del lavoro, in particolare per collocare le categorie considerate «svantaggiate»: disabili, over 50, donne. Si potrà capire lo stupore di Katia Scannavini, 36 anni e incinta di 6 mesi, dal 2006 collaboratrice di Italia Lavoro, quando sabato scorso – proprio la mattina in cui si stava preparando per partecipare alla manifestazione dei precari – ha ricevuto la lettera di licenziamento. «Della gravidanza avevo informato fin dal primo mese il mio capo progetto, e poi in marzo avevo inviato una mail in cui dichiaravo l’intenzione di mettermi in maternità dall’ottavo mese. Mai ricevuto risposta: forse già preparavano questa lettera che mi dà il benservito. Nè il direttore delle risorse umane mi ha mai convocato per un colloquio personale, così come non ha fatto con i miei colleghi, e in particolare con uno di loro, che ha subito una delicata operazione in ottobre».

Una macchina di «disumanità», insomma, perfettamente rodata. Tra l’altro Katia è specializzatissima: master e dottorato sui temi dell’immigrazione, dal 2006 ha formato gli operatori dei centri per l’impiego e perfino i dipendenti interni di Italia Lavoro, ma rimanendo sempre e rigorosamente a progetto. «E dire che avevo la mia postazione in agenzia e il numero fisso; i primi anni mi controllavano gli orari di entrata e uscita, negli ultimi dovevo comunicare le mie assenze. Come una dipendente. Una volta mi hanno anche inserito in un ordine di servizio: anomalo per un collaboratore che non dovrebbe neanche comparire».

Tra l’altro corre voce che il ministero del Welfare abbia l’idea di integrare sempre più, fino magari a fonderli, Italia Lavoro e l’Isfol (350 dipendenti fissi), l’istituto di ricerca sui temi del lavoro: così il timore è che i 500 collaboratori di Italia Lavoro, essendo facilmente licenziabili, potranno fare spazio ai 270 tempi determinati dell’Isfol, in scadenza nel 2013. «Per ora solo illazioni, ma nei due istituti c’è tensione – dice Enrico Mari, Usb Isfol – Ad esempio all’Isfol non sappiamo che fine faranno questi 270 precari: avrebbero diritto alla stabilizzazione, alcuni lavorano ininterrottamente da 15-16 anni».

Intanto, come ci conferma Roberto D’Andrea del Nidil Cgil, «mentre aumentano le lettere di licenziamento scritte da Italia Lavoro ai precari, così aumentano le persone che si rivolgono al nostro ufficio vertenze: e le cause, ovviamente accanto alla mobilitazione sindacale, sono dietro l’angolo».

Noi, precari licenziati da “Italia Lavoro”

(14 aprile 2011)

Terzo articolo

Lettera di Katia Scannavini licenziata al sesto mese di gravidanza

Italia Lavoro Spa rescinde contratto a progetto al sesto mese di gravidanza

Italia Lavoro Spa, Agenzia tecnica del Ministero del Lavoro, ha deciso di inviarmi una lettera di fine collaborazione sebbene io sia al sesto mese di gravidanza e abbia lavorato con l’Azienda sin dal 2006.

Per motivare tale decisione, il responsabile delle Risorse Umane – il Dott. Danilo Mattoccia –  si appella al fatto che a gennaio ho inviato all’Azienda una lettera per tutelare la mia situazione precaria, così come previsto dal collegato al lavoro. Ebbene, proprio a fronte di tale richiesta, l’Agenzia tecnica del Ministero del lavoro in tutta risposta si dichiara nell’impossibilità di proseguire il rapporto contrattuale. Una decisione che è piovuta sulle teste anche di tanti altri collaboratori a progetto.

Italia Lavoro nasce avendo come missione quella di attuare le politiche attive nel Mercato del Lavoro italiano e in modo particolare per salvaguardare le categorie svantaggiate, quali le donne, i giovani laureati i diversamente abili, gli over 50. Nonostante questo ha comunque deciso di non tutelare la condizione vulnerabile di una donna al sesto mese di gravidanza e ha quindi interrotto la collaborazione.

Mi chiedo dove sono finiti i diritti e il rispetto dovuto alle donne lavoratrici. Mi domando come si possa ancora parlare in Italia di tutela della famiglia.

Ho 36 anni: sono laureata, ho un master e ho conseguito un Dottorato di Ricerca, ho perfezionato la conoscenza della lingua inglese vivendo all’estero e ho sempre lavorato con impegno e dedizione. Tuttavia la mia condizione oggi è ancora quella di una precaria senza tutele e senza diritti. Una donna che sebbene viva in una condizione di perenne incertezza decide di formare una famiglia.

La risposta del mondo del lavoro italiano è arrivata per mezzo dell’Agenzia del Ministero del Lavoro, che di fatto ha sancito come in Italia non ci sia posto per le donne lavoratrici. Ha evidenziato come non esista più un’etica del lavoro e la salvaguardia di diritti faticosamente conquistati nel corso degli anni da migliaia di uomini e di donne che hanno lottato per la giustizia e per il riconoscimento del lavoro come valore portante del nostro Paese.

