Sardegna: emergenza razzismo

Negli ultimi tre mesi il razzismo delle istituzioni e della stampa ha manifestato una crescita rapida, esponenziale, terrificante, che in Sardegna non avevamo ancora conosciuto con questa intensità.

Stiamo assistendo ad una crescita dell’odio razziale e delle aggressioni fisiche nei confronti di cittadini stranieri poveri (extracomunitari e non) e ad un clima terroristico di allarme verso gli sbarchi in Sardegna di uomini, donne e bambini che provengono dal Nordafrica. Una campagna che è culminata con l’agghiacciante proposta di mettere in piedi, anche in Sardegna, un campo di prima deportazione, detenzione e schedatura (chiamato, con strafottente ipocrisia, “Centro di prima accoglienza”, CPA).

Abbiamo dovuto assistere alla scena delle ruspe che radono al suolo le case di Rom e rumeni, definiti dalle autorità un “problema sanitario”, in perfetto stile nazista. Conseguentemente, quando gli stranieri poveri provano a resistere all’intervento delle forze dell’ordine vengono utilizzate le aggressioni di stampo fascista per cacciarli definitivamente col terrore.
Nel frattempo la magistratura va a cercare i “terroristi” tra i migranti sopravvissuti alla rischiosissima traversata dalle coste del Nordafrica alla Sardegna, aprendo un’inchiesta ad uso esclusivo della stampa di regime.
Vediamo ogni giorno stampa e televisione mostrare ed esaltare raccapriccianti cacce all’uomo condotte con ogni mezzo, in mare e terra, giorno e notte contro i migranti dal Nordafrica.
Dobbiamo sentire le oscene proposte di requisizione di scuole e centri per anziani per realizzare un campo di prigionia estivo, in perfetto stile cileno. Dobbiamo sentire Emidio Casula, sottosegretario sardo alla difesa, fiero difensore delle servitù militari, esaltarsi all’idea di realizzare il kampo di prigionia all’interno della base militare di capo Teulada (caso unico e sino ad ora mai sentito).
E chissà cos’altro dovremo ancora vedere e sentire da questi criminali che continuano ad utilizzare la Sardegna come un vero e proprio fronte di guerra tra il nord e il sud del mondo.

Tutto questo avvicendarsi di avvenimenti nell’arco di appena tre mesi giustifica un allarme per una preoccupante escalation del razzismo istituzionale e non. Il nostro appello può sembrare allarmistico o esagerato, ma la cronologia degli avvenimenti, che accompagna questo appello, deve portarci a riflettere.

La sequenza impressionante di sgomberi, aggressioni e cacce all'uomo promossa dalle istituzioni, la campagna di stampa e paura contro gli stranieri poveri, sta dunque arrivando alla sua logica conclusione.
Siamo ad un passo dall'istituzione di un campo di prigionia, anticamera della deportazione.
Un lager per immigrati come quelli che avvelenano ormai quasi ogni regione dello stato italiano e che riconfermano ogni giorno che l’esperienza dei campi di concentramento non si è chiusa col nazismo. Il campo di concentramento torna ad essere oggi, nelle democrazie occidentali, il principale strumento per la regolazione dello sfruttamento della manodopera a basso costo, attraverso il controllo dei flussi migratori dal sud del mondo.
Il lager per immigrati era l’unico orrore che sino ad oggi ci era stato risparmiato, a noi che viviamo in un’isola oppressa da occupazioni e servitù militari e da un livello di controllo e repressione politica e sociale che non hanno uguali in nessun’altra regione.
L'assessore regionale al Lavoro e alla sicurezza sociale Maddalena Salerno prova a fare un discorso buonista e rassicurante: << Contrari ai centri previsti dalla legge Bossi-Fini, stiamo pensando di creare una struttura di accoglienza vera (???). Uno spazio dove agli immigrati vengano riconosciuti diritti e gli venga prestato soccorso sanitario, dati viveri e vestiti, dove ci sia un interprete >> (GdS del 12/4/07), ma questo contrasta fortemente con lo “spettacolo” dei rastrellamenti e delle cacce all'uomo cui siamo costretti ad assistere tutti i giorni.
L'unico modo di rispettare i diritti dei migranti è quello di non dargli la caccia, non arrestarli, non deportarli e nemmeno dargli per forza un “soccorso” che non hanno chiesto. E’ un diritto fondamentale avere la libertà di muoversi secondo la propria volontà. E’ evidente che questo diritto non viene garantito se si è circondati dal filo spinato.

