Pizzo del Prete: un fortino nella campagna romana.

Sabato 25 Febbraio. Via di Castel Campanile, campagna incontaminata vicino al litorale a metà strada tra Ladispoli e il lago di Bracciano: sulla collina di Pizzo del Prete, che domina la grande e stupenda vallata che dovrebbe accogliere la nuova Malagrotta romana, è stato piantato in terra il primo palo di un “fortino” che verrà costruito pezzo dopo pezzo da chi intende resistere al progetto del Prefetto Pecoraro che ha individuato proprio in questa valle la destinazione della nuova discarica della capitale.

È difficile immaginare un luogo più bello di Pizzo del Prete. Lo spettacolo è suggestivo. Giungendo sul posto, l’immagine è da cartolina in movimento. Una verdissima e morbida collina, segnata da un enorme “NO” di tela che accoglie chi arriva. Tante sagome nere brulicano sul profilo mentre si dirigono verso un trattore pieno di bandiere che se ne sta, immobile, sulla sommità ed ha tutta l’aria di non volersi proprio muovere da lassù. Centinaia e centinaia di persone, poco prima di andarsene, si sono prese per mano e hanno formato un cerchio fino a circondare il “no”. Un aereo sorvola l’area, bassissimo in atterraggio verso Fiumicino. Dall’alto, i passeggeri hanno avuto il privilegio di osservare un grandissimo no-logo umano su sfondo verde. In basso, il trattore viene circondato da un cerchio di gesso, come ulteriore linea di resistenza. Nel cerchio, l’atmosfera è elettrica: c’è la forte sensazione di essere in tanti e di far parte di un momento significativo, quasi un atto fondativo di un percorso che molto probabilmente sarà lungo.

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Nelle vicinanze un borgo medievale, sito archeologico segnalato da cartelli turistici già dall’Aurelia. E sulla collina di fronte, un’azienda agricola, biologica, con gli animali più svariati, compresi i cervi e tutt’intorno a pascolare le pecore che vorrebbero sostituire con la monnezza. Un posto da fiaba, insomma. Lo sarebbe anche oggi se non fosse per le numerose camionette di forze dell’ordine che ne hanno invaso il piazzale. Eppure anche loro non osano avvicinarsi alla collina del no e del trattore, ma lo osservano da qui in lontananza.

Intorno ci sono poche case sparse, alcune isolate sulle colline nei dintorni, altre ammassate in piccole frazioni sulla strada da cui si arriva. Siamo in una delle zone più incontaminate intorno a Roma, forse proprio questo il motivo della scelta del prefetto. Pochi abitanti, poche rogne. Niente di più sbagliato. Non c’è una casa che non abbia uno striscione contro la discarica ed oggi è presente un sacco di gente, segno che anche dai comuni e dalle frazioni più distanti della zona circostante il problema è davvero sentito.

Un presidio partecipato, così come le manifestazioni che si sono svolte nei mesi scorsi contro il piano rifiuti della Regione Lazio, anche detto il piano discariche e inceneritori. Nel tempo la Regione ha annunciato i siti più svariati per sostituire Malagrotta, che sembrava dover chiudere, stavolta sul serio e definitivamente, il 31 dicembre scorso. Da questi paesi minacciati e dai loro dintorni sono scesi in piazza decine di comitati – ovviamente Malagrotta ma anche Corcolle, Riano, Allumiere, Palidoro, Cerveteri, Fiumicino, Ladispoli, Valcanneto – con un messaggio chiarissimo: un’altra discarica non si deve fare, da nessuna parte.

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Le condizioni di Malagrotta del resto non lascerebbero spazio a subbi. Un comitato da anni si batte per la chiusura della discarica, accusata di essere causa di gravi danni alla salute e di inquinamento del territorio circostante: in particolare nelle falde acquifere sarebbero presenti quantità di piombo arsenico e alluminio superiori ai limiti di legge, come evidenziato in un recente studio dell’ISPRA. La Procura inoltre ha aperto un’inchiesta per “omicidio colposo” per quattro morti di tumore tra gli abitanti della zona.