Mi chiedo chi oggi può rimanere indifferente a un tale avvenimento, chi possa ancora alzare le spalle e continuare a ritenere che ognuno debba fare fronte alle proprie situazioni individuali, venendo meno all’unica vera possibilità che si può avere per rimanere persone libere: il riconoscimento di una solidarietà che travalichi l’opportunismo del singolo e che consenta di riappropriarsi della propria dignità.

Io non mi fermerò ad aspettare risposte che mai arriveranno e per questo ho intenzione di rendere il mio caso pubblico, nella consapevolezza di volere rappresentare tutte quelle donne che oggi si sentono offese nella propria dignità e nei propri diritti e nella speranza, inoltre, di potere rappresentare anche tutti quegli uomini che si sentono distanti e lontani dalla distorsione del nostro vivere sociale.

La mia sarà una bimba, che mi auguro abbia un futuro migliore rispetto a tutte le donne che oggi lottano contro una costante e mal celata discriminazione.

Sperando di ricevere  vostre cortesi indicazioni e/o suggerimenti per coinvolgimento media

Katia Scannavini

katia.scannavini@gmail.com

quarto articolo

lettera di un precario licenziato da Italia lavoro pubblicato sul Manifesto del 16 aprile

link : http://www.legroma.osservatoriodeilaici.com/wpress_it_IT_292XXL/wp-content/uploads/2011/04/Manifesto16_04_2011.pdf

quinto articolo: Risposta di Luca Telese in Diritto di replica da il Fatto 16 Aprile 2011

http://www.legroma.osservatoriodeilaici.com/wpress_it_IT_292XXL/wp-content/uploads/2011/04/ilfatto16_04_2011_Katia.pdf

Interviste di San Precario #2 | Auditorium: il tango del lavoro precario

Il tango del lavoro precario nel mondo dello spettacolo

Cosa si nasconde dietro gli eventi culturali dell’Auditorium Parco della Musica di Roma: subappalti al massimo ribasso, lavoro nero, stipendi mai versati, precarietà dilagante. Intervista a cura dei Punti San Precario Roma a un lavoratore del mondo dello spettacolo.

Perché ti sei rivolto ai Punti San Precario?
Perché nel mio lavoro, il fonico, non esistono strutture adeguate per l’assistenza e la tutela del lavoratore. Ho lavorato in nero con la promessa della contrattualizzazione che non è mai avvenuta.
Il mio datore di lavoro mi diceva che ero “in prova”, ma questa periodo è durato per diverso tempo e ho continuato a lavorare agli eventi culturali. Ora il rapporto è finito, ma io non ho mai visto neanche un euro.

Quanti soldi ti deve l’azienda?
1400 euro

Da quanto tempo aspetti queste retribuzioni?
Da Ottobre del 2010

In che azienda lavoravi?
Eso Sound srl, azienda che fornisce servizi e service audio all’Auditorium Parco della Musica di Roma

In quali eventi culturali ha lavorato?
Oltre ad una serie di concerti , l’evento più grande per cui ho lavorato è il festival “Buenos Aires Tango 2010” che si è svolto all’Auditorium dall’8 al 19 settembre del 2010.

Quante persone lavoravano per la stessa azienda?
Una trentina di persone.

Quali erano le vostre condizioni di lavoro?
La mia era una specie di “prova retribuita”, almeno cosi mi era stata presentata dal datore di lavoro, con ritenuta d’acconto e contributo empals, ma non ho mai percepito nulla neanche per l’empals. Altri precari lavorano per cooperative di tecnici per lo spettacolo.

Nella tua situazione ci sono anche altri lavoratori?
In questa azienda nella mia identica situazione no, ma tutti gli altri devono recepire molti più soldi di me. Hanno fatto una vertenza tramite gli studi legali delle cooperative all’impresa. Nel mondo dello spettacolo questa situazione è diffusissima rappresenta la normalità non l’eccezione.
Quali sono le motivazioni del datore di lavoro per giustificare questa situazione?
Purtroppo sono riuscito solo a parlare con la segretaria. Infatti il “capo”, Fabio Perone, non risponde al telefono da mesi.

Non sei l’unico nel settore dello spettacolo, soprattutto tra i tecnici, che lamenta condizioni lavorative simili. Da cosa può dipendere secondo te questa situazione?
Sicuramente con la “crisi” le cose sono peggiorate, oltre ai tagli del governo. Sicuramente c’è un abbandono del settore da parte delle strutture che tutelano il lavoratore. Inoltre essendo un giro in cui i favoritismi e le scorrettezze sono all’ordine del giorno, la precarietà è dilagante soprattutto tra i giovani.

