I quattro briganti e il contadino


I quattro briganti, con i tromboni spianati,
Bloccarono il passo al vecchio contadino
Sopravvissuto all’assedio della fatica.
“Cosa volete rubarmi?”
disse il vecchio a bassa voce,
“Cosa pensate mi sia rimasto,
Che non sia stato già razziato?
Da qualcuno prima di voi
E meglio armato di voi
E, soprattutto, con cani da guardia
Meglio equipaggiati e ben più feroci di voi.
Guardate le mie mani,
I calli si spintonano con foga per trovarvi alloggio.
Ma invano, il personale è al completo.
Guardate la mia faccia, il mio collo.
Cotti a puntino e mangiati fino all’osso
Da un sole cinico e vorace;
Guardate le mie braccia,
Forti, è vero,
Ma purtroppo incapaci di nuocere.
Guardate la mia schiena,
Curva e dolorante
Sotto il peso della cruda necessità.
Guardate anche le mie scarpe,
Anzi, guardate i miei piedi disuguali,
Perchè l’unico paio di scarpe,
Da anni, è destinato a calpestare momenti migliori,
Che non arriveranno mai.
Infine guardate i miei occhi,
Occhi di chi non può più permettersi
Neanche il lusso della paura.
Non di voi comunque,
Disperati come me
E, a ben vedere, forse più di me.
Scostatevi e lasciate il passo,
Che il sonno è un tiranno che non concede pietà.”
I quattro, senza cenni di intesa,
Presentarono le armi al vecchio
E lo scortarono silenziosi
fin sull’uscio di casa.
Poi, con lo sguardo torvo e i pensieri in fuga,
Si diressero verso la dimora del padrone,
Nascosero nell’ombra i loro luminosi sorrisi
In attesa dell’unica, vera preda.

Mescalero

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