Obama, presidente del profitto a stelle e strisce

Il rappresentante politico degli interessi della Apple, nonché presidente del comitato d’affari della borghesia americana, Obama, si è schierato, “giustamente”, a favore degli interessi economici della classe dominante del suo paese.
E’ di qualche giorno fa la notizia che Mr. President ha annullato la vittoria legale della Samsung sulla Apple permettendo all’azienda di Cupertino di continuare a mordicchiare, oltre alla propria mela, ore e ore di plusvalore dai lavoratori cinesi della Foxconn (ritratti nella foto sotto nell’atto di vendere la propria forza-lavoro in cambio di un salario), per poi inondare il “mercato globale” (previsto da Marx già nel 1848) di prodotti “designed” in California, …ma “Made in China”.

Lavoratori Foxconn

Duro colpo per chi credeva “nella legge” (quale legge poi?…quella del copyright, cioè della legalizzazione di un furto dei risultati di un intelligenza collettiva), o nel primato della politica sull’economia! Gli interessi economici americani erano così potenti da riuscire a farsi rappresentare da una decisione sicura e irrevocabile: quella del buon Barack. Se fosse passata la sentenza, essendo Android e Windows Phone (sistemi operativi spesso adottati dalla Samsung) dei prodotti comunque americani, gli interessi nazionali a stelle e strisce avrebbero vinto, ma solo in piccola parte: molti smart-profitti, nella precedente spartizione delle sfere economiche d’influenza rappresentate dalla “sentenza”, sarebbero finiti in Sud-corea, in casa Samsung.

Gli interessi economici della mela morsicata, invece, hanno vinto alla grande, sgomitando fino al fotofinish e conquistando le simpatie “democratiche” giusto in tempo: altrimenti da ieri sarebbe in vigore la sentenza spalma-profitti, che avrebbe impedito la vendita di alcune i-Merci.

A noi cambia poco: resta solo da ridere vedendo un sistema economico ridotto ormai a mezzucci improbabili, a contendersi gli smart-profitti fino all’ultima app, e a gestire gli i-Presidenti come pupazzi del lego. Il problema vero è che a farne le spese sono sempre i soliti. L’ultima volta che un presidente americano, Reagan, entrò a gamba tesa in una questione simile risale al 1987. Si tratta dello stesso presidente che avrebbe creato le premesse per la costruzione di quei potenti strumenti finanziari chiamati oggi “derivati”. All’epoca si pensò di contrastare la caduta tendenziale del saggio di profitto giocando sulla controtendenza del capitale azionario. Dal 2008 ad oggi abbiamo conosciuto le conseguenze di quelle scelte: quella strada non è più praticabile. Quali vie troveranno ancora Mr. Capitalism e i suoi vari i-Presidents per tenere sufficientemente alta l’asticella dei profitti?
La risposta non ci interessa: noi intanto continuiamo a studiare, ad organizzarci, e a far buon uso della nostra impazienza (http://www.inventati.org/cortocircuito/2013/06/20/la-forza-delle-mediazioni-e-il-bisogno-di-organizzazione/).
Arriverà, tendenzialmente, il momento in cui i profitti non riusciranno più a risalire, e tutti i modi di contrastarne la caduta saranno diventati impraticabili…quello sarà il momento più utile per porre fine alla nostra pazienza.

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