Avete mai fatto delle proteste o ne avete programmate?
Alcuni volevano ma altri si sono opposti per “salvaguardare” l’immagine dell’azienda. Secondo me padri di famiglia che devono percepire anche 10/15.000 euro dovrebbero infuriarsi e magari scioperare, ma il problema è che al giorno d’oggi i lavoratori sono impauriti dal confronto con il datore di lavoro, tanto da compatirlo e giustificarlo per i maltrattamenti subiti. Oggi giorno è il “padrone” che fa un favore al dipendente e non viceversa… quasi una schiavitù.

Qual è l’età media dei lavoratori?
Io ero il più giovane, ho 25 anni, l’età media era intorno ai 38.

Come fai a vivere se non ti pagano?
Continuo a mantenermi in equilibrio precario svolgendo altri lavori per aziende nel settore degli eventi culturali, service audio e supporto tecnico. La situazione di lavoro è sempre la stessa, lavori in nero che durano pochi mesi.

L’intervista che avete letto è una delle tante testimonianze della “giungla” che rappresenta la precarietà nella nostra città e nell’intero paese. I punti San Precario sono parte di un network nazionale. Sono un innovativo spazio di relazione e conflitto contro la precarietà, una camera del lavoro e non lavoro di chi rivendica diritti sindacali e reclama un reddito di cittadinanza e nuovi ammortizzatori sociali per tutti i precari. Attraverso la consulenza del nostro team legale i PSP mettono in campo dispositivi di difesa, agitazione e cospirazione contro i  precarizzatori. La cosa che ci riesce meglio è sputtanare l’immagine delle imprese che precarizzano. I PSP sono aperti il martedi all’ex cinema volturno (via volturno 37) dalle 17 alle 20, il mercoledi ad  Acrobax Project (via della vasca navale 6) dalle 19 alle 21). Per informazioni contattateci a questo recapito: sanprecario@indipendenti.eu, per consulenza on line contattateci su Facebook: punti San Precario Roma

Si può fare! La cospirazione precaria colpisce ancora. Il caso delle librerie Rinascita.

Lunedì 28 Marzo, presso la libreria Rinascita di Viale Agosta, si è svolto l’incontro pubblico proposto dall’amministratore delle librerie Rinascita di Roma ai Punti San Precario. L’incontro era stato ottenuto in conseguenza dell’incursione dei PSP nella libreria Rinascita di Via Savoia durante la presentazione di un libro in cui sarebbe dovuta intervenire il segretario generale della CGIL. Ma Susanna Camusso ancora una volta ha perso l’occasione di schierarsi a favore delle legittime denuncie sulla condizione di precarietà esistenti all’interno delle librerie del gruppo Rinascita.

L’assemblea pubblica ha rappresentato un importante momento di confronto al quale hanno partecipato lavoratori e lavoratrici delle librerie Rinascita, ex dipendenti e numerosi utenti. Gli interventi dei presenti hanno confermato la condizione inaccettabile di precarietà di chi lavora nelle librerie Rinascita, già denunciata ai Punti San Precario da un lavoratore anonimo in un intervista pubblicata sul sito indipendenti.eu e sul Fatto Quotidiano il 21 marzo.

Nel corso dell’assemblea sono emerse le responsabilità dell’azienda riguardo alla presenza di lavoro nero, ai pesanti ritardi nei pagamenti degli stipendi e ai licenziamenti senza preavviso, l’amministratore si è impegnato sia a risolvere le situazioni di irregolarità assumendo chi lavora in nero, che a pagare tutti gli arretrati entro il breve periodo. Pur essendoci una gravissima crisi economica, ed in particolare nel settore dell’editoria, si è più volte ricordato che neanche un progetto culturale come quello che vuole rappresentare il marchio Rinascita può sacrificare i diritti leggittimi di chi lavora.

I lavoratori e le lavoratrici di Rinascita inoltre, hanno espresso più volte durante l’assemblea la necessità di cominciare un loro percorso interno di autorganizzazione, lanciando un primo appuntamento per giovedì 31 marzo presso la libreria di viale Agosta.

I Punti San Precario vigileranno sulle promesse del signor Massimiliano Iadecicco, pronti ad intervenire in complicità, supporto e cooperazione con i lavoratori e le lavoratrici nel caso in cui non fossero mantenuti gli impegni presi. Azioni legali e vertenze sono già partite ai danni del gruppo Rinascita.

Nei prossimi giorni Radio Onda Rossa 87.9 fm farà degli approfondimenti sulla vicenda di Rinascita attraverso interviste e dirette radio.

La nostra prossima tappa saranno gli Stati Generali della Precarietà 3.0 verso lo sciopero Precario.

Invitiamo i precar@ a partecipare all’aperitivo che si svolgerà venerdi 1 Aprile dalle ore 18 presso Generazione P. , via scolari n 22 (zona pigneto).

In questa occasione saranno presentati i workshop e la prima stesura del programma del meeting nazionale che si svolgerà il 15-16 e 17 Aprile a Roma.

