Crisi del Maggio: l’inutilità dei sacrifici

La arcinota crisi del Maggio tiene campo da diversi anni. Recentemente è arrivata ad un nuovo e tragico capitolo. Dopo il totale fallimento dell’ormai ex-sovrintendente, Francesca Colombo, il Teatro del Maggio è stato commissariato.

A ricoprire l’incarico è Francesco Bianchi, commercialista, da sempre sostenitore di Renzi e fratello dell’avvocato Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Big Bang, motore economico della perpetua campagna elettorale del boy scout di Rignano. I conti della Fondazione sono più che disastrosi. In pratica dal 1999 al 2011 il Maggio ha accumulato oltre 51 milioni di euro di debiti, mentre lo Stato, nello stesso periodo, al Maggio ne ha erogati quasi 300. Ma non basta: a questi vanno aggiunti gli oltre 40 milioni elargiti dai soci privati, gli oltre 33 del Comune, i circa 23 della Regione e i 5,6 della Provincia. Totale: oltre 400 milioni di euro, una montagna di soldi, eppure la fondazione è sull’orlo del fallimento. La causa è presto detta: disastrose politiche gestionali. Inutile il tentativo della giunta Renzi di scaricare le responsabilità, incolpando il taglio dei fondi al Fus (fondo unico per lo spettacolo), le colpe sono tutte a carico dei dirigenti. Peccato che a pagare siano i lavoratori!
La scure del commissario si abbatte pesantissima. Stipendi più leggeri e tagli al personale amministrativo, insieme ad operai, tecnici, un maestro collaboratore, un intero corpo di ballo e tutti i laboratori scenici, per un totale di 140 esuberi. Di fronte ad una tale minaccia ci si aspetterebbe una risposta ugualmente importante. Purtroppo non è affatto cosi, anzi. La Slc Cgil accetterebbe una“diversa organizzazione funzionale e degli orari, che preveda anche grossi sacrifici. Se poi necessariamente ci devono essere fuoriuscite dal teatro, che siano diluite e razionalizzate nel tempo. Altrimenti, sarà inevitabile lo scontro”.

La Cgil, quindi, è pronta a genuflettersi ancora ed accettare ulteriori sacrifici, pur di mantenere qualche posto di lavoro, seppur sottopagato e magari precario. Non solo, la linea adottata dalla Cgil risulta ancora più incomprensibile, dal momento che il commissario Bianchi ha già predisposto le carte in modo da arrivare a eseguire in modo selettivo 119 licenziamenti dei 140 in totale. Arriva addirittura a eliminare un corpo di ballo famoso a livello internazionale. Che senso ha quindi, trattare con chi ha già deciso? Nessuno. C’è solo una carta rimasta in mano ai lavoratori del Maggio: la lotta. Di esempi da seguire ne hanno a bizzeffe. A Firenze, con i lavoratori di Careggi che sono riusciti a organizzarsi contro l’aumento dell’orario di lavoro e a ricreare un clima che non si vedeva da parecchi anni, ma soprattutto a Pisa, dove le “Leonesse” della Sodexo sono riuscite a opporsi senza mediazioni a 78 procedure di licenziamento, vincendo.

Non possiamo che augurarci che i lavoratori del Maggio intraprendano presto la strada del conflitto, contro un commissario che ha l’unico scopo di traghettare nella maniera più indolore possibile (dal punto di vista economico e di immagine per il sindaco ovviamente) il Maggio verso la rovina e contro le sue politiche gestionali di stampo classista, che riflettono perfettamente le scelte fatte sul piano nazionale. Starà ai lavoratori decidere. Se accettare i licenziamenti, i sacrifici e i ricatti, o alzare la testa e lottare.

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