Le imprese di Pando, il cane poliziotto, e dei suoi “padroni”

Come già era stato annunciato quest’estate, la campagna anti-degrado prosegue sul doppio binario mediatico-poliziesco. Ieri infatti è uscito su La Nazione online un articolo, accompagnato da un video, che narra le gesta notturne dei tutori dell’ordine nella nostra città.

Scopriamo così che un cittadino rumeno con precedenti per furti viene “allontanato” (dal comune di Firenze?) perché colpevole di essere stato “beccato” a frequentare un locale malfamato, come se di per sé questo costituisse reato (“dalle maglie della rete della Polizia non passa neppure uno spillo” commenta entusiasticamente la giornalista Rossella Conte, sempre pronta a lanciare i suoi strali contro il degrado).

Le imprese degli uomini in divisa tuttavia non finiscono qui. Li vediamo intenti a svegliare dei senza-tetto rei di dormire in un luogo abbandonato (l’ex Hotel Majestic, vicino alla stazione) e ad aggirarsi per i locali notturni assieme a Pando, il cane antidroga, sequestrando qualche grammo di hashish e marijuana tra Piazza Sant’Ambrogio e Piazza S. Spirito.

Niente da dire, un’operazione in grande stile. Finalmente i bravi cittadini di Firenze possono dormire tranquilli, il degrado sarà debellato, gli sbandati hanno perso.

Abbiamo già espresso più volte la nostra opinione su quali interessi si celino dietro queste campagne, ma, come dire, repetita iuvant.

Il punto non è né il degrado, né la sicurezza, né il decoro, bensì la rendita fondiaria. Firenze, città turistica per eccellenza, garantisce alti profitti ai “padroni della città”, grazie alla propria immagine di città-cartolina, ad uso e consumo del turismo massificato. Per poter tenere alti prezzi degli immobili è necessario limitare ogni manifestazione di esuberanza giovanile, ogni piccolo schiamazzo, ogni “sgradevolezza” visiva. Quindi ragazzi e ragazze che si fanno qualche cannetta in piazza o che parlano fuori da un locale così come i senza-tetto che dormono negli stabili sfitti diventano un problema, anzi IL problema.

Ad essere minacciato ormai non è tanto il “diritto al divertimento”, quanto la libertà di poter liberamente uscire la sera senza incorrere nel monitoraggio poliziesco. Il che significa che la questione sta raggiungendo contorni e dimensioni inquietanti.

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