Piazza Brunelleschi: un altro punto di vista

Da anni ormai è in corso a Firenze una vera e propria “crociata” contro il “degrado” che vede in prima linea i media locali “ufficiali”. Ultimo esempio sono state le deliranti cronache di Repubblica e La Nazione sulla festa a Lettere di Venerdì scorso.
Essendo convinti che nessuna ricostruzione dei fatti possa considerarsi “oggettiva”, ma al contrario di parte ed “interessata”, abbiamo deciso di ascoltare cosa hanno da dire su piazza Brunelleschi alcuni studenti che la frequentano da anni. Ciò che emerge è una versione diametralmente opposta alla ricostruzione che siamo abituati a leggere sui giornali. Lettere viene piuttosto percepita come un luogo accogliente, rilassante e un po’ “folkoristico”, in cui non regna alcuna “insicurezza”, ma anzi si respira un clima di reciproca fiducia.

Il progetto di ristrutturazione della Facoltà (la sua trasformazione in biblioteca e l’innesto di tornelli per garantire l’ingresso ai soli iscritti all’Ateneo) viene visto con ostilità, in quanto andrebbe a minacciare proprio quell’atmosfera in cui molti, banalmente, si sentono a proprio agio.

La prima intervistata è F. studentessa di Lettere:

-Da quanto tempo studi a Lettere?
F: Sei anni
-Quando leggi le notizie relative al degrado in piazza Brunelleschi trovi un riscontro nella tua esperienza diretta?
F: Direi di no. Ma dipende da cosa intendiamo con degrado, che ormai è una parola d’ordine, entrata nel vocabolario comune, dall’ampio significato. Se vuol dire che la piazza è brutta e non ha manutenzione, è vero che è piena di buche nella pavimentazione e che il doppio cancello di lettere ha tolto metà dello spazio a una piazza che ora sembra più che altro uno slargo. Per quanto riguarda il degrado “umano” per Rom e rave, le notizie dei giornali sono descrizioni molto alterate, che fanno leva su alcuni particolari dandogli uno spessore e una rilevanza che non rispecchia la realtà. Rispetto invece al degrado dei rave …che dire… dovremmo ridimensionare la cosa da più punti di vista. Io credo che parlare di “degrado” indichi una situazione stabile e duratura, cosa che il cosiddetto rave, fatto una volta ogni 6 mesi, non crea. chiamare le feste a lettere rave, poi, è già abbastanza capzioso. Se il problema è che per una notte ogni tanto gli abitanti sono infastiditi dalla musica, posso capire che chi non partecipa a una festa non ne voglia sapere di averla sotto casa, ma questa non è una cosa relativa a Lettere, è uno standard, e non dovrebbe costituire notizia, né può assumere toni politici. Se lo fa, non vuol dire che ci sia degrado a lettere, ma vuol dire che qualcuno ce lo vuol leggere a tutti i costi.
-Perché i media dovrebbero dare una versione se non proprio falsata, quantomeno decisamente eccessiva dell’ambiente di Brunelleschi?
F: Per molti motivi, futili e profondi, innanzi tutto per stile notiziario, una notizia acquista risalto e pseudo spessore se usa i toni apocalittici che colpiscono l’occhio, piuttosto che un’analisi. Questo è dovuto anche a una crisi interna del giornalismo che a volte gli stessi giornalisti istituzionali denunciano, ovvero l’impossibilità di orientarsi verso l’inchiesta o di condurre approfondimenti che potrebbero infastidire la neutralità del “format ansa” che ormai ogni giornale deve perseguire abbandonando ogni velleità politica – a men che non ci sia una precisa direttiva. In questo piattume la banale notizia del degrado in Brunelleschi diventa un luogo di dibattito innocuo in cui intingolare la penna. Insomma stanno alle barbe. Qualche volta un paio di abitanti della zona li chiamano, ma direi che il loro interesse per la “questione lettere”, risponda alla politica contro il degrado ovvero contro tutto ciò, persona o cosa, che devia dall’estetica e etica di una Firenze perfetta, quasi svizzera, in cui ci siano regole e divieti spazio temporali per ogni aspetto della vita cittadina e che pensa che alle 23.30 Firenze debba essere già a letto. In questo piano di marketing lettere è uno degli ultimi cuori pulsanti in circolo. Santo Spirito, Sant’Ambrogio, sono