Il sistema dei rifiuti della capitale è Malagrotta-centrico. Questa discarica, dal nome paradossale – il visitatore infatti viene accolto dal cartello “città dell’industria ambientale” – e di proprietà dell’ormai celebre avvocato Manlio Cerroni, il monopolista della mondezza, è l’unica a ricevere i rifiuti di Roma da 30 anni. Ce ne sono altre due molto grandi nei paraggi, a Guidonia e ad Albano, ma ricevono i rifiuti dei comuni circostanti. A Malagrotta invece arrivano ogni giorno 4500 tonnellate di rifiuti dai cassonetti di tutta la città.

In teoria i rifiuti dovrebbero essere conferiti in impianti di trattamento meccanico biologico (TMB), per separare l’organico (quello che può finire direttamente in discarica) da ciò che può essere bruciato negli inceneritori (carta e plastica sostanzialmente). Due impianti di TMB sono di proprietà di Manlio Cerroni e si trovano all’interno dell’area di Malagrotta, altri due sono di proprietà dell’AMA (a Rocca Cencia e sulla Salaria). Questi impianti forniscono la materia prima agli inceneritori, che bruciano rifiuti per produrre energia elettrica. Nel Lazio gli inceneritori sono tre attualmente: uno a San Vittore, uno a Colleferro e quello di Malagrotta di proprietà dell’avvocato.

Il problema è comunque che queste linee riescono a trattare solo una minima parte dei rifiuti, quindi la maggior parte finisce in discarica come “tal quale”, cioè rifiuto indifferenziato, arricchendo Cerroni che viene pagato “tanto al chilo” e guadagna in questo modo tre volte dai rifiuti. La prima per il loro smaltimento in discarica, in monopolio e da 30 anni, la seconda per la vendita dell’energia prodotta dall’inceneritore di Malagrotta e la terza per la produzione di energia da biogas (estratto dai rifiuti interrati in discarica).

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Con il piano rifiuti la Regione Lazio vorrebbe risolvere il problema con la realizzazione di un quarto inceneritore ad Albano, dove esiste già una discarica molto grande che raccoglie i rifiuti dei Castelli, al cui interno alcuni invasi sono stati chiusi per irregolarità dalla magistratura e riaperti d’imperio dalla Polverini. Anche il comitato NoInc di Albano si è mobilitato quindi in solidarietà con gli altri comitati. Una solidarietà che è la prova che non ci troviamo di fronte ad un atteggiamento Nimby (not in my back yard, non nel mio giardino), ma ad una messa in discussione dell’intero ciclo di gestione dei rifiuti, ponendo l’accento sulla raccolta differenziata come elemento fondamentale di un diverso trattamento dei rifiuti compatibile con la salute e l’ambiente.

Discariche-inceneritori e raccolta differenziata si escludono a vicenda. O si cambia completamente il ciclo dei rifiuti e la filosofia che c’è alla base della gestione attuale, oppure si continua ad investire nel modello discariche e inceneritori.

La politica ha già dato la sua risposta: in nome dell’ennesima emergenza, ha una volta di più delegato un prefetto, Pecoraro, nominato in fretta e furia dal governo i primi di settembre, appena 3 mesi prima della chiusura annunciata di Malagrotta, a trovare un sito definitivo (individuato in Pizzo del Prete). Qui i lavori non dureranno però meno di 36 mesi, e perciò si è resa necessaria l’individuazione di altri due siti di smaltimento provvisorio a Riano Flaminio e Corcolle (Tivoli).

Malagrotta alla fine non ha chiuso neanche stavolta, una nuova proroga ha sfidato ancora le sanzioni dell’Unione Europea verso la Regione Lazio. Ora una calma apparente concede altri 6 brevissimi mesi di tempo per trovare nuove soluzioni che a giudicare dal comportamento delle istituzioni non si ha nessuna voglia di risolvere: Regione, Comune e Prefettura già mettono le mani avanti e accollano ai comitati la responsabilità di non voler risolvere la questione, visto che rifiutano le nuove discariche solo per non farsi avvelenare la terra, l’acqua e l’aria. Il classico rimescolio delle carte, diventato ormai la specialità della politica.

