Affermare gli interessi dei lavoratori, un commento de Il Manifestino

http://www.examiner.com/images/blog/wysiwyg/image/CapitalismProtest.jpg

Pubblichiamo questo interessante contributo della Redazione de Il Manifestino dei lavoratori Piaggio.

Affermare gli interessi dei lavoratori

Negli ultimi anni è evidente a tutti che le aggressioni ai diritti e alle condizioni materiali dei lavoratori si sono moltiplicate. Dall’inizio della crisi, i salari, le pensioni, l’occupazione e i diritti sui posti di lavoro sono stati attaccati senza sosta, e non se ne vede la fine.

Tutto questo non è successo a caso, perché la crisi ha ridotto l’ammontare della produzione e del reddito: colpire i lavoratori è lo strumento per recuperare le risorse necessarie a preservare i redditi delle classi possidenti e dei loro parassiti.

Questa politica è stata condivisa e sostenuta da quasi tutte le forze politiche. Non ha trovato una opposizione decisa e sostanziale nemmeno da parte della CGIL, che in tutti i momenti importanti ha accettato gli obiettivi e le decisioni del Governo e si è limitata a chiederne solo modifiche non significative, come si è visto molto chiaramente sulla riforma delle pensioni e sull’Articolo 18. Anzi, specialmente sull’Articolo 18, è stato fatto di tutto per isolare e spezzare la resistenza che gli operai hanno opposto in tante fabbriche, Piaggio compresa.

Lo sciopero di oggi non rompe con questa politica

La riforma Fornero ha significato prendere ai lavoratori qualcosa come 100 miliardi di euro in dieci anni (stima INPS), oltre il 90 per cento dell’IRPEF viene pagato dai lavoratori dipendenti e dai pensionati, i contratti vengono rinnovati solo con condizioni capestro, le assunzioni a termine e i contratti atipici dilagano, insieme alla disoccupazione.

A fronte di questi risultati e di queste cifre, richiedere oggi poche decine di euro mensili sul cuneo fiscale e qualche centinaia di milioni per la cassa integrazione in deroga e gli esodati significa continuare con quella linea sindacale delle piccole correzioni che ha contribuito a produrre la situazione attuale.

Non è vero che questa politica non abbia alternative. Attaccare i privilegi, spostare il carico fiscale sulle classi abbienti, eliminare la spesa clientelare dello Stato, rilanciare trasporti pubblici, sanità e istruzione pubblica, aumentare i salari, inciderebbe realmente sulla distribuzione dei redditi, sulla produzione industriale e sull’occupazione.

Non è vero che la classe lavoratrice non abbia la forza e i mezzi per imporre altre soluzioni. I lavoratori dell’industria sono determinanti per l’intera economia nazionale e i padroni non potrebbero reggere davanti a scioperi risoluti nei settori più importanti. I lavoratori hanno dimostrato a più riprese la loro disponibilità a un’azione decisa e coerente, con la resistenza ai contratti separati e alla politica della FIAT, da Pomigliano a Mirafiori, e con gli scioperi in moltissime fabbriche sull’articolo 18. Al contrario, le classi che sono di fronte ai lavoratori (grandi e piccoli imprenditori, redditieri, proprietari, commercianti, ecc.) hanno interessi che si sono spesso scontrati tra loro e sono lontane dal formare un blocco unitario.

Ci sono state e ci sono oggi le occasioni per far valere gli interessi dei lavoratori. La riforma delle pensioni e dell’Articolo 18 è passata solo per la totale acquiescenza della CGIL di fronte a uno schieramento politico sempre in crisi, debole e raccogliticcio, come si è visto bene anche durante gli scioperi di marzo 2012 sull’art.18. Su ciascuno dei tanti scempi sulla legislazione del lavoro sarebbe stato semplice chiamare i lavoratori alla mobilitazione con un chiaro NO.

L’esperienza degli scioperi sull’art. 18, la resistenza sui contratti separati e contro la politica di Marchionne, la difesa determinata dei diritti e delle condizioni di lavoro che si è avuta in diverse fabbriche, indicano la direzione da intraprendere per riaffermare gli interessi dei lavoratori.

Per fare questo bisogna smettere di lasciare l’iniziativa ai padroni e al Governo e di subire il confronto sui loro obiettivi. Occorre presentare e imporre all’ordine del giorno, in tutti i posti di lavoro in cui ne abbiamo la forza e l’occasione, rivendicazioni e piattaforme che rispondano alle esigenze dei lavoratori, come proviamo a fare qui alla Piaggio, e siano coerenti con gli interessi generali della nostra classe.

Redazione “il Manifestino”

Leggi anche:

“Guerra preventiva” al conflitto. Un’analisi dell’accordo sulla rappresentanza del 31 maggio

La linea che ci separa: risposta a Roberto Pistonina della Cisl

Pontedera – le alternative per i lavoratori alla Piaggio: lotta o sottomissione

Campi Bisenzio: a Panorama 40 lavoratori stracciano la tessera CGIL

A Firenze come a Pisa si attaccano gli autisti del trasporto locale

Facebook

YouTube