sempre sotto accusa di degrado perché la maggiore libertà da vincoli è un’imperfezione nell’algoritmo renziano per cui decoro vuol dire ordine, sicurezza e pulizia, ovvero: preordinare i luoghi di aggregazione e consumo creando luoghi di socialità prefabbricati, costosi e controllati; la sicurezza corrisponde solo a mettere videocamere e musichine rincuoranti nei parcheggi. Se lettere riesce, e secondo me lo fa vagamente perché non vi accade nulla di straordinario, a sfuggire da tutto ciò, anche con qualche festa, vuol dire che c’è ancora un po’ di margine per un minimo di manovra creativa, in cui i ragazzi non son degli automi che frequentano il posto con l’unico obiettivo della lezione e poi via, ma per lo meno lo abitano.
-Ti sei mai sentita insicura nella tua facoltà?
F: Insicura mai, è una definizione totalmente fuoriluogo. Certo, per comune prudenza cerco di non perdere il portafoglio o il lettore mp3, ma direi che per il resto a lettere si respiri un’aria di tranquillità, e azzarderei di fiducia, non ci sono mai problemi di sicurezza. raramente avvengono furti e tutti i ragazzi lasciano incustodite le loro cose sui tavoli da studio senza problemi .
-I Rom e i senza tetto che stazionano fuori dalla facoltà sono vissuti come un problema dagli studenti?
F: Non credo. Sono uno sparuto numero, possono non piacere per motivi estetici o per antipatie più o meno sospette, ma non interferiscono con la vita studentesca, non danneggiano la struttura e alcuni ragazzi rom hanno relazioni di amicizia con gli studenti. Per quanto riguarda i senzatetto, bè, il problema più che altro se lo faranno loro che sono senzatetto e non vivono in una struttura protetta.
-Cosa pensi del progetto di ristrutturazione della Facoltà di Lettere, della sua trasformazione in Biblioteca e nell’immissione dei tornelli all’ingresso?
F: Non conosco bene i progetti. Direi che di una ristrutturazione, Lettere ne potrebbe anche avere bisogno, ma se questa deve seguire la nuova filosofia della funzionalità, che è già stata applicata a scienze della formazione o in via Capponi, meglio lasciar stare. Ciò che piace agli studenti che stanno a Lettere è proprio il fatto che ormai è l’unico luogo dell’ateneo che non è stato disumanizzato dal nuovo design asettico, in cui chi lo frequenta può studiare in un habitat che favorisce la socialità. E questo, forse ancora non s’è capito, è un aiuto per lo studio stesso che l’università dovrebbe apprezzare, per non dire promuovere, lasciando quanto meno che gli studenti abbiano libera vivibilità e gestione degli spazi. Lasciare le proprie tracce non è degrado, ma appartenenza a un luogo in cui si lavora, si studia e si vive. L’immissione dei tornelli sarebbe un surplus che non deve ASSOLUTAMENTE accadere. Vorrebbe dire imboccare la direzione opposta a quella che ho appena auspicato. La logica che porta a pensare ai tornelli come strumenti di scrematura fra coloro che ad oggi usufruiscono liberamente dello spazio è una logica discutibile, sciocca e anche un po’ “illegale”. Ricordiamoci che Lettere, e l’università in generale è un luogo pubblico in cui tutti devono poter entrare. A cosa dovrebbero servire poi effettivamente i tornelli? A proteggere i libri dai furti? A selezionare solo studenti identificati all’entrata? Le misure per un prestito sicuro ci sono già. La selezione interna è una cazzata. Anche fra gli studenti stessi c’è chi ha uno statuto libero da matricole etc. Il fatto che vi orbitino studiosi non iscritti non ha mai tolto niente a nessuno, anzi.. una biblioteca non è solo un servizio è anche un ambiente culturale in cui copia e varietas ne dovrebbero esser il nerbo. A Lettere non ci sono reali problemi di ordine pubblico, di “degrado”. Questi sono solo sventolati dai giornali, o da chi si scandalizza più per una scritta su un muro anonimo e rimbiancabile e lo chiama degrado, e non se viene amputata una mano al Biancone…

I prossimi due intervistati C. e G. sono invece due studenti di Scienze politiche, i quali preferiscono passare i propri pomeriggi di studio in Brunelleschi piuttosto che nella propria Facoltà:

-Cosa studi?
C: Scienze Politiche.
-Perché vieni a studiare a Lettere?
C: Perché è un bel posto dove studiare. E’ in centro e last but not least la mia ragazza studia lì.
- Pensi che i media diano una ricostruzione corretta rispetto al presunto degrado di piazza Brunelleschi?
C: Nella maniera più assoluta no. Le feste non degradano. Le persone che stazionano davanti alla facoltà, spesso portate come esempi del degrado, non degradano un bel nulla all’infuori di loro stessi, ma tutto sommato fatti loro. Qualche pisciatina o sgottata qua e là infastidisce il nasino all’insù di qualche fiorentina della Firenze bene, mi dispiace ciccia, ai tempi di Dante buttavan la merda dalle finestre e c’era più puzzo di adesso, se un ti va bene cambia aria che ci fai un piacere. DEGRADO, cosa non si farebbe i nome del degrado? Il degrado porta con se un caterva di stati d’animo, una serie di psicodrammi infinita.. si parte con l’indignazione, si passa per la costernazione, e poi si arriva a fare le ronde. Si perde di vista ciò che interessa ed è davvero importante per le persone in nome di un decoro urbano che rende tutto un po’ meno colorato, piuttosto piatto, e asettico.
-Secondo te perché i giornali calcano così tanto la mano sulla questione “degrado”?
C: Perché a Firenze non c’è la volontà politica di cambiare le cose per i meno fortunati. Vige invece l’andazzo di alzare il tappeto e fare pulito. In maniera piuttosto fascistoide, si dà una pulitina in nome del decoro così non ci sono più problemi retino-visivi. Solo quelli. Perché solo quelli sembrano interessare ai poteri forti. I media sono semplicemente asserviti ai suddetti poteri forti. Qualche nobilastro da strapazzo e diversi massoni che fanno il bello e il cattivo tempo nella nostra città.
-Ti sei mai sentito insicuro in piazza Brunelleschi?
C: No. Assolutamente no.
-I Rom e i senza tetto che stazionano fuori dalla facoltà sono vissuti come un problema dagli studenti?
C: No, non sono vissuti come un problema nel senso che sono una merda da scansare o un potenziale ladro da evitare. Spero che siano vissuti come problema la vita, piuttosto precaria che la maggior parte di loro conduce. Un problema per la collettività che se ne deve prender carico in maniera non escludente e tanto meno facendo appello al decoro. Non son mica soprammobili!
-Cosa pensi del progetto di ristrutturazione della Facoltà di Lettere, della sua trasformazione in Biblioteca e nell’immissione dei tornelli all’ingresso?
C: Una cazzata. Una più grande di questa è difficile a pensarsi. Veramente… L’università è un luogo pubblico e aperto a tutti, selezionare l’ingresso risulterebbe a mio modesto avviso anche incostituzionale.. se si parla di selezionare l’ingresso all’entrata della biblioteca non ne vedo l’utilità. Il polo di scienze sociali ha un bacino d’utenza maggiore rispetto alla biblioteca di Lettere, essendo un accorpamento di tre facoltà… e forse forse, seppure il risultato sia dei peggiori dal punto di vista della fruibilità del servizio, può essere giustificato dalla grande quantità di libri presi in prestito…

-Cosa studi?
G: Scienze politiche. Ho fatto la triennale a Firenze ed ora la specialistica a Bologna, da pendolare.
-Vai spesso a studiare a Lettere?
G: Molto spesso
-Come mai preferisci Lettere come ambiente dove studiare piuttosto che Novoli?
G: Perché è un luogo rilassante dove c’è una bella atmosfera. Un posto per chi ama la cultura storico a Firenze.
-Lettere viene spesso indicata come un luogo degradato sei d’accordo?
G: È un luogo degradato, però non così da farlo sembrare una fucina di disperazione come la descrivono i media locali
-Da cosa deriva questa tua percezione di degrado?
G: È frequentata da alcuni personaggi un po’ fuori dagli schemi
-In che senso?
G: Personaggi goliardici e storici, che la Firenze alternativa conosce
-Lettere viene anche descritta come un luogo insicuro sei d’accordo?
G: No insicuro no, assolutamente. Non ho mai assistito a scene di violenza.
-La presenza di senza tetto e Rom ti disturba?
G: Diciamo che può creare insicurezza, però non ho mai visto scene di Rom aggressivi con studenti, quindi a me personalmente non disturba.
-Hai frequentato anche le feste a Lettere?
G: Sì spesso
-E cosa te ne è parso?
G: Secondo me è il luogo migliore per le feste universitarie insieme ad Agraria, non per il disagio, ma per l’ambiente di contorno.
-In cosa è migliore l’ambiente di Lettere ed Agraria rispetto a quello di altre facoltà?
G: Il giardino, lo spazio per ballare l’impianto sonoro, la location in generale insomma.
-Delle campagne mediatiche contro il degrado a Lettere e altrove che ne pensi?
G: Mah… strumentalizzazioni. La paura è strumentalizzata dai media.
-Perché? A che scopo? Spiegati meglio
G: Perché l’insicurezza e il degrado sono sempre fonte di vendita per i quotidiani e sono sempre fonte di preoccupazione per la società.
-Sai del progetto di trasformazione della sede di Lettere in Biblioteca con l’innesto di tornelli?
G: No, non ne sapevo nulla. Questo significherebbe consentire l’accesso solo agli studenti dell’Ateneo?
-Esattamente…
G: Peso… Speriamo non succeda, mi piace studiare lì…

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