[Sv] Beppin da Cà

29/03/2008 - 16:00
29/03/2008 - 23:59

SABATO 29 MARZO - ORE 16.00
BEPPIN DA CA' - POETA, SAVONESE, ANARCHICO
Chiacchierata con Giuseppe Milazzo, autore della biografia: "Giuseppe Cava, il poeta di Savona".
A seguire APERITIVO benefit!

CENTRO DI DOCUMENTAZIONE "FUORI CONTROLLO"
VIA CHIAVELLA 3R - SAVONA
fuoricontrollo@inventati.org

Beppin da Cà (Savona 1870 - 1940)
Giuseppe Cava viene ricordato come il cantore dialettale savonese. Le sue liriche e poesie ci trasmettono il sapore e il respiro di una Savona che non c'è più, schietta, solidale, genuinamente popolare.
Ma Giuseppe Cava - Beppin da Cà - fu molto di più nel corso della sua esistenza.
Fu uno dei più convinti, accesi e ascoltati agitatori anarchici savonesi di quell'epoca fremente che furono gli ultimi anni del secolo XIX, culminati col regicidio di Umberto I ad opera del mai dimenticato Gaetano Bresci, il 29 luglio del 1900.
Cava subì la repressione. Il suo essere rivoluzionario, anticlericale e propagatore a testa alta delle proprie idee sovversive, anticapitaliste e libertarie lo portò alla latitanza in mezza europa, alla permanenza nelle galere - patrie e non - e al confino: alle isole Tremiti e a Ustica.
Giuseppe Cava partì oltre tutto da una condizione sfavorevole, disagiata, problematica: aveva perso la gamba destra a 18 anni, lavorando in fabbrica. Questo suo deficit però non lo rese meno combattivo, meno pungente, meno deciso nelle proprie convinzioni.
Al giro di boa del nuovo secolo Cava, popolare per estrazione anche se più colto di quella che era la media della sua classe, si inventò editore, tipografo e giornalista. La sua preparazione era avvenuta anni prima, in seguito all'incidente in fabbrica, ragion per cui aveva dovuto cambiare radicalmente mestiere.
Ma Cava non si limitò a sbarcare il lunario come semplice tipografo,
fondò una propria rivista! E con Il Marciapiede per cinque anni portò avanti un dialogo con la cittadinanza che non mancò mai di vena polemica, di ironia pungente e di sapidi sberleffi al clero, agli amministratori cittadini e alla classe dominante tutta.
Anche a causa delle esperienze e delle sofferenze subite, Cava riconsiderò il proprio ruolo nella lotta rivoluzionaria, sostenendo il partito radicale, anche se, agli occhi suoi e dei suoi stessi contemporanei, egli non cambiò mai la propria idea libertaria.
Egli fu sempre pronto, infatti, a solidarizzare con coloro che, per scelte ideali, stavano subendo le inevitabili ondate repressive che la prima guerra mondiale e l'avvento del fascismo portarono con sè.
Giuseppe Cava affrontò per la prima volta la 'carriera poetica' in questo periodo, e la seguì fino alla morte, continuando a lavorare (aprì una cartoleria-giocattoleria, e in seguito venne assunto in biblioteca comunale). Ciò non gli impedì di restare un personaggio refrattario all'autorità e all'obbedienza, subendo nuovamente il peso della repressione nel 1938, quando venne licenziato dalla sua modesta occupazione di bibliotecario, per colpa di una delazione ad opera di noti fascisti cittadini.
Cava chiuse così la sua fiera esistenza sotto sorveglianza.
Egli, insomma, non fu la macchietta savonese, il cantore del popolo di questa lingua di terra, o almeno non fu solo questo.
E' così che abbiamo invitato Giuseppe Milazzo, autore della biografia su Beppin da Cà, a raccontarci quello che ci resta di questa figura di ribelle savonese.

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Mer, 19/03/2008 – 15:52
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