Grosseto: vincere il salario a testa o croce

Nei giorni scorsi ad undici supplenti del liceo linguistico Rosmini di Grosseto è stata prospettata una “sfida” indecorosa: cinque di loro, estratti a sorte, avrebbero ricevuto il salario che si erano guadagnati, gli altri sei no, avrebbero dovuto aspettare una migliore sorte. Una probabilità del 55% di non percepire lo stipendio. Poi la situazione sembra essersi normalizzata con l’intervento della regione, che avrebbe promesso di attivarsi da domani per anticipare la paga anche ai sei sfortunati.

Una storia a lieto fine forse, almeno per i supplenti del Rosmini; ma in realtà al di là di questa battaglia la guerra di supplenti sembra mettersi male, e quello che è successo a Grosseto rischia piuttosto di diventare uno spauracchio da agitare per spingere al ribasso la posizione contrattuale dei precari della scuola. Se non la consuetudine. Uno scenario davvero raccapricciante, ma che casi del genere rischiano di naturalizzare: in caso di mali esrtremi si è già visto chi sarà a venire sacrificato. Ma che non si dica che non ci sarebbero alternative. Seppure i tagli all’istruzione dei vari governi che si sono succeduti sono un dato di fatto, nessuno si è sognato di decurtare lo stipendio dei dirigenti o di fermare gli “investimenti” in lavagne elettroniche, dispositivi di sorveglianza, registri elettronici e annessi corsi di formazione. Anzi si è spesso cercato di indirizzare l’indignazione di studenti e insegnanti verso il dato aggregato dei tagli, senza distinzioni. Ma i nodi prima o poi vengono al pettine, e il salario non può dipendere dalla sorte.

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