La campagna elettorale di Casaggì fra picconate e incubi

Ogni voto è una picconata. Almeno secondo quanto sostiene il manifesto dei camerati del “centro sociale” Casaggì che potete vedere qua sotto.

Il voto per distruggere i baroni (sì, quelli che i voti li gestiscono). Tanti voti per contrastare anche il degrado, la falsità e l’ineffiCEnza (sic., la grammatica si vede era già stata abbattuta dalle picconate precedenti). Votare a più non posso per superare la noia (beh, è lecito che ognuno abbia i suoi hobby).

A forza di votare si spera anche di rifarsela con la Rete dei Collettivi, il cui manifesto compare nel “muro dello scempio” da abbattere. Già perché neppure nel serissimo appello al voto/picconata, i baldi di via Frusa sono riusciti a dimenticarsi dell’incubo RCF. Seppur ormai cresciuti e infine approdati all’università, i traumi subiti alle superiori sono evidentemente ferite ancora aperte. Da quando il loro turno di gestire gli appalti della Consulta degli Studenti è stato boicottato dalla Rete, alle tante volte che i collettivi hanno impedito volantinaggi di materiale xenofobo nelle scuole, fino a obbligarli a presentarsi accompagnati dai “genitori coi caschi blu”. Tante sono state le angherie inflitte ai figli della Firenze bene, che purtroppo per loro sembrano non essere finite col diploma di maturità, come dimostrano i fatti di Novoli.

Non sappiamo se siano state le ultime elezioni a partorire nelle menti di Casaggì l’idea che il voto fosse lo strumento per picconare falsità e omologazione o cos’ altro. Da parte nostra i riti elettorali ormai – tanto più nel contesto di lobby e carrierismo tipico delle postazioni di responsabilità accademiche – appaiono più che altro come una cristallizzazione del potere nelle mani della classe dominante, condita da promesse elettorali ex ante e spartizione di poltrone ex-post. Di sicuro, comunque, non è il voto l’arma più affilata per incidere nell’esistente. Come si è detto, poi, denunciare l’inutilità (o meglio l’ipocrisia) delle elezioni universitarie è scoprire l’acqua calda. Ormai gli organi universitari sono esplicitamente presentati come consigli d’amministrazione, in cui il potere di presidi e membri esterni è democraticamente insormontabile, così da poter asservire sempre meglio l’istruzione alle logiche del capitalismo.

La tanto auspicata controriforma per superare la “scuola sessantottina”, infine, si è realizzata grazie a tagli e privatizzazioni; e l’idea – peraltro mai applicata – di università libera, pubblica e di massa non minaccia più i camerati. E chi ha scelto di lottare? Studenti universitari e medi si sono opposti fino all’ultimo a questa evoluzione dell’università, e per questo sono stati repressi dalle forze dell’ordine.

Eppure, come scrivono i “non conformi” nei loro volantini “Votarci significa fare un gesto preciso: schierarsi al fianco di chi ha scelto la lotta come pratica quotidiana. Ogni voto, in tal senso, è una picconata. Una picconata al sistema imperante, dentro e fuori le Università. Una picconata all’apatia, alla logica del profitto, ad un modello accademico e sociale in totale declino.” Non che Firenze abbia visto tutto questo gran fiorire di lotte della destra identitaria. Unico episodio degno di nota – e già è un episodio di troppo – i proiettili sparati dal militante di Casapound Casseri contro cinque lavoratori senegalesi, di cui due morirono, nel dicembre 2011. Le attività di Casaggì sono state di ben minore rilevanza, come provocare scaramucce all’interno dei cortei studenteschi (sì, proprio quei cortei che dall’Onda portano avanti le proprie lotte); azioni dimostrative in sostegno a Renzi per criminalizzare le ragazze e le donne che hanno scelto di abortire; le campagne elettorali per le coalizioni del Pdl, da Galli a Berlusconi. E, infine, non possono mancare le tante auto-celebrate campagne contro il problema d’attualità delle foibe (!?!), che come loro stessi spiegano serve a dimostrare che “La coscienza di popolo è più forte della coscienza di classe.”, ovvero che è sempre bene schierarsi con i padroni italiani, anche quando questi sono gli oppressori e di un’altra nazione (razza?) sono gli oppressi.

Seguici su

Facebook

YouTube