Eppure la chiusura di Malagrotta è stata annunciata da anni. Un periodo in cui nulla è cambiato, nonostante ci sarebbe stato tutto il tempo di trovare l’alternativa. Anzi, di applicarla. Perché l’alternativa esiste, e si chiama raccolta differenziata, oggi ferma al 20% e ad uno sparuto tentativo di porta a porta nel primo municipio. Eppure Roma ha conosciuto la differenziata fino al 1980, sempre per mano di quel Manlio Cerroni oggi Re di Malagrotta, fin quando non si è deciso di aprire una mega discarica, fin quando qualcuno ha deciso di sviluppare ben altri profitti.

Comunque evolva la situazione, ciò che stupisce e sorprende di queste manifestazioni non è tanto il numero di comitati e di paesi coinvolti, ma è proprio la loro unità. Si capisce subito infatti che non siamo di fronte ad un No alla discarica sotto casa propria, ma ad un No a tutte le discariche, a tutti gli inceneritori, No al Piano della Regione e No ad un sistema che da 30 anni gestisce la monnezza a Roma come in molte altre parti d’Italia.

E si va ben oltre il no. É evidente già da quelle poche case intorno a Pizzo del Prete: accanto agli striscioni “no alla discarica”, “no all’inceneritore”, sventola l’immancabile bandiera della campagna Rifiuti Zero (Zero Waste). Qui emerge la proposta alternativa, la forza di un movimento che parla la stessa lingua, porta avanti le stesse parole d’ordine a prescindere da quello che sarà il sito definitivo della discarica. Un movimento che cresce costantemente. La sua forza sembra essere stata proprio questa: mettere da parte le differenze, non accettare nessuna concessione, nessuna compensazione; scegliere fin dall’inizio un nome e un’identità comune, non di partito ma di prospettiva, che toglie i singoli comitati dall’isolamento, offre un senso di appartenenza e permette a chi si avvicina a questo movimento di capirne al volo obiettivi e finalità.

“E’ appena cominciata”, gridavano dal cerchio sulla collina. Sarà dura, verrebbe da aggiungere, ma in ogni caso ne sarà valsa la pena.

Roma, 15 Ottobre 2011

Il 15 ottobre è stata una giornata fatta vivere da centinaia di migliaia di persone che si sono mobilitate contro la crisi e l’austerity. In questa partecipazione emerge la volontà determinata di cambiare, di trovare strade alternative alle ricette della banca europea e un tentativo di prendere parola in prima persona.

San Precario

La parte di corteo sotto le “insegne” di San Precario e Santa Insolvenza è stata costruita in assemblee pubbliche con centinaia di persone, con delegazioni di 15 città, dal nord al sud dell’italia, con migliaia di precarie/e, migranti e studenti. Immaginata e realizzata all’interno della rete degli Stati Generali della Precarietà che sta puntando alla realizzazione dello sciopero precario, di cui l’Hub Meeting di Barcellona è stato un momento fondamentale (leggi la dichiarazione finale del meeting); rete che ha anche preso posizione dopo il 15 ottobre in solidarietà con il movimento italiano.

Leggi: Que se vayan todos! *15 Ottobre giornata globale contro l’austerity: Dal diritto all’insolvenza allo sciopero precario Il punto di vista precario e la Global Revolution* Il 15 Ottobre tutti a Roma!

San Precario, a cui molte realtà si sono unite direttamente in piazza della Repubblica, ha dato vita ad alcune iniziative di comunicazione, da quella all’albergo Exedra-Boscolo fino all’occupazione del Foro Romano, ma di certo non ha avuto nessuna regia di una presunta escalation del livello di scontro raggiunto dalla manifestazione.

San Giovanni

Da parte delle forze dell’ordine c’è stata una gestione intenzionalmente mirata a dividere definitivamente il corteo, con cariche generalizzate da via Labicana dove il nostro spezzone è stato caricato alle spalle, fino a piazza San Giovanni, con l’accanimento su manifestanti inermi e caroselli dei blindati lanciati addosso alla gente. A questo migliaia di persone hanno risposto opponendo una tenace resistenza esprimendo una parte sostanziale di quella rabbia che vediamo ogni giorno crescere di fronte ad una insopportabile precarietà della vita intera.

