“Lavoro e capitale nella teoria di Marx”, un compendio completo de “Il Capitale”

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Se da una parte “Il Capitale” è un testo bellissimo anche solo come libro in sé (“as a book” per dirla con Harvey) per la ricchezza di citazioni, per la quantità di lavoro che c’è dietro, per lo stile incalzante, insomma per la passione umana che sprigiona parola dopo parola, è pur vero che l’esigenza di elaborare una trattazione più snella del suo pensiero era già evidente allo stesso Marx, che, quando ricevette il terzo tentativo di “Compendio” del suo primo libro, rispose così al mittente:

“Ringraziamenti sincerissimi per i due esemplari del vostro lavoro! Tempo fa ricevetti due lavori simili, l’uno scritto in serbo, l’altro in inglese (pubblicato negli Stati Uniti), ma peccano l’uno e l’altro, volendo dare un rias­sunto succinto e popolare del Capitale e attaccandosi, nel contempo, troppo pedantemente alla forma scientifica della trattazione. In tal modo, essi mi sembrano manca­re più o meno al loro scopo principale: quello di impressionare il pubblico al quale i riassunti sono destinati.

Ed è qui la grande superiorità del vostro lavoro.

Quanto poi al concetto delle cose, io credo di non ingannarmi attribuendo alle considerazioni esposte nella vostra prefazione una lacuna, e cioè la prova che le condizioni materiali necessarie all’emancipa­zione del proletariato sono spontaneamente generate dallo sviluppo dello sfruttamento capitalista. Del resto, io sono del vostro avviso (se ho bene interpretato la vo­stra prefazione) che non bisogna sovraccaricare lo spirito di coloro che si vuole educare. Niente vi impedirà di ritornare, a tempo opportuno, alla carica per fare risaltare ancor meglio codesta base materialista del Capitale.

Rinnovando i miei ringraziamenti, vostro devotissimomo 

Karlo Marx”

Il primo libro de “Il Capitale” piacque molto ad un giovane latifondista pugliese di nome Carlo Cafiero, a cui sono rivolti i “ringraziamenti sincerissimi” di cui sopra. Egli si mise subito al lavoro per produrre un breve “Compendio” allo scopo di avviare la diffusione del pensiero marxiano in Italia, consapevole fin da subito delle difficoltà che poteva avere un testo così complesso a diffondersi tra le masse italiane.

Il percorso teorico di Carlo Cafiero, che di lì a pochi anni passò nelle fila degli anarchici, si interruppe bruscamente nel 1883 a causa di una debilitante malattia nervosa. Fu sicuramente una grave perdita per il movimento operaio italiano: egli non poté continuare la sua opera di diffusione delle pratiche e delle teorie comuniste in generale, e, in particolare, dei libri secondo e terzo de “Il Capitale”, usciti anni dopo, rispettivamente nel 1885 e nel 1894.

L’opera divulgativa fu continuata più di mezzo secolo dopo da Guido Carandini che, pur con una prosa molto più arida e meno partecipata, ha esposto in forma stringata i contenuti dei Grundrisse e ci ha fornito l’unico “compendio” in lingua italiana di tutti e tre i libri de “Il Capitale”.

Il testo scorre bene, è sempre puntuale, e l’esposizione segue passo passo la struttura delle opere marxiane. Le ampie citazioni, sempre attentamente selezionate, agevolano la lettura e la comprensione della critica dell’economia politica.

Buona la segnalazione, già nella Prefazione, dell’ostracismo ideologico perpetrato dall’ideologia dominante, della “scienza” economica mainstream ai danni del marxismo: permette al lettore di liberarsi dai suoi, purtroppo “legittimi” e comunque comprensibili, pregiudizi “dominanti” e affrontare con la sua testa il pensiero marxiano.

La struttura dell’indice, ricalcando alla lettera l’indice de “Il Capitale”, permette in ogni momento di andare ad approfondire sul testo “principale” l’argomento trattato.

L’unica debolezza, forse, la possiamo riscontrare sul piano filosofico: le pagine dedicate alla dialettica concreto/astratto non sono illuminanti, o, per lo meno, non sono al livello di altri testi, magari più recenti, dedicati all’argomento (cfr. Harvey, “Introduzione al Capitale. 12 lezioni sul primo libro”). Segnaliamo, infine, nell’esposizione dei cicli del capitale, una piccola “svista”: “La continuità è il contrassegno caratteristico della produzione capitalistica che si attua attraverso la mai interrotta successione dei tre cicli” (cit. pag. 147). La successione dei tre cicli del capitale (capitale monetario, capitale produttivo, e capitale-merce) è tutt’altro che lineare o “mai” interrotta! I tre cicli del capitale si reggono su un equilibrio estremamente precario e le crisi sono lì a ricordarcelo con una certa…ciclicità!

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