Puntate precedenti:

San Precario vs Librerie Rinascita e Camusso

Da San Precario vs Librerie Rinascita a San Precario vs Susanna Camusso:

La segretaria generale Cgil Camusso non accetta la denuncia contro i precarizzatori.

22 marzo 2011. i Punti San Precario hanno effettuato un’incursione comunicativa alla presentazione d’un libro nella Libreria Rinascita di via Savoia 30 a Roma, dove fra i relatori sedeva la segretaria generale Cgil.

Precarie e precari hanno chiesto a Susanna Camusso di prendere parola contro la precarizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori delle Librerie Rinascita, già denunciata pubblicamente in precedenza: lavoratrici e lavoratori che sono impiegati al nero, non pagati da mesi, talvolta licenziati senza preavviso come quelle e quelli d’una delle tre librerire romane, chiusa di recente in via Ostiense.
La segretaria generale della Cgil è stata invitata a prendere atto della natura del luogo nel quale era stata invitata a parlare di morti sul lavoro, nello specifico sulla nocività delle produzioni d’amianto, ma ha rifiutato duramente ogni confronto.
Letteralmente, di fronte all’insistenza delle domande su una sua presa di posizione a sostegno delle precarie e dei precari, e in seguito alla richiesta di chiarire come alle precarie e ai precari intenda parlare la piattaforma dello sciopero generale del 6 maggio, ha risposto: “Non mi interessa niente, con voi non parlo”.
Punti San Precario e l’intelligence delle precarie e dei precari di Roma, capitale della precarietà in Italia, convenutì nella libreria Rinascita, hanno così disturbato il camuffamento della precarizzazione sotto le vesti dell’impegno della “sinistra” e delle sue istituzioni sindacali.
Uno striscione è stato esposto davanti alla libreria, che recava scritto: “Sciopericchio del 6 maggio, si può fare di più. Voglia di sciopero precario”.

Ai Punti San Precario il Santo ha sorriso anche questa volta: e, come per miracolo, dopo il muro di Susanna Camusso il proprietario della catena di librerie si è fatto vivo personalmente, via telefonica, fissando con urgenza un incontro sulla questione delle condizioni di lavoro (o meglio, precarietà assoluta) nella sua azienda, per lunedì prossimo nella sede di Largo Agosta.

La luce di San Precario, accesa così sui precarizzatori più imprevedibili, ha rischiarato al termine dell’iniziativa la prossima tappa della cospirazione precaria: gli Stati Generali della Precarietà 3.0, il 15-16-17 aprile a Roma, interamente dedicati alla costruzione dello sciopero precario che verrà.

Stay tuned…

Punti San Precario – Roma

www.indipendenti.eu  |  www.precaria.org

Video della contestazione

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Camusso: “Non mi interessa niente…con voi non parlo”

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Intervista ex lavoratrice Rinascita

Puntate precedenti di San Precario vs Librerie Rinascita:

Agenzie

RINASCITA, GIOVANI PRECARI CONTESTANO CAMUSSO
OMR0208 3 CRO LAV TXT Omniroma-RINASCITA, GIOVANI PRECARI CONTESTANO CAMUSSO (OMNIROMA) Roma, 22 MAR
– Slogan, striscione e urla questo pomeriggio contro il segretario generale della Cgil Susanna Camusso da parte di alcune decine di manifestanti dei «Punti San Precario». La contestazione è avvenuta all’interno della libreria Rinascita di Via Savoia dove la leader sindacale era intervenuta per una conferenza. «Abbiamo chiesto al segretario di non essere presente in questa libreria perchè da tempo i lavoratori delle tre librerie Rinascita attendono di essere pagati e sono precari – ha detto uno dei ragazzi dei Punti San Precario – e invece lei non ha voluto ascoltarci ed è intervenuta lo stesso». I manifestanti hanno esposto alcuni striscioni uno tra i quali recitava «Rinascita libreria di precarietà, la Cgil da che parte sta?». Continuando ad interrompere l’intervento della Camusso con slogans. A parte l’accesa discussione comunque non ci sono stati momenti di tensione. Poco fa la direzione della libreria ha proposto ai ragazzi un incontro per discutere della vicenda. gca 221823 MAR 11

LAVORO:CONTESTAZIONE PRECARI PRESENTAZIONE LIBRO CON CAMUSSO
ECO S0A QBXB LAVORO:CONTESTAZIONE PRECARI PRESENTAZIONE LIBRO CON CAMUSSO (ANSA) – ROMA, 22 MAR
– Contestazione di un gruppo di giovani della rete ‘San Precariò in una delle sedi della libreria Rinascita a Roma, storico marchio legato al Pci, a cui partecipa il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. I giovani, una ventina, hanno fatto irruzione nella libreria poco prima che cominciasse la presentazione di un libro sui morti causati dall’amianto a Casale Monferrato. Hanno denunciato l’impiego da parte della nuova proprietà di lavoratori precari, in nero e ritardi nei pagamenti e contestato, tra striscioni e qualche urla la leader della Cgil per la sua presenza in tale luogo. «Si parla con i lavoratori e non con chi urla», è stata la replica di Camusso. (ANSA). MRG/ML 22-MAR-11 19:00 NNN

Rinascita, libreria della precarietà

Da storico marchio culturale del PCI a libreria della precarietà. Rinascita oggi è stipendi non pagati, lavoro nero, licenziamenti ingiustificati. Per il ciclo: sputtanamenti dei precarizzatori, intervista ad un lavoratore, a cura dei Punti San Precario Roma.