Le reazioni

Nei mezzi di comunicazione, nei giorni successivi, è partita una superficiale lettura di questa giornata a cui, purtroppo, molti esponenti politici danno conferma costruendo sulle spalle di alcuni un capro espiatorio. Una gran confusione che crea un mostro mediatico da sbattere in prima pagina. Un clima che ancora oggi permette che gli arrestati restino in carcere preventivo per reato di “legittima resistenza” (vai alla petizione “15 ottobre: liber* tutt*“)

Repubblica: “I nuovi brigatisti”Su Maroni che riferisce alla cameraRepubblica su AcrobaxAcrobax rettifica Repubblica.it Catarci presidente XI municipio

Comunicati e prese di parola nel movimento

Il nostro 15 ottobre: un punto di vista precarioLaboratorio Acrobax – Intervista di Acrobax al Manifesto Sono un acrobata… –  Coordinamento cittadino di lotta per la casaTimeOut Bologna  – San PrecarioOfficina 99 e antagonisti campani Attivisti indipendenti di BariMilitant Centri sociali di MilanoL38 SquatAll Reds RugbyRetelettere RomaTre Collettivo Fuorilegge RomaTre  –  Generazione PrecarianEXt EmersonReality Shock Connessioni PrecarieHub Meeting, comunicato al movimento italianoRadio Onda RossaKnowledge Liberation FrontSofiaRoney laboratorio filosofico

Altri interventi e dibattiti

Roma, il racconto di un autonomo: “Niente comizi, la piazza si conquista”

Una generazione nata precaria, mentre scompare la mediazione

Intervento di Valentino Parlato

Dietro il passamontagna del 15 ottobre, di L. Caminiti

La forma corteo è finita, ce ne vuole un’altra di Girolamo de Michele | il Manifesto

Distruggere la paura, affermare il comune (di Uninomade)

Note sul 15 ottobre, di Toni Negri

Dibattito su Giap! di wumingfoundation

 

Denunce per il G8 a Roma

Concluse le indagini giudiziarie contro chi contestò a Roma il G8 del luglio 2009.  Venti attiviste e attivisti denunciati con accuse paradossali, per colpire ancora una volta i movimenti sociali

g8Nei giorni scorsi sono state chiuse dalla magistratura inquirente le indagini preliminari a carico di chi contestò a Roma nel luglio 2009 il G8 della crisi e di Berlusconi. Ci sono ora formalmente 20 giovani attiviste e attivisti, di Roma e di Napoli ed internazionali, denunciati con accuse quali resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesioni aggravate e danneggiamento seguito da incendio. Accuse paradossali e che suonano come una beffa, visto l’unico episodio contestato: ossia il corteo di adesione alla “V Strategy” contro il summit, il 7 luglio 2009 nella zona di Testaccio-Piramide. In quell’occasione una manifestazione, partita da un’occupazione di studenti universitari e movimenti, fu caricata a freddo e per oltre un chilometro, con un intero quadrante di Roma completamente blindato e militarizzato, con una vera e propria caccia all’uomo, rastrellamenti dentro i palazzi e un già abnorme bilancio repressivo di 30 fermati, dei quali 8 arrestati e quattro sottoposti per molti mesi (fino a fine dicembre 2009) a pesanti misure cautelari.
E’ a partire da quella razzia poliziesca che dopo l’estate scorsa si è scatenata un’ondata di repressione contro i movimenti sociali nella Capitale, dagli interventi violenti contro le iniziative di lotta per il diritto all’abitare come contro manifestazioni studentesche e antirazziste, agli sgomberi di occupazioni abitative, campi rom, spazi sociali autogestiti vecchi e nuovi. Qualcosa che accade anche nel resto del Paese, a riprova che colpendo chi si attivò pubblicamente contro il G8 della crisi si voleva e si vuole colpire chi si attiva ogni giorno nei territori, nelle università, nei posti di lavoro per nuovi diritti, per la libertà, per l’autodeterminazione…
Chiunque si ribelli o contesti o trasgredisca viene colpito dalla scure repressiva , tanto più quanto peggiore si fa la crisi economica e sociale, proprio mentre chi della crisi è responsabile e insieme gestore si considera invece esente nelle parole e nei fatti da ogni denuncia, da ogni processo, da ogni giudizio.
Molti sono i ragionamenti e le parole che potremmo e dovremo spendere per analizzare l’attuale contesto sociale, economico, repressivo in Italia e in Europa, anche alla luce dell’ultimo vertice sul clima di Coopenhagen COP15 e molti sono i progetti atttivi e in attivazione intorno al tema della libertà di movimento per tutt*.
Ma una cosa è certa. Noi che aderimmo all’appello della tripla V – Viola, Vendetta, Vittoria – , vediamo oggi che quel grido si è fatto ancora più esteso, allargandosi a quante e quanti alzano la testa contro gli abusi di potere coi quali il governo della crisi procede a travolgere le nostre vite, i nostri diritti, le nostre libertà. E chi ci volle intimidire ci vede oggi al fianco di chi si batte contro la precarietà come i lavoratori dell’Eutelia, dell’Ispra, i precari della scuola e dell’università, per un diritto all’abitare per tutt*, per un diritto al reddito oltre le elemosine e le lotterie pubbliche attuali, per i diritti dei migranti e la costruzione dello sciopero del 1° marzo 2010.

