Torino - Corso Brunelleschi: una rivolta immaginaria

Avremmo voluto raccontarvi la storia di un tentativo di evasione dal Cie di corso Brunelleschi a Torino. Così come avremmo voluto raccontarvi la storia di un pugno in faccia sferrato da un fuggiasco a un Alpino di guardia al Centro. Avremmo voluto, eccome, ma abbiamo chiamato dentro e siamo costretti a smentire le notizie de La Stampa (a seguire l'articolo tratto da lastampa, n.d.t.). Pare proprio che la storia dell’evasione sia una bufala, per quanto versosimile di questi tempi, inventata di sana pianta dai militari o dalla Questura per giustificare un violento pestaggio da parte degli Alpini - ed è il primo caso documentato di violenza alpina all’interno di corso Brunelleschi - nei confronti di una quindicina di reclusi, esasperati dall’attesa della “terapia”, dagli insulti e dai maltrattamenti. E, ovviamente, tra militari e poliziotti c’era pure un crocerossino, di sicuro un “operatore precario che, nell’assolvere il suo compito, lotta per mantenere pubblica e civile l’assistenza a tutte le persone in difficoltà“: infatti è stato lui a portare i manganelli agli Alpini, evidentemente in difficoltà. E inoltre, è sicuramente vero che “lo spirito che anima gli operatori Cri non è certo quello dei carcerieri”. Infatti il giorno dopo il pestaggio gli Alpini hanno chiesto scusa, il crocerossino invece no.

Ascolta una conversazione con uno dei reclusi pestati di corso Brunelleschi su http://www.autistici.org/macerie/?p=19213


Tentativo di fuga al Cie

Notte movimentata al Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Torino per il tentativo di fuga di una quindicina di ospiti della struttura. Un militare, alpino della Taurinense, è stato lievemente ferito da un pugno che gli ha sferrato al volto un immigrato che stava trattenendo. Il tentativo di fuga si è verificato durante il trasferimento nelle unità abitative dalla sala medica dopo la somministrazione delle terapie.

Intanto, la Croce Rossa di Torino incassa la «piena solidarietà» della Cgil  per l’episodio dell’occupazione, martedì scorso, della sede da parte di un gruppo di anarchici che contestavano la funzione di assistenza svolta dall’ente presso i Cie. «Vale solo la pena ricordare - afferma la Cgil - che gli operatori della Croce Rossa non appartengono ad alcun corpo militare. Al contrario, per la maggior parte sono operatori precari che, nell’assolvere il loro compito, lottano per mantenere pubblica e civile l’assistenza a tutte le persone in difficoltà. Del resto - continua la nota del sindacato - basti ricordare la funzione umanitaria che la Cri svolge in situazioni di frontiera, come Lampedusa, per comprendere che lo spirito che anima gli operatori dell’ente non è certo quello dei carcerieri di Guantanamo».

Gio, 10/09/2009 – 16:42
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