Castelvolturno: Xenofobia a miccia corta… radiografia di un pericolo

L’intero consiglio comunale di Castelvolturno (con l’esclusione del consigliere del Pd, Caprio) vota un documento delirante, una lettera al ministro Maroni, in sostegno delle posizioni xenofobe del Sindaco Scalzone, che diffama le vittime innocenti della strage di San Gennaro, attacca l’associazionismo antirazzista come “responsabile ultimo del degrado di Castelvolturno” e invita il ministro dell’Interno Maroni a usare la militarizzazione del territorio seguita alla strage “esclusivamente per controllare gli extra-comunitari”. Per sabato 2 ottobre si prepara una fiaccolata contro “i clandestini” che promette di avere l’appoggio di quasi tutte le forze politiche presenti in consiglio comunale… Conviene perciò analizzarla meglio la situazione di questo consiglio comunale, che è davvero assai singolare e significativa:

Sindaco eletto nel 2010 è Antonio (ma)Scalzone del Pdl, da una vita attivo nella politica di Castelvolturno e da sempre schierato su posizioni razziste e xenofobe. Era sindaco già nel 1998, quando il consiglio comunale fu sciolto per “condizionamenti mafiosi” e di recente è stato di nuovo chiamato in causa da diversi camorristi divenuti “collaboratori di giustizia” come Guida (eppure Maroni non ha avuto difficoltà ad accettare da questo stesso sindaco la cittadinanza onoraria per i “meriti antimafia dell’intervento a Castelvolturno”, il cosiddetto “Modello Caserta” che trova entusiasta pure il Pd).
La sorpresa più importante la riserva però la cosiddetta “opposizione”, dove il gruppo consiliare più importante è rappresentato dalla lista civica filo-leghista “Liberamente”, che alle elezioni europee sostenne la candidata del carroccio Carmela Santagati. Un risultato clamoroso che disegna un consiglio comunale in cui il centrosinistra (che arrivava alle elezioni esprimendo il sindaco uscente Nuzzo) si è incredibilmente liquefatto, presentandosi con tutte liste separate e raccogliendo un solo consigliere del Pd… Una situazione in cui il sindaco Scalzone, che per primo nel 2003 invitò Borghezio ad un comizio a Castelvolturno, ha potuto dichiarare: “La maggioranza la pensa come me… e anche l’opposizione!”.
In questo comune di circa 20.000 abitanti autoctoni (che in discreta percentuale si astengono dal voto) e circa 6500 migranti (questa la stima più realistica e non i 15000 paventati in ogni discorso ufficiale) il ribaltone elettorale era prevedibile, ma ha assunto proporzioni incredibili, disegnando uno scenario molto netto e radicalizzato. E’ perciò fondamentale analizzare le dinamiche sociali, economiche e speculative che si agitano dietro questo passaggio.
Le ipotesi più gettonate sono sostanzialmente tre, e naturalmente possono anche essere considerate complementari…::

1) Un punto di svolta è la “strage di San Gennaro” del 2008. Dopo la strage e la successiva rivolta dei migranti si inaugura il modello Caserta, con una progressiva e intensificata militarizzazione del territorio. Una dinamica che ha aumentato di molto la paradossale percezione che le vittime della strage, i migranti, fossero i responsabili dell’instabilità e dell’insicurezza. Naturalmente il fatto che il governo reagisca solo sul piano dell’ordine pubblico e non garantendo emersione e diritti di cittadinanza ai lavoratori immigrati da un contributo determinante in questa direzione.
Di fronte alla militarizzazione ci sono due posizioni opposte che però esprimono rappresentanze politiche molto similari: quella che si fa coinvolgere dalla propaganda securitaria e quella che invece soffre la militarizzazione e il suo impatto sulla vita quotidiana (per comprensibili ostilità culturali o anche perchè crea difficoltà a delle consuetudini di sopravvivenza semilegali) ma che ne attribuisce la responsabilità alla presenza degli immigrati. In entrambi i casi la presenza dei migranti diviene improvvisamente sintesi del degrado urbanistico ed esistenziale della città che ha ben altre radici (l’enorme speculazione immobiliare pre e post-terremoto, la cementificazione selvaggia, l’inquinamento di rifiuti tossici che ha distrutto il meraviglioso litorale). E’ come un accendersi di riflettori e di significanze su una convivenza che invece per oltre un decennio è proseguita abbastanza tranquillamente, seppur scandita spesso dall’indifferenza e dalla separatezza oppure mediata da relazioni di interesse principalmente economico (i migranti come lavoratori/consumatori/affittuari/microimprenditori ecc).

