[Lc] Nuova udienza per l'anarchico lecchese
IN MERITO AL PROCESSO AL COMPAGNO ARRESTATO IL 10 FEBBRAIO A LECCO
Gli ultimi esempi di repressione che si stanno vivendo a suon di denunce, fermi e arresti stanno a dimostrare come si voglia al momento troncare ogni radicalità di espressione ed ogni dissenso, soprattutto dove questo si presenta sotto forma di incontro fra il ribellismo sociale crescente e una progettualità della conflittualità messa in atto verso il sistema sociale. È proprio questo infatti che può rendere più incisive, e quindi più pericolose per lo stato, le lotte. L’aprirsi, il socializzare ed il condividere emozioni porta una varietà di individui ad intraprendere percorsi comuni, sviluppando quella progettualità che va ben oltre la semplice conflittualità quotidiana.
Dalla repressione avvenuta a Bergamo all’apertura della sede di forza nuova, a quella che ha colpito gli studenti delle università di Torino, Pisa, Padova e Milano, da quella contro gli operai di Pomigliano e della Innse, a quella avvenuta a Lecco per la contestazione alla giornata delle foibe, anche se situazioni diverse fra loro, sono solo gli ultimi esempi.
Il 10 febbraio 2009 a Lecco, come ogni anno, un gruppo di compagni ha deciso di contestare la trentina di persone, tra cui fascisti, istituzioni ecc, che svolgono una cerimonia in ricordo dei presunti “martiri” delle foibe.
Si era in pochi, per di più totalmente impreparati a qualsiasi tipo di scontro, e si era pensato di andare a contestare i fascisti e poi via, nel buio della notte. Arrivati in dieci, dopo aver intonato due cori siamo stati rincorsi, strattonati, scalciati dalla digos.
All’angolo più avanti si trovava persino un gruppetto di celere pronta a chiudere la fuga. Quattro di noi sono stati presi, tre trattenuti fino alla sera in stato di fermo, il quarto compagno è stato tratto in arresto e sta subendo un processo per direttissima in merito ai reati di lesioni e violenza a pubblico ufficiale.
Arrivati ormai alla terza udienza, lo schema costruito ad arte è chiaro a tutti. Fin da subito si è palesata la totale connivenza tra giudice e pubblico ministero. Trattandosi anche di una piccola città, questo risulta ancor più facile, perché non sussiste neanche la necessità di dare una parvenza reale al processo. Sebbene inoltre questo processo avrebbe dovuto riguardare esclusivamente i reati di resistenza e lesioni per il compagno tratto in arresto, l’accusa ha fin dall’inizio allargato il campo a tutto quello che è stato fatto a Lecco negli ultimi mesi, comunicando in aula tutte le notizie di reato arrivate al tribunale di Lecco in merito ai compagni. Grazie a questo siamo venuti a sapere che la procura ha avviato parecchi procedimenti a nostro carico, in occasione di ogni uscita pubblica. Oltre al fatto che da giugno ad adesso siamo stati denunciati in più circostanze, c’è anche da far notare che i capi di imputazione sono sempre numerosi anche se leggeri, e le informazioni dei fascicoli che il PM ha presentato si denota una schematizzazione delle procedure, con la divisione delle persone coinvolte in capi , capetti eccetera.
D’altra parte procura, forze dell’ordine e politicanti vari non possono che pensare in maniera gerarchica e autoritaria! In questa società sono proprio queste figure che inculcano tali istanze!
Durante le udienze sono già stati sentiti i testimoni dell’accusa (sei agenti digos tra cui il “caduto”), è stato fatto il riesame all’imputato e sono stati interrogati alcuni testimoni della difesa. Questi ultimi non sono nient’altro che alcuni dei compagni che hanno partecipato a questa contestazione, il che comporta automaticamente un prossimo sicuro procedimento penale nei loro confronti. Tutti i testimoni hanno infatti rivendicato a testa alta l’essere scesi nelle strade non accettando l’agibilità politica data ai fascisti.
Per quanto riguarda gli agenti digos, questi hanno ricostruito la vicenda alla perfezione, tentando di spostare tutti gli eventi inventati al di fuori dal campo visivo di una telecamera comunale posizionata in zona.
Infatti, la montatura giudiziaria iniziale consisteva nel dichiarare che sotto alcuni portici era stato posizionato un cordone di digos e polizia in divisa, e che gli scontri e le lesioni si erano verificate con lo sfondamento di questo. In seguito però, venuti a conoscenza dell’esistenza di un filmato della telecamera posta sotto tale porticato, che dimostrava l’inesistenza del cordone e il fatto che la violenza messa in campo era solo quella della polizia in borghese, i servi del potere hanno dovuto reinventarsi una
versione diversa.
Per quanto riguarda il processo in sé, alla difesa è stato praticamente impossibile controinterrogare i vari testimoni, per le continue interruzioni del pm e per il totale asservimento del giudice alle sue istanze. Se infatti da parte dell’accusa era possibile chiedere qualsiasi cosa ai testimoni, perfino arrivando a riconoscimenti in aula di alcuni ragazzi presenti quella sera, alla difesa venivano impedite con ogni sorta di pretesto tutte le domande.
Questo rappresenta pienamente il nostro pensiero su carceri e tribunali, che sono e saranno sempre gli organi in mano allo stato per sterminare ogni sorta di lotta e dissenso.
Nelle varie udienze, la presenza al processo è stata importante. Già alla prima un centinaio di persone tra studenti, amici e compagni si sono mobilitate accorrendo al concentramento fuori e dentro le stanze del tribunale. La volontà della repressione di mettere in campo un processo politico all’autorganizzazione e alla conflittualità a Lecco ha trovato una risposta immediata.
Non hanno intimidito e mai ci riusciranno, perché “il nostro amore per la libertà è più forte di ogni autorità”, e perché mai e poi mai un tribunale potrà indurci alla resa.
LA LOTTA NON SI ARRESTA!
ASSEMBLEA PUBBLICA
Lunedì 16 marzo 2009 alle 20:30 al centro sociale di Germanedo (Lecco) per informare e discutere in merito all’arresto e alle denunce del 10 febbraio e alla repressione del dissenso a Lecco
Martedì 17 marzo alle ore 14:00 si svolgerà la prossima udienza, nella quale molto probabilmente verrà pronunciata la sentenza, invitiamo quindi tutti a partecipare.
ANARCHICHE E ANARCHICI
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