Nel tempo della tanto agitata crisi e nella stagione italiana degli abusi di potere in nome della “sicurezza”, c’è davvero una montagna di ragioni per essere ancora, sempre di più, ostinatamente in movimento…

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C’era una volta il G8 di Luglio

Comunicato della rete NoG8 di RomaRed NoG8 de RomaRome NoG8 network

La rete NoG8 di Roma raccoglie l’appello “L’Aquila e le altre, oltre il G8” lanciato dall’assemblea nazionale nel capoluogo abruzzese terremotato il 1° giugno.
La Rete aderisce perciò alla proposta di «una mobilitazione diffusa» dalla prima settimana di luglio ai giorni di svolgimento del summit dei capi di Stato e di governo dedicato alla crisi globale a Coppito, passando per la già convocata manifestazione del 4 luglio a Vicenza contro il raddoppio della base militare Usa.
La Rete NoG8 di Roma condivide l’approccio alla mobilitazione come passaggio nel quale intensificare e rilanciare in durata ed efficacia i conflitti e le pratiche sociali che quotidianamente i movimenti di lotta esprimono in ogni territorio.
La Rete intende nelle giornate di luglio mettere a valore il cammino già percorso con le mobilitazioni del 28 marzo contro il G8 dei ministri dell’Economia e del 28, 29 e 30 maggio contro quello dei ministri di Giustizia e degli Interni: un cammino che ha segnato l’affermazione di un metodo di convergenza fattiva tra movimenti, improntato all’orizzontalità e alla condivisione.
La Rete NoG8 di Roma assume in questo senso l’impegno a dare continuità alla campagna contro le politiche securitarie e segregazioniste e in particolare contro il Ddl razzista sulla “sicurezza” del governo Berlusconi, convocando una protesta sotto le finestre del Senato nei giorni della discussione finale sul testo di legge e annunciando sin d’ora nuove iniziative per la chiusura del lager-Cie di Ponte Galeria.
La Rete aderisce inoltre alla mobilitazione delle comunità terremorate dissidenti dell’Abruzzo il 16 giugno nella capitale, contro le politiche d’inganno e di speculazione del governo sull’emergenza e sulla ricostruzione.
La Rete NoG8 di Roma rilancia il principio di «diffusione» delle iniziative indicato dall’appello dell’Aquila: e propone a sua volta di costruire una “Mappa della Crisi” dinamica e partecipabile con azioni per gruppi d’affinità, com’è stata quella sperimentata a Londra in occasione del G20 e quale in realtà anche le altre mobilitazioni internazionali e le ribellioni sociali in varie parti d’Europa hanno cominciato a disegnare da tempo a questa parte.
La Rete fa quindi appello a che “Mappe della Crisi” vengano apertamente costruite e praticate nelle giornate NoG8 di luglio da tutti i movimenti, le reti, i collettivi disponibili in quante più città d’Italia, d’Europa e del “Club dei Grandi”.
In questa dimensione dislocata e territoriale della mobilitazione, e assumendo l’impegno a garantire tutela legale ai partecipanti e la piattaforma necessaria alla comunicazione indipendente, la Rete NoG8 di Roma indice per il 7 luglio, in occasione della presenza nella capitale delle delegazioni internazionali in transito verso il G8 di Coppito, una “Giornata dell’Accoglienza ai Potenti della Terra”, con iniziative diffuse e “piazze sociali anti-crisi”, al grido di: «La vostra crisi non la paghiamo, noi la crisi ve la creiamo».
La Rete propone infine che la “Mappa della Crisi”, ovunque possibile in Italia, in Europa e nel “Club dei Grandi”, si riempia di luci e gesti di liberazione nelle giornate di svolgimento del summit dei potenti della Terra, dall’8 al 10 luglio, fatte salve le decisioni che saranno prese dal nuovo incontro nazionale all’Aquila il 21 giugno riguardo le iniziative di mobilitazione nel territorio aquilano per quei giorni.La Red NoG8 de Roma recoge la demanda “L’Aquila e le altre, oltre il G-8 “(L’Aquila y las otras, además del G-8) impulsada desde la Asamblea Nacional del 1 de Junio que tuvo lugar en la capital de la région de Abbruzzo.