2) Gli interessi speculativi e le promesse economiche ed occupazionali.
Le dinamiche sociali e culturali appena ricordate sono però inadeguate a spiegare un ribaltone elettorale così plebiscitario e il fatto che i migranti sono improvvisamente assurti a punto centrale del programma di governo dell’amministrazione cittadina. Scalzone ha sempre avuto posizioni xenofobe, ma le sue marce passate contro i “clandestini” sono sempre fallite miseramente. Se quella prevista per sabato 2 ottobre dovesse veramente mobilitare centinaia e magari migliaia di persone, è difficile spiegarlo senza ricorrere a interessi e promesse di carattere economico. Soprattuto in territori da anni così inerti, molecolarizzati e pacificati come Castelvolturno.
I migranti sono stati le braccia della grande speculazione immobiliare che ha sconvolto gran parte della provincia di Caserta negli ultimi 20-30 anni, ma improvvisamente la loro presenza sembra divenuta troppo “visibile” e ingombrante. Esattamente da quando sono ritornati in auge i discorsi sulla “riqualificazione turistica” del litorale domizio. Una pioggia di miliardi e di affari, come per il porto turistico di Pinetamare: nell’aprile 2008 (pochi mesi prima della strage) viene firmata la concessione  della regione Campania alla “Marina di Pinetamare srl” in merito alla gestione per 60 anni del litorale di Pinetamare per realizzare in project financing “il nuovo scalo nella zona della Darsena di San Bartolomeo, su un’area di 756.500 metri quadrati, di cui circa 220mila a terra, con quattro darsene per maxiyacht e imbarcazioni per un totale di 1.200 posti barca, dei quali 118 per imbarcazioni di lunghezza compresa tra 21 e 25 metri e 28 per i megayacht….”.
Un progetto assai ambizioso che finge di dimenticare la devastazione ambientale di un’area dai tassi tumorali impressionanti e promette, con l’indotto, “5000 nuovi posti di lavoro”, attesi come il pane nell’(ex) Terra di Lavoro pesantemente colpita dalla crisi economica. In concreto una nuova impressionante colata di cemento, perchè naturalmente il porto, oltre a 4 campi da golf, prevede un centro polifunzionale e le inevitabili “strutture di ristoro”…
A guidare la “Pineta mare srl” e un investimento da 85 milioni di euro, manco a dirlo, c’è Francesco Coppola, (fratello di Cristiana, vicepresidente di Confindustria con la delega al mezzogiorno), la potentissima famiglia di costruttori che in questo territorio sono da sempre la voce del padrone. Non a caso, e scandalosamente, il porto sarebbe adiacente al celeberrimo villaggio “Coppola”, un obbrobrio di 12000 appartamenti, chiese, alberghi ecc completamente abusivo e praticamente invivibile che negli anni ’60 pretendeva di essere un “villaggio turistico”, anzi la “Miami del Sud”…  E così si assiste al singolare spettacolo per cui l’abbattimento delle 8 torri del villaggio sia rivendicato come un evento chiave per il rilancio urbano del territorio, affidato però agli stessi che le torri le avevano costruite…
Giova ricordare che il gruppo Mirabella, che afferisce sempre alla famiglia Coppola e che dovrebbe realizzare l’infrastruttura portuale, ha tra i suoi progetti l’Us Naval Site di Gricignano (insieme al progetto “Polina” con cinque enormi complessi residenziali), la riqualificazione dell’Ex Saint Gobain di Caserta e il piano di recupero del Litorale Domitio. Eh si, perchè il litorale domizio rientra, comprensibilmente, nelle “aree prioritarie a livello nazionale per il recupero ambientale” (L. 426/98) ed è perciò destinatario, insieme al Nolano, all’Aversano e al territorio di Acerra, di circa 400 milioni di euro di fondi comunitari per le bonifiche! Un altra torta enorme (peccato che tecnicamente le stesse bonifiche siano ai limite dell’impossibile, non avendo idea della natura, della qualità e della quantità degli sversamenti di rifiuti tossici…).
Il nuovo modello turistico che il progetto dei Coppola e di altri immobiliaristi prevede per il litorale Domizio è quello di un modello ad enclaves: campi da golf, megayacht e alberghi lussuosi incastonati nel territorio come “perle sottratte sempre più al degrado”. Questa è quantomeno l’immagine necessaria a drenare risorse e giustificare investimenti, finanziamenti e concessioni (un discorso non dissimile da quello che fu fatto per il  villaggio coppola negli anni ’60 del resto, ma almeno allora il territorio era quasi incontaminato). Un modello di cui fa parte ad esempio anche la sede del calcio-Napoli.
Chiaro che questo modello fa a pugni con la presenza di tanti lavoratori immigrati nel territorio e con l’immagine mediatica della Castelvolturno “Soweto d’Italia”, come lamenta il sindaco Scalzone…
Non sorprende quindi che i Coppola siano stati grandi elettori di Antonio Scalzone, e che lo stesso braccio destro del sindaco sia l’assessore ai lavori pubblici Sergio Luise, noto immobiliarista tramite la Luise costruzioni srl.

3) C’è da considerare infine la crisi economica e l’abbattimento nell’offerta di lavoro nero ai migranti irregolari. Come sempre nelle fasi di crisi c’è il bisogno di esportare una parte della disoccupazione, la più vulnerabile e ricattabile, per non ingrandire troppo l’esercito dei lavoratori di riserva e non correre eccessivi rischi di conflitto sociale.

Written by admin on settembre 29th, 2010 # Filed under 1 # No Comment #

Leave a Reply