Asl, Comune e Regione svendono San Salvi

Riportiamo il comunicato del Comitato San Salvi Chi Può, dove si spiega cosa sta accadendo all’area di San Salvi, rispetto alla volontà istituzionale di svendere il tutto al privato di turno.

Ancora in questi giorni, sul Corriere fiorentino, un articolo annuncia ai cittadini la vendita di S. Salvi con la stessa sbrigativa motivazione di sempre: i soldi servono per ricostruire Torregalli. Anni fa servivano per S. Maria Nuova… Insieme a San Salvi  sarebbero in vendita l’edificio dell’ex Bice Cammeo, in via Aldini, e parte del complesso di Santa Rosa in cui è in forse la permanenza del presidio sanitario, utilissimo nel quartiere, che si vorrebbe trasferire allo IOT sul viale Michelangelo (sic!).
La ASL, il Comune e la Regione, pienamente d’accordo, non hanno mai uno straccio di argomentazioni più approfondite per giustificare la svendita di questi beni che non sono di loro proprietà, ma della intera collettività. E non hanno nemmeno il pudore di dare uno stop ai progetti insensati di strutture megagalattiche divoratrici dei soldi dei cittadini che chiedono anni per essere costruite e troppe rimangono incompiute.
Nessuna autocritica sulla gestione rovinosa della sanità (le regioni, in particolare, risultano le maggiori responsabili dello spreco di danaro nel settore sanitario); nessuna analisi critica su come finiscono i grandi ospedali e sugli strumenti finanziari come il project financing moltiplicatore di costi (fino a 8 volte quello iniziale) che aziende sanitarie hanno utilizzato a gogò con impressionante leggerezza e incompetenza.
Con il suo buco di 420 milioni, Massa insegna e forse è solo la punta dell’iceberg!
Nonostante questo quadro, fra scandali e inchieste della magistratura, si continua a depauperare il patrimonio immobiliare con operazioni di svendita che favoriscono solo la speculazione e i privati, riducendo progressivamente i servizi. Da Monti a Marroni si sostiene che la sanità va ”ristrutturata al meglio” e il meglio si traduce nell’attacco all’assistenza sanitaria pubblica e al diritto alla salute.
L’assessore Saccardi, intervistata in quell’articolo, ci tiene a dire che non c’è “nessuna sfrenata speculazione sull’area, ma solo riqualificazione per farla vivere dai cittadini…”. Sa cosa dice l’assessore quando afferma queste cose? Il degrado a cui fa cenno è opera deliberata delle istituzioni (*) e non saranno certo le nuove abitazioni a rianimare il luogo e a salvaguardare il Parco. Anzi ci sarà la corsa alle recinzioni, alla difesa della proprietà privata contro le possibili incursioni degli estranei. Se voleva rianimarlo poteva prendersi la briga di esaminare i tanti progetti di recupero su San Salvi  e  quello che è stato fatto in Italia degli altri ex manicomi. Si sarebbe resa conto che le potenzialità di  San Salvi sono tante e plurivalenti da poter aspirare ad essere un centro medico di eccellenza internazionale, a essere luogo di una intelligente riorganizzazione dei servizi sanitari a scala urbana e di quartiere; ad accogliere forme di edilizia sociale, di autorecupero, di cooperative edilizie con giovani operatori, alla riorganizzazione della colonia agricola, per la formazione di orti urbani e di un mercato contadino a disposizione del quartiere. Si potrebbero coinvolgere i cittadini nelle proposte affidando loro anche la gestione o la manutenzione del sistema del verde e degli spazi pubblici. Insomma San Salvi come Laboratorio di sperimentazione urbana a livello europeo con grande vantaggio sul quartiere e sulla città. Una riqualificazione vera e non la solita litania della svendita e delle nuove abitazioni inutili che degrada la zona, la strangola nel traffico e nell’inquinamento.
Quanto al rispetto del Piano Strutturale a ”volume zero” (vedi allegato) nella misera proposta della ASL, l’assessore Meucci, anch’essa intervistata nell’articolo, dovrebbe leggerselo e farsi un po’ di conti prima di ripetere il mantra del Sindaco Renzi. Avrebbe delle belle sorprese.

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