VS.

1. Perché ti sei rivolto ai Punti San Precario?

Perché volevo capire come riuscire ad ottenere sei mesi di stipendio arretrati pur essendo un lavoratore in nero. Sono preoccupato perché in caso l’azienda dichiari fallimento rischio di perdere tutto quello che mi devono.

2. In che azienda lavori?

Lavoro in una delle tre sedi (Viale Agosta, Via Savoia e Via Prospero Alpino, ormai due, ndr) della Libreria Rinascita di Roma. L’amministratore della società, e mio datore di lavoro, ha acquistato lo storico marchio Rinascita e da circa 6 anni gestisce le librerie romane. Anche se si spaccia per uomo di sinistra, e sfrutta l’immaginario culturale legato alla storica libreria del PCI, in realtà impone condizioni di lavoro intollerabili ai suoi dipendenti.

3. Quante persone lavorano per la libreria?

Rinascita è una s.r.l. e ci lavorano una trentina di persone in tutto, compresi i librari e i baristi, visto che in ognuna delle librerie c’è un bar.

4. Quali sono le vostre condizioni di lavoro?

Io lavoro in nero. Ho iniziato a Settembre 2010 e mi è stato detto che m’avrebbero fatto il contratto subito, sto ancora aspettando. Inoltre – le poche volte che vengono effettuati – i pagamenti non sono mai puntuali. Fino ad adesso ho percepito una sola mensilità in sei mesi di lavoro.

5. Nella tua situazione ci sono anche altri lavoratori?

Si, la maggior parte dei lavoratori delle tre librerie vive la mia stessa condizione, non percepisce lo stipendio da mesi pur continuando a lavorare quotidianamente. Anche i lavoratori contrattualizzati non vengono pagati regolarmente, alcuni hanno arretrati di migliaia di euro. Una delle tre librerie, quella di via Prospero Alpino, è appena stata chiusa, con il conseguente licenziamento di librai e baristi, alcuni dei quali lavoravano per la libreria da moltissimi anni.

6. Quali sono le motivazioni del datore di lavoro?

Alle nostre legittime richieste si risponde con generici: “Non ci sono soldi, dovete essere comprensivi, gestire una libreria è difficile, non si possono pagare gli stipendi e i libri insieme.” Inoltre, i discorsi del datore di lavoro agiscono sul livello psicologico, innescando meccanismi di fidelizzazione: “Insieme dobbiamo fare in modo che la libreria vada meglio, il nostro è un progetto culturale, tutti dobbiamo impegnarci a vendere più libri, se la libreria va meglio ci saranno stipendi per tutti.” Alcuni lavoratori dopo mesi di attesa, sono stati addirittura pagati con assegni scoperti.

7. Avete mai fatto delle proteste?

Non molte. A parte alcune azioni individuali di lavoratori arrivati all’esasperazione che non riuscivano a pagare l’affitto e a fare la spesa. I lavoratori della neonata sede di via Savoia però, hanno scioperato per due settimane, tenendo la libreria chiusa.

8. Qual è l’età media dei lavoratori?

Tra i 20 e i 40 anni.

9. Come fai a sopravvivere se non ti pagano?

Molti lavoratori di Rinascita fanno altri lavori. Io per esempio ho fatto e faccio mille lavoretti precari: call center, promozioni, indagini di mercato, cameriere nei ristoranti.

10. Perché continuate a lavorare lì?

Perché questo lavoro ci piace, e ci piacerebbe farlo con professionalità. E anche perché non è facilissimo trovare un altro lavoro.

11. La CGIL ha proclamato per il 6 maggio uno sciopero generale di 4 ore, tra i punti della piattaforma ci sono: “ridare fiducia ai giovani”, secondo te è sufficiente?

Non è sufficiente, non posso scioperare perché lavoro in nero, c’è una grandissima parte dei giovani che non può scioperare perché lavora in nero, è disoccupata o ha contratti di lavoro intermittenti. Mi sembra un momento importante, ma non rappresentativo del mondo della precarietà che non potrà partecipare.

