Genova - La rivolta al Marassi continua
Nelle ultime settimane si stanno intensificando le proteste in varie carceri italiane. In alcune strutture, come a Milano e Trento (per quanto ci è dato sapere
dalle notizie che superano le maglie della censura), la protesta si è
inasprita, passando da semplici battiture e sciopero del vitto, al
lancio di bombolette infuocate e all'incendio di lenzuola e coperte
intrise d'olio da cucina. I sindacati delle guardie parlano di un "regia esterna", riferendosi in particolare al presunto ritrovamento di una bottiglia lanciata all'interno del carcere Marassi di Genova contenente il messaggio "Torino, Roma, Milano, Napoli, Genova dalle 21.30 alle 23". Nel carcere ligure la protesta prosegue oramai da giorni, con la battitura di pentole e suppellettili contro le grate, anche nelle ore notturne.
Le cause sono ovvie: un sovraffollamento che diventa tortura e il caldo che inizia a farsi sentire. Nel principale carcere di Genova sono stipati 757 corpi in delle gabbie che potrebbero contenerne 435, in alcune celle da 3 sono rinchiuse (anche per 23 ore al giorno) 9 persone costrette a fare i turni per alzarsi dal letto. Il programma sociale della carcerazione di massa attuato dal governo italiano (più di 1 abitante su 1000 è detenuto) si manifesta come una condanna alla tortura per decine di migliaia di individui, la coordinazione tra le proteste è probabilmente lo strumento più efficace di cui possono dotarsi i detenuti.
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