Puglia - Aggiornamenti sulle navi-carcere
fonte: Corriere del Mezzogiorno, 20 maggio 2009
NAVI-PRIGIONE IN TRE PORTI
LA PUGLIA: «E’ UNA FOLLIA»
Le reazioni delle Autorità portuali di Bari, Brindisi e Molfetta
Tre Autorità portuali – Bari, Brindisi e Molfetta – coinvolte nel piano che il direttore dell'Amministrazione penitenziaria, Franco lonta – che è anche commissario all'edilizia penitenziaria – ha sottoposto al ministro della Giustizia Angelino Alfano. E tre i «no» che dai porti pugliesi vengono inviati al governo per scongiurare l'istituzione di navi-prigione, carceri galleggianti in cui ospitare i detenuti. Tra i motivi del «no»: crollo del traffico passeggeri e merci; crociere a rischio. Intanto il piano va avanti.
II PIANO PROCEDE, SUMMIT CON ALFANO E MARCEGAGLIA
L'incontro al ministero. La soluzione prevista in altri sette porti italiani. Protesta di Maritati in commissione giustizia
ROMA — Pare proprio che la Puglia stia diventando la regione preferita dal governo per installarvi impianti sensibili: oltre ad una o più centrali nucleari si parla anche di tre carceri galleggianti, da ancorare nei porti di Molfetta, Bari e Brindisi. Il piano, di 19 pagine, preparato dal commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria Franco lonta, è stato consegnato al ministro Angelino Alfano e discusso nel ministero di via Arenula con rappresentanti di imprenditori e tecnici che dovrebbero costruire gli istituti o trasformare ad hoc i navigli esistenti – prevede, tra l'altro, un carcere galleggiante in ciascuno di questi porti: Genova, Livorno, Ravenna, Civitavecchia, Napoli, Gioia Tauro, Palermo oltre che nei tre porti pugliesi. Il progetto, nato per affrontare il sovraffollamento delle carceri italiane, contempla oltre a carceri tradizionali anche quelle galleggianti, su suggerimento di una società collegata alla Fincantieri che si è ispirata a soluzioni adottate in America, Olanda e Inghilterra, anche se in quest'ultimo Paese è stata chiusa perché «claustrofobica» per i detenuti e anche per le guardie carcerarie. Il piano, dunque, è già in fase avanzata, ma se ne è avuta notizia solo grazie ad un articolo della Stampa e ciò ha indotto ieri l'ex sottosegretario Pd Alberto Maritati a chiedere lumi al sottosegretario attuale durante un'audizione in commissione Giustizia del Senato (Giacomo Caliendo si è riservato di rispondere). Ma già si sa grazie all'articolo di Guido Ruotolo del 15 maggio, che in via Arenula si è svolta una riunione operativa per stabilire le modalità di realizzazione delle nuove carceri, cui hanno partecipato Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, il presidente dell'Ance Paolo Buzzetti e lo stesso lonta: in ballo il miliardo e mezzo stanziato dal governo, di cui un terzo per la manutenzione degli istituti di pena.
La decisione di forzare i tempi, secondo quanto si apprende, discende dal fatto che – come denunciato dai sindacati della polizia penitenziaria – i detenuti crescono di 800 -1000 unità al mese in carceri già sovraffollate: attualmente i posti occupati sono 63.702, contro un limite regolamentare di 43.201 e una tollerabilità di 63.702. Per questo si è deciso di costruire 46 padiglioni e 22 nuovi istituti, di cui 9 finanziati, per arrivare a 17.129 posti in più. Comunque la soluzione delle carceri galleggianti è avversata da Maritati, perché – spiega il senatore – «sono dei veri e propri ghetti per i detenuti e per le guardie carcerarie. Chi dice di ispirarsi agli Usa dimentica che quel Paese non necessariamente è un modello, dal momento che vi vige la pena di morte e ha adottato Guantanamo e mezzi di coercizione come la tortura».
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