Acque radioattive Cisam: Livorno e Pisa iniziano a mobilitarsi

LIVORNO NON È FUKUSHIMA

cisamAncora una volta il nostro territorio è oggetto di una grave minaccia ambientale. Ciò non ci sorprende: da anni denunciamo che la Regione e le varie amministrazioni locali, in nome del profitto di pochi, hanno assegnato alla nostra città e alla nostra provincia il ruolo di pattumiera della Toscana. Profitti per pochi e tumori per molti.

Stavolta il protagonista è il CISAM, la cui area, dopo le pretenziose “ricerche” sul nucleare italiano negli anni ’60-’70, si è trasformata in una discarica di scorie radioattive: ben 700 metri cubi sono stati sotterrati in pineta, con procedure che definire dubbie sarebbe oltremodo generoso.

Il CISAM stavolta intende sversare nel canale dei Navicelli 750.000 litri di acqua radioattiva derivante dalla dismissione del reattore.

L’ammiraglio Domenico de Bernardo, responsabile dell’operazione, ha svolto, in passato, il ruolo di tecnico per il ministero della difesa, “sottovalutando” gli effetti dell’ uranio impoverito come causa delle patologie nefaste subite dai soldati per il contatto con questa sostanza presente nelle armi in loro dotazione: un precedente inquietante.

Verranno rispettati i “limiti di legge”, si dice. Ma l’unico limite accettabile è zero, in quanto ogni dose di radiazioni comporta un rischio cancerogeno e genetico.
Mentre un artigiano per smaltire un barattolo di vernice deve seguire (giustamente) procedure rigorose e rischia multe salatissime, su questa operazione nessuno, né la Provincia di Pisa che ha dato l’autorizzazione, né le altre istituzioni pisane e livornesi hanno trovato qualcosa da eccepire.

Il Comune di Livorno, a distanza di ben nove mesi dall’annuncio ufficiale pubblicato sulla stampa cittadina, ha riproposto il solito imbarazzante teatrino (“noi non ne sapevamo nulla”, “non ci hanno invitato”) già visto nel caso dei bidoni tossici della Grimaldi e in mille altre occasioni.

Così dopo il rigassificatore, il previsto potenziamento dell’inceneritore, i continui incendi delle ditte private che trattano rifiuti, le discariche vecchie e nuove “premiate” con numerosi avvisi di garanzia a imprenditori e funzionari, il Comune di Livorno sta per rendersi corresponsabile dell’ennesimo sfregio ambientale per la nostra città. Cosa intendono fare a parte le chiacchiere sindaco e assessore all’ambiente per verificare la regolarità dell’operazione? Hanno verificato la documentazione sull’iter autorizzativo? Hanno chiesto ad esperti indipendenti una valutazione sulle procedure tecniche previste?

Noi chiediamo che:

  1. venga annullata l’autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Pisa;
  2. venga effettuata la procedura VIA con il coinvolgimento delle popolazioni interessate. Sembra che per le operazioni di natura militare non sia necessario presentare la richiesta di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), come invece accade in ogni altro caso. Ma noi contestiamo che lo smaltimento di queste acque possa essere considerata una operazione militare: il reattore è stato chiuso negli anni ’80, e lo sversamento verrà comunque effettuato in ambito civile;
  3. venga istituita una commissione tecnica imparziale, con la partecipazione una volta tanto reale dei cittadini, che valuti nei minimi particolari i rischi di questa operazione;
  4. venga studiata un’altra destinazione delle acque contaminate.

Ci auguriamo che le nostre richieste vengano accolte, e comunque non lasceremo niente di intentato, né a livello legale, né sul piano della controinformazione e mobilitazione, per opporci a questa operazione folle.

