Il calcio moderno è pure bigotto

Nella tarda serata di un lunedì di bilancio sulla quarta sconfitta consecutiva del Livorno, squadra strutturalmente incompleta, spunta la notizia della squalifica di una giornata a Luca Siligardi.
L’attaccante del Livorno non è stato però squalificato per cumulo di ammonizioni o comportamento scorretto nei confronti dell’arbitro, ma per aver imprecato contro una qualche divinità dopo un gol mancato di un soffio. Come aveva riportato la diretta Sky, Siligardi si è liberato bene per il tiro da fuori e, dopo aver mancato di la rete di un soffio, si è messo a imprecare. Primo piano e labiale televisivo chiarissimi. Bestemmia piena. Ci si divertono tutti a leggere labiale di quel tipo durante un replay. La sorpresa è che, caso raro nel calcio, Siligardi è stato squalificato per la prova televisiva di questa bestemmia.

Come ricordano i devoti la blasfemia è una freccia avvelenata che fa male sempre al cuore divino. Evidentemente anche al cuore del giudice sportivo che, nemmeno fossimo nel campionato dello Stato della Chiesa, ha squalificato per una giornata l’attaccante per Livorno per “espressioni blasfeme”. Il concetto di blasfemia ha oscuri e profondi, nonchè antichissimi, retaggi teologici. Siligardi è stato fortunato: in altre epoche, e senza prova televisiva, con una accusa del genere sarebbe andata molto peggio. Resta da capire come si possa squalificare un calciatore secondo categorie normative che appartengono più alla caccia all’eresia che al fatto sportivo.

E così dopo gli stadi dove è proibito fumare, quelli dove gli steward moderano l’esultanza dopo un gol, le squalifiche delle curve se beccano troppo un’altra squadra ecco la condanna per blasfemia. Così nelle simulazioni calcistiche e nei giochi per la play station si fa di tutto per rendere verosimile la rappresentazione (giocatori tatuati, cori delle tifoserie dedicati, fumogeni etc.) nel calcio giocato si fa di tutto per espellere
il reale: comportamentei istintivi, cori, imprecazioni.

Questo aggiungendo che a calciatori di altre squadre la squalifica per blasfemia non è toccata. Ma d’altra parte ci sono investimenti grossi da tutelare, una partita può valere decine di milioni (ovvero la qualificazione Champions). La punizione dall’alto del giudice sportivo sa in quale fascia di reddito punire e in quale no. In questo si ha perfetta imitazione di quanto avviene nella vita di tutti i giorni.

Ecco alcuni esempi

https://www.youtube.com/watch?v=oUX4hUPaGLg

https://www.youtube.com/watch?v=6UhOqw1i3f0

http://www.youtube.com/watch?v=pg37ijdKHhA

Ed ecco un riassunto sui casi del passato

http://www.fantagazzetta.com/approfondimenti/siligardi-messo-in-croce-per-una-bestemmia-ma-chi-non-ha-peccato-177941

quelli sanzionati e quelli no. Da notare che solo Pellissier era incappato in una simile squalifica. Non avevamo dubbi che potesse succedere solo al Chievo e al Livorno

Infine non si può non commentare la bigotta e vergognosa posizione del DG del Livorno Perotti che ha dichiarato: “Se Siligardi ha sbagliato è giusto che paghi”. In pieno stile da rufiano del palazzo, Perotti non riesce nemmeno a dire una parola sull’estrema discrezionalità di questa regola e sulla ridicolaggine che si porta dietro. Infatti Siligardi non ha ne’ protestato ne’ dato in escandescenza davanti al direttore di gara con tanto di bestemmia e nemmeno messo in atto un comportamento che avesse mancato di rispetto a qualcuno, ma ha solo imprecato fra sè e sè. Probabilmente l’ordine dato da Genova a Perotti è quello di non disturbare il manovratore, tanto con quel nulla che s’è speso per fare la serie A se si retrocede pace.

Tratto da: Senzasoste.it

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