Venerdì 29: continua la lotta dei lavoratori di Careggi. Presidio al N.I.C.

“Per continuare a dire no all’attacco in atto contro le nostre condizioni di lavoro, contro la nuova turnazione, contro la negazione del part time, contro l’accordo firmato da Cgil, Cisl e Usb, dove vengono lesi i nostri diritti.

Come primo passo porteremo il risultato del referendum in direzione. Per difendere insieme il diritto allla salute portiamo parenti e amici sotto la direzione aziendale.”

Queste le principali motivazioni del nuovo presidio indetto dai lavoratori di Careggi per questo venerdì, 29 marzo, alle ore 10 sotto al NIC (Nuovo ingresso di Careggi, in viale Pieraccini, alla rotonda).

Di seguito il video della manifestazione dell’otto febbraio scorso, quando i lavoratori hanno scioperato e sono scesi in corteo per le vie circostanti l’ospedale. Dopo la spending review del governo Monti e quella del presidente della regione Toscana Enrico Rossi (ancora più pesante in termine di attacco alla qualità del servizio sanitario) , le varie amministrazioni della regione, nel caso di Careggi l’Azienda Ospedaliera, vogliono far passare l’ennesimo provvedimento a danno di chi lavora (turni lavorativi di 12 giorni filati) e della vita di tutti (mancanza di fondi, quindi meno letti per paziente e, con l’aumento dell’orario di lavoro e salari da fame, impossibilità di mantenere il servizio).

La scusa è la solita: “c’è crisi, bisogna fare i sacrifici necessari….”

Ma necessari a chi?
Sicuramente non a chi, ogni giorno, viene sfruttato per una paga misera o per chi deve ricevere assistenza. Si tratta infatti di una miserabile manovra della regione per fare cassa sulla pelle di tutti, altro che “Italia giusta”. Senza contare che, sempre per effetto del nuovo paradigma della “razionalizzazione” (un modo cervellotico per dire “tagli”) anche i presidi sanitari locali verranno cancellati e modificati in base a criteri assolutamente non vicini alle necessità delle persone.

Per questo è necessario continuare ad organizzarsi, a livello cittadino come regionale, per una mobilitazione che respinga al mittente questo attacco alle nostre condizioni di vita.

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