Circa trecento nordafricani in transito in Sardegna sono stati fermati dalle varie polizie dall'inizio dell'anno: si tratta evidentemente di una cifra ridicola. Ci auguriamo infatti che coloro che, grazie alla complicità della popolazione, sfuggono ai controlli e riescono a raggiungere le loro mete in Francia o nel Nord Italia siano molto più numerosi.
Eppure questo piccolo numero di migranti alle autorità e ai giornalisti è sembrato sufficiente per alimentare con ogni mezzo una campagna razzista che insiste sempre sulle stesse parole: allarme, emergenza, paura. Si utilizzano, per esempio, argomenti ridicoli, come la possibile presenza di “terroristi” all'interno delle barchette che tentano la traversata, per giustificare la necessità di raccapriccianti cacce e agguati.
Tutto questo non ci deve stupire: la produzione di allarmi, emergenze e paure è il principale strumento per il mantenimento del potere. La guerra contro i poveri di ogni nazionalità, che ogni giorno produce nuovi mostri e nuovi morti, è ora più che mai la costante su cui tutte le amministrazioni pubbliche organizzano le loro politiche.
Ancora una volta queste affermazioni rischiano di sembrare esagerate, ma non lo sono. Tanto per fare un esempio vogliamo ricordare che l'amministrazione di Quartu, entrata in allarme a Marzo per i cittadini Rumeni accampati a Flumini (ma non per la loro aggressione a colpi di bottiglie molotov!!!), un anno fa, nell'ambito della “guerra contro i venditori ambulanti”, ha causato la morte di uno di questi, assassinato in psichiatria. Loro non si pentono mai, e neppure si dissociano.

Secondo noi una vera emergenza esiste, ed è quella delle centinaia di giovani affogati nel tentativo di raggiungere le coste sarde, i cui cadaveri galleggiano di fronte alle coste dell’Algeria. C’è un allarme vero, è quello per le aggressioni a colpi di bottiglie molotov e per le abitazioni rase al suolo dalle ruspe. La paura e l’orrore sono giustificati, per l’imminente creazione di un lager per immigrati nel sud della Sardegna.

Certamente non siamo i soli ad essere rimasti impressionati dalla sequenza di aggressioni e dalla campagna razzista di questi ultimi mesi. Certamente non siamo i soli a provare orrore per la possibile costruzione di un campo di concentramento per gli immigrati nel sud della Sardegna. Sappiamo che questi sentimenti sono diffusi, anche se sino a questo momento è purtroppo mancata una reazione, una opposizione pubblica e visibile al razzismo e alla violenza delle istituzioni e dei media di regime.

Proponiamo, quindi, un appello al confronto, al coordinamento, all'azione, rivolto a tutti coloro che vogliano in qualunque modo opporsi:

  • alla costruzione di un lager destinato agli immigrati nel sud della Sardegna.
  • al razzismo delle istituzioni e alle campagne di allarme e paura condotte dalla stampa.
  • alle politiche di guerra ai poveri e di feroce repressione sociale condotte dalle amministrazioni pubbliche.

NESSUN LAGER IN SARDEGNA!
CONTRO OGNI RAZZISMO!

Per info e adesioni: istrangi@libero.it

Mar, 05/06/2007 – 14:18
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