Convocazione per un incontro anticarcerario a Napoli
A due anni dall’inizio della lotta per l’abolizione dell’ergastolo che ha visto coinvolti centinaia di ergastolani, migliaia di detenuti e familiari, riteniamo di dover fare un bilancio che prenda in considerazione gli esiti concreti di questa lotta e il reale appoggio che siamo riusciti a dare noi come anarchici.
La prima valutazione da fare è che i detenuti erano partiti con intenti molto radicali (ricordiamo che l’anno scorso l’intenzione era di fare uno sciopero della fame ad oltranza) per poi arrivare, grazie all’intervento “pompieristico” delle varie associazioni che si occupano di carcere, alla proposta di quest’anno che prevedeva uno sciopero della fame a staffetta, di una settimana, per ogni regione.
Gi stessi detenuti erano coscienti che questo ammorbidimento non avrebbe portato ad alcun risultato tangibile, tant’è che vi ha partecipato un numero inferiore di loro.
Un risultato positivo però è stato che proprio anche grazie a questa disillusione sono scaturite, dall’interno delle carceri, nuove proposte che potrebbero dare alla lotta una maggiore incisività. In questo periodo si sono creati rapporti tra detenuti di carceri diverse, grazie anche a strumenti come “La Bella”, che hanno portato ad una discussione non mediata sui vari metodi di lotta che si potrebbero adottare in futuro. Naturalmente siamo coscienti del fatto che questo confronto ha coinvolto solo una esigua minoranza di detenuti, ma riteniamo che un piccolo passo è stato fatto in un’ottica di autodeterminazione e radicalizzazione della lotta. Non pochi prigionieri, infatti, hanno manifestato insofferenza verso le varie associazioni che di fatto bloccano l’iniziativa degli elementi più determinati.
Un altro fatto che ci fa riflettere è la maggiore attenzione repressiva che quest’anno ha caratterizzato le iniziative sia interne che esterne al carcere. L’anno scorso lo stato ha usato come arma il totale silenzio calato su ciò che stava accadendo; cosa che ha effettivamente demoralizzato i prigionieri convincendoli a desistere dai propri intenti. Quest’anno, oltre a ciò, c’è stato un intervento “militare” all’interno delle carceri che ha impedito ai detenuti in sciopero di esprimere rumorosamente la propria rabbia: ci sono stati trasferimenti, rapporti disciplinari e in alcuni casi anche pestaggi. Probabilmente più che lo sciopero della fame faceva paura il rapporto che si stava creando sia all’interno tra i vari prigionieri, sia con l’esterno visto che ad ogni presidio fuori dalle mura coincidevano momenti di forte tensione all’interno. Questo ci spinge ad intensificare questi rapporti sia con lo strumento del bollettino, sia con iniziative più mirate che portino realmente all’esterno le tensioni e le rivendicazioni della popolazione detenuta.
Bisogna considerare il fatto che le nostre intenzioni iniziali sono venute un po’ a mancare. Si era deciso di fare tre grossi presidi accompagnati da una serie di iniziative territoriali che avrebbero dovuto individuare e smascherare quelle strutture e quelle realtà che fanno si che il carcere esista.
Tutto ciò non è avvenuto. Ci sono state decine di presidi che, tranne in rarissime occasioni, hanno visto la partecipazione ridotta di compagni e oltre a questo molto poco è stato fatto.
Su questa questione vorremmo discutere sia con i prigionieri che con i compagni per individuare le cause di questa situazione e confrontarci,eventualmente, con le critiche che sono state fatte o che verranno fatte all’appoggio che abbiamo dato alla campagna per l’abolizione dell’ergastolo.
Ribadiamo che la lotta contro il carcere, seppur parziale e rivendicativa, è parte di un nostro percorso per l’abbattimento di tutte le strutture totali, e non solo, che caratterizzano questa società totalizzante e totalitaria e per la distruzione di essa stessa.
Come accennavamo prima, dai detenuti sono scaturite nuove proposte di lotta che individuano principalmente il sistema economico che regge le carceri come obiettivo da attaccare(come ad esempio lo sciopero dei lavoranti, sciopero dello spesino, la sospensione di tutte le attività trattamentali, ecc.). A questo riguardo sembra, ad esempio, si voglia utilizzare la tassazione sul lavoro carcerario per finanziare la costruzione di nuove carceri. Una logica aberrante che vede il detenuto aguzzino di se stesso.
Avremmo intenzione di discutere una nostra proposta con i compagni e con i prigionieri che prevede di costruire una mobilitazione di lotta di una settimana nei prossimi mesi, nelle varie città e carceri italiani, contro gli interessi economici che sorreggono il mondo carcere e in continuità con le rivendicazioni espresse dai prigionieri in questi due anni di lotta (abolizione dell’ergastolo, del 41 bis ecc.).
Riteniamo fondamentale in questa prospettiva una partecipazione e un interesse attivi di compagni e prigionieri, perché la settimana prescelta sappia esprimere una forte conflittualità dentro e fuori. La riuscita e la forza di questa mobilitazione sarà legata alla volontà e alla determinazione di quanti fuori e dentro ritengono indispensabile lottare sempre più efficacemente contro il carcere e la società che lo crea.
Uno dei limiti che secondo noi ha caratterizzato il nostro appoggio alla lotta dei detenuti è stato quello di accodarci ad iniziative che sì erano partite dai detenuti stessi, ma che ben presto sono state strumentalizzate e gestite dalle ormai note associazioni.
Il nostro scopo è stato sempre quello di radicalizzare i conflitti per arrivare ad uno scontro frontale con gli apparati che tengono in vita questo sistema sociale, per cui questa potrebbe essere un’occasione per portare i nostri contenuti e confrontare la nostra metodologia con quegli individui che hanno deciso di prendere in mano le redini del proprio destino e hanno deciso di lottare in maniera aperta e determinata per l’affermazione della propria dignità e dei propri desideri.
Come già detto è nostra intenzione confrontarci su questi temi per cui abbiamo deciso di organizzare un’assemblea a Napoli il 9 e 10 maggio presso lo spazio anarchico sito in via Ventaglieri 76a. Dalle 12.
Invitiamo i prigionieri e le prigioniere a partecipare all’assemblea attraverso contributi scritti.
Invitiamo allo stesso tempo i compagni e le compagne che ne avranno occasione a far circolare, attraverso la propria corrispondenza, il comunicato all’interno delle galere.
Eventuali contributi vanno spediti a: La Bella c/o Cassa di solidarietà, via dei Messapi 51, 04100 Latina.
Mail: agitazione@hotmail.com
Le compagne e i compagni de “La Bella”
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