Esta red se une a la propuesta de “una amplia movilización” desde la primera semana de Julio hasta los días en los que los jefes de estado y de gobierno se reunirán en Coppito (Aquila) para una cumbre dedicada a la crisis global. Además, la Red NoG8 se adhiere a la manifestación de Vicenza convocada por el dia 4 de Julio en contra de la ampliación de la base militar de los EEUU.

La Red NoG8 de Roma comparte el enfoque de la “movilización” como un momento en el cual intensificar y aumentar, en duración y eficacia, los conflictos sociales que los movimientos de lucha expresan día a día en sus territorios.

La Red NoG8 en estos días de Julio quiere dar continuidad y consistencia a las movilizaciones del 28 de Marzo en contra del G8 de los ministros de Economía y del 28-29-30 de Mayo en contra de la cumbre de los ministros de Interior y de Justicia. Un camino de lucha que ha marcado un método de convergencia eficaz entre los movimientos, caracterizado por la horizontalidad y el intercambio.

La Red de Roma quiere de esta manera dar continuidad a la campaña en contra de las políticas de seguridad y segregacionistas, especialmente contra el proyecto de ley
racista sobre la “seguridad pública” (pacchetto sicurezza) del gobierno Berlusconi. Por lo tanto, se convoca una concentración frente al Senado en los días de debate definitivo de la ley, así como, desde ahora se anuncian nuevas iniciativas para el cierre de los centros de detención de inmigrantes como el de Ponte Galeria, en Roma.

La Red además apoya la movilización del 16 de Junio, día en el cual las comunidades afectadas por el terremoto de Abruzzo estarán en Roma para protestar contra las políticas de engaño sobre la reconstrucción y en contra de la especulación en materia de emergencias.

Como se ha indicado en el documento de la Asamblea de Aquila, la Red NoG8 de Roma, quiere impulsar el principio de “propagación” de las movilizaciones y, a su vez, se propone construir un “Mapa de Crisis” con acciones que se realizaran cada uno con sus grupos de afinidad como ya se experimentó en Londres en el G20 y como ya, en varias parte de Europa, se está haciendo desde hace algunos meses.

La Red por lo tanto, hace un llamamiento a todos los movimientos de lucha, colectivos y redes disponibles para que, en los mencionados días de Julio, se construyan y se practiquen “Mapas de Crisis” con acciones descentralizadas en el mayor número de ciudades de Italia, de Europa y del “Club de los Grandes”.

Con este enfoque de acciones decentralizadas, la Red NoG8 de Roma convoca para el día de la llegada de las delegaciones internacionales (7 de Julio) en su camino hacia
el G8 en Aquila, un día de “Bienvenida a los potentes de la Tierra” bajo el lema: Vuestra crisis no la pagamos, nosotros crearemos la crisis”. La Red además se compromete a proporcionar asistencia legal a quien participe, así como acceso a los medios técnicos de comunicación independiente.

