La mancata festa a Lettere, ovvero il solito copione

Ieri pomeriggio, presso la facoltà di Lettere, il copione si è ripetuto per l’ennesima volta. Gli studenti vogliono fare un festa, ma la preside si oppone e, un po’ per ripicca, un po’ perché “non si sa mai”, decide di chiudere arbitrariamente la facoltà prima del tempo, a ciò segue il coro di indignazione nei confronti della preside rea di arbitraria interruzione di pubblico servizio, la quale si difende arrampicandosi sugli specchi, ma ribadendo che comunque piazza Brunelleschi non può diventare un bivacco di studenti nullafacenti e Rom.

Solitamente la scusa da parte delle istituzioni universitarie per intervenire in queste situazioni (e ricordare a sè stessi e alla città che esistono) è la mancata autorizzazione della festa. Stavolta invece gli studenti avevano richiesto i permessi, così la motivazione è diventata quella del pratino nuovo (che sarebbe bastato recintare…). Solitamente il film continua con gli studenti che fanno ugualmente la festa, i residenti che si arrabbiano e i giornali che si scatenano con l’ “emergenza degrado”, mentre stavolta si è preferito cedere alle pressioni istituzionali e rimandare la serata a data da destinarsi.

Ormai questa recita è diventata sinceramente noiosa, con la sciocca opposizione che si crea tra “diritto al divertimento” e “diritto al riposo” e al “decoro”. Queste chiacchiere occultano cosa c’è realmente in ballo nell’attenzione ossessiva a delle innocue festicciole.
Piazza Brunelleschi rappresenta un’eccezione nella città di Firenze, eccezione per noi positiva, in quanto si tratta di uno di quei pochi spazi ancora non completamente “normalizzati”, ossia asettici e spersonalizzanti (con relativa presenza di telecamere ovunque). Insomma un luogo dove, con tutti i limiti, è ancora possibile vivere una socialità degna di questo nome e conseguentemente poter lavorare per un’aggregazione politica che fuoriesca dagli angusti limiti della “forma collettivo” e dell’auletta autogestita.

Difatti il progetto che hanno in mente le istituzioni è quello di “delocalizzare” le lezioni dalla sede centrale di Brunelleschi (con relativo svuotamento della componente studentesca), adibendola unicamente a biblioteca e limitando l’ingresso, tramite l’impianto di tornelli, ai soli iscritti all’ateneo. Insomma, uno stupro.

Questa è l’emergenza a cui far fronte, altro che i’ degrado.

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