Vertenza Livorno

15/10/2013

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Sull’ annunciato sversamento nel canale dei Navicelli delle acque radioattive usate per il reattore nucleare CISAM di S.Piero, che sembra preoccupare solo i livornesi,  ci pare doveroso sollevare l’attenzione di tutti i pisani perchè le rassicurazioni dell’Ammiraglio non ci sembrano affatto convincenti, soprattutto quando afferma che le acque che saranno immesse nei navicelli non hanno rilevanza radiologica: come può esserne certo se ci dice contemporaneamente  che l’esito delle analisi arriverà da Roma tra un mese? Delle due una, o si sa già come sono le acque e se ne dicono i valori, oppure si aspetta per saperlo e dopo, in modo trasparente,  si comunicano i dati reali alla popolazione.
Intanto ognuno, sulla questione ambientale, la può vedere come vuole, ma specialmente parlando di radioattività, con le tristi e pesanti esperienze umane che son già storia per il mondo, crediamo che certe rassicurazioni del tipo “I limiti di radioattività saranno al di sotto dei limiti di legge” non siano sufficenti : per noi, l’unico limite accettabile è zero, in quanto ogni dose di radiazioni comporta un rischio cancerogeno e genetico. I limiti stabiliti non corrispondono ad un’assenza di pericolo, ma a conseguenze considerate accettabili rispetto agli interessi economici prevalenti.
Come al solito, invece, a Pisa, chi avrebbe il compito istituzionale di proteggere la salute e l’ambiente, è il primo a offrire stampelle ad attività che traballano o che sono rischiose o che non sono sufficientemente collaudate. E’ il caso, in primis,  della Provincia di Pisa  che autorizza di tutto, anche ciò che non sembrerebbe di sua competenza, come le emissioni radioattive, che sono regolate dal D.Lgs. 230 del 1995 che non assegna alcuna competenza alle Province. La stessa Provincia che nel 2011 diede finalmente l’autorizzazione all’inceneritore di Ospedaletto, proprio dopo l’inizio di una lunga serie di superamenti di diossine, quindi a seguito di chiari, tangibili segnali di una usura e obsolescenza avanzata !
Non da meno è stato il sindaco di Pisa, in qualità di prima autorità  sanitaria, di fronte a precise richieste poste da comitati e genitori di alcune scuole su più fonti emissive in città o zone limitrofe nel dicembre 2011 – specie in riferimento di accertati superamenti di limiti diossine a Ospedaletto –  nulla ha risposto, nonostante i solleciti inviati!
Ma si sa, Pisa è una “smart” city, tutto deve apparire  lucido e la polvere va nascosta sotto il tappeto. Letteralmente! Le centraline di rilevamento delle polveri fini che indicavano costanti superamenti dei limiti sono state sistematicamente chiuse : prima quella di via Conte Fazio, per coprire il contributo dei camini della St.Gobain all’inquinamento atmosferico, poi quella di Riglione- Oratoio, zona di ricaduta dei fumi dell’inceneritore di Ospedaletto.
Inceneritore che, come l’assessore comunale ha dovuto ammettere in risposta ad una interrogazione di questa estate,  fa perdere ai cittadini di Pisa tre milioni l’anno, oltre al fatto che devono essere pagati ancora i debiti per il suo ammodernamento di soli 10 anni fa ( e dopo solo sei anni era già un rottame fumante …).
Non contenti del fallimento evidente, si vuole ancora puntare su questa forma di smaltimento e non sulla raccolta differenziata spinta.
Presto l’assemblea dei sindaci dell’ATO Costa dei Rifiuti verrà chiamata a votare per la gara di cessione della gestione dei rifiuti con la clausola di investimenti sul raddoppio dell’inceneritore di Livorno e sul revamping di Pisa, che dovrà durare fin dopo il 2020, cosi da superare i 50 anni di fumi velenosi sui cittadini Pisani!
Una volta bandita la gara, sarà difficile tornare indietro, pertanto chiediamo a partiti, associazioni e cittadini di opporsi a questa scelta e di vigilare sui rischi che gravano sulla nostra città, perchè il tema della salute e dell’ambiente sembra l’ultima delle preoccupazioni per i nostri amministratori!

Per il Comitato non Bruciamoci Pisa, Carlo Iozzi e Antonella De Pasquale
Per il Comitato di Portammare, Luigi Gastaldello

15 ottobre 2013

Da Senzasoste

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