Careggi: lotte, referendum e servilismi

Alla fine, dopo mesi di lotte,assemblee, scioperi, l’accordo con la direzione, per l’introduzione del nuovo orario per i lavoratori turnisti, è stato siglato dai sindacati CGIL,CISL e USB. Il via libera alla firma dell’accordo è stato preceduto da un referendum indetto dalla CGIL tra i suoi iscritti: su 917 aventi diritto hanno votato 618 infermieri. Il risultato è di 529 sì, 73 no, 15 astenuti e una scheda nulla. Questo risultato è stato presentato in pompa magna sia dal sindacato, che si è cosi sentito legittmato, attraverso un referendum totalmente autoreferenziale a firmare un accordo suicida, ma anche da giornali come Repubblica, che da sempre ha presentato la lotta intorno al nuovo orario come un’opposizione sterile, di pochi fannulloni che lavorano poco. Non solo, la CGIL ha avuto anche la faccia tosta di presentare come sue vittorie al tavolo delle trattative, le proposte presentate dalla dirigenza, e scritte da tempo sull’accordo, come le 106 assunzioni promesse dall’azienda. Oppure sono misere briciole, come il riconoscimento dei 10 minuti per il cambio della divisa all’interno dell’orario di lavoro. Le conquiste tanto decantate, in realtà, sono scelte dei dirigenti, la CGIL e gli altri sindacati, si sono limitati ad accettare. Inoltre, le assunzioni sono considerate alla stregua di un opzione da barattare, anzichè di una priorità assoluta per garantire un’asssistenza efficente.

In seguito al risultato del referendum, i sindacati scioperanti (una strana formazione composta da Fials, Uil, Cobas e Usi) hanno risposto con un altro referendum, stavolta aperto a tutti i lavoratori. Il risultato è stato schiacciante: su 1342 votanti (in totale sono 1.800 i dipendenti interessati dalla manovra) , solo 8 si sono proununciati a favore, mentre i contrari sono stati ben 1333. Mercoledì 20 marzo i sindacati che si oppongono al nuovo orario, presenteranno i risultati del referendum in occasione di unassemblea nell’Aula Magna delle cliniche mediche dalle 11 alle 13. Mentre, nel corso della settimana prossima, cercheranno di porre il problema delle nuove turnazioni all’attenzione del presidente della Regione Enrico Rossi, dell’assessore regionale alla Sanità Luigi Marroni e il direttore dell’azienda di Careggi Valtere Giovannini. Proprio questi tre signori hanno sempre fatto orecchie da mercante se non proprio diretta opposizione ai lavoratori in lotta (soprattutto Marroni, che ha rifiutato un incontro con i soli sindacati in sciopero).
La sanità nella provincia di Firenze, e in Toscana, sta attraversano un periodo di profondi cambiamenti, tra spending review, decreti Regionali, ticket e deleghe al privato su molte importanti prestazioni sanitarie. Senza contare i cronici bilanci in rosso delle ASL toscane. Oltre all’arcinoto caso di Massa, troppo spesso ci si scorda che Careggi è un enorme buco nero di denaro. E infatti, nel 2012, il bilancio dell’AOUC era in deficit di oltre 13 milioni di euro! Quindi, la scelta, politica, di colpire i lavoratori, spremendoli e facendoli lavorare di più, non è altro che una riproposizione delle politiche nazionali sin qui adottate. Stesso discorso per l’atteggiamento di alcuni sindacati.

I lavoratori che si oppongono a questo progetto non possono certo fermarsi ora, ne limitarsi a una raccolta firme o a un referendum. E’ necessaria una risposta ancora più forte per mettere alle strette sia la dirigenza, sia i sindacati concertativi, tessendo legami con la cittadinanza, con le lotte attive sul territorio e con gli studenti della facoltà scientifiche che, quotidianamente, vivono la realtà del lavoro all’interno di Careggi  e di altri presidi sanitari(e che conosceranno un futuro di sfruttamento ancor più pesante). La storia di questa lotta è ancora tutta da scrivere.

Leggi anche:

Careggi: vince il NO dei lavoratori

Facebook

YouTube