"Caso Bombas" - Solidarietà senza confini

riceviamo e diffondiamo:

SOLIDARIETA' SENZA CONFINI

Dieci compagne e compagni rinchiusi in carceri di massima sicurezza cileni, hanno da poco interrotto uno sciopero della fame durato 65 giorni.

Sono stati sequestrati il 17 agosto 2010 in un operazione che lo Stato cileno ha chiamato "caso Bombas".

Un film già visto, una "commedia all'italiana". Ci sarebbe chi "decide e detta le linee" e chi "compie le azioni". In questa inchiesta risulterebbero come "leader" due compagni provenienti da esperienze di guerra contro il regime di Pinochet, che "comanderebbero" compagne e compagni anarchici più giovani, appartenenti a vari spazi occupati. Le varie occupazioni, per gli inquirenti, sarebbero i “covi”, e tutte le lotte portate avanti "manovre di copertura" delle attività clandestine.

Tuttavia le prove sono scarse e la farsa fatica a reggere. C'è bisogno di un colpo di scena e saranno le maggiori testate giornalistiche cilene ad annunciarlo: la new entry sono i finanziatori internazionali.

Sarà il P.M. Rojas stesso ad avanzare in aula la richiesta di estradizione per una compagna ed un compagno italiani rei di aver finanziato la associazione terrorista con ben 900 euro destinati ad una biblioteca popolare al cui interno si incontrava un collettivo di solidarietà con i detenuti e 400 euro per supportare un progetto di una radio/TV popolare.

E' vero: questi soldi sono stati effettivamente spediti, ma i nomi che hanno sparso ai quattro venti sono solo quelli di coloro che hanno firmato i bonifici, ad averli raccolti siamo stati tutti quanti noi.

Questa operazione mediatico/giudiziaria punta ad isolare coloro che non si sottomettono al Dominio, mantenendo chiara la volontà di attaccare direttamente benefit e iniziative di solidarietà e sostegno a livello internazionale.
Questa montatura è solo una, e non ultima, tra le brutali tecniche di controllo e repressione che mirano a separare e colpire la solidarietà tra realtà in lotta.

Assassinii mirati, persecuzioni individuali, leggi speciali, deportazioni forzate, imboscate paramilitari e operazioni giudiziarie sono alcune tra le più evidenti strategie repressive.Da difendere, diffondere e rivendicare a testa alta sono, invece, le nostre pratiche e la nostra essenza.

Con una discussione arricchita da collegamenti diretti dalla Palestina, dal Messico, dalla Grecia e dal Cile, con banchetti informativi sulla situazione repressiva locale e internazionale, vogliamo rilanciare la nostra idea di una solidarietà che non ha frontiere. Una solidarietà che scardina le logiche assistenzialiste dominanti e che si pone come obiettivo quello di uno scambio di esperienze, di un confronto, per crescere e rafforzare i legami con situazioni di lotta tanto distanti geograficamente, quanto vicine nella dignità di combattere questa dittatura del denaro.


Progetto Rizoma, Nodo Solidale, Free Palestine, Ateneo Occupato, Bencivenga Occupato, L38 squat, Assemblea Anti Autoritaria.

Gio, 05/05/2011 – 11:19
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