12. In molte città d’Italia si stanno creando dei laboratori per lo sciopero precario, una sperimentazione importante che dovrebbe creare le condizioni per far esplodere la rabbia delle Generazioni Precarie. Non parliamo solamente di sciopero dei precari, ma di sciopero tout court, uno sciopero sulla precarietà e nella precarietà. Aderiresti all’iniziativa e se si, quali rivendicazioni dovrebbero caratterizzare lo sciopero precario?

Certo aderisco, la condizione di precarietà è la vera centralità in questo momento storico. Io vorrei nuovi diritti sociali per i precari, la possibilità di progettare il proprio futuro, uscire dal ricatto del lavoro nero e precario, la possibilità di scegliere il proprio lavoro e non accettare qualsiasi prestazione lavorativa.

***

L’intervista  è una delle tante testimonianze della giungla che rappresenta la precarietà nella nostra città e nell’intero paese. Per ovvi motivi di ricattabilità sul posto di lavoro l’intervistato è rimasto anonimo. I punti San Precario sono parte di un network nazionale. Sono un innovativo spazio di relazione e conflitto contro la precarietà, una camera del lavoro e non lavoro di chi rivendica diritti sindacali e reclama un reddito di cittadinanza e nuovi ammortizzatori sociali per tutti i precari. Attraverso la consulenza del nostro team legale i PSP mettono in campo dispositivi di difesa, agitazione e cospirazione contro i  precarizzatori. La cosa che ci riesce meglio è sputtanare l’immagine delle imprese che precarizzano. I PSP sono aperti il martedi all’ex cinema volturno (via volturno 37) dalle 17 alle 20, il mercoledi ad  Acrobax Project (via della vasca navale 6) dalle 19 alle 21).

Per informazioni contattateci a questo recapito, per consulenza on line contattateci su Facebook: Punti San Precario Roma o via mail sanprecario@indipendenti.eu

PSP. Punti San Precario

Partite Iva, lavoratori a progetto, consulenti, precari dell’abitare, senza casa, studenti, acrobati delle prestazioni occasionali, lavoratori in nero, precari senza pensione: non siete più soli. Da oggi avete anche voi un santo in paradiso: San Precario. Precarizzatori, attenti: i precari non sono più soli, e San Precario vi osserva…

Metterà in campo  dispositivi di agitazione e  di cospirazione contro i  precarizzatori.

Un innovativo spazio di relazione e conflitto contro la precarietà, una camera del lavoro e non lavoro di chi rivendica diritti sindacali e reclama un reddito garantito per tutti i precari.

I Punti San Precario sono aperti il martedi all’ex cinema volturno (via volturno 37) dalle 17 alle 20, il mercoledi ad  Acrobax Project (via della vasca navale 6) dalle 19 alle 21)

Contattaci a questo recapito: sanprecario@indipendenti.eu

Le 95 tesi di San Precario

Importante! Attenzione al “collegato lavoro”…

Il 9 novembre scorso è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il cosiddetto “collegato lavoro”, una legge che, nei fatti, è una sorta di maxi-condono per le aziende che hanno (ab)usato dei contratti di lavoro “atipici”.

E’ stato introdotto l’obbligo di impugnazione entro 60 giorni di ogni forma di cessazione (scadenza, interruzione) di tutti i contratti atipici (contratti a termine, collaborazioni a progetto, somministrazione etc.). Tale obbligo è inoltre esteso nei casi di allontanamento verbale dal posto di lavoro.

Ogni lavoratore precario assunto con i contratti “atipici” vedrá vanificata la possibilitá di impugnare un passato contratto precario. Quindi non ci resta che impugnare tutti i contratti di lavoro siano essi a termine o a progetto, entro 60 giorni dalla loro scadenza. Per i contratti già scaduti alla data del 24 novembre, l’impugnazione dovrà essere comunicata al datore di lavoro entro e non oltre il 23 gennaio, pena la perdita di ogni diritto.

L’approvazione della legge 183 “collegato lavoro” garantisce quindi nuove tutele per le aziende ai danni dei precari: piú difficile vincere cause di lavoro, impugnare licenziamenti ingiusti, mancati rinnovi e ottenere legittimi risarcimenti. Un grave indebolimento dei diritti dei lavoratori.

I Punti San Precario sono a vostra completa disposizione per informazioni, consulenze e chiarimenti, non chiederemo tesseramenti, o compensi di sorta.

Spot contro il collegato lavoro (1).

Animal Precario from San Precario on Vimeo.

Spot contro il collegato lavoro (2).

Blues precario from San Precario on Vimeo.

San Precario.

San Precario, da anni il protettore dei flessibili e degli interinali, dei senza casa e dei senza denari, degli “a progetto” e degli autonomi, dei tassati e delle partite iva, ha deciso di raddoppiare il suo impegno: dopo il cielo, scende in campo anche in terra. Angeliche notizie lo danno particolarmente vicino alla causa delle domande dimenticate per il reddito garantito nella Regione Lazio.

