Mondiali Sudafrica: calato il sipario oltre l’evento

Il day-after la calata del sipario dei Mondiali sudafricani, si affievoliscono le luci e svuotano gli stadi, si smontano i palchi e spengono le telecamere. L’evento internazionale è chiuso, finito; il Sudafrica torna nel regime della sua normalità, forse ancora con l’illusione del portato benefico della vetrina e gli ultimi sprazzi di entusiasmo accompagnati dal grido delle vuvuzela. Si chiude il cerchio dei Fifa World Cup South Africa 2010 iniziato non certo lo scorso 11 giugno, con l’inaugurazione in mondovisione, ma ben prima… Dalla nostra prospettiva, ci interessa andare a riannodare i nodi sociali e politici che i Mondiali hanno fatto emergere, anche esplodere (nella loro temporalità più estesa). La sintesi di ciò non possiamo che trovarla nell’interrogativo: “cosa resta dei Mondiali 2010 nel paese africano?”. Nell’ultimo anno abbiamo provato a compiere questo lavoro d’osservazione oltre il mainstream, oltre e nella costruzione dell’evento.

Vetrina Sudafrica. La cifra dell’investimento fatto sui Mondiali sudafricani ci è stata data, per nulla celatamente, dalla tipologia del racconto dei media mainstream. Nella cesura tra propaganda e realtà del paese ospitante, nel rifacimento del trucco così come nella filantropia morale. La narrazione della magneficenza organizzativa e dell’indotto progresso sociale, il desiderio di riscatto e la carità umana. Quindi il loop degli spot sul superamento del regime d’apartheid, sull’imprinting democratico e multirazziale del Sudafrica dell’oggi, ma anche la misericordia per i “bimbetti negretti” che corrono scalzi dietro ad un pallone, pietà da andare a colmare con un sms-elemosina… L’ipocrisia dell’evento, di quel che si vuole spacciare e propagandare, “nascondendo altro” non funzionale alla rappresentazione mediale, perchè capitalisticamente non utile alla valorizzazione della vetrina sudafricana. Restaranno gli stadi come cattedrali nel deserto, la speculazione come seguente round dell’evento, ingiustizie e conflitti come tangibilità di realtà non illuminate dai riflettori ma cariche di spinte e vitalità per la trasformazione.

Lotte Mondiali. Nell’organizzazione e quindi nella governance del mese mondiale il governo sudafricano ha energicamente puntato perchè la sicurezza fosse il cardine di un gioco complesso da ricondurre tutto sotto il mantello della gestibilità e della compatibilità sistemica. Era difficile immaginare che le rivendicazioni sociali e politiche che s’annidano nel paese africano avessero la forza e la possibilità di emergere (di fronte all’inteleiatura della macchina del circo Mondiali), conquistando le luci della ribalta, ma comunque non tutto è andato per il verso giusto ai piani alti del governo del pallone: la prima settimana della Fifa World Cup ha evidenziato i pertugi di un’organizzazione che generato scontri e tensioni. La battaglia condotta dei lavoratori e dalle lavoratrici nell’ambito della sicurezza non militare negli stadi ne è stato l’esempio più palese, quindi nell’incombenza degli scioperi, il governo Zuma è stato obbligato a dispiegare il personale di polizia per rescindere la problematica questione… il che è stato solo una parte di quanto si è mosso e si muove in Sudafrica in termini di rivendicazione diffusa di diritti universali, condizioni di vita e lavoro dignitosi!

Laboratorio Sudafrica. Come riportato sopra: diritti, condizioni di vita e lavoro; i terreni supremi dello scontro sociale in Sudafrica sono questi, non diversamente da quanto ci riportano lotte e conflitti in altre latitudini. Il Sudafrica va assumere le sembianze di un laboratorio africano dentro il quale affiorano anomalie e contraddizioni, conflittualità e rimozioni. La peculiarità sudafricana, come Stato liberatasi dal dominio coloniale, come società emancipatasi dalle scure d’apartheid, come nazione nera candidata a divenire potenza nel teatrino del nuovo ordine mondiale… i conflitti che fanno da sfondo a tutto ciò sono, nella loro estrema potenza politica, i risultanti di un contesto frizzante attraversato dalle spinte per il superamente (reale) delle differenze di classe e razza esistenti, mosse da bisogni di trasformazione che eccedono l’accontentarsi della favola del “mondo nuovo” costruito dal presidente Mandela e dall’Anc. L’esistente può essere di sollievo per le coscienze dei governi occidentali, sulle quali pesano i macini della compromissione e delle responsabilità razzista; può essere di compiacimento per chi ha superato il trapasso dall’apartheid con il mantenimento degli stessi rapporti di forza, quindi di privilegio e ghettizzazione dorata; non per chi è rimasto al fondo, nelle township come nei sobborghi urbani, con la promessa di un riscatto sociale mai pervenuto.

Pulsioni razziste. Intrinsecamente legata alle lotte sociali ed ai desideri di rivalsa ricompresi nella società sudafricana non può che essere la questione razzista, che si gioca sicuramente su livelli indubbiamente diversi dalla vergogna dell’apartheid ma che non può essere data per superata e vinta, innanzitutto perchè tra le principali (non la sola!) fautrici delle differenze e discriminazioni di classe, come agente di disuguaglianza sociale radicato e spinoso. Si pensi alla valenza che sono andati ad assumere nel contesto sudafricano le violenze razziste che hanno infestato il maggio del 2008, o l’uccisione del leader dell’estrema destra bianca Terreblanche, avvenuta lo scorso aprile. Tensioni e pulsioni che s’aggregano nel paese africano, figlie di una realtà di discriminazione non superata ma ammorbidita sotto le “grinfie” della democrazia multicolore e della proscrizione della giurisdizione inaccettabile… Certo il Sudafrica non è rimasto uguale a se stesso nel tempo, gli impulsi e i conflitti hanno spinto in avanti il paese, l’hanno cambiato e proiettato verso la trasformazione, che non potrà che darsi e passare sotto il battito serrato dell’azione dei movimenti sociali.

La Fifa oggi smonta il carrozzone, tutti a casa, il Sudafrica torna nell’alveo della sua quotidianità non mediatizzata, con almeno il conforto di non aver visto trionfare in casa propria l’ex madrepatria coloniale…! Altrimenti, oltre il danno, anche la beffa!

Ascolta le interviste realizzate allo start dei Mondiali sudafricani con:

Written by admin on luglio 16th, 2010 # Filed under News # No Comment #

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