Italia - La rivolta silenziata nelle patrie galere e altre storie

fonte: bello come una prigione che brucia [trasmissione anticarceraria su radio blackout]

In Italia ci sono circa 64.000 detenuti rinchiusi nel 28.828 celle delle carceri italiane, contando anche quelle dei reparti chiusi o dei carceri non attivi. E c'è il caldo maledetto, soprattutto se sei costretto in cella con altri 8, 10, 11 e anche 15 detenuti.
Chiusi a soffocare per 21 ore al giorno in un piccolo spazio. Ovviamente c'è  da impazzire. Non è un caso che d’estate aumentino l'abuso di psicofarmaci e di conseguenza i suicidi. Da Nord a Sud. Dal carcere di Torino fino a quello sperduto nell’isola di Favignana a diversi metri sotto il livello del mare. Psicofarmaci per tutti, gocce come rimedio alla tortura sistematica inflitta dallo Stato a decine di migliaia di persone, che per fortuna si stanno incazzando, e anche se i media di regime non ne parlano, stanno iniziando a lottare.

L’Osapp, e la questione dei "fornelletti" in cella

Una donna di 27 anni, la cui identità non ci è dato conoscere, madre di un bambino, detenuta per piccoli reati legati alla tossicodipendenza, è morta lunedì 13 luglio in cella a Sollicciano, Firenze. Pare che la donna abbia sniffato gas da un fornellino.
Le detenute di Sollicciano sono 103 e con loro ci sono sette bambini. Qual'è, a detta del sindacato dei secondini, l'elemento più importante e grave di questa notizia riguardante la morte di una giovane madre? Ovviamente la BOMBOLETTA DI GAS!!!
In carcere ci è finita una giovane donna, madre di un bambino, una tossicodipendenza trattata a forza di galera, che in una condizione di privazione di libertà ha provato a sballarsi col gas... a una persona dotata di un barlume di lucidità verrebbe da chiedersi se la colpa sia del gas o della macchina che ha rinchiuso e macinato la vita di questa ragazza?
A questo punto invece si aggiunge la richiesta di qualche sindacato di polizia penitenziaria, di vietare l’uso dei fornelletti da campeggio nelle celle. Cioè la possibilità di farsi il caffè o la pasta, e ogni tanto a detta dei secondini di attaccare le guardie con i suddetti. Arrivano a fantasticare di forni a microonde, piastre elettriche e aree destinate alla preparazione dei cibi, in un momento in cui ringrazi l'universo se la palestra non è occupata da materassi.

Sciopero spesa, detenuti protestano contro affollamento

I detenuti del carcere di Enna da giorni si astengono dall’acquisto di generi alimentare aderendo così alla diffusa mobilitazione dei prigionieri delle carceri italiane; circa una trentina le prigioni coinvolte in questa silenziata rivolta, che va da Rebibbia a Marassi, da Favignana a Venezia.
A Enna i reclusi lamentano il sovraffollamento della casa circondariale, dove in una cella che potrebbe ospitare sei reclusi ci sono anche 14 persone, condizione che accomuna quasi tutte le attuali carceri coinvolte nelle proteste, ma le rivendicazioni dei detenuti e delle detenute attaccano anche altri elementi che contraddistinguono la quotidianità nelle carceri: dall'assistenza medica ai colloqui, alla presenza di bambini.
Il sopravvitto è una della forme di speculazione del carcere e dei privati sulla privazione di libertà dei detenuti. Prezzi gonfiati, impossibilità di comprare da altri o cosa si preferisce.
Si valuta che lo "sciopero", iniziato oltre una settimana fa, abbia procurato solo a Enna, mancati introiti per circa diecimila euro.


Alcune camere penali si uniscono alla protesta dei detenuti e contro il pacchetto sicurezza

da rassegna stampa

Oltre alla mobilitazione auto-organizzata di vari carceri con sciopero della fame, del vitto e battiture, si aggiunge quella degli avvocati di alcune Camere penali di diverse città. 
Quelli della camera penale di Salerno protestano per le condizioni di sovraffollamento e sofferenza nel carcere di Fuorni: da due settimane un nutrito gruppo di detenuti della casa circondariale è in sciopero della fame. E per tre volte al giorno i reclusi manifestano il proprio disagio percuotendo le sbarre. Le celle sono sovraffollate. Le medicine scarseggiano. I prezzi dello shop interno sono ritenuti esagerati. I detenuti lo hanno denunciato in una lettera: "Il sovraffollamento, l’assistenza sanitaria limitata alla sola distribuzione dei farmaci, l’assistenza psicologica e gli incontri con gli educatori sporadici". E ancora: "Sappiamo di aver commesso reati ma la struttura è fatiscente e i costi di alcuni prodotti sono troppo elevati".
Quella degli avvocati salernitani è un'iniziativa che si inserisce in una mobilitazione generale delle Camere penali italiane, sfociata, per esempio, a Venezia, in uno sciopero degli avvocati per protestare contro la situazione delle carceri venete sovraffollate ed insicure. O a Milano dove gli avvocati si asterranno per una settimana dai colloqui coi loro assistiti per protestare contro alcune norme contenute nel pacchetto - sicurezza che "limitano pesantemente e inopinatamente il diritto di difesa". In particolare, ai legali non piacciono le disposizioni che prevedono la limitazione dei colloqui coi detenuti e le restrizioni nei rapporti coi carcerati in regime di 41 bis.
"Non avremo la possibilità di vedere per più di 3 volte alla settimane i nostri assistiti - spiega Vinicio Nardo, presidente della Camera Penale di Milano - mentre prima non c’era nessuna restrizione". Inoltre, la creazione di un Tribunale di Roma che abbia competenza esclusiva per i reclami in tema di 41 bis "appare diretta a mortificare il diritto di difesa, rendendo più gravoso l’esercizio del diritto di reclamo da parte del detenuto".
Criticata anche la prevista creazione di carceri in aree insulari, sempre per il 41 bis, prevista dalla nuova legge perché non è tollerabile che esistano cittadini per i quali il diritto di difesa viene così pesantemente limitato.

Viene in mente la Grecia, la protesta dei detenuti dell'anno scorso che era riuscita a una tale pressione da strappare varie promesse al ministero della giustizia, tra cui la liberazione di quasi la metà dei detenuti, quella con un fine pena sotto i 3 anni, e significative modifiche dell'ordinamento penitenziario. In Grecia, la vittoria seppur parziale dei prigionieri è stata possibile grazie ad alcuni elementi fondamentali: la totale autodeterminazione dei carcerati in lotta, liberi da associazioni, mediatori e "pompieri", un'ampia e diversificata solidarietà, composta da anarchici e antiautoritari, estesasi a parenti, associazioni di avvocati e medici. Quindi l'impossibilità per il potere di occultare e sedare la rabbia dei suoi sequestrati.

Dom, 02/08/2009 – 00:43
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