La scienza negata dai “rivoluzionari” reazionari

Vogliamo segnalare questo testo molto interessante, del quale citiamo la quarta di copertina, già sufficiente di per sé a illustrare lo spessore del libro, alla quale, però, è utile aggiungere, secondo noi, alcune osservazioni.

Francesco Cassata, «L’Italia intelligente. Adriano Buzzati Traverso e il Laboratorio internazionale di genetica e biofisica (1962-69)», Donzelli editore, 2013

«Nella primavera del 1962, a Napoli, il Laboratorio internazionale di genetica e biofisica (Ligb) iniziava le proprie attività. La costituzione del laboratorio rappresentava il coronamento di una battaglia decennale condotta dal suo fondatore, Adriano Buzzati-Traverso – fratello dello scrittore Dino – per rinnovare e modernizzare l’organizzazione della ricerca scientifica in Italia. In pochi anni, il Ligb raggiunse fama di livello internazionale, candidandosi a possibile sede del futuro laboratorio europeo di biologia molecolare. Ma qualcosa andò storto. Nel 1969, infatti, quando era ormai alle porte un accordo internazionale con l’Università di Berkeley per la costituzione a Napoli della prima scuola di dottorato in biologia molecolare in Italia, il Laboratorio venne travolto da una profonda crisi, che vide significativamente affiancati, contro il comune avversario, da un lato alcuni settori dell’università e del Cnr, ostili all’esperimento di Buzzati fin dagli esordi, e dall’altro una compagine di tecnici, ricercatori e borsisti, pronti a occupare il laboratorio e a scagliarsi contro la direzione, etichettando la biologia molecolare come «scienza borghese», «americana» e «reazionaria». Attraverso una ricerca basata su un’ampia e inedita base documentaria, Francesco Cassata racconta un caso esemplare che ha molto da dire all’Italia di oggi. Le vicende politico-istituzionali e la storia della scienza si intrecciano, portando alla luce una serie di questioni tra loro connesse: la nascita, nell’Europa della guerra fredda, dell’egemonia statunitense in campo scientifico; la cooperazione scientifica internazionale; la crisi del sistema universitario e l’organizzazione della ricerca nel nostro paese. Questioni nate nell’Italia del boom, un’Italia che, da quel momento in poi, troppo spesso ha sprecato il talento e il genio dei suoi cervelli, perdendo competitività e smettendo di scommettere sul proprio futuro.» (dalla quarta di copertina)

 Le parole virgolettate erano gli slogan tipici del Partito (non-) Comunista Italiano, ma anche di qualche movimentista “dislessico” che aveva qualche problema con la dialettica della storia.
La scienza è «borghese», ma proprio per questo va studiata, in modo, un giorno da poterla superare, andare oltre, non indietro.
La scienza non può essere «americana» perché qualsiasi risultato, a prescindere dall’ambito, è frutto dell’intelligenza collettiva.
La scienza non è mai «reazionaria», ha in sé le contraddizioni dell’epoca di cui fa parte, è tanto reazionaria nel camuffare, per quanto può, le verità che scopre, quanto è rivoluzionaria nel dover ammettere certe verità, dato che “la verità è sempre rivoluzionaria” (Lenin), anche se piegherà queste verità agli interessi della classe dominante. Essendo la scienza reazionaria e rivoluzionaria al tempo stesso, sta ai rivoluzionari comprendere la dialettica di questa contraddizione e saper isolare e piegare ai propri interessi gli strumenti rivoluzionari che la scienza è comunque obbligata mettere a disposizione: non capire questo, semmai, è veramente «reazionario».

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