“Tutte Principesse”: recensione del reading di Attrice Contro

Tutte Principesse - il nuovo reading di Attrice Contro“A mille ce n’è, nel mio cuore di fiabe da narrar..” si apre così il reading di AttriceContro, un reading emozionante che molto fa riflettere su ciò che noi donne stiamo perdendo, i nostri diritti, le nostre libertà.

Storie di donne, Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Marta, Rina, Michela, Joy, Mamy, Alessandra, Franca, storie che ci riguardano tutte, senza distinzioni, storie di diritti negati, di conquiste tradite: “tutte principesse”

Avete mai pensato alla storia di Cenerentola? Sfruttata, vittima della competizione e dell’invidia tra donne cui ci spinge la società maschilista, non si ribella mai, fino a quando non arriva Fata Prada, che la trasforma in una ragazza dell’alta società, che finalmente può avere il suo riscatto proletario: il matrimonio aristocratico. Ma chi pulisce poi tutti i residui della grande festa? Altre donne sfruttate, fino a quando una ribellione collettiva porta alla deposizione dei sovrani, alla divisione equa dei beni fino a giungere al Socialismo! Ma questa, come sottolinea AttriceContro, è solo una fiaba!

E che dire di Cappuccetto? Punita per aver seguito il suo istinto, per non aver obbedito agli ordini e infine salvata dal cacciatore, che altri non è che un uomo con un fucile, con un’arma, un uomo di guerra!

Ogni volta che noi donne abbiamo disobbedito, abbiamo pagato! Come Marta, una ragazza che ha protestato contro il cantiere in Val di Susa: 40 miliardi di euro, 5 milioni al centimetro(con 3 metri: una scuola!), l’equivalente di due ospedali ben muniti, scuole materne, borse di studio per ben 250000 studenti, macchinari per le risonanze magnetiche,55 treni, cure e assistenza per chi soffre di Alzheimer.

Marta viene arrestata e picchiata: resistenza a pubblico ufficiale. Ma Marta viene anche offesa, toccata.. i violenti sono quelli che rimodellano i territori su esigenze capitalistiche, che li militarizzano, che reprimono il dissenso, non chi lotta per un futuro migliore. Brecht scriveva:” beato il popolo che non ha bisogno di eroi!” In Italia, purtroppo, ne abbiamo ancora bisogno!

Eroi come Rina Chiarini, nata ad Empoli il 16 dicembre 1909, deceduta il 20 ottobre 1995: operaia, Medaglia d’argento al valor militare.

Nel 1926 la giovane si era iscritta al Partito comunista clandestino e per anni – per il solo fatto che le si conosceva una relazione con Remo Scappini- fu sottoposta, dalla polizia e dai fascisti, a ripetuti arresti e intimidazioni. Quando Scappini uscì dal carcere, Rina poté sposarlo. Dopo aver vissuto e lottato a Milano, i due si trasferirono a Genova, dove la donna fu valida collaboratrice (con il nome di battaglia di “Clara”), del Comando regionale delle Brigate Garibaldi. Il 6 luglio del 1944, Rina cadde nelle mani della polizia fascista e condotta  nella famigerata Casa dello studente di Genova, la donna fu sottoposta a pesanti interrogatori e sevizie: Rina era incinta. Perse dolorosamente il suo bambino, “figlio di uno sporco comunista” ma non si lasciò sfuggire la minima ammissione. In seguito fu condannata a 24 anni di reclusione nel lager di Bolzano. Rina riuscì ad evadere, nel marzo del 1945, con una compagna di prigionia e poté ricongiungersi col marito, che aveva appena ottenuto le resa delle truppe tedesche del generale Gunther Meinhold. Fino all’ultimo, Rina Chiarini ha combattuto per la pace e la giustizia sociale. Oltre che della Medaglia d’argento al valor militare, “Clara” è stata decorata della Stella d’oro al valore partigiano, conferitale dal Comando generale delle Brigate Garibaldi.

Un’altra coppia, quella formata da Paolo, un vero “angelo”e Michela: i due stanno insieme da tanto e hanno anche una figlia piccola. Lui perde il lavoro e con esso il controllo, o almeno così dice Michela. La offende, la picchia, l’accusa di guadagnare troppo poco, la minaccia di portarle via la figlia. “Ci vuole pazienza”, le insegnava sempre la nonna e Michela..