Altri miracoli di San Precario e iniziative dei fedeli:

San Precario interviene a Rai3 versus la Camusso

16-25 novembre | Due apparizioni alla Regione Lazio

3 novembre | Aprono i Punti San Precario

San Precario gioca alla Lotteria: Win For Rights, Vinci i tuoi diritti!

29 marzo | Miracolo al Seggio: precari votano San Precario

10 marzo | Fedeli di San Precario chiedono soldi dei Monopoli

San Precario ama i bamboccioni

Primavera 2010 | Corsi Professione Precario

i Punti San Precario a Milano

San Precario: il 25 novembre una nuova apparizione per il reddito garantito

san-precarioSan Precario ha annunciato una nuova apparizione in occasione della maniestazione che si terrà giovedi 25 novembre sempre alla Regione Lazio.

Questo perché solo a Roma oltre 4000 persone tra precari e disoccupati sono in attesa di ricevere il reddito minimo garantito per il quale la Regione Lazio ha chiuso le graduatorie nel settembre 2009. A distanza di oltre un anno la situazione è la seguente:

– nessuno dei benificiari ha ancora ricevuto un euro del contributo promesso,
– i 15 milioni di euro stanziati dalla legge regionale per il primo anno sono ancora bloccati e
– risultano addirittura cancellati i secondi 15 milioni previsti per i prossimi due anni di erogazione.

Il 16 novembre scorso quasi duecento persone tra gli aventi diritto al reddito garantito hanno manifestato sotto la regione Lazio per chiedere l’immediata erogazione del contributo a chi lo attende da più di un anno e lo stanziamento di nuove risorse per una legge che negli anni a venire dovrà avere un ruolo importante nel garantire la sopravvivenza dei tanti e tante colpiti dalla crisi, dalla disoccupazione e dal carovita.

La protesta rumorosa e determinata ha immediatamente ottenuto di far salire una delegazione che ha incontrato i responsabili amministrativi della regione i quali non hanno fatto altro che confermare i nostri timori rispetto ad una volontà politica della Polverini e del suo governo di affossare questa legge incastrandone il funzionamento e cancellandone le risorse. I funzionari hanno parlato del 15 dicembre come data ultima per la consegna delle liste da parte di tutte le province, solo dopo quella data daranno il via alle erogazioni.

La provincia di Roma ha però già consegnato le graduatorie definitive e non si capisce perchè 4.000 persone debbano ancora aspettare oltre un mese dopo aver atteso invano per più di un anno.

Non possiamo più aspettare, vogliamo subito:

LO SBLOCCO DEI FINANZIAMENTI INTANTO PER I BENEFICIARI  DELLA PROVINCIA DI ROMA e
il RIFINANZIAMENTO DEI FONDI  NECESSARI A COPRIRE IL BISOGNO DI REDDITO GARANTITO PER I PRECARI E I DISOCCUPATI GIUDICATI “AMMISSIBILI” IN TUTTA LA REGIONE LAZIO

MANIFESTAZIONE DEL 25 NOVEMBRE ORE 9.30 che dalla metro San Paolo arriverà sotto le finestre della Regione Lazio.

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Roma, 16 NOV. Miracolo a Roma: San Precario appare alla Regione Lazio e promette lotta per assicurare il reddito garantito, restituire agli aventi diritto i loro crediti e moltiplicarli ancora.

Questa mattina la sede della Presidenza e della Giunta della Regione Lazio è stata oggetto della protesta rumorosa e determinata d’una folta rappresentanza delle e dei 4000 riconosciuti aventi diritto al reddito minimo garantito dalla stessa Regione ma che dal settembre 2009, data limite della presentazione delle domande, finora non hanno visto un centesimo, nonché delle altre e degli altri 115 mila richiedenti nella regione Lazio, oltre 70 mila nella sola Provincia di Roma.