La Red propone que los “Mapas de Crisis” se llenen de luz y de actos de liberación en los días de la cumbre del 8 al 10 de Julio, dejando de momento una ventana abierta para las decisiones que se tomaran el día 21 de Junio en la Asamblea nacional a Aquila.
The NoG8 Network of the city of Rome endorses the call “L’Aquila and the others, beyond the G8” that was agreed upon during the national meeting held on the 1st of June in L’Aquila.

The roman network supports the call to “spread out the mobilizations” from the first week of July and up until the days of the summit of the heads of State and government, which will be held in Coppito and will discuss the global crisis. These spread-out mobilizations will include the national demonstration already scheduled for the 4th of July in Vicenza against the expansion of the US military base ‘Dal Molin’.

Rome’s NoG8 network shares the approach to such mobilizations as an opportunity to intensify and enhance in time and efficiency the conflicts and the social practices expressed daily by the struggles and the movements at the local level.

During the days of July the network wishes to continue the work already undertaken with the mobilization of the 28th of March against the G8 of the Ministers of Finance and with that of the 28th, 29th and 30th of May against the G8 of the Ministers of Justice and Internal Affairs: a work which was characterized by a method of concrete convergence of different movements, on the basis of horizontal relations and shared decisions.

For this reason, the NoG8 Network of Rome will contribute to giving continuity to the campaign against securitarian and discriminatory policies, and in particular against the racist Bill on ‘security’ that Berlusconi’s government is about to pass. We therefore call for a protest under the Senate during the days of the final vote on the Bill, and we announce already from now that we’ll be organizing initiatives aimed at shutting down the lager/migrants’ detention centre of Ponte Galeria, Rome.

The roman network supports the mobilization of the dissident communities of the earthquake victims, a mobilization which will take place on the 16th of June in Rome to protest against the sham and speculative policy of the government on emergency and reconstruction.

The NoG8 Network of Rome endorses the principle of “spreading out” the initiatives proposed by the national call, and proposes to take such a method further by creating a dynamic ‘Map of the Crisis’ that everyone can contribute to by organizing actions by groups of affinity, in a manner similar to that experimented in London during the G20 – a map which, as a matter of fact, the social struggles and the international mobilizations ongoing in Europe have already started drawing since a while.

The network thus calls for many ‘Maps of the Crisis’ to be openly put in practice during the NoG8 days of July by all movements, networks and collectives wishing to do so in as many towns and cities as possible in Italy, Europe and in the countries of the ‘Club of the Big Ones’.

Within such a delocalized approach, and ensuring since now legal support to the participants and the creation of a platform for independent communication, the NoG8 Network of Rome calls for a ‘Welcoming Day to the Powers of Earth’ to be held on the 7th of July, when the international delegations will transit through Rome on their way to Coppito. Such a ‘Welcoming Day’ will take the form of spread out initiatives and ‘anti-crisis social squares’, under the banner “We won’t pay for your crisis, we’ll be your crisis”.

Finally, subject to the decisions that will be taken by the next national meeting of the 21st of June in L’Aquila regarding the initiatives to be held in the territory of L’Aquila during those days, the roman network calls for the ’Map of the Crisis’ to be filled, anywhere possible in Italy, in Europe and within the ‘Club of the Big Ones’, with colors and acts of liberation during the days of the summit of the powers of the Earth, from the 8th till the 10th of July.

Ed ora il G8 di Luglio

Dopo le contestazioni al G20 sul tema delle politiche economiche e sul welfare state, dopo la giusta rabbia scoppiata a Torino contro il G8 dell’università, dopo le giornate di azioni e presidi e il corteo del 28, 29 e 30 Maggio, che hanno preso parola contro le politiche dei governi globali sull’immigrazione e la sicurezza…
Ora tocca al G8 di Luglio.
I grandi della terra si incontreranno ancora una volta per ratificare un ordine mondiale basato su guerra, crisi, sfruttamento.
Ancora una volta saremo nelle strade a esprimere il nostro dissenso.
A dire che non volgiamo essere complici di tutto questo.
A esprimere le nostre idee e la nostra rabbia, per immaginare un mondo diverso.

Il 5 all’ ex-cinema Volturno h.18.30 assemblea pubblica di confronto sulla costruzione delle contestazioni al G8 di Luglio a Roma.