Ginori: i giudici fanno gli interessi degli speculatori, decretato il fallimento

Da Clashcityworkers.org

Oggi i lavoratori in presidio davanti al Tribunale hanno appreso che i giudici hanno decretato il fallimento della fabbrica. Questo, come ci hanno spiegato i lavoratori stessi, vuol dire che non ci sarà nessuna continuità nè garanzia di riavvio della produzione, che invece con il concordato preventivo e con degli acquirenti già pronti (Lenox) sarebbe potuto avvenire.

Prevalgono ancora una volta gli interessi degli speculatori sulla pelle degli operai: 316 alla Ginori.

I lavoratori si dirigono versoil consiglio regionale in via Cavour, in centro

Una lotta colpo su colpo quella degli operai della Ginori per ottenere la riapertura della fabbrica.
Stamattina, venerdì 4 gennaio 2013, hanno deciso di occupare di nuovo lo stabilimento.

Dopo mesi di lotta e di cassa integrazione, sembrava si fosse ad un passo dalla riapertura. Si pensava di poter rientrare in fabbrica lunedì 7. Invece lo stop del tribunale che rinvia la decisione.

Il tribunale deve stabilire se per la precedente gestione Ginori sia “fallimento” o “concordato preventivo”. Il concordato preventivo permetterebbe ai nuovi acquirenti (Lenox) di far partire la produzione immediatamente da lunedì, mentre la dichiarazione da parte del tribunale di fallimento allontanerebbe gli acquirenti e allungherebbe i tempi ancor di più.

In un contesto come questo perché il tribunale sta rallentando una decisione che parrebbe scontata a fronte della concreta possibilità con degli acquirenti certi di far ripartire la produzione lunedì se solo il tribunale si fosse pronunciato nei tempi previsti per il “concordato preventivo”? Perché il tribunale tentenna e prende in considerazione anche l’ipotesi di fallimento? Forse perché la dichiarazione di fallimento farebbe scendere ancora di più il prezzo di questa fabbrica e sarebbe appetibile per altri acquirenti che ad un prezzo stracciato erediterebbero un patrimonio e un marchio storico..

Gli operai non ci stanno e non sono disposti ad accettare chi vuole fare affari sulla pelle dei lavoratori. 

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