Tav in Mugello: riparte il processo, ma la devastazione ambientale resta

Non siamo certo dei “giustizialisti”, premessa fondamentale, quindi non ci interessa tanto che sia ripartito il processo (come se risolvesse qualcosa). Piuttosto, è interessante ricordare a tutti cosa ha causato il Tav in Mugello, mentre quello fiorentino è bloccato (almeno per ora). Da sottolineare, poi, come i tempi della magistratura non servano ad evitare gli effetti nefasti della sete di profitto, ciò che veramente anima i sostenitori del Tav: infatti le sorgenti sono prosciugate, i terreni sono crollati, la vegetazione in diverse parti non ricrescerà più. Insomma, quello che i comitati e le realtà politiche e sociali dicevano da anni (da anni) è diventato realtà.

Il prezzo per aver detto la verità si trova nelle centinaia di denunce ai danni di chi ha protestato, assieme ai danni all’ambiente, in Mugello come altrove; è necessario, quindi, fermare la follia di questi piani di devastazione proprio perchè aver ragione “dopo”, è solo un amaro contentino.

Tav, cancellate le assoluzioni per discariche e traffico di rifiuti
La Cassazione: danni in Mugello, nuovo processo per i 27 imputati
FRANCA SELVATICI

DOVRÀ essere nuovamente celebrato in corte di appello il processo per i danni causati al territorio del Mugello dai lavori di costruzione della linea di alta velocità ferroviaria Firenze – Bologna. La Corte di Cassazione ha infatti annullato in parte la sentenza della corte di appello di Firenze che il 27 giugno 2011 aveva cancellato le condanne inflitte in primo grado a 27 imputati, fra cui i vertici del Consorzio Cavet, controllato da Impregilo, che ha realizzato la tratta ferroviaria di 79 km, di cui 73 in galleria, fra Firenze e Bologna, finiti sotto processo per illecito smaltimento delle terre di risulta degli scavi e dei fanghi di lavorazione, per traffico di rifiuti e per i danni al territorio e ai corsi d’acqua. Accogliendo in parte il ricorso dei pm Giulio Monferini e Gianni Tei, la Cassazione ha annullato la sentenza di appello che aveva dichiarato prescritti i reati di gestione abusiva di discariche e aveva assolto nel merito gli imputati accusati di omessa bonifica delle discariche e di traffico organizzato di rifiuti. Ora una nuova sezione della corte di appello dovrà riesaminare i fatti. L’avvocato Nino D’Avirro, che difende numerosi imputati del Cavet, si riserva di commentare la decisione della Suprema Corte dopo aver letto le motivazioni. Per effetto di questo rinvio, i giudici fiorentini si troveranno a riesaminare le accuse contro l’esecuzione dei lavori della Tav in Mugello mentre la procura, con gli stessi pm Monferini e Tei e con il Ros Carabinieri, sta indagando sui lavori di costruzione del tunnel dell’alta velocità ferroviaria a Firenze, gestiti dal Consorzio Nodavia controllato da Coopsette.

In primo grado, il 3 marzo2009, il giudice Alessandro Nencini aveva condannato 27 imputati a pene comprese fra i 5 anni di reclusione (inflitti ai vertici del Consorzio Cavet) e i 3 mesi di arresto. In sentenza il giudice scrisse che i lavori dell’alta velocità ferroviaria in Mugello erano responsabili del più rilevante inquinamento ambientale che avesse mai interessato la Toscana e che era stata commessa «una quantità enorme » di reati ambientali — inquinamento di vastissimi terreni agricoli, di pascoli, di boschi, di falde acquifere — per effetto «di una sistematica e ripetitiva violazione delle norme poste a tutela della salute pubblica». E se i dirigenti del Cavet rivendicavano «con orgoglio di aver eseguito un’opera pubblica mai realizzata prima», il giudice osservava amaramente: «Come se l’esecuzione di un’opera pubblica di estremo rilievo e complessità tecnica dovesse prescindere dal rispetto della legge o, per meglio dire, non potesse essere eseguita nel rispetto dei diritti delle popolazioni ». Secondo il giudice Nencini, i dirigenti e i tecnici del Cavet avevano operato nella «assoluta ignoranza, o ritenuta irrilevanza, delle norme prudenziali e di legge, soprattutto in tema di discariche di rifiuti».

I danni complessivi inflitti al Mugello sono stati valutati in 741 milioni di euro. In alcune aree sono stati dispersi fanghi sterili, da cui non possono nascere piante. Particolarmente drammatici, per un territorio ricchissimo di acque, gli effetti degli scavi sui fiumi. Secondo le accuse, sono stati disseccati o gravemente impoveriti 81 corsi d’acqua, 37 sorgenti, 30 pozzi e 5 acquedotti. In alcune zone è morta la vegetazione. Le falde acquifere sono sprofondate di 200 metri, perché sono state realizzate gallerie drenanti prive di sistemi di raccolta e di convogliamento delle acque verso l’esterno. Fino a pochi anni fa in Mugello l’acqua si attingeva dalle sorgenti o dai pozzi; ora gli acquedotti devono andarla a cercare in profondità. Tuttavia — sembra quasi un controsenso — le assoluzioni per i danni ai corsi d’acqua sono divenute definitive, in parte perché i reati sono stati dichiarati prescritti, in parte perché i danneggiamenti sono stati ritenuti colposi e perciò non costituenti reato. Però molti imputati e il Consorzio Cavet, citato come responsabile civile, sono stati condannati a risarcire il Ministero dell’Ambiente, la Regione Toscana, la provincia di Firenze, i Comuni di Borgo San Lorenzo, Firenzuola, Scarperia, Vaglia e San Piero a Sieve, la Comunità montana del Mugello, Italia Nostra, Idra, Wwf e Legambiente Toscana.

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