Anche Mamy vorrebbe una figlia ma non potrebbe assicurarle un futuro, in fondo è una clandestina che a causa di questa gravidanza ha perso il lavoro. Decide di abortire, ma puo’ farlo solo clandestinamente pagando una donna 300 euro. Contrae un’infezione: Mamy non potrà più avere figli. Un giorno, a lavoro, Mamy si ferisce un dito e viene portata al pronto soccorso: lì è raggiunta dalla polizia che la porta al CIE di PonteGaleria. Mamy viene trovata appesa ad un lenzuolo..

Anche Joy ha vissuto in un CIE. In Nigeria vide stuprare la madre; lo stupro è un’arma di guerra, la peggiore, forse.  Joy scappa con 100 euro, i risparmi di una vita, per la Libia. Vuole raggiungere l’Italia, un paese ospitale, cattolico… La polizia libica la cattura, la stupra, e Joy rimane incinta. Riesce a scappare e con un barcone raggiunge l’Italia, perdendo il frutto della violenza e bevendo per giorni solo acqua di mare. Viene costretta a prostituirsi, poi viene condotta nel CIE di  Via Corelli, dove subisce violenza da parte dell’Ispettore Addesso, il quale però, dopo un processo, viene assolto.. “addesso Basta!” urlano le donne, in solidarietà a Joy e alla sua amica Hellen.

Il 9 Ottobre finalmente è uscito il decreto legge contro il Femminicidio: ora sì che siamo protette! Peccato che, oltre all’immagine di una donna debole che non si sa autodeterminare, docile, obbediente, questo decreto altro non è che un nuovo pacchetto sicurezza: arresti, militarizzazione delle strade e provvedimenti  punitivi  per chi lotta contro il cantiere della Tav.

“L’utero è mio, e me lo gestisco io!” gridavano le donne negli anni ’70; con un referendum è stata approvata la legge 194, grazie alla quale una donna può decidere di interrompere la gravidanza in un ospedale pubblico. Sebbene per ora la legge esista, nei fatti è difficile avere la possibilita’ di abortire e molte donne sono costrette a rivolgersi ad operanti(operatori?) clandestini (20.000 aborti finiti male) oppure ad ospedali all’estero, poiché in Italia 7 ginecologi su 10 sono obiettori di coscienza. Stessa sorte per chi decide per l’aborto terapeutico o per la pillola del giorno dopo. E tutto questo in ospedali pubblici.

Le donne vengono ancora tacciate di essere streghe, vengono ancora messe sul rogo da associazioni come il “Movimento per la vita”, che non fa altro che colpevolizzare donne che già soffrono troppo, perché l’aborto non è certo una scelta facile..

E che dire del lavoro? Le donne sono sempre più penalizzate, umiliate. L’occupazione femminile, che raggiunge solo il 46%, è caratterizzata da precariato, disparità salariale, licenziamenti doppi, soprattutto dopo la maternità. L’Italia è all’ultimo posto in Europa, nonostante sia risaputo che le donne superano i maschi in cultura e studio. Anche i tagli alla scuola sono una ferita, al pari della riforma delle pensioni, che allunga ancora di più la sofferenza, lo stress di ogni donna, che oltre al lavoro in ufficio o in fabbrica, deve svolgere il 70% del lavoro domestico.

Tutte queste storie parlano di diritti negati, di violenza di stato, di brutalità nei CIE ma anche di autodeterminazione.

Con questo reading AttriceContro non ha parlato di calci, di schiaffi, di sangue, di morte, non ha voluto scendere nei particolari più scabrosi ma..questo reading ha senza dubbio come argomento la VIOLENZA subita dalle donne , in tutti i suoi aspetti.

E per concludere Alessandra, ovvero AttriceContro, legge un toccante monologo “CHIAMATEMI STREGA”di Barbara Giorgi scritto per Franca Rame, un’attrice eccezionale che ha subito molte violenze.

“Non importa chi sono. Non importa come mi chiamo. Potete chiamarmi Strega.

Perché tanto la mia natura è quella. Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita, dal primo calcio che ho tirato al mondo.

Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell’anima, sono una di quelle donne che hanno la vista e l’udito di un gatto, sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche, sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie.

E sono bella! Ho la bellezza della luce, ho la bellezza dell’armonia, ho la bellezza del mare in tempesta, ho la bellezza di una tigre, ho la bellezza dei girasoli, della lavanda e pure dell’erba gramigna!

Per cui sono Strega.

Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un’altra, sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale…  sono io!

Sono Strega perché sono fiera del mio essere animale-donna-zingara-artista e … folle ingegnere della mia vita.

Sono Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che penso, perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e possente.

Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni di questo strano millennio, di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici.

Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io – prima o poi – potrei finirci dentro.”

E così il reading termina, lasciandoci un messaggio importantissimo: ribelliamoci principesse!

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