Dunque, solo una rappresentanza di molte e molti che a loro volta sono solo una parte della moltitudine che, ogni giorno, in ogni aspetto della propria condizione economica sociale e civile, reclama reddito, ma che è tagliata fuori dalle ristrettezze della legge regionale, che pure non viene applicata.
Ma chi, cosa, come ha promosso questa prima, simbolica rappresentanza d’una protesta che è soltanto al suo principio? E chi altri, se non San Precario? Il quale tramite le sue devote e i suoi devoti aveva la settimana scorsa, in una prima assemblea di chi è ormai da un anno in credito di migliaia di euro con la Regione, annunciato la sua apparizione proprio per questa mattina e proprio davanti all’ingresso dell’istituzione presieduta dall’ex sindacalista Renata Polverini. Una che di miracoli ne ha promessi non pochi, senza compierne nemmeno uno. E che anzi non solo non ha ancora sbloccato i fondi 2009/2010 pur stanziati per l’erogazione del reddito minimo garantito dalla Legge 4/2009 regionale, ma ha anche cancellato quelli che avrebbero dovuto finanziarne l’applicazione per i prossimi anni. Ma chi è in disoccupazione, cioè sfruttata e sfruttato nella clandestinità e nell’invisibilità, e chi soffre i peggiori rigori della precarietà imposta al lavoro e alla vita della moltitudine produttrice di ricchezza, sa di non poter contare su nessun santo in Paradiso, al di fuori di San Precario: l’unico nel quale potersi riconoscere e condividere la verità, la vita e la via – quella che infallibilmente porta ad alzare la testa e a lottare.
La Regione, cioè chi la amministra, davanti all’apparizione del Santo è apparsa molto preoccupata: così ha concesso subito un incontro, ma cercando di nascondere le proprie responsabilità politiche. Così una delegazione è stata ricevuta, ma soltanto da due funzionari, un tecnico e un referente della segreteria politica dell’assessore al Lavoro Mario Zezza. Le devote e i devoti di San Precario si sono sentiti spiegare che la Regione, anche se si affretta a tornare a far promesse sui suoi debiti, ha deciso di permettersi il lusso di aspettare l’ultimo giorno utile per mobilitare i soldi che pure sono già stanziati per gli aventi diritto al reddito minimo, ossia il 15 dicembre che è la data ultima per la consegna della documentazione dettagliata da parte delle Province: anche se dalla Provincia di Roma la Giunta Polverini ha già ricevuto ampia documentazione di ben 3mila e 600 su 4mila dei riconosciuti. E allora ? Dovranno aspettare. Il 15 dicembre, dunque? No, il 15 gennaio: perché la Giunta vuole addirittura esagerare, coi lussi che si concede, e si regala un altro mese da cattivo pagatore nei confronti di chi è nullatenente. E poi? E poi, il nulla: la cancellazione dei 15 milioni già previsti per finanziare la legge nei prossimi anni, è confermata.
San Precario, però, vede e giudica. E ha giudicato molto male questo livello delle risposte della Regione Lazio. A partire dagli interlocutori scelti per esporsi alla sua ira. Dunque, è stato preteso un incontro con l’assessore Zezza, quanto meno. Il Santo e soprattutto la potenza diffusiva della sua devozione fanno paura: il confronto è stato fissato per l’inizio della prossimo settimana. Il Santo, comunque, per bocca delle sue devote e dei suoi devoti ha avvertito scribi e farisei della Giunta Polverini: quell’incontro sarà pure il primo, e così anche l’ultimo. Ossia: il maltolto dovrà essere restituito subito, entro Natale. Parola di Santo. E solo per cominciare: perché San Precario dice che non una sola precaria, non un solo precario può restare senza soddisfazione. Non soltanto debbono tornare le risorse sulla legge ma vanno anzi aumentate, così come i limiti posti per il diritto all’erogazione del reddi to. E poi è chiaro che al Santo una parola come “minimo” non piace affatto…
Le devote e i devoti sanno cosa fare: la lotta è solo cominciata. E, assessore o non assessore, un primo miracolo c’è già: la lotta si moltiplica, il Coordinamento di Lotta per il Reddito Garantito ricomparirà con il Santo questo venerdì 19 all’assemblea dei Movimenti Uniti contro la Crisi alle 17 al cinema teatro occupato Volturno, per tornare alla Regione in tante e tanti, diversi ma solidali, con la manifestazione del 25 novembre.
Roma, 16 novembre 2010
Coordinamento di Lotta per il Reddito Garantito
(Devozione Romana di San Precario)


I precedenti. Martedi 9 novembre si è svolta presso l’ex cinema Volturno una partecipata assemblea pubblica dei beneficiari, secondo la Legge Regionale n 4 del 2009, del Reddito Minimo Garantito (RMG). Dalla data termine di presentazione delle domande (settembre 2009) fino ad ora non è stata comunicata nessuna risposta. Nell’attuale contesto di crisi economica è necessario che i fondi stanziati a copertura della Legge Regionale n 4 del 2009 siano immeditamente versati a favore dei primi beneficiari, i quali rappresentano, peraltro, soltanto una minima parte degli oltre 115 mila soggetti che in tutto il territorio regionale  hanno presentato la domanda. Per questo chiediamo fin da subito un ulteriore stanziamento di fondi per tutti i precarie e i disoccupati non menzionati nelle prime graduatorie.

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Dopo aver analizzato le inadempienze amministrative e gli estremi ritardi da parte della Regione Lazio nell’erogazione del reddito minimo, si è comunemente deciso di non voler piú denunciare la situazione in maniera individuale come è avvenuto fin ad ora, ma di costituire un coordinamento di precari e disoccupati che insieme rivendicano un proprio diritto, quello del reddito garantito.
Invitiamo tutti i beneficiari, gli inclusi e gli esclusi dalle graduatorie pubblicate dalle provincia di Roma e dalle altre provincie del Lazio a partecipare alla manifestazione che si terrà martedì 16 novembre alle ore 10 davanti alla sede della Regione Lazio, via Cristoforo Colombo n.212.
Coordinamento di Lotta per il reddito garantito

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