[Mi] Contro carcere e repressione, rilanciamo la solidarietà!

18/05/2007 - 21:00
18/05/2007 - 23:59

Sempre più spesso in questi ultimi anni ci troviamo a dover fronteggiare arresti ed operazioni repressive su larga scala che ci privano di compagni e compagne e che tentano di criminalizzare ogni forma di lotta e resistenza. La tipologia dei reati contestati in molti casi sono il "famigerato" 270 bis (l'associazione sovversiva con finalità di terrorismo), che, potendo prescindere dai fatti specifici, in quanto reato semplicemente associativo, rappresenta un caposaldo nelle strategie repressive dello Stato. Oppure, come nel caso di Genova 2001 ma anche del presidio antifascista dell'11 marzo a Milano e della manifestazione antifascista del giugno 2005 a Torino, veniva contestato addirittura il reato di "devastazione e saccheggio". Si tratta cioè di reati cosiddetti gravi che comportano lunghe pene detentive, e, soprattutto consentono un uso disinvolto della carcerazione preventiva e di forme particolarmente vessatorie di detenzione fondate sull'isolamento protratto nel tempo. E' dalle lettere dei compagni e delle compagne sottoposti/e a queste attenzioni che abbiamo appreso le infami condizioni applicate con l'Elevato Indice di Vigilanza Cautelativa (EIVC), condizioni peraltro simili a quelle applicate con il 41bis.
L'obiettivo perseguito dallo stato non è solo quello di colpire alcune aree di movimento ed alcuni compagni ma, attaccando loro, di colpire tutti attraverso la deterrenza esercitata dal carcere. In ciò gioca un ruolo strategico l'opera di sistematica e puntuale falsificazione e criminalizzazione condotta attraverso i mass media che, oltre a legittimare l'operato repressivo, al punto di celebrare veri e propri processi a mezzo stampa, cerca di isolare politicamente gli imputati. E l'isolamento politico, ovvero la desolidarizzazione, è l'anticamera dell'isolamento fisico.

D'altra parte però il crescente utilizzo del carcere, strettamente legato al contesto di guerra e a condizioni sempre più generalizzate di sfruttamento e controllo di massa, è destinato a ben più ampie porzioni sociali tra le quali emerge la componente immigrata che, fra galera e Centri di Permanenza Temporanea (CPT), rappresenta circa la metà dell'intera popolazione detenuta in Italia.
La progressiva crescita della popolazione detenuta è infatti di natura tutt'altro che episodica ma segna piuttosto una precisa linea di tendenza che trova ampia conferma nel vasto programma di edilizia penitenziaria predisposto nel gennaio 2001.

Del resto, l'esperienza maturata dallo stato, in questi ultimi trent'anni, in tema di repressione e contenimento dell'insorgenza sociale e rivoluzionaria, ha consentito negli anni '90 di sistematizzare la materia relativa ai circuiti carcerari correlandola organicamente con la legge penitenziaria. Il sistema penitenziario italiano è così suddiviso in tre livelli di sicurezza: alta, media e di "custodia attenuata", ad ognuno dei quali corrisponde un diverso trattamento, strettamente legato all'atteggiamento del detenuto nei confronti dello Stato e dell'autorità carceraria. E' il principio cardine della differenziazione: vivere sottoposti al costante ricatto di poter stare peggio. Lo stesso ricatto con cui quotidianamente vengono intimiditi lavoratori, immigrati ed ogni sfruttato che ha la "fortuna" di vivere in una "società democratica".

E' a partire da queste ultime riflessioni che, nel nostro percorso di lotta, abbiamo dato una rilevanza particolare all'articolo 41 bis, poiché esso rappresenta oggi il massimo grado di isolamento e di tortura finalizzati alla persuasione del prigioniero o al suo annientamento e informa di sé, secondo la logica della differenziazione, tutti i livelli sottostanti di detenzione, irrigidendoli e amplificando la funzione deterrente del carcere all'esterno.
Servirsi del 41bis significa per lo Stato stabilire un rapporto di forza sia dentro che fuori dal carcere. Oltretutto questo modello detentivo si sta estendendo a tutto il regime carcerario. Si veda per esempio il carcere di Sulmona, che, pur non essendo regolato dal 41bis è un mattatoio in cui la quotidianità è tra le peggiori in Italia, i sette morti degli ultimi due anni ne sono tangibile dimostrazione.

Contro carcere e repressione, rilanciamo la solidarietà!
ASSEMBLEA: VENERDI' 18 MAGGIO, ORE 21
presso la sede dell' U.S.I, viale Bligny 20 - Milano

  • Per riaffermare la necessità di una solidarietà rivoluzionaria e di classe capace di unire al di là dei meccanismi di differenziazione ed isolamento cui lo stato vuole costringerci
  • Per presentare la mobilitazione prevista a l'Aquila per il 3 giugno contro carcere, differenziazione, isolamento e 41 bis e socializzarne il percorso di costruzione
  • Per fare un primo bilancio dell'esperienza dell'"associazione
    famigliari e amici degli arrestati del 12 febbraio"

Ulteriori informazioni

Gio, 17